STATI GENERALI ISOLE MINORI MARINE DAL 10 AL 12 OTTOBRE A LIPARI
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venerdì 3 ottobre 2025
ISOLE MINORI MARINE, CODACONS: STATI GENERALI LONTANI DAI CITTADINI
Tanti auguri di...
Buon compleanno a Gabriele Costanzo, Davide Osvaldo, Valentino Merlino, Marco Allegrino, Daniele Vella, Alessandro Puglisi, Rosalba Zavone, Michele Maggio
Enti locali, ai Comuni siciliani le funzioni di Polizia amministrativa: decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, in vigore dal 15 ottobre
«Il decreto legislativo, su cui il mio governo si è a lungo speso dopo anni di attesa - dice il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani - allinea finalmente i Comuni siciliani alla normativa nazionale in materia di concessioni e autorizzazioni proprie delle attività di polizia amministrativa. Un risultato importante nel processo di semplificazione e snellimento delle procedure amministrative e nel miglioramento dei servizi per i cittadini. Gli enti dell'Isola potranno così più celermente semplificare le attività in materia di autorizzazioni, rilascio di licenze per lo svolgimento di spettacoli, manifestazioni pubbliche e attività similari e concessioni che nella nostra regione sono state finora di competenza dell'autorità pubblica statale».
Il decreto legislativo, composto da 5 articoli, specifica che il trasferimento non determina oneri aggiuntivi a carico dei Comuni o della stessa Regione, dal momento che le nuove funzioni sono assimilabili ai procedimenti autorizzativi comunali ordinariamente gestiti già dal personale in servizio.
La "Pagina culturale": QUELLA DI FLORENZIA, UNA STORIA DA RACCONTARE di Michele Giacomantonio (Puntata 10 di 10)
1) https://eolienews.blogspot.com/2018/06/quella-di-florenzia-una-storia-da.htm
2) https://eolienews.blogspot.com/2018/06/quella-di-florenzia-una-storia-da_14.html
3) https://eolienews.blogspot.com/2018/06/quella-di-florenzia-una-storia-da_15.html
4) https://eolienews.blogspot.com/2018/06/quella-di-florenzia-una-storia-da_16.html
5) https://eolienews.blogspot.com/2018/06/quella-di-florenzia-una-storia-da_17.html
Oggi, 3 ottobre: San Gerardo di Brogne

Senza dubbio Gerardo non sapeva niente sull'esistenza di S. Eugenio. La storia della 'traslazione di S. Eugenio a Brogne" ci dice che questo vescovo era stato compagno di S. Dionigi e che, mentre il secondo stava evangelizzando la regione parigina, egli giunse a Toledo dove operò numerose conversioni e fondò la cattedrale. Tuttavia, desideroso di rivedere l'amico Dionigi, Eugenio partì alla volta della Gallia; arrivato a Deuil (oggi DeuillaBarre, nella Val d'Oise), venne a conoscenza del martirio di Dionigi e dei suoi amici e compose un inno in loro onore. Fatto presto prigioniero dai pagani, venne a sua volta martirizzato. I suoi assassini ne gettarono il corpo nello stagno del Marchais, vicino a Deuil. In seguito, un proprietario del luogo sognò un vecchio che gli disse che avrebbe trovato il corpo di Eugenio e che avrebbe dovuto seppellirlo onorevolmente.
In compagnia di un rappresentante del vescovo Stefano di Liegi, Gerardo si recò inizialmente presso il priorato di Deuil, ove ricevette le reliquie di S. Eugenio, poi a SaintDenis, ove poté soggiornare per qualche tempo. La traslazione di S. Dionigi a Brogne venne compiuta nel mese di agosto del 919. Gerardo ricevette anche diversi oggetti, qualche manoscritto, un altare portatile, e pare che sia tornato con alcuni monaci di SaintDenis, che decisero di popolare il nuovo monastero. Con un atto che reca la data 2 giugno 919, Gerardo aveva stabilito d'impiegare parte delle rendite delle sue proprietà per questa fondazione. Il 27 agosto 921 ottenne un attestato d'immunità da Carlo il Calvo. E difficile sapere se Gerardo in quel momento fosse abate, oppure se abbia ottenuto la direzione dell'abbazia solo in un secondo tempo. Alcuni storici hanno supposto che egli avesse ricevuto l'ordinazione a sacerdote soltanto nel 927, e che prima di insediarsi definitivamente a Brogne avesse compiuto alcuni soggiorni d'istruzione a SaintDenis.
