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domenica 25 settembre 2016

Storie mie e di mia madre (di Caterina Conti): Questa è la vita, il mondo e gli uomini

Caterina Conti
Una vecchia storia mai dimenticata, dedicata a tutti per mostrare come gli uomini al mondo sono uguali nel bene e nel male.  Dedicata in particolare ad un amico intransigente.

Non sempre ho raccontato tutto e questa è una di quelle storie terribili e belle della vita mia e di mia madre.
Eravamo all’inizio dell’estate del 43 e già io, mamma e Gianni eravamo da qualche giorno arrivati a Milazzo.
Mamma quell’anno aveva insegnato a Barcellona  e finita la scuola aveva avuto l’autorizzazione del preside di potere recarsi a Milazzo per rientrare alle Eolie. Avevamo fatto Barcellona – Milazzo dietro un carretto tirato da un uomo che trasportava le nostre masserizie. Io mamma e Gianni molto spesso piangente per le scarpe rotte con l’asfalto che bruciava. A Milazzo avevamo trovata affettuosa ospitalità , come ho già detto altre volte , nella casa temporaneamente disabitata poichè la famiglia era fuggita in un posto più sicuro, da Bartolo Casamento, nostromo delle nostre navi.
La sera del nostro arrivo a Milazzo, mamma incontrò per caso il comandante della nave che faceva servizio Milazzo – Lipari, che Le disse tra le lacrime, che aveva ricevuto l’ordine di lasciare Milazzo per andare non so dove e che aveva la nafta o per portare la nave in salvo a Lipari, oppure per andare alla destinazione indicata. La nave purtroppo eseguì gli ordini e poi fu affondata, per cui noi rimanemmo a Milazzo completamente tagliati fuori da qualsiasi collegamento
Isabella Conti Eller Vainicher
con le isole. Così come dicevo, passarono alcuni giorni ed arrivò a casa nostra il primo reduce liparoto  di questa storia. Eravamo come dicevo io mamma e Gianni, io gli cedetti il mio letto e dividemmo quel poco  che c’era da mangiare, generalmente spighe di granone arrostite e pomodori con il sale. L’indomani mattina ci arrivò la notizia che forse un motoveliero stava venendo a Milazzo per ritornare a Lipari, per cui noi 4 compreso l’ospite ci muovemmo verso il porto. In quel momento sulla parte sinistra del porto vi era ormeggiata una bellissima nave tedesca che attirava bombardamenti uno dietro l’altro anche 10-15 volte al giorno. Noi 4 arrivammo sulla banchina in attesa del famoso motoveliero. Mentre eravamo lì arrivarono i bombardieri americani e noi ci rifugiammo nell’ingresso dell’albergo Stella d’Italia, situato sulla banchina nel posto dove una volta c’erano “ i gioielli del Mare”il cui ingresso con le porte spalancate dava un certo senso di sicurezza e accoglienza.
Ci rifugiammo al suo interno tutti e quattro. Mamma era una donna che zoppicava moltissimo, sostenuta da un ferro nella scarpa sinistra del piede, Gianni di circa 3 anni e io che ne avevo 8 scarsi. Le bombe continuavano a piovere ed evidentemente eravamo nel posto più periccoloso di tutta la città. A un certo punto il nostro ospite liparoto ci disse aspettate che vengo subito e andò via. Noi, evidentemente, lo attendemmo per un certo tempo con la certezza che lo avremmo rivisto. Poichè lui non arrivava uscimmo fuori, girammo l’angolo sulla strada parallela al porto e cominciammo a correre verso la stazione. Il sole picchiava e le bombe cadevano a breve distanza. Noi arrancavamo perché avevamo qualche piccolo bagaglio, che non avevamo avuto il coraggio di abbandonare e Gianni piangeva. A un certo punto dal nulla arriva un giovanissimo marinaio tedesco il quale ghermisce Gianni e comincia a correre davanti a noi sempre verso la zona più tranquilla e più lontana dai bombardamenti. Ogni tanto si girava per controllare che noi lo seguivamo. Questo fino a quando non giunse in una zona abbastanza sicura dove lasciò Gianni e ci salutò con la mano da lontano. Tutta la mia vita ho pensato a Lui con gratitudine e ho pregato che il buon Dio lo abbia risparmiato. La nave tedesca poi fu affondata fuori Milazzo i bombardamenti americani continuarono per oltre un mese e mezzo, il reduce liparoto prese il motoveliero che benomale alla fine era arrivato e noi lo ritrovammo a Lipari quando rientrando con i reduci, il vescovo e padre Adornato ritrovammo la via di casa. Quel signore aveva avuto la faccia tosta di venirci a salutare al nostro arrivo.
 A questo punto ritengo che sia opportuno dire : no comment. Questa è la vita , il mondo e gli uomini.
Caterina Conti

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