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sabato 27 febbraio 2016

Seconda tappa della Via Crucis biblica, in Cattedrale. San Bartolomeo immagine di Gesù flagellato (di Michele Giacomantonio)

Ieri sera, venerdì 26 febbraio in Cattedrale, seconda tappa della Via Crucis nell’anno della Misericordia. La settimana scorsa abbiamo visto iniziare il grande scontro fra Gesù e l’Avversario annunciato già la domenica delle palme ma avvertito in maniera drammatica, fino a sudare sangue, nel Getsemani. L’Avversario gioca duro, scatena contro Gesù il tradimento di un apostolo e la condanna del Sinedrio in un pronunciamento che è frutto di menzogna e corruzione. Ora – nella quarta e quinta stazione - ha altre due pedine importanti, Pietro il primo degli apostoli, che nega tre volte di conoscere Gesù, quindi il governatore romano Pilato che ha il potere di condannare alla crocefissione e al supplizio del flagello (sesta stazione) con cui l’Avversario spera di piegare l’uomo Gesù e farlo desistere dall’obiettivo di riscattare il peccato degli uomini. Ma si può resistere all’offensiva dell’Avversario? Si è veramente inermi di fronte alla sua strumentalizzazione?
Maria Lauricella ci racconta il tormento di Pietro: “L’arresto di Gesù, il suo apparire rassegnato di fronte ai soldati che erano venuti a catturarlo ha scosso profondamente la fede di Pietro come degli altri discepoli. Pietro non fugge come gli altri, ma segue Gesù da lontano, vuol vedere, vuol capire… Come è possibile che quest’uomo che ha ridato la vita ai morti, ha guarito migliaia di malati, ha scacciato centinaia di demoni, ha moltiplicato pani e pesci, ha camminato sulle acque, ha comandato ai venti ed alle onde del mare, non abbia mosso un dito per difendersi ed abbia permesso che lo arrestassero…? Pietro si interroga. Vuol capire e non capisce ed intanto una voce lo incalza: “Tu eri col Nazzareno…”. Una, due , tre volte. E per tre volte Pietro nega: no, no, non è vero. “E subito, mentre parlava ancora, il gallo cantò. E il Signore voltatosi, guardò Pietro...” (Luca 22:60,61)””.
Ecco quello sguardo… E’ lo sguardo di Gesù che scuote Pietro. A differenza di quanto è accaduto per Giuda il suo animo è sgombro, non è occupato dalla avidità e lo sguardo arriva fino nel profondo. Veramente anche per Giuda vi è stato (don Primo Mazzolari) chi ha parlato di pentimento. Un auspicio, una speranza…Ma per Pietro invece è una certezza. Lo sguardo di Gesù scuote Pietro liberandolo dall’influsso del maligno.
Ma per una mossa che fallisce, l’Avversario ne ha subito una di riserva: Pilato il governatore romano.
Ce lo racconta Claudia Schilirò. “Pilato non ama il Sinedrio e i suoi capi. Gli brucia ancora la brutta figura e l’umiliazione subìta quando aveva fatto introdurre nel tempio i medaglioni dell'imperatore sui labari dell'esercito, causando una violenta reazione degli ebrei che consideravano quel gesto un sacrilegio ed alla fine, malgrado una brutale repressione, era stato costretto a cedere. E così cerca in tutti i modi di intralciare i loro disegni. Stabilisce un supplemento di istruttoria; chiede al popolo presente di scegliere fra Gesù e Barabba; demanda Gesù a Erode Antipa,…; fa la sceneggiata della lavanda delle mani ma alla fine deve cedere quando Caifa minaccia di appellarsi a Roma. Pilato non ha nessun interesse per Gesù e non può rischiare che questo piccolo agitatore ebreo gli comprometta la carriera. E così lo condanna al supplizio della croce e lo da in mano ai soldati perché lo flagellino”.
Il supplizio del “flagellum”o “flagrum” ha effetti devastanti sul corpo del condannato. Lo racconta Gaetano Barca con l’aiuto del dottor Pierre Barbet, un chirurgo dell’ospedale di Parigi che ha esaminato attentamente la Sindone e del profeta Isaia che sette secoli prima della nascita di Gesù aveva parlato del “servo sofferente”.
“Dell’opera del " flagrum " romano “- scrive Barbet - se ne trovano le tracce in abbondanza sulla Sindone, distribuite su tutto il corpo, dalle spalle all'estremità inferiore delle gambe; la maggior parte sono sulla superficie posteriore, il che dimostra che Gesù era legato con il viso rivolto alla colonna e con le mani fissate in alto, poiché non vi sono tracce sugli avambracci ben visibili; essi non avrebbero mancato di ricevere qual­che colpo sulla loro superficie posteriore, se fossero stati fissati in basso. Se ne trovano tuttavia in buon numero anche sul petto… Ne ho contate in tutto più di cento, forse centoventi: il che significa, dunque, che vi erano due corregge, circa sessanta colpi, senza contare quelli che non hanno lasciato traccia.... Diciamo anche che Gesù era interamente nudo. Si vedono le piaghe a manubrio su tutta la regione glutea altrettanto profonde che sul resto del corpo.
Alla luce di queste osservazioni – continua Barca - la profezia di Isaia appare stupefacente:
«Dalla pianta del piede alla testa
non c'è in lui una parte intatta; ma ferite e lividure
e piaghe aperte, che non sono state pulite né fasciate, né curate con olio ».
« Ho consegnato il dorso ai flagellatori,
la guancia ai depilatori; non ho nascosto la faccia
agli oltraggi e allo sputo».
Conclusa la seconda tappa della Via Crucis con la VI stazione il Parroco, mons. Gaetano Sardella, ha iniziato la Messa della novena di” S. Bartolo dei contadini” la cui festività si celebra sabato 5 marzo. Don Gaetano all’inizio della celebrazione ha voluto sottolineare questa ulteriore vicinanza di S. Bartolomeo a Gesù. Gesù è stato flagellato e Bartolomeo scorticato, forse flagellato anche lui. Tutti gli apostoli hanno subìto il martirio ma il martirio di Bartolomeo, come quello di Pietro, è quello che più si avvicina al martirio di Gesù.

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