È noto che egli si recò a Tours per ottenere alcune reliquie di S. Martino e che là incontrò l'abate laico di S. Martino di Tours, Ugo il Grande, che era anche abate di SaintDenis. In una data che è difficile precisare, sotto l'episcopato del vescovo di Liegi Ricario, successore di Stefano (921945), l'oratorio fu benedetto, le reliquie messe in una cassa e il monastero posto sotto la protezione di S. Eugenio. Tali reliquie erano destinate a rimanere in quello stesso luogo eccetto che nel 954 quando, minacciate da un'invasione degli Ungheresi, i monaci si ritirarono momentaneamente a Namur. C. era stato tentato dalla vita eremitica. Le grandi foreste delle Ardenne che circondavano il monastero gli apparivano come un rifugio per prega solitudine: questo almeno è quanto riferis seconda Vita di Gerardo I monaci desideravano averlo come abate. Tuttavia, a causa della sua tà già conosciuta, Gerardo non era destinato a rimi a lungo a Brogne.
Le prime riforme di san Ghislano
Il duca Gisleberto di Lorena (m. 939) in essendo venuto a conoscenza della fama di Gerardo lo chiamò per riformare l'abbazia di S. Ghislano. Questa, fondata nel VII secolo, a partir dalla cella di un santo era stata distrutta durante le invasioni normanne, quindi era caduta in mano ai laici. Nel 930 furono ritrovate le reliquie di S. Ghislano. Si verificarono alcuni miracoli e il vescovo di Cambrai dette il via alla traslazione di queste reliquie nella chiesa di santi Pietro e Paolo, le pose in alto perché tutti potessero vederle e, forse, per metterle in salvo dai furti. Le reliquie, infatti, divennero oggetto di disputa tra il popolo di Mons e quello di Maubeuge. Fu istituito un collegio di canonici, che però non dette esempio di vita regolata. I canonici, in realtà, portavano in processione le reliquie per il vicinato solo al fine di incrementare le proprie rendite. Ora Gisleberto, che era già abate laico di Stavelot, di S. Massimino a '14reviri e di Echternach, voleva entrare in possesso di S. Ghislano, che si trovava nell'Hainaut. Come egli aveva introdotto la riforma per Stavelot, volle fado anche per S. Ghislano. Dopo aver avuto urta visione del santo fondatore che gli chiedeva di restaurare la regola benedettina, si rivolse a Gerardo intorno al 93 i, e lo nominò abate. Quest'ultimo riuscì a recuperare le terre che erano state date ai laici, a ricostruire l'abbazia e a restaurare le funzioni liturgiche. Permise dunque che a S. Ghislano si conducesse quella vita regolare che aveva conosciuto poco tempo prima delle invasioni normanne. Il suo successo arrivò sino in Fiandra, e fu allora che intervenne il conte Arnolfo.
Le riforme in Fiandra
In Fiandra, come dappertutto, le invasioni dei popoli scandinavi avevano fatto scomparire la vita regolare nelle abbazie, e i laici ne avevano approfittato. Molti monasteri erano stati trasformati in collegiate, vale a dire che i canonici vi conducevano una vita più o meno religiosa. Dopo il 918 la contea di Fiandra era amministrata da Arnolfo, detto Arnolfo il Grande (918965). Suo padre, Baldovino II, era riuscito a conquistarsi una contea che si estendeva al di là dei golfi dell'Yscr e dell'Aa, arrivava sino a Tournesais e oltrepassava, a sud, le colline dell'Artois. Arnolfo continuò la politica paterna e seppe approfittare in maniera stupefacente dei conflitti che vedevano opposti re carolingi contro principi robertingi e normanni. Era un valente cavaliere, spesso violento ma molto pio, e come molti dei suoi contemporanei amava collezionare reliquie. Desiderava che entro i confini della sua contea fosse restaurata la consuetudine religiosa nei numerosi monasteri. La Vita di Gerardo ci dice che Arnolfo, sofferente di calcoli renali, avendo sentito parlare dell'abate di Brogne chiese a quest'ultimo di venire. C. andò, persuase il conte che i suoi peccati erano all'origine della sua malattia e gli disse di riparare ai propri errori distribuendo i suoi beni; lo fece digiunare per tre giorni, celebrò la messa e infine operò la guarigione. Il conte offrì allora a Gerardo tutto ciò che volle. Questi rifiutò l'oro e l'argento, accettando infine solo qualche dono che distribuì ai poveri, ai monaci e al suo giovane monastero di Brogne. D'altra parte, Arnolfo fece stilare un atto in cui decise di donare un possedimento terriero al monastero di S. Pietro di Gand, in cui si trovavano sepolti i suoi genitori, c affidò la riforma di tale monastero all'abate Gerardo
S. Pietro di Gand (detta anche SaintPierreauMontBlandin) era stata fondata da S. Amando, con l'aiuto di Dagoberto, nel VII secolo. Un compagno di S. Amando, S. Bavone, aveva fondato un altro monastero che aveva ricevuto il suo nome e che era divenuto la cattedrale di Gand. Tra questi due monasteri esisteva, di conseguenza, una forte rivalità. Il conte Arnolfo decise di riformare anche il monastero di S. Bavone, di cui era abate laico. Gerardo fu nominato abate di S. Pietro, ma rifiutò questo titolo per S. Bavone. Fece porre, nel 946, le reliquie del santo all'interno del monastero restaurato e riuscì a raccogliere tutti i beni usurpati dai laici intorno al complesso. Nel 953 Gerardo ottenne la nomina ad abate di suo nipote Guido.
