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mercoledì 2 dicembre 2015

Archeologia, nuove sorprese nei fondali eoliani

I fondali di Lipari, Filicudi e Panarea sono stati esplorati anche questo autunno da sub e tecnici della Soprintendenza del Mare siciliana, sotto la direzione di Sebastiano Tusa e Roberto La Rocca. L'Aeolian Islands Underwater Archaeology Project mira a una maggiore conoscenza del grande patrimonio disseminato nelle acque dell'arcipelago eoliano, in particolare intorno a batimetriche ancora poco accessibili alla subacquea ricreativa, laddove relitti e siti sono tuttora perfettamente integri e ben conservati.
Panarea
Durante il mese di settembre sono andate avanti le indagini già intraprese nel 2014 sul relitto Panarea III, a 115 metri di profondità. Dal sito sono stati recuperati anche alcuni reperti: alcuni piatti da pesce, tre anfore greco italiche e un'anfora punica Mana C.
Lipari
“A Lipari – spiega l’archeologo Michele Stefanile - sono invece stati svolti approfondimenti nello straordinario contesto della Secca di Capistello, dove sono stati rinvenuti un ceppo in piombo di età ellenistico-romana completo di contromarra, una brocchetta pertinente probabilmente al corredo di bordo di una delle navi inabissatesi nell’areale e un altare votivo che faceva parte della dotazione di bordo, completo di base e colonna modanata. Quest'ultimo – aggiunge Stefanile - costituisce una scoperta eccezionale per la rarità del ritrovamento e per la difficoltà del recupero. Il reperto, infatti, si trovava alla ragguardevole profondità di 114 metri, in prossimità di uno strapiombo abissale”.
Filicudi
Le attività si sono concluse nell'isola di Filicudi, dove è stata effettuata anche la verifica dello stato di salute e la documentazione video fotografica del famoso relitto della nave posacavi Città di Milano, inabissatasi nei pressi della Secca di Capo Graziano ad una profondità prossima ai 130 metri.

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