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sabato 30 maggio 2015

Parliamo di libri…! Rubrica settimanale della Biblioteca Comunale di Malfa a cura di Antonio Brundu. Oggi: GIANO DI NAPOLI (di Adrian Wolfgang MARTIN)

GIANO DI NAPOLI (di Adrian Wolfgang MARTIN)
Il prof. Adrian Wolfgang Martin ( scrittore e pittore svizzero) ci presenta, con questo suo libro su Napoli, un'opera del tutto nuova, affascinante. Con l'immagine mitologica del dio bifronte Giano, ci permette di capire, di sentire che cos'è veramente la Città Partenopea. "Non solo il principiante, ma anche il presunto conoscitore di Napoli rimarrà sempre vittima di illusioni finchè non sarà pienamente conscio delle capillari paradossalità della vita in questa città", scrive l'Autore, spiegandoci come il comune turista che cerca di vederla soltanto attraverso la ragione, l'osservazione e le sue conoscenze storiche, rimarrà sconcertato davanti a tante contraddizioni oppure se ne tornerà dal suo viaggio con allettanti semi-verità.
Martin però ha così profondamente maturato le sue personali e contrastanti esperienze da afferrare queste contraddizioni come la base di un'unica, fondamentale tendenza, e così il suo libro nacque, in certo qual modo, come meditazione su Napoli. Ma la sostanza di queste meditazioni è scaturita da impressioni vere, da avvenimenti ed incontri vissuti personalmente.
Qualunque cosa egli veda diventa per lui trasparente: dietro al semplice venditore di pianeti scorge l'antico Mago Virgilio e, nella millanteria del finto gobbo scopre l'amore per la messa in scena, ma nota anche con simpatia l'indulgenza di coloro che assistono allo spettacolo. Si immerge nel sensuale calore dei bassi dove sopravvivono ancora le tenebrose potenze delle madri. "Si riesce a ben capire l'uomo soltanto attraverso la conoscenza dei simboli del suo inconscio, attraverso i suoi miti".
Martin ci conduce nei quartieri popolari dove percepisce con particolare evidenza la sopravvivenza di antichissimi, arcaici prototipi, di elementi pagani con immagini cristiane. Ed è proprio questo che conferisce a Napoli il suo fascino, poichè ambedue i mondi - quello pagano e quello cristiano - sono, ancora oggi, nonostante l'ondata di tecnologia e di modernizzazione che minaccia di soffocare l'individualismo, vivissimi ed onnipresenti.
GIANO DI NAPOLI è un libro che va ben oltre la descrizione tradizionale. Apre, in certo qual modo, la strada per la comprensione dell'essere umano. Sottolinea l'importanza della sua libertà verso se stesso. Ed è, inoltre, un'opera che ritrae la personalità complessa del nostro Meridione: ardente nei suoi colori, passionale nell'esplosione della sua potenza.
Cosciente di questa tragicità, Martin non dimentica però di far risaltare l'innato umorismo del napoletano, caratteristica che l'Autore ha saputo porre in luce dimostrando la sua profonda sensibilità psicologica.
Scrive Martin nella sua prefazione: "Dall'osservazione sempre nuova è sorto poco a poco un archetipo che, inconsciamente, vive in fondo all'anima napoletana. Porta il nome dell'antica divinità italica Giano. Giano è il dio indivisibile, dai due volti che guardano in direzioni opposte. Incarna il mistero dell'uomo come unità viva e creatrice, composta da contrasti che si completano e si influenzano vicendevolmente".
“L'opera che presento al lettore italiano- afferma l’Editore Franco Spinosi- è stata una rivelazione, in quanto si tratta di un genere nuovo per il nostro paese. Il libro di Adrian Wolfgang Martin si stacca dalle tradizionali opere letterarie sull'Italia ed in particolare su Napoli, sia perchè non si limita alla descrizione esteriore delle cose e non si accontenta di cogliere impressioni personali, sia perchè ricorre ad un linguaggio che, finora, non veniva mai o quasi mai adoperato nei riguardi dell'incontro con una città.
L'Autore, infatti, non teme di abbinare filosofia e psicologia per penetrare nell'intimo della Città Partenopea. GIANO DI NAPOLI non è perciò una semplice descrizione, bensì una psicanalisi vera e propria della città e dei suoi abitanti. Realtà e mito - i due punti base di quest'opera originalissima - sorgono incessantemente davanti al lettore, simili a due poli apparentemente contrastanti ma che, in fondo, si completano, permettendoci, con l'armonia che emanano, di vedere Napoli spoglia dei soliti superficiali e banali luoghi comuni. Vorrei infine parlare - ma mi sembra superfluo, poichè il libro stesso lo rivela così palesemente - dell'amore che l'Autore porta alla nostra terra ed in particolare al Meridione.
L'Italia gli è diventata destino e patria. Napoli, dove ha vissuto per molti anni, incarna per lui il prototipo della soluzione al problema posto dai contrasti psichici. Ed è nel Meridione, a Salina, nelle Isole Eolie, che ha scelto di vivere e di svolgere la sua attività di artista. Il perchè di questa predilezione di Martin per il nostro Sud ce lo rivelerà la lettura di questo libro”.