Le riforme degli abati di Gand ebbero conseguenze sulla vita monastica in Inghilterra, dove tutto era ancora da rivedere. Là moltissimi monasteri erano ancora affidati ai laici o popolati da canonici. A Glastonbury, S. Dunstano osservava la regola benedettina dal 940. Essendo stato esiliato nel 955 dal re Edwy, Dunstano si recò presso il conte di Fiandra Arnolfo il Grande e conobbe la riforma che Gerardo aveva messo in ano nei monasteri di Gand. Allorché fece ritorno in Inghilterra nel 957, Dunstano, dopo essere stato nominato vescovo quindi arcivescovo di Canterbury, applicò questa riforma nei monasteri dell'Inghilterra. Al sinodo di Winchester, nel 972, re Edgardo invitò a partecipare i monaci di Gand, nonché i monaci di FleurysurLoire, il re d'Inghilterra non poteva che accogliere bene lo spirito riformista di Gerardo che dava grande spazio al potere laico nella restaurazione delle abbazie.
Riforma di SaintBertin, SaintRiquier e SaintAMand
Il provvisorio insediamento di Dunstano a Gand non era fortuito, in quanto allora esistevano stretti vincoli tra la Fiandra e l'Inghilterra. All'epoca di Alfredo il Grande, alcuni monaci di SaintBerti n avevano già svolto un ruolo importante nella restaurazione dei monasteri inglesi. Nel 944, il conte Arnolfo recuperò l'abbazia di SaintBertin ed espresse la volontà di far riformare i monaci. Essi però si rifiutarono e la popolazione prese le loro parti. Alla fine qualche monaco rimase nell'abbazia mentre gli altri partirono alla volta dell'Inghilterra. Con l'aiuto di un monaco di SaintEvre di Toul e di Womar del Mon tBlandi n, Gerardo riformò SaintI3ertin di cui, nel 950, fu nominato abate un nipote di Arnolfo il Grande. Due anni prima Arnolfo aveva già approfittato della conquista di MontreuilsurMer per annettere SaintRiquier. Questa illustre abbazia, che aveva avuto i suoi momenti di gloria in epoca carolingia, aveva anch'essa sofferto le incursioni dei popoli scandinavi. Gerardo e Arnolfo vi posero un abate di nome Fulcherico. Nel 951, poiché Ugo il Grande aveva minacciato l'abbazia, le reliquie di SaintRiquier furono trasferite a SaintBertin.
Per inciso, l'abbazia di SaintRiquier doveva in seguito essere annessa definitivamente da Ugo Capeto. TI monastero di San Vedasto, al contrario, rimase in mano al conte di Fiandra e venne pure restaurato. Infine, Gerardo di Brogne influenzò in maniera considerevole la riforma della chiesa di SaintAmand. Il monastero, fondato a Elnone dal santo vescovo Amando, dall'inizio del X secolo era nelle mani della famiglia aristocratica degli Edward. 11 conte di Fiandra volle recuperare questo monastero, e nel 952 nominò il monaco Iieodrico abate di Elnone, in presenza dei vescovi di Cambrai, di Noyon, di lburnai e dell'abate Gerardo ra certo che Gerardo di Brogne svolse un ruolo determinante nel restauro del monastero di SaintAmand e che fu in grado, anche là, di recuperare i beni confiscati dagli aristocratici laici.
