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mercoledì 21 luglio 2021

I ringraziamenti delle famiglie Mirabito e Mandarano

L'assessore De Luca replica alle "contestazioni" di Lo Cascio: Tutto è migliorabile e incrementabile ma che non si dica sia “nulla”.

COMUNICATO STAMPA

In riferimento all’articolo apparso ieri, 20 luglio, sui media locali a firma di Pietro Lo Cascio, mi associo – in qualità di Assessore alla Cultura – al riconoscimento della vivacità, della qualità e dell’impegno che caratterizza il mondo dell’associazionismo culturale nelle nostre isole per la realizzazione di numerosi eventi di rilievo e di grande valore.

Sulle constatazioni meramente personali non entro nel merito, tuttavia mi rammarico di dovere replicare all’accusa di “latitanza amministrativa” che reputo pretestuosa oltreché grossolana. Di buon grado avrei accettato la legittima espressione di una personale insoddisfazione per l’operato o di una divergenza di vedute e opinioni ma laddove sono il mio impegno e la mia dedizione a essere messi in discussione o meglio a essere così mortificati non posso esimermi dal replicare al Sig. Lo Cascio che si sbaglia di grosso, che esistono e sono pubblici e consultabili tutti gli atti che il mio Assessorato e l’Amministrazione hanno portato avanti in questi anni a sostegno delle iniziative culturali più svariate quali rassegne, mostre, singoli eventi culturali, presentazioni di libri, manifestazioni folcloristiche e rievocazioni storiche, concerti, festival, conferenze, eventi formativi nelle scuole, premi, documentari – nulla togliendo ai festeggiamenti in onore del Santo Patrono, la cui rilevanza mi auguro che non sia messa in discussione; sostegno economico (nel rispetto dei requisiti delle Associazioni previsti da Regolamento Comunale) per circa 140.000 euro da quando ricopro la carica attuale (senza contare l’anno in corso) ma anche logistico, organizzativo, amministrativo e quindi di responsabilità, anche personale.

Poco? Forse, tutto è migliorabile e incrementabile ma che non si dica sia “nulla”.

Non riduco mai, tantomeno lo faccio adesso, il valore delle cose a questi aspetti perché credo fermamente nella cultura, nella sua potenza, nelle possibilità infinite di crescita e di scoperta sempre di qualcosa di nuovo e di bello e questo, al netto di tutti i limiti, lo dimostra la mia partecipazione costante ed entusiasta agli eventi che il Comune patrocina e supporta, a finire dalla più recente inaugurazione dei pomeriggi culturali eoliani, qualche giorno fa, proprio a Villa Santa Lucia, di proprietà Lo Cascio, ironia della sorte .

                                    Assessore Tiziana De Luca

Centro di riabilitazione di Canneto. Naso chiede spostamento guardia medica e ripristino piena funzionalità del servizio


Festeggiata ieri Santa Margherita, patrona del Gruppo comunale di Protezione civile. Foto e video di Bartolo Ruggiero


 






IL VIDEO:

Accadde alle Eolie. 21 luglio 2011: Marcello Sorgi è cittadino onorario di Lipari

Domani presentazione del volume "La Chiesa dell'Addolorata a Lipari" di Michele Giacomantonio

Buon Compleanno a Anna Merrina, Rita Restuccia, Daniela Consoli, Mary Giuffrè, Rosalia La Greca, Geny Nicchia, Guglielmo Battaglino, Valeria S. Cappadona

Musumeci: Nutro dubbi sulla effettiva operosità del centro operativo di Stromboli

«A Stromboli è stato istituito un centro operativo d'intesa fra la Regione e la Protezione Civile nazionale negli anni passati, ma sulla effettiva operatività del centro continuano ad avere grossi dubbi e quindi presto nel mese di agosto molto probabilmente con i capi della Protezione civile nazionale e regionale andremo a Stromboli per un vertice operativo».

