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sabato 4 giugno 2011

Tirrenia, allo Stato restano i debiti Si profila il replay della vicenda della compagnia Alitalia

((Umberto Aime) La Tirrenia farà la fine di Alitalia: ai compratori andrà quello che c'è rimasto di buono, le navi, mentre i debiti saranno scaricati sui contribuenti. Com'è accaduto in tutte le privatizzazioni al'italiana, sarà ancora una bad-company, compagnia-cattiva, a raccogliere la spazzatura. In questo caso, 620 milioni di passività. A far capire quale sarà il futuro, è stata la raccomandata spedita assieme dai protagonisti della vendita, il liquidatore Giancarlo D'Andrea e l'ad della «Compagnia italiana di navigazione», Ettore Morace, portavoce della nuova proprietà.
A ricevere la lettera sono stati i sindacati, che hanno così capito come il passaggio di consegne sia in atto, nonostante manchi ancora il parere dell'Antitrust e non si sappia se la giunta Cappellacci sia intenzionata a ricorrere, come annunciato dal governatore alcune settimane fa. In attesa degli eventi, l'accoppiata D'Andrea-Morace ha messo le carte in tavola. L'allegato. La cordata «Cin» - Aponte-Grimaldi-Onorato - ha comprato soltanto quello che le interessava, cioè il ramo d'azienda definito «cabotaggio». Per 380 milioni, poco più di 200 in contanti, il resto a rate ma soltanto se arriveranno i finanziamenti statali a sostegno della continuità territoriale, incamererà 17 navi, il residuo dei fondi destinati agli accordi internazionali sulla sicurezza, e alcuni beni immateriali: brevetti, marchio e licenze.
 È tutto scritto nell'allegato alla raccomandata, in cui è precisato: «Sono esclusi dall'acquisto gli immobili di proprietà della Tirrenia e le voci (attività o passività) diverse da quelle indicate al capitolo cabotaggio». Dunque, la «Cin» lascerà a terra lo stato passivo accumulato dall'ex compagnia pubblica. Il replay Alitalia è servito. Gli impegni. La Tirrenia-Cin si è impegnata a mantenere lo stesso personale per due anni, ma bisognerà vedere con quale contratto, e anche a rispettare la nuova convenzione con lo Stato per le tratte di pubblica utilità. Convenzione che - come ha denunciato il senatore del Pd, Francesco Sanna - lascia tutto come prima per la Sardegna. Che sarà ancora sottomessa a un accordo dove «non sono previsti miglioramenti nel servizio».
Resta da capire anche il mistero su come la Tirrenia-Cin si sia accaparrata le rotte da e per l'isola, nonostante siano di competenza della Regione e dunque destinate a essere messe all'asta, com'è accaduto per quelle della continuità aerea. Su questo pasticcio prima o poi dovrà esprimersi Bruxelles, come ha chiesto il parlamentare europeo dell'Idv, Giommaria Uggias.

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