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giovedì 10 settembre 2015

"Primo piano" per le Eolie sulla Gazzetta del sud di oggi con tre articoli del nostro direttore




Lipari (Salvatore Sarpi) Grande paura ieri mattino a Vulcano dove il traghetto “Pietro Novelli” della Compagnie delle Isole, proveniente da Milazzo, con a bordo 26 passeggeri e una ventina tra auto ed altri mezzi, durante le operazioni di ormeggio, a causa delle avverse condizioni meteo marine e di una concomitante avaria, è diventato ingovernabile andando ad urtare, a più riprese, contro la banchina in cemento e contro la parte terminale del pontile in ferro per l’ormeggio degli aliscafi. Scattato l’allarme sul posto sono giunti due unità del Circomare-Guardia Costiera di Lipari e un mezzo della Capitaneria di Porto di Milazzo con a bordo i comandanti Paolo Margadonna e Matteo Lo Presti. Considerate le avverse condizioni meteo marine, la scarsa visibilità scarsa visibilità e non riuscendo a ripristinare la funzionalità della nave, eliminando l’avaria, l’autorità marittima ha disposto anche l’intervento di un rimorchiatore di stanza presso il porto della città del Capo. In attesa dei soccorsi il traghetto, messosi di traverso nell’area portuale, è rimasto in balia del vento e del mare per circa tre ore. Lasso temporale in cui il personale di bordo, oltre a provare a mettere in sicurezza, per quanto possibile il mezzo, si è prodigato per assistere al meglio i passeggeri, rassicurandoli. Passeggeri che, per fortuna, non hanno riportato alcun danno. Così come i componenti l’equipaggio. Intorno alle 13 e 30, grazie all’intervento del rimorchiatore ed all’attività svolta a terra dai militari della Guardia Costiera e dal personale del Gruppo ormeggiatori, il traghetto è stato fatto ormeggiare presso l’abituale area di approdo, consentendo così lo sbarco dei passeggeri e dei mezzi presenti a bordo. L’approdo e il successivo sbarco è stato salutato dall’applauso di quanti, sin dalle immediatezze dell’incidente, hanno seguito con apprensione, nei pressi dell’area portuale, quanto stava accadendo. Sul posto i passeggeri hanno trovato ad accoglierli i volontari della Croce Rossa che hanno fornito la necessaria assistenza.
A seguito dell’evento danni di una certa entità sono stati riportati dal traghetto nell’area di poppa(sotto il portellone), così come dalle due strutture portuali. Il pontile degli aliscafi, già alquanto precario, ha subito quelli più consistenti. In particolare, sotto i colpi della nave, ha ceduto la parte terminale. Messo in sicurezza il traghetto e fatti sbarcare passeggeri e mezzi sono scattati da parte dell’Autorità Marittima gli interrogatori finalizzati ad accertare le cause che hanno generato il sinistro. Il RINA, che ha effettuato un sopralluogo, unitamente a dirigenti della Compagnia delle Isole, dovrà dire se il “Pietro Novelli” potrà proseguire in modo autonomo o meno, una volta migliorate le condizioni meteo marine, il viaggio verso Milazzo. Ovviamente senza passeggeri a bordo. Il pontile degli aliscafi di Vulcano, fortemente danneggiato e, come già anticipato, in stato di precarietà sarà oggetto – così come apprendiamo dal capo del Genio Civile Opere Marittime, Leonardo Santoro – di un intervento di somma urgenza per un importo di 65mila euro. Per la cronaca dobbiamo evidenziare che il “Pietro Novelli” già in passato, per la precisione il 28 luglio 2005, ebbe un incidente a Vulcano, finendo contro il molo. In quell’occasione si registrarono quindici feriti tra gli ottantaquattro passeggeri.

