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venerdì 1 luglio 2016

Grande Guerra (1915-18) I caduti eoliani (rubrica a cura di Giuseppe Cirino) : ACQUARO MARINO

CADUTO EOLIANO NELLA GRANDE GUERRA SOLDATO ACQUARO MARINO
29 GIUGNO 1916 – 29 GIUGNO 2016
Acquaro Marino  nato a Lipari (Quattropani) il 16 settembre 1893 – distretto militare di Messina
Soldato del 20° Reggimento di Fanteria
Disperso il 29/06/1916 sul monte San Michele in combattimento all’età di 23 anni.
Sepoltura: Ignota

Unità di appartenenza
Brigata Brescia – 19 ° / 20° Reggimento di Fanteria


La Brigata Brescia era costituita dal 19° e 20° reggimento di Fanteria  aventi sede in tempo di pace a Monteleone Calabro 19° e a Reggio Calabria il 20°
Distretti di reclutamento: Belluno Bologna, Cefalù, Cosenza, Firenze , Parma, Monza, Reggio Calabria, Sacile e Salerno.
Anno 1915
Dal 9 Giugno al 10 Agosto, partecipa alle operazioni Monte Fortin e Monte Cappuccio

Anno 1916
Dal 1° gennaio al 14 è stata impiegata sul Monte San Martino (Cima 4 e Cima 3); dal 30 gennaio al 19 febbraio (Cima 3 e Cima 4); dal 10 marzo al 7 aprile  e dal 28 aprile al 19 maggio sul Monte San Michele; dal 5 al 29 giugno sulla Cima1 e Cima 2 del San Michele; dal 15 al 25 agosto a Pecika – Segeti ; dal 12 settembre al 24 ottobre a Vizinti –Cave Devetaki; dal 24 ottobre al 24 novembre Vizinti –Cave Devetaki q.187; dal 13 al 31 dicembre Castagneviza.

Anno 1917
La permanenza i periodi di permanenza  in zona operazioni di nell’anno  1917 sono stati i seguenti: dal 7 al 21 febbraio Castagneviza; dal 5 al 21 marzo e dall’1 al 25 maggio Pecinka – Fajti;  dal 4 al 7 giugno settore di Flondar; dal 18 luglio al 7 agosto Doblar, Valle Rio e Cigni; dal 20 agosto all’11 settembre Kambresco, Leupa, Okroglo; dal 20 settembre al 30 novembre q.800 Bate/ Bansizza, Nakobil, Plava, Monte Fortin, Farra, Talmassons, S. Vendemmiano e Limena.

Anno 1918
Dal 30 maggio al 15 luglio, la Brescia è stata impiegata sul Fronte Francese (Vanquois e Bois de Courton); dal 16 settembre all’11 novembre Fismes, Paars, Sisonne,  Aouste, Mosa.

Alla fine della Guerra le perdite della Brigata Brescia ammonteranno secondo un calcolo approssimativo dei riassunti del diario di guerra della Brescia a:

19° Reggimento
Ufficiali
Truppa
Morti
Feriti
Dispersi
Morti
Feriti
Dispersi
94
166
68/63
1481
7842
3833

20° Reggimento
Ufficiali
Truppa
Morti
Feriti
Dispersi
Morti
Feriti
Dispersi
81
166
51/40
1421
6208
3697


Dai riassunti dei diari di guerra della brigata Brescia:

“ Il 29 giugno l’attacco Austriaco contro il  S. Michele, preparato con lancio di gas venefici, coinvolse il 1° battaglione del 19° Reggimento ed il il 2° del 20° che, unitamente 2° battaglione del 48° Reggimento, difendevano le trincee presso la Cima 1 e 2. Benché decimati i battaglioni della Brigata, con furioso ritorno offensivo, ripresero le trincee momentaneamente perdute catturando un centinaio di prigionieri.
Le perdite  sofferte nella giornata dai due battaglioni ammonterano a 1200 uomini,  dei quali 32 ufficiali.
Il magnifico contegno mantenuto dai fanti anche in quell’occasione, è ricordato dalla motivazione  delle medaglia d’argento concessa alla bandiera dei due reggimenti.”

