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lunedì 7 settembre 2015

Intitolare il porto di Alicudi a Pertini

Intitolare il piccolo porto nell’isola di Alicudi all’indimenticato Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. 
La proposta arriva dal docente universitario Enrico Cuccodoro che, al Centro Studi di Lipari , ha presentato il volume “"Il viaggio, Sandro Pertini fra i giovani e il popolo. Ricordi incontri testimonianze per l'Italia di oggi". 
La proposta era stata già lanciata, attraverso il nostro giornale, dallo storico eoliano Giuseppe La Greca e trova una forte motivazione nel legame che unisce Pertini a quella struttura e a quell’isola. L’allora Presidente, infatti, non solo si schierò apertamente a fianco degli arcudari, che gli avevano inviato un “promemoria” sulle tante, troppe problematiche che interessavano l’isola, ma intervenne sulla presidenza della Regione affinchè ci si attivasse per dotare Alicudi di un porto. 
Era il maggio del 1984 e ad Alicudi si scendeva a terra dai mezzi di linea, e si raggiungevano gli stessi per lasciare l’isola, con la barca del rollo. 
Attraverso lo storico La Greca ricostruiamo la vicenda. Tutto inizia il 30 Aprile quando il comitato di protesta di Alicudi invia il dettagliato promemoria al Presidente della Repubblica. Nei giorni che seguono i cittadini optano per un volontario isolamento. Il 10 maggio le ultime provviste vengono razionate, scatolette di carne per gli adulti, pacchi di biscotti per i più piccoli. Consumati gli ultimi viveri viene proclamato lo sciopero della fame. .
All’origine della protesta c’erano le condizioni disagevoli in cui la popolazione era costretta a vivere: mancavano la luce elettrica e l’acqua, erano carenti i servizi sanitari, l’unico piccolo molo di cemento non consentiva nessun tipo di accosto, indipendentemente dalle condizioni meteo, il brevissimo lungomare non era protetto dai marosi e d’inverno si trasformava in un impercorribile acquitrino, due soli i telefoni (uno nell’ufficio postale, l’altro al posto pubblico), la scuola era un vero dramma. 
Gli abitanti protestavano anche per ottenere che venisse riparata la chiesetta e l’edificio della scuola elementare. L’anno prima erano mancati pane e pasta per oltre venti giorni e si erano esaurite le scorte di medicinali. 
“L’elencazione delle carenze – ci ha dichiarato lo storico La Greca - era lunga, come non era breve il conto delle promesse fatte e poi sistematicamente non mantenute a Palermo ed a Roma. “Siamo in pochi, non pensano a noi” si lamentavano i cittadini che, per ben tre volte, avevano disertato le urne per protesta. Tra le promesse non rispettate vi erano anche quelle fatte dai dirigenti del compartimento siciliano dell’Enel che, anche in considerazione di accordi con la Regione, avevano progettato una centrale fotovoltaica che, tuttavia, era stata poi spostata a Vulcano”. 
Le pressioni si concretizzano in una riunione convocata a Palermo dal Presidente, Modesto Sardo. Il 15 maggio, avuta notizia di una riunione operativa convocata a Palermo dal Presidente Modesto Sardo, gli abitanti di Alicudi inviano un ulteriore telegramma a, Sandro Pertini, annunciando la sospensione dello sciopero della fame. Il 19 maggio i cittadini di Alicudi ricevono un telegramma dal Capo dello Stato che scrive: “Sono con voi, alla gente che protesta esprimo tutta la mia solidarietà e mi auguro che i vostri problemi al più presto possano essere risolti”. 
Il Presidente - come anticipato- non si limita alla solidarietà di un telegramma ma interviene, soprattutto, nei confronti del presidente della Regione che delega l’assessore regionale ai Lavori Pubblici per redigere una perizia e stabilire la somma occorrente per la realizzazione del nuovo approdo ed avvia l’iter per approvare con una legge regionale l’elettrificazione sia di Alicudi sia di Filicudi.

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