Riforma a Reims e tentativo di rifirma in Normandia
La contea di Fiandra e l'arcivescovato di Reims erano in relazione perché Arnolfo era il genero di Lrberto di Vermandois, che aveva posto il proprio figlio Ugo sul trono episcopale di Reims. Ugo, che era al tempo stesso abate di San Remigio a Reims, chiese a Gerardo di recarsi a restaurare quell'abbazia e lo nominò preposto. Ciò accadeva intorno al 940. Questa riforma venne in seguito completata da un monaco di
duca Riccardo era, come il suo collega Arnolfo, desideroso di trasformare i monasteri e di farne delle case di preghiera. Le abbazie di Jumièges e di Fontenelle erano state abbandonate al momento delle invasioni normanne e i monaci si erano ritirati all'interno dei territori. Quelli di Fontenelle (attualmente Saio tWandrille) avevano riparato nel nord e avevano portato le reliquie del loro kmdatore a Roulogne.
Il conte Arnolfo, appassionato di reliquie, era riuscito in compagnia di Gerardo a raccogliere questi tesori portandoli da Boulogne a Gand. Gerardo entrò così in relazione con la comunità di SaintWandrille. Nella stessa epoca, si dice, un certo Torf il Ricco era solito cacciare in una foresta in cui si trovava anche l'abbazia di SaintWandrille. Un cervo che egli stava inseguendo si rifugiò presso un altare della basilica in rovina. 'l'od, commosso da questo prodigio, decise di restaurare l'abbazia e di richiamare i monaci.
Secondo alcuni testi, Gerardo si sarebbe recato a Rouen presso Riccardo di Normandia intorno al 955, all'epoca in cui Arnolfo di Fiandra guidava una spedizione verso il sud. Ma non riuscì a convincere il duca di Normandia, e fu il suo discepolo Menardo, proveniente da un'importante famiglia della Lorena, a restaurare SaintWandrille nel 960. Vi riuscì così bene che il duca Riccardo Ti gli chiese di restaurare anche MontSaintMichel. Quanto a Gerardo, egli ritornò a Brogne portando un'insigne reliquia, poiché si trattava del cranio di S. Vandregisilo, attualmente conservato nell'abbazia di Marcdsous, presso Dinant.
La riforma di Gerardo
Non è possibile confrontare la riforma di Gerardo con quella di Cluny, sua contemporanea. Certamente, Gerardo é desideroso di osservare la regola benedettina e sacrifica le proprie ricchezze alla povertà monastica. Quando rifiuta l'oro e l'argento che gli promette il conte Arnolfo, egli risponde: "Abbiamo lasciato i beni che ci appartenevano, come potremmo accettare i beni degli altri? I monaci che su questa terra cercano a proprietà provano, con ciò, di non essere veri monaci. Se essi si attaccano al denaro sono solo lei lebbrosi. Accatastare ricchezze, cos'altro mesto per dei monaci se non una lebbra dell'Anima?". Ma Gerardo non sa immaginare un monastero senza beni fondiari, e tutti i suoi sforzi di restaurazione hanno per obiettivo il recupero delle terre abbandonate ai laici. Più restauratore che riformatore, vuole tornare alla situazione antecedente e ottenere delle restituzioni. Fa innalzare alcune costruzioni, vi pone reliquie, chiede ai monaci di aprire officine per gli amanuensi e di edificare delle biblioteche. Gerardo è un monaco di stampo carolingio: non riesce a immaginare un'abbazia indipendente dal potere temporale.
L'esenzione, che Cluny cercherà di ottenere, gli è totalmente estranea. Quando i principi, in particolare il conte di Fiandra, sono ben disposti alla riforma, occorre evidentemente collaborare con loro. Gerardo, per la sua origine sociale, si sente molto vicino al potere laicoaristocratico. D'altra parte, come restauratore vuole il ritorno alla regola di S. Benedetto; non ama i monasteri che alcuni canonici occupano non obbedendo a nient'altro che alla propria fantasia. La regola, nella sua perfezione e nella sua precisione, dev'essere seguita da tutti, dall'abate e dai monaci. Chiamato a dirigere numerose abbazie, Gerardo avrebbe potuto avere l'idea di costituire una sorta di famiglia di cui Brogne fosse il capo, ma anche qui si distingue dai Cluniacensi. A suo avviso ogni abbazia, sotto la protezione di un conte o di un duca, deve avere una certa autonomia.