Esaurito lo slancio iniziale della Strafexpedition (Spedizione punitiva) portata avanti dagli austriaci nel settore del Trentino, con la parziale stabilizzazione del fronte i due schieramenti belligeranti cercarono di consolidare le rispettive posizioni. Gli italiani nei primi di giugno del 1916, disimpegnarono una consistente parte delle unità spostate nel Trentino per arginare la rottura del fronte sulle rispettive posizioni iniziali della settore Carsico. Era piena convinzione del Generale Cadorna e del suo stato maggiore che la guerra sarebbe stata vinta proprio sull’Altipiano Di Asiago e nei settori periferici dei Sette Comuni.
Sentendo forte la pressione italiana portata avanti con consistenti azioni dimostrative sulle alture intorno Gorizia per tutta la metà del mese di giugno, iI generale austriaco Boreoviec cercò di rafforzare e consolidare le preziose posizioni attenute sul Monte San Michele e ordino perciò ai suoi reparti di preparare un attacco per il 29 giugno.                               Il numero di unità ed uomini impiegati nell’azione non aveva nulla di eccezionale rispetto alle precedenti battaglie ma la data del 29 giugno 1916 rimarrà tristemente famosa per l’impiego dei gas venefici (cloro e fosgene) utilizzati dagli austriaci per la prima volta sul fronte italiano.
Alle ore 5:15 del mattino furono aperte le più di 6000 bombole contenente la nuvola mortale che in breve tempo calò dalle cime sulle posizioni dei triceramenti italiani.
Fu stimato che in pochi minuti tempo morino circa 2000 soldati italiani. Dopo la battaglia  intere unità vennero ritrovate all’interno delle trincee e nelle loro postazioni  con gli equipaggiamenti ancora addosso quasi come se dormissero. Non avevano avuto neanche il tempo di indossare le inadeguate e poche maschere antigas distribuite dal nostro esercito.
La ferocia austriaca non lasciò scampo ai pochi superstiti rimasti intossicati ed ustionati dai gas , infatti i primi battaglioni Ungheresi penetrati senza alcun problema nei trinceramenti di prima linea, finirono i poveri fanti italiani a colpi di mazza ferrata.
L’iniziale sbandamento e terrore generato nelle retrovie, fu prontamente arginato e grazie ad un potente bombardamento ed all’improvviso cambio del vento  che sposto da massa venefica verso le linee austriache, i fanti italiani con uno slancio di ira riuscirono a riconquistare parte delle posizioni perdute. Per azione dei loro stessi gas gli austriaci persero anche loro molti uomini. La crudeltà con cuoi gli austroungarici avevano finito i superstiti ai gas, suscito nei fanti italiani sconcerto e rabbia, tante che durante le contro offensive porte avanti per recuperare le posizioni, si cercò di non fare prigionieri, passando per le armi chiunque si arrendesse, soltanto i gruppi più consistenti furono risparmiati.

Il corpo del soldato Marino Acquaro originario della frazione di Quattropani, non fu mai ritrovato e dichiarato disperso, probabilmente sepolto come ignoto nel cimitero di Sdraussina.

Anche se la battaglia del San Michele non cambiò sostanzialmente, lo schieramento e l’assetto dei due eserciti, la ferocia dello scontro determino il comando italiano ad un maggiore impegno per la conquista di Gorizia e dei suoi Santi (monti che coronano la città) che culminerà nella 6^ Battaglia dell’Isonzo e nell’ennesimo bagno di sangue.

Soldati italiani vittime dei gas sul Monte San Michele  
(foto fondo Badoglio)


                                                       Maschera antigas italiana   1915/16                                 

                                                                  Mazza ferrata austriaca

Approfondimenti:
Al 19° Reggimento della Brigata Brescia apparteneva il poeta  Giuseppe Ungaretti arruolatosi volontario e salvatosi nella battaglia  del San Michele, poiché inviato per un periodo di riposo a Mariano del Friuli.
“Soldati
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” (Giuseppe Ungaretti)

Tratto dall’Espresso (La Grande Guerra 1915-1918) Racconto del soldato Antonio Santo Quintino Preite

