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sabato 2 aprile 2016

"Sono misericordioso non malgrado ma proprio perché sono Dio" (Os 11,9). La prima conferenza sulla Misericordia al Pozzo (di Michele Giacomantonio)

“L’11 Aprile del 2015 Papa Francesco con la Bolla “Misericordiae Vultus” ha indetto il Giubileo straordinario della Misericordia. Subito in apertura del documento il Papa spiega che “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre” ed a novembre a Firenze nella Basilica Cattedrale parlando ai Delegati del 5° Convegno ecclesiale aggiunge: “ Nella cupola di questa bellissima Cattedrale è rappresentato il Giudizio universale. Al centro c’è Gesù, nostra luce. L’iscrizione che si legge all’apice dell’affresco è “Ecce Homo”. Guardando questa cupola siamo attratti verso l’alto, mentre contempliamo la trasformazione del Cristo giudicato da Pilato nel Cristo assiso sul trono del giudice. Un angelo gli porta la spada, ma Gesù non assume i simboli del giudizio, anzi solleva la mano destra mostrando i segni della passione, perché Lui ha «ha dato sé stesso in riscatto per tutti» (1 Tm 2,6). «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Gv 3,17).”.
Anche nel giorno del Giudizio Cristo sarà il Volto della Misericordia e quello che chiede a ciascuno di noi è di essere misericordiosi come il Padre che è, come ricorda San Paolo ( Ef. 2,4) “ricco di misericordia”.”.
Con queste parole ha preso il via il primo dei tre incontri sulla misericordia che si tengono nella chiesetta del pozzo i venerdì 1, 8, 15 aprile alle ore 18 e condurranno al pellegrinaggio che la sera del 17, domenica, si snoderà dal Pozzo fino alla Cattedrale dove si ricorderà lo scampato pericolo del terremoto 1977.
La “misericordia” è stata una parola a lungo dimenticata non solo dalla cultura e dalla filosofia laica ma anche dalla teologia cristiana che ha faticato a definire Dio misericordioso dopo avere affermato che era giusto ed onnipotente. Nella Chiesa, nei tempi recenti, chi fa appello alla medicina della misericordia piuttosto che alle armi del rigore è Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II l’11 ottobre 1962. Dopo di lui tutti i papi da Paolo VI, a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI e quindi a Papa Francesco hanno parlato della misericordia.
La parola misericordia si afferma gradualmente nell’Antico Testamento. Prima gesti di misericordia: Nessuno Tocchi Caino, il nuovo patto con Abramo e quindi con Noè dopo il diluvio, l’esodo dall’Egitto sotto la guida di Mosé. Ed è proprio durante la marcia nel deserto dopo che ha dovuto affrontare l’oltraggio del vitello d’oro che Dio mostra a Mosè “tutta la sua gloria” e si definisce “un Dio misericordioso, pietoso, lento all’ira e ricco di amore e fedeltà”(Es, 24,6).
Ma è in Osea che la natura misericordiosa di Dio si manifesta in tutta la sua forza: nel momento in cui Dio pensa di abbandonare Israele divenuta “una prostituta disonorata”, la compassione esplode in lui, la misericordia prevale sulla giustizia e giustifica questo sconvolgimento affermando: “Io sono misericordioso proprio perché sono Dio e non un uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira”(Os 11,9).
Infine l’immagine di un Dio misericordioso è comune al Cristianesimo, ad Israele ed all’Islam.
Nei voti di Papa Francesco vi è la preghiera che questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione.
Subito dopo la relazione Mons. Gaetano Sardella ha sottolineato l'importanza del tema della misericordia per il dialogo ecumenico e la grande fiducia di questo papa di porle sviluppare malgrado ci siano differenze profonde proprio sulla concezione di Dio. Quindi si è sviluppato un dibattito nel quale sono intervenuti, fra gli altri, la prof.ssa Maria Carnevale, l'ing. Felice Lopez, il dott. Giovanni Iacolino.

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