Quanto alla spiritualità di Gerardo, è difficile farsene un'idea. I suoi biografi lo presentano come un devoto dell'eucaristia: nel corso della messa, che officia ogni giorno — fatto che all'epoca doveva essere eccezionale — si verificano alcuni miracoli, come la guarigione del conte Arnolfo o quella d'un vecchio cieco che si è lavato il volto con l'acqua che Gerardo si era fatto versare sulle mani durante le abluzioni liturgiche. Infine, come non ricordare la sua devozione per le reliquie? Al pari dei suoi contemporanei, Gerardo è alla ricerca di reliquie, siano esse quelle di S. Eugenio, di S. Vandregisilo o dei santi Innocenti che trasportò dalla chiesa di SalleslèsChimay. Egli ha bisogno di proteggersi, ma anche di avere un contatto diretto con i fondatori delle chiese. Se Eugenio è il santo patrono di Brogne, è per il fatto che è stato amico di Dionigi, secondo la tradizione discepolo di S. Paolo e inoltre martire.
La morte di Gerardo e il suo culto
Al termine della sua vita, Gerardo si sarebbe recato a Roma. Beneficiato da san Pietro di una visione in giovane età, avrebbe voluto così ringraziare il successore di Pietro e avrebbe inoltre ottenuto un privilegio da papa Stefano VIII. Alcune recenti ricerche hanno comprovato che tale atto è un falso fabbricato a Brogne a metà dell'XI secolo; d'altra parte Gerardo avrebbe potuto fare comunque un pellegrinaggio a Roma. Durante il viaggio si verificò un miracolo, poiché egli protesse il carro che stava per rotolare in un precipizio fra le Alpi con le pietre in porfido destinate ad abbellire la chiesa di Brogne. Gerardo mori il 3 ottobre 959. Filiberto, cappellano di Ottone I, gli successe in qualità di abate. Più d'un secolo dopo, un monaco di S. Ghislano scrisse una prima Vita su richiesta dell'abate di Brogne. Occorre attendere il marzo del 1131 perché papa Innocenzo II, che si trovava a Liegi, canonizzi Gerardo; cosa che venne ratificata dal concilio di Reims nell'ottobre del 1131. Le reliquie dell'abate furono trasportate in una cassa e vi rimasero sino al XVII secolo.
Nel 1617 fu adibita una nuova cassa e creata una confraternita in ordine di San Pietro e San Gerardo. L'abate di Brogne è venerato nelle abbazie da lui riformate, in particolare a S. Bavone di Gand, ma anche a Waulsort, che è stata riformata da vescovi lotaringi.
PRATICA. Per Dio nulla è impossibile, impariamo ad ammirare il Signore e a credere in lui in ogni momento della nostra vita
PREGHIERA. Oh Signore aiutaci nella preghiera e fa che il nostro Santo Gerardo interceda per noi.
giovedì 2 ottobre 2025
Sciopero generale di domani "pro fottiglia": I collegamenti minimi garantiti da Caronte&Torist
Nello specifico, Caronte & Tourist comunica che nelle ventiquattro ore di sciopero (dalle ore 00:00 alle ore 23:59) saranno in servizio nello Stretto due navi tra Rada San Francesco e Villa San Giovanni e una nave ogni due ore tra Tremestieri e Villa San Giovanni.
Per quanto concerne invece le isole minori, saranno in servizio tre navi da e per le Eolie; due navi da e per le Egadi; una nave da e per Ustica; una nave da e per Pantelleria; una nave da e per le Pelagie
Ulteriori informazioni saranno disponibili online sul sito del Gruppo Caronte & Tourist (carontetourist.it).
Continuità territoriale marittima – Grave preoccupazione dei Comitati 20-30 e Trasporti Eolie per le scelte della Regione Siciliana
Comunicato stampa
Lipari, 2 ottobre 2025
Oggetto: Continuità territoriale marittima – Grave preoccupazione per le scelte della Regione Siciliana
Il Comitato 20-30 e il Comitato Trasporti Isole Eolie esprimono forte preoccupazione per l’esito dell’incontro tenutosi il 29 settembre 2025 presso la Regione Siciliana sul tema della continuità territoriale marittima.
La convocazione, avvenuta con *tempistiche inadeguate e senza obiettivi chiari, ha impedito un confronto serio e condiviso, escludendo le comunità locali, le associazioni e le categorie economiche. Un metodo che mina la credibilità delle istituzioni e tradisce il principio di partecipazione democratica. Ancora più grave è stata l’assenza dei sindaci, interlocutori fondamentali in un processo che riguarda la vita quotidiana delle nostre isole.
Durante la riunione sono emerse contraddizioni allarmanti: da un lato si è parlato di rafforzamento del servizio e di mantenimento degli itinerari e delle frequenze, anche alla luce dell’aumento delle risorse da 55 a 105 milioni di euro; dall’altro si è annunciata la cancellazione dei collegamenti con la Calabria e la soppressione della storica linea Napoli–Eolie.
Questo doppio linguaggio genera sfiducia e disorientamento. Inoltre, la comunicazione che non sono previsti ulteriori incontri in presenza, ma solo la possibilità di inviare note scritte, appare come un tentativo di chiudere il dialogo, relegando i cittadini al ruolo di spettatori passivi di decisioni già prese.
La soppressione dei collegamenti con Napoli e con la Calabria rappresenterebbe un atto politico gravissimo. Non si tratta di una semplice modifica tecnica, ma di una scelta che condannerebbe le Eolie e in particolare l’isola di Stromboli a un isolamento inaccettabile. Questi collegamenti sono la nostra autostrada sul mare, il nostro ponte vitale verso il continente, essenziali per garantire diritti fondamentali come salute, studio, lavoro e mobilità.
Chiediamo con forza:
• La convocazione
urgente di un nuovo incontro con le parti sociali
• L’istituzione di un
tavolo tecnico permanente e di un osservatorio territoriale, con la presenza
diretta delle isole minori, delle categorie produttive e delle amministrazioni
locali
• La garanzia di tariffe certe e trasparenti, definite con criteri analoghi a quelli dei servizi integrativi regionali, per evitare aumenti spropositati come quelli già verificatisi (fino al +56%)
Eventuali fluttuazioni dei flussi turistici o eventi straordinari non possono ricadere sui cittadini: deve essere lo Stato, attraverso le linee di continuità territoriale, a farsi carico della sostenibilità economica del servizio.
Oggi, la Regione Siciliana, il Governo nazionale e le comunità delle isole minori hanno l’opportunità di ripensare il sistema dei collegamenti marittimi in modo equo, stabile e rispettoso delle esigenze reali dei territori. Non sprechiamo questa occasione: apriamo all’ascolto e costruiamo insieme soluzioni concrete.
Comitato 20-30
Comitato Trasporti Isole Eolie
Ginostra (Stromboli): Chiuso il porto del Pertuso per rischio frana
La decisione è stata presa dopo la relazione e il sopralluogo effettuato dal dottor Domenico Russo, Responsabile del Servizio di Protezione Civile, in data 1° ottobre 2025, che ha confermato il distacco di una porzione della falesia sovrastante lo scalo.
La relazione ha evidenziato una situazione di grave precarietà e rischio per la pubblica incolumità, causata dalla presenza di ulteriori elementi instabili in corrispondenza della nicchia di distacco della frana. Ed ancora dallo stato di degrado delle gabbionate di sostegno e della rete paramassi, che risulta vistosamente deteriorata.
Per prevenire rischi per persone e cose, l'ordinanza stabilisce l'interdizione immediata e fino a nuova disposizione dell'intera area dello scalo di alaggio, vietandone l'utilizzazione alla popolazione, agli operatori marittimi e a terzi a qualunque titolo.
Pesca, al via bando da 3 milioni di euro.
«Questo bando è una risposta concreta alle sfide quotidiane delle marinerie siciliane che da anni chiedono strutture adeguate per lavorare in sicurezza e garantire al consumatore un prodotto di qualità - dice l’assessore all’Agricoltura e alla Pesca Luca Sammartino - Con questo intervento, vogliamo non solo potenziare le infrastrutture, ma anche spingere l’innovazione tecnologica per rendere sempre più moderno e sostenibile il settore».
Il bando rientra nell’ambito del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (Feampa) 2021-2027 e mira a investire risorse in porti di pesca esistenti e in nuovi luoghi di sbarco. Si intende migliorare la tracciabilità delle produzioni, potenziare la gestione delle attività di pesca e ridurre l'impatto ambientale, mentre vengono garantite migliori condizioni di lavoro e sicurezza per gli operatori. Il fine è rafforzare la competitività del settore siciliano, che si inserisce nel quadro degli obiettivi europei di sostenibilità e innovazione.
L'avviso è consultabile a questo link
Ambiente, circa 13 milioni di euro per contrastare il consumo di suolo. Savarino: «Straordinaria opportunità per i Comuni»
«Incrementare le aree verdi e rendere permeabili zone che adesso sono ricoperte da asfalto o cemento – commenta l’assessore al Territorio e all’ambiente Giusi Savarino – permetterà non solo di abbassare i picchi di calore ma anche di assorbire le bombe d'acqua che i sistemi fognari attualmente non riescono a convogliare, oltre a migliorare la vivibilità delle nostre città e dei nostri piccoli centri. Un’iniziativa che punta a rendere migliore e più sostenibile il futuro della nostra Isola».
Il bando del dipartimento Ambiente invita gli enti locali della Sicilia (Comuni, Città metropolitane e Liberi consorzi) a proporre progetti che incrementino gli spazi verdi pubblici attraverso il recupero di aree che presentano deterioramento del suolo e degrado degli ecosistemi. Tra gli interventi finanziabili: demolizioni di manufatti edilizi, integrazione e arricchimento del suolo, piantumazione di alberi o siepi, creazione di orti pubblici, installazione di sistemi e opere per il recupero delle piogge. I Comuni si impegnano, inoltre, a introdurre sulle zone riqualificate il vincolo di “area verde inedificabile a uso pubblico” (pena la perdita dei fondi).
Le proposte, che potranno essere inviate al dipartimento fino a 60 giorni dopo la pubblicazione dell’avviso sulla Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana, saranno valutate dal punto di vista tecnico dall’Autorità di bacino e, successivamente, dal Mase per la significatività ambientale. I finanziamenti saranno, infine, assegnati in base alla graduatoria stilata dal ministero.
«Si tratta di una straordinaria opportunità per salvaguardare il territorio e rendere i nostri centri abitati più verdi, accoglienti e vivibili. Per questo speriamo che i progetti presentati siano tanti e a questo scopo – aggiunge Savarino – promuoveremo l’organizzazione di un evento che coinvolga l’Anci e i rappresentanti degli enti locali per sensibilizzare, attraverso l’illustrazione dell’avviso, sul tema e sollecitare la presentazione delle istanze».
L’avviso, con i relativi moduli per la presentazione dei progetti, è pubblicato sul sito istituzionale della Regione Siciliana a questo link.
Ottobre rosa. Caronte & Tourist porta a Messina il Villaggio della Salute della Carovana Komen per la prevenzione dai tumori al seno
COMUNICATO STAMPA
Ottobre
rosa. Caronte & Tourist porta a
Messina il Villaggio della Salute della Carovana Komen per la prevenzione dai
tumori al seno: lunedì 6 ottobre la conferenza stampa di presentazione
Messina, 2 ottobre 2025 - Il Gruppo Caronte & Tourist porta a Messina il Villaggio della Salute di Komen Italia nell'ambito delle celebrazioni per il 60° anniversario di attività. Dal 14 al 16 ottobre, Villa Dante ospiterà una delle quattordici tappe nazionali della Carovana della Salute: uno spazio dedicato a screening gratuiti per la prevenzione dei tumori al seno rivolti a donne in condizioni di fragilità sociale ed economica.
L'iniziativa sarà presentata lunedì 6 ottobre alle ore 11:00 nel corso di una conferenza stampa presso la sede del Gruppo in Via Ing. Franza 82 (Messina, Z.I.R.), alla presenza dei rappresentanti di Komen Italia e dei partner istituzionali: Comune di Messina e Messina Social City.
Il progetto rientra nell'Ottobre Rosa – Mese Internazionale della Consapevolezza sul Tumore al Seno e ha come obiettivo la promozione della cultura della prevenzione, strumento fondamentale per ridurre l'incidenza del tumore al seno e aumentare le possibilità di guarigione attraverso la diagnosi precoce.
Durante
la conferenza stampa verranno illustrati il programma delle tre giornate, le
modalità di accesso agli screening gratuiti e le attività di informazione e
sensibilizzazione aperte a tutta la cittadinanza. Saranno anche annunciate le
prossime iniziative del Gruppo per promuovere – nell’ambito delle celebrazioni
per il 60° compleanno – una “sanità di prossimità”.







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