La mattina, all’alba del 29 giugno 1916, l’artiglieria nostra incominciava a bombardare le linee nemiche, e tutto l’11° Corpo d’Armata stava pronto per andare all’assalto dalla parte di Monfalcone.
II 29° Reggimento, il 30°, il 19° ed il 20° Reggimento erano sul Monte Cappuccio, il 9° ed il 10° Reggimento Brigata Regina erano dalla parte di Duino, il 47° ed il 48° erano alla vallata fra il San Michele e il San Martino, e tutti dovevano andare all’assalto; e quattro Reggimenti altri erano di rincalzo a tutto l’11° Corpo d’Armata.
Il cimitero di Monfalcone (Fondo Arturo Busto)
Verso le ore 7.30 del mattino, l’artiglieria nostra bombardava le retrovie allungando sempre il tiro, acciocché i nostri possono avanzare.
Cinque minuti prima di andare all’assalto, gli Austriaci incominciarono a buttare gas asfissiante. L’artiglieria nemica a bombardare le nostre retrovie con granate cariche di gas asfissiante.
Non vedevi altro che una nube che camminava a passo d’uomo, abbassandosi appena due palmi da terra.
Appena questo gas arrivava alle nostre linee, i nostri, respirando di quel gas avvelenato, cadevano a terra morti.
Per cinque chilometri ormai erano quasi tutti morti, senza che nessuno si potè salvare.
La mia Compagnia e quasi tutto il 2° Battaglione non subirono nessuna perdita, causa che eravamo ad un posto avanzato, in contatto con le trincee nemiche, e perciò il gas non penetrò.
Del 48° Reggimento, che si trovava alla nostra destra vicino al Monte San Michele, quasi che restarono tutti i colpiti. Il Colonnello del 48°, che si trovava in un posto avanzato, ed avendo la maschera, si salvò, con qualche centinaia di soldati e graduati. Allora, veduto che il Reggimento era distrutto, di sua spontanea volontà prende una mitragliatrice, la piazza sulla trincea nostra, e incomincia a far fuoco, che gli Austriaci, sicuri che erano tutti morti gli Italiani, avanzavano col fucile. Già di quel punto, gli Austriaci furono costretti a retrocedere ma, una mezz’ora dopo, si vedevano gli Austriaci sul Monte Cappuccio avanzare dove erano i nostri del 29° e del 30° Reggimento che erano perfettamente colpiti di gas, e tutti giacevano a terra morti, e con mazze di ferro gli davano in testa, barbaramente, per farli morire più presto.
Una Compagnia di Austriaci, oltre 300 soldati e ufficiali, era arrivata alla nostra linea di resistenza, e stavano cominciando a rovesciare la linea, cioè a voltare le feritoie in viceversa, e i pezzi di artiglieria e quelli delle bombarde l’avevano rivoltati contro di noi; in quel momento che il nemico stava facendo quell’operazione, incominciarono ad arrivare i primi nostri rincalzi, che circondarono il nemico e, senza nessuna azione di resistenza, i nostri li fecero prigionieri.
In mezzo a quei prigionieri nemici, trovasi un Maggiore che li comandava, ed era leggermente ferito alla testa e al braccio. Fu portato al posto di medicazione nostro, dove fu medicato.
C’era un nostro Capitano che, per mezzo di certi sacchi pieni di aria, faceva respirare parecchi soldati che erano stati colpiti leggermente di gas avvelenato, e così per mezzo di quell’aria se ne salvarono parecchi.
Appena entrato il Maggiore, disse il Capitano medico verso il Maggiore: “Ma siete veramente barbari voi altri Austriaci, avete buttato questi gas per far morire tanti giovani, senza nemmeno che si potevano difendere!”.
Senza perdere un sol momento di tregua, si alza il Maggiore austriaco e dice: “Siete voi altri italiani barbari, perché avete messo fuori combattimento undici Battaglioni dei nostri soldati. La vostra artiglieria ha fatto strage di noi; ogni granata ci colpiva in pieno, che faceva saltare i soldati con le gambe e braccia, e certi squartati, e per questo noi altri Austriaci abbiamo dovuto servircene del gas ”. Sentendo ciò, il nostro ufficiale non parlò più.
Per due giorni e due notti, tutte le automobili, autocarri, carri e carrette, trasportavano dei soldati morti dal gas, che erano diventati neri come il carbon fossile, e li trasportavano al cimitero di Sdraussina, dove centinaia di soldati del Genio avevano aperte delle buche, e là dentro seppellirono tutti i nostri morti.

Immaginate che gran dispiacere sentivamo nell’animo nostro a vedere centinaia e centinaia di nostri fratelli morti, senza poter nemmeno vendicarsi col nemico e senza poter nemmeno scrivere per l’ultima volta ai loro cari.

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