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venerdì 29 maggio 2015

Favori a Cuffaro, Vicari indagata. Pasticcio a Rebibbia: il sottosegretario sotto inchiesta per presunte visite “contraffatte”

Visite “sospette” in carcere all’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro, condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. A condurre le indagini, da poco più di un mese, è la procura Antimafia di Roma, che avrebbe rivolto la propria attenzione verso una decina di politici, non tutti siciliani, fra cui, in prima fila, l’attuale sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alla lotta alla contraffazione, Simona Vicari, accusata di aver «spacciato per propri assistenti amici e fedelissimi dell'ex governatore».
L’ipotesi di reato addebitata alla senatrice Vicari è il “concorso in falso”, ma la sua posizione potrebbe aggravarsi ulteriormente se si confermasse il sospetto che, grazie a tali visite, Cuffaro avrebbe curato i suoi interessi in campo immobiliare, facendo apparire non di sua appartenenza beni di cui si favoleggiava quando era al top del potere in Sicilia: alberghi a quattro e cinque stelle, di cui tre nella sola Palermo, feudi all’interno della Sicilia ed altre proprietà immobiliari distribuite tra il Trapanese e l’Agrigentino.
Di Simona Vicari, che è in politica dai tempi della “Primavera” di Leoluca Orlando, della cui Giunta, ancora studentessa in architettura, fu anche assessore, se ne erano interessate le cronache nello scorso autunno perché condannata dal tribunale di Palermo a risarcire la somma di 218mila e 513 euro, più gli interessi legali, al comune di Cefalù, avendo per cinque anni, dal 1997 al 2002, percepito l’indennità di sindaco e quella di deputato all’Ars, nonostante il divieto di cumulo.
Il suo nome era tornato all’onore delle cronache nella scorsa primavera, essendo balzato fuori dalle intercettazioni inerenti l'inchiesta napoletana sul metano a Ischia, per cui sono finiti in carcere Giosi Ferrandino del Pd e i vertici della coop rossa Cpl Concordia. In particolare sarebbe emerso che nel 2013, in occasione del varo della legge di stabilità, l'ex craxiano Franco Simone, a capo delle relazioni istituzionali della Concordia, avrebbe mandato una mail al suo presidente, riferendo di un ipotetico impegno della sottosegretaria Vicari a limare il testo del provvedimento, garantendo un investimento di 140 milioni di euro in sette anni per la metanizzazione dell’isola.
Il giorno seguente, la sottosegretaria allo Sviluppo economico rivendicò il merito dei fondi stanziati per quelle opere. Assieme a Simona Vicari ha ricevuto un avviso di garanzia l’ex senatore Giuseppe Firrarello, suocero dell'altro sottosegretario siciliano di Ncd, Giuseppe Castiglione, un tempo vicinissimo all’ex sindaco di Catania Nino Drago, il maggior “azionista” siciliano, con Salvo Lima e l’ingegnere Merlino, degli andreottiani di Sicilia.
Fra gli indagati, l’ex deputato all’Ars e a Montecitorio Pippo Gianni, il parlamentare agrigentino Giuseppe Ruvolo del Pid, a Roma in quota Gal, la veneta ex berlusconiana Cinzia Bonfrisco e l’ex senatore Salvo Fleres, già deputato all’Ars, nonché garante dei detenuti in Sicilia. L’indagine non comprende solo i politici, ma anche una quindicina di altre persone che avrebbero materialmente eseguito le istruzioni dell’ex presidente della Regione riguardo la gestione dei suoi beni.
«In quei colloqui si è parlato del più e del meno– ha affermato Pippo Gianni, il quale ha poi aggiunto: «a Rebibbia ci sono andato sempre da solo».

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