Lipari (Salvatore Sarpi) Venti/trenta minuti di pioggia intensa (meglio dire bombe d'acqua) hanno riproposto in tutta Lipari i soliti, insoluti problemi: acuiti, ovviamente, dall'eccezionalità dell'evento. Il Corso Vittorio Emanuele, il cuore dell’isola, si è trasformato in  un torrente in piena provocando danni, disagi e allagamenti di abitazioni ed attività commerciali. Lo stesso dicasi per la sempre più martoriata via Roma. Sott’acqua è finito anche il palazzetto dello sport “Nicola Biviano”. Gli allagamenti, comunque, non hanno risparmiato nessuna parte dell’isola. Nelle zone alte di Lipari, complice il terreno lasciato “nudo” dagli incendi, pietre e terra sono finite sulle strade, creando più di un pericolo per la circolazione. La frazione di Canneto, paradiso dei bagnanti durante la stagione estiva, è stata praticamente accerchiata dalle acque meteoriche che hanno ingrossato i torrenti Boccetta, Aurora e Calandra. La forza delle acque ha trascinato sin sulle sedi stradali della Marina Garibaldi e della Cesare Battisti pietre, detriti e fango. In alcune zone è stato impossibile uscire di casa per qualche ora. Per l’impraticabilità della parte terminale della Marina Garibaldi di Canneto il traffico diretto a Lami e Acquacalda è stato dirottato sulla angusta parallela Cesare Battisti, trasformata in una pericolosissima strada a doppio senso di circolazione, stante anche la presenza delle auto parcheggiate. A Sottomonastero l’acqua infiltrandosi ha fatto saltare i pozzetti delle fogne e buona parte del caratteristico basolato in pietra lavica di quell’arteria. Anche qui l’acqua è penetrata nelle strutture a piano terra. Impraticabili, in quanto trasformate in piscine, le corsie d’imbarco e sbarco del porto delle navi. Notevole il lavoro per vigili del fuoco e polizia municipale. Il maltempo si è fatto sentire anche a mare con i marosi che, nelle zone più esposte, hanno invaso le sedi stradali. Le imbarcazioni da diporto presenti hanno trovato rifugio a Porto Pignataro dove, purtroppo, si è registrata una situazione alquanto spiacevole. L’aliscafo Mantegna, che aveva assicurato, nonostante le difficili condizioni meteo marine, il collegamento con Alicudi e Filicudi, ha trovato l’area, destinata al rifugio di un mezzo veloce, occupata da alcune imbarcazioni. E’ rimasto in rada per oltre cinque ore, con l’equipaggio praticamente “sequestrato”, salvo poi cercare rifugio a Rinella (Salina). I collegamenti marittimi, pressoché regolari nella prima parte della giornata, hanno subito tutta una serie di stop nelle ore successive. Il traghetto della ex Siremar, proveniente da Napoli, ha saltato gli scali di Stromboli, Panarea e Vulcano. 



Lipari (Salvatore Sarpi) Attrezzature, prodotti alimentari e materiale vario sono andati distrutti ieri, intorno alle 12, per un incendio sviluppatosi all'interno di uno dei vecchi stabilimenti della pomice, ubicato nelle immediatezze della spiaggia di Pietra Liscia a Lipari.
La parte dell’edificio interessata dalle fiamme è in uso ad Angelino Cesario, un giovane imprenditore isolano che opera nel settore della ricettività turistico-balneare e che nell’area gestisce un lido. Il rogo, ancora non è chiaro se imputabile a dolo o a un corto circuito (ma si propende per la prima ipotesi), ha distrutto praticamente tutto quanto si trovava all'interno di questa struttura che il titolare utilizzava per fornire un apprezzato servizio alla clientela turistica e locale. I danni sono quantificabili in un paio di migliaia di euro. Tra i primi ad accorrere sul posto, per cercare di domare le fiamme e salvare il salvabile, sono stati i titolari del vicino lido "Havana beach". Cesario, , infatti, non era sul posto, considerando che le avverse condizioni meteo non consentivano l'apertura dell'attività. Scattato l'allarme sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco (caposquadra Antonino Summa) che hanno fatto quanto era possibile, evitando che le fiamme potessero allargarsi al resto dell’edificio. I carabinieri, giunti sul posto subito dopo, hanno avviato le indagini volte ad accertare le modalità dell’incendio ed eventuali responsabilità da parte di terzi. Se dovesse essere confermata la tesi del dolo ci sarà sicuramente da interrogarsi su cosa sta accadendo a Lipari, nelle Eolie più in generale, negli ultimi tempi. Non si può nascondere, infatti, una certa impennata di episodi che devono fare riflettere: dagli incendi dolosi appiccati in modo sistematico, ai danneggiamenti di vario tipo, ai furti anche in realtà sino ad ora “vergini” come Alicudi. Fatti concreti ai quali debbono aggiungersi tutti una serie di casi“dubbi” (ad esempio l’incendio delle Punte a Filicudi) e che lasciano pensare ad una “deriva” di quella che era la tranquilla vita isolana

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