ADRIAN MARTIN E LA FONDAZIONE SALINA (di Antonio Brundu)

Lo scrittore, poeta, filosofo e pittore svizzero Adrian Wolfgang Martin (al pari di numerosi artisti del centro e nord Europa, che hanno scelto le Isole Eolie come loro seconda patria), rimase affascinato dall’isola di Salina fin dalla prima volta che la scorse , nel 1955, da un’imbarcazione di passaggio nell’arcipelago e subito decise di porvi la sua dimora per sei mesi all’anno, vita natural durante e spera anche per l’eternità.
Quando rientrò in Svizzera riuscì a convincere i suoi amici, lettori e ammiratori del fascino di questo mitico angolo di terra e di mare da raccogliere sufficienti fondi per costituire e dotare di un costante reddito patrimoniale la Fondazione Salina, che aprì la sua sede nel 1976, nel Comune di Leni.
La Fondazione Salina, quindi, si è dedicata e continua a dedicarsi alla valorizzazione della cultura eoliana e alla formazione professionale e occupazione della gioventù locale.
Nel 1981 Adrian Martin ha fatto istituire anche il Premio Culturale Fondazione Salina da assegnare ad elementi che, nell’ambito dell’Arcipelago Eoliano, si sono distinti per attività e servizi sociali e culturali.
Scopo dichiarato della Fondazione, oltre quello della tutela del patrimonio naturale di Salina, è quindi l’incremento delle attività culturali, sociali ed economiche degli abitanti.
Adrian Martin ha spiegato i motivi che hanno ispirato questa sua iniziativa nell’isola di Salina: la cordiale ospitalità degli abitanti, il desiderio di costruire un mondo più umano basato sul rispetto reciproco e infine il legame tra la Svizzera e la Sicilia, la quale ultima rappresenta, per il popolo elvetico, una delle culle della cultura europea.
Pertanto va il plauso per l’attività svolta dalla Fondazione Salina, in tutti questi anni, in favore della comunità isolana ad Adrian Martin, alla moglie Regina, all’intero Consiglio d’Amministrazione (presieduto prima dal signor Giuseppe Cappadona e, oggi, dal rag. Nuccio Russo).
La Fondazione svolge, tutt’ora , un ruolo importante nel tessuto sociale eoliano ed i frutti sono visibili e tangibili ed hanno già lasciato un solco profondo nella nostra realtà ambientale ed esistenziale, dove la Fondazione è sempre intervenuta ed ha operato con autentica obiettività e cognizione di causa.
(Nella foto: Biblioteca Comunale di Malfa, isola di Salina: da sin.Antonio Brundu e Adrian Wolfgang Martin).

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