di Enzo Coniglio -
“Mi scusi assessore…”. “Non mi chiamare assessore. Chiamami Franco e sarò franco”. Queste le prime parole di Franco Battiato, assessore alla cultura designato. E certamente la franchezza non è una dote che gli manca. “Io non sono un politico e la parola assessore mi offende. Sono un cittadino che condivide l’idea di Rosario Crocetta che è venuto il momento di scommettere in prima persona a servizio della nostra Sicilia ed io non mi voglio tirare indietro. In questo spirito accetto l’incarico propostomi a due condizioni: non essere pagato e occuparmi di ciò che so fare, della organizzazione di grandi eventi culturali che promuovano la nostra cultura in Sicilia e all’estero”.
Il tutto detto con parole semplici e senza fronzoli. Con una avvertenza altrettanto onesta: “Scendo in campo volentieri, ma non posso né voglio cambiare mestiere. Cercherò di armonizzare le due cose pronto a lasciare in caso mi dovessi trovare in situazioni imbarazzanti non accettabili.
Questa in larga sintesi la prima conferenza stampa organizzata dal neo presidente Rosario Crocetta alla Casa della Cultura di Catania. Chiamamola conferenza stampa; in realtà si è trattato di un autentico assedio pacifico e drammatico da parte di una Catania stanca e prostrata per le molte crisi che la attanagliano con i lavoratori di Aligroup che lo aspettavano all’ingresso numerosi con i loro striscioni, insieme ai lavoratori di decine di aziende in crisi che hanno perso il lavoro e con esso la speranza del futuro.
L’assedio continua nella sala dove decine di persone rifiutano di sedersi impedendo di fatto il regolare svolgimento della conferenza stampa. Crocetta comprende e da persona sensibile e di buon senso, trova le parole giuste per tenere testa al gruppo dei presenti: “Dobbiamo smetterla di sentirci una città assediata – citando Elsa Morante. Non possiamo sempre ripetere che tutto quello che si fa è male. La campagna elettorale è finita. Rimbocchiamoci le maniche e smettiamola di aspettarci l’aiuto dall’esterno”. E non si ferma qui. “E voi costruttori, non bloccate i cantieri, riprendete i lavori. I Siciliani onesti si rimbocchino le maniche senza pregiudizi, senza veleni e comincino a lavorare. Dobbiamo attivare le forze migliori e procurare il lavoro senza indugio e aiutarci tutti insieme a governare la Sicilia”.
La voce è vibrante e non lascia dubbi sulla profonda convinzione e commozione del neo Presidente soprattutto quando si lascia dire: “Mattarella che ha fatto quello che voglio fare io è stato ammazzato”. La sfida quindi non è da poco conto e dai possibili esiti inquietanti. Crocetta lo sa fin troppo bene e quindi aspettarsi da lui compromessi e inciuci è quanto di meno si possa immaginare.
Non c’è più altro da dire in pubblico e Crocetta si ritira in un saloncino del piano terra dove riceve e ascolta pazientemente i vari gruppi. Cosa si siano detti non è dato sapere. Quello che è certo è che gli interlocutori uscivano dal colloquio un po’ più rinfrancati perché hanno trovato un nuovo interlocutore serio e responsabile in chi pretende di voler essere il Presidente di tutti i Siciliani. La conferenza stampa è stata un disastro ma l’incontro che ne è seguito una ventata nuova della migliore politica.