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sabato 21 gennaio 2017

I misteri della storia della salvezza. Iniziati ieri a S. Pietro gli incontri “sulla religione, LIBERAMENTE”.

di Michele Giacomantonio
Ieri sera, venerdì 20 gennaio, alle 18.20 ha avuto inizio nella Chiesa di San Pietro a Lipari il corso di catechesi per adulti rivolto a tutti, credenti e non credenti, dal titolo “Sulla religione, LIBERAMENTE”. Il primo incontro era dedicato alla Storia della Salvezza: una storia infinita che traversa vita terrena e vita eterna.
Ma se la Storia della Salvezza non ha una fine è però anche difficile darle un inizio. Certo nessuno crea Dio o lo genera: Dio è. Il Padre genera il Figlio e generandolo emette e quindi genera anche lo Spirito dando vita così a questa comunità primigenia: la Trinità. E’ già complicato immaginare quando il Padre genera il Figlio ed emette lo Spirito perché deve essere stato il suo primo atto. E’ difficile infatti immaginare che Dio sia rimasto per millenni muto, senza nemmeno respirare.
“Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine” (Ap 22:13) dice il Figlio e quindi è eterno come il Padre.
Di questi problemi-misteri la Storia della Salvezza è ricca e ieri sera, il relatore, il dott. Michele Giacomantonio ne ha indicati alcuni mentre illustrava la mappa di questo percorso che non ha un inizio e non ha una fine, e su cui si tornerà nei mesi futuri, una volta al mese, da gennaio sino a giugno.
Un altro problema-mistero appassionante è quale consapevolezza Gesù nella storia avesse della propria natura divina. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, approvato in forma definitiva il 15 agosto 19997, non ha dubbi in proposito. In esso si legge della conoscenza” intima e immediata che il Figlio di Dio fatto uomo ha del Padre suo” (n. 473) e si prosegue dicendo che “il Figlio di Dio anche nella sua conoscenza umana mostrava la penetrazione divina che egli aveva dei pensieri segreti del cuore degli uomini”.
Pio XII nella enciclica Mistici Corporis,  che è del 29 giugno 1943, è ancora più esplicito. Egli sostiene che Gesù ebbe consapevolezza della propria divinità fin dalla sua nascita  Nel presepio, nella croce, nella gloria eterna del Padre, Cristo ha presenti a sé tutte le membra della Chiesa in modo molto più chiaro e più amorevole di quello con cui una madre guarda il suo figlio e se lo stringe al seno, e con cui un uomo conosce se stesso” (Mistici Corporis, 76).
Più attenta alle esigenze dell’umanità di Gesù la riflessione di Giovanni Paolo II. Nella pubblica udienza del 30 novembre 1988  il santo papa osserva: “Sulla cima del suo spirito Gesù ha netta la visione di Dio e la certezza della unione col Padre. Ma nelle zone di confine con la sensibilità e quindi più soggette alle impressioni, emozioni e ripercussioni delle esperienze dolorose interne ed esterne, l’anima umana di Gesù è ridotta ad un deserto, ed Egli non sente più la ‘presenza’ del Padre, ma fa la più tragica esperienza della più completa desolazione”.
Più lungo questa linea che  sulle precedenti la posizione di Giacomantonio che parte dalla teologia ecumenica della kenosis (spogliazione) legata ai contributi del cattolico, gesuita Hans Uts von Balthasar ,dell’evangelico Jurgen Moltmann , del prete ortodosso russo Serge Bulgakov e riflette sul testo di S. Paolo che afferma come Gesù “spogliò sé stesso divenendo simile agli uomini” (Filippesi 2, 5-8). Una spogliazione che si suppone integrale, fino alla coscienza della divinità, visto che Gesù doveva dimostrare la grandezza dell’uomo malgrado i molti tradimenti e le forti delusioni e quindi di meritarsi la vita eterna.
Una consapevolezza che ha una svolta importante nel battesimo del Giordano e poi lungo i duecento metri della Via Crucis quando lo scontro con Lucifero – l’Avversario si fa drammatico. Ma a questa conoscenza perviene pienamente solo sulla croce quando recita il salmo “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato” e infine  affida lo spirito al Padre.
Fin dall’inizio della creazione il Padre ha cercato nell’uomo un interlocutore libero che corrispondesse con lui da pari a pari e cooperasse liberamente alla creazione ma, a cominciare da Adamo ed Eva, ricavò solo delusioni. Quello che Gesù vuole compiere è un tentativo estremo, fattosi pienamente uomo vuole riscattare l’umanità e riaprire la strada non solo al paradiso terrestre perduto ma addirittura ad un nuovo Paradiso, il Regno di Dio popolato dagli uomini che hanno ricevuto la vita eterna costruito anche con i valori umani e le strutture di solidarietà realizzate dagli uomini (Gaudium et spes n. 39). Ma sa che il Padre ha un timore: che il fatto della Resurrezione sia così eclatante da finire con umiliare, cancellandola, la libertà dell’uomo di credervi. Questo teme Gesù, non sentendo sulla croce, il padre che lo rassicuri.

Ma il Padre non l’abbandona. La Resurrezione sarà un evento discreto, nel silenzio di una notte, ma produrrà tutti i suoi effetti e cioè la grande rivoluzione della Storia della salvezza.

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