Lo ha annunciato il presidente della Regione Nello Musumeci a Catania incontrando la stampa insieme con i Capi della Protezione civile nazionale e regionale Fabrizio Curcio e Salvo Cocina al termine di una riunione dell'Unità di crisi nazionale della Protezione civile per pianificare ogni iniziativa utile ad affrontare l'emergenza cenere vulcanica dell'Etna.

«A Stromboli - ha aggiunto Musumeci - serve une presenza costante per la segnalazione di eventuali episodi che possono determinare la dichiarazione dello stato di emergenza e deve anche esserci, e quella c'è già, una presenza di scienziati e studiosi per esaminare e studiare i fenomeni legati allo Stromboli».

Oggi è il 21 luglio. Buongiorno con questa cartolina dalle Eolie

Spiaggia dell'asino (Vulcano)

martedì 20 luglio 2021

Coronavirus, 552 nuovi casi in Sicilia, 3 i decessi. Tampone obbligatorio da domani per chi arriva da Francia, Grecia e Paesi Bassi

Sono 552 i nuovi casi di Coronavirus registrati in Sicilia nelle ultime 24 ore, su 18.038 tamponi processati. Resta comunque stabile il tasso di positività, al 3.1%, stesso dato di ieri. Tre i decessi. E' quanto emerge dai dati del bollettino odierno del ministero della Salute.

Tampone obbligatorio anche per chi arriva in Sicilia da Francia, Grecia e Paesi Bassi o per chi vi ha soggiornato nei 14 giorni precedenti. Lo prevede l'ordinanza appena firmata dal presidente della Regione Nello Musumeci.

Le stesse misure di prevenzione anti Covid sono già previste per chi proviene da Spagna, Portogallo e Malta, oltre che da alcuni Paesi extraeuropei, come disposto dal ministero della Salute.

Rifiuti non raccolti, è caos. L'articolo del nostro direttore sulla Gazzetta del sud del 20 luglio 2021

Usca e Guardia medica nel centro riabilitativo di Canneto. Biviano: Inaccettabile, ASP continua imperterrita a ridimensionare servizi sanitari nel territorio eoliano

Lipari, 20/07/2021

Al Direttore Generale f.f. dell’Asp Messina

Al Direttore del Distretto sanitario


OGGETTO: Smantellamento del Centro di Riabilitazione di Canneto e contestuale collocazione nello stesso dei servizi USCA e Guardia Medica

Il trasferimento della guardia medica e dell’USCA presso il centro di Riabilitazione di Canneto è il miglior modo per impartire il “de profundis” a quest’ultimo.

Invece di implementare il Centro di riabilitazione di Canneto con l’invio di ulteriori figure professionali ad oggi totalmente mancanti e rinforzarlo con le poche attualmente presenti, si decide di trasferirvi altri servizi sfrattando di fatto l’attuale servizio riabilitativo, se pur ormai divenuto precario proprio per l’assenza di operatori sanitari specializzati.

La storia è la stessa e purtroppo conosciamo già il finale.

Non è accettabile un simile atteggiamento da parte dell’ASP Messina che continua nell’opera imperterrita di ridimensionare i servizi sanitari nel territorio eoliano

Sarebbe interessante sapere quali ordini di servizio siano stati impartiti, dopo questa scellerata decisione, ai pochi operatori del centro presenti e rimasti, relegati, immaginiamo, in qualche stanzetta o altro, in attesa di conoscere il loro infausto destino. Si vogliono per caso parcheggiare in qualche stanza dell’Ospedale a fare cosa?

Il Direttore Generale f.f. dell’Asp Messina 5, Dott. Alagna, di giorno predica la propria intenzione di
ampliare l’offerta sanitaria nelle Eolie e di notte invece smantella quello che di buono era stato fatto negli anni.

Se non è così, invito lo stesso Direttore Generale f.f. a chiedere immediate spiegazione a chi di competenza ricercando le motivazioni che hanno portato a questa scellerata decisione, oltre ad avviare tutte le azioni necessarie al ripristino pieno e completo del centro di riabilitazione di Canneto, ricercando invece altre soluzione per la guardia medica e per la stessa USCA più vicine alle esigenze della popolazione.

Distinti saluti.

Il Presidente del Consiglio Comunale

Dott. Giacomo Biviano

Salina Festival 2021, a Letizia Battaglia il Premio CineMareMusica. La XIV edizione della manifestazione dal 25 al 29 Luglio

“Sento quanto mi volete bene e vi ringrazio, sarò con voi a Salina”. Così Letizia Battaglia, la fotografa siciliana che con la sua arte ha segnato la storia del giornalismo e dell'impegno siciliano sul fronte antimafia, commenta l'invito al Salina Festival 2021 per ricevere il Premio CineMareMusica. Un premio giunto alla XIV° edizione e dedicato a personaggi della cultura, dello spettacolo, della società civile che abbiano saputo portare nel mondo un'idea di Sicilia fuori dalle convenzioni.

E' il caso di Letizia Battaglia, di cui ripercorreremo la carriera e attraverso il documentario “Shooting the mafia” di Kim Longilotto che verrà proiettato il 29 luglio alle 22 nella Piazza di Santa Marina Salina subito dopo la consegna del Premio.

’”Letizia Battaglia entra a pieno titolo tra quegli “Alieni in questo mondo” a cui ci siamo ispirati per il Salina Festival di quest'anno – commenta il direttore artistico Massimo Cavallaro - questa donna straordinaria è stata una figura fondamentale tra gli anni Settanta e Novanta, e la sua vita fuori dagli schemi è ancora oggi emblema di libertà”.

Il premio CineMareMusica è stato conferito nel passato a personaggi quali: Paolo e Vittorio Taviani, Francesco Alliata, Marcello Sorgi, Rita Borsellino e Maria Falcone, Giovanni Impastato, Antonio Albanese, Pietro Bartolo.

Sull'isola fervono i preparativi per questa edizione: si inizia il 25 luglio nel suggestivo sito archeologico di Portella con la “Passeggiata Sonora” e il concerto di Carola Ortiz, cantante e compositrice catalana, che presenta il suo terzo album da solista, ‘pecato beata’ sui versi di scrittrici catalane.

Nei cinque giorni del Salina Festival saranno diverse le location per gli appuntamenti in programma, che prevedono anche un concerto omaggio a David Bowie con la band milanese The Ziggies che si esibiranno il 26 luglio a Malfa, e l'atteso spettacolo “I Siciliani” con l'attore Ninni Bruschetta e la compositrice e direttore d'orchestra Cettina Donato ispirato alle poesie di Antonio Caldarella, il 27 luglio nella Piazza San Gaetano di Rinella.

Anche quest'anno la sensibilità verso l'ambiente è in primo piano, grazie alla certificazione “100% energia pulita Dolomiti Energia”: tutta l’energia elettrica utilizzata è certificata da fonti rinnovabili.

Tutte le info su www.salinafestival.it o sulla nostra pagina fb

https://www.facebook.com/SalinaFestival/

Appuntamenti in programma:

Santa Marina Salina:  25-07, ore 19.00 – Inaugurazione del festival con la Passeggiata Sonora; 

25-07, ore 19.30 – Concerto Carola Ortiz “Pecata Beata”

Malfa:  26-07, ore 22.00 – Concerto The Ziggies “La Musica di David Bowie

Rinella: 27-07, ore 22.00 Concerto “I Siciliani” Ninni Bruschetta e Cettina Donato

Malfa : 28-07, ore 22.00 Film musicale “We are the Thousand” di Anita Rivaroli

Santa Marina Salina:  29-07, ore 21.30 – consegna Premio CineMareMusica 2021 a Letizia Battaglia

29-07, ore 22,00 – Documentario “Letizia Battaglia – Shooting the mafia” di Kim Longinotto

Al via a Malfa il concorso fotografico in memoria di Roberto Rossello. Foto da inviare entro il 24 luglio

Il concorso fotografico Roberto Rossello “L’eternità è il mare andato via col sole”, giunge quest’anno alla seconda edizione. 

È un evento organizzato dalla Pro Loco di Malfa, patrocinata dal Comune di Malfa, volto al ricordo del giovane Roberto Rossello, uno dei soci fondatori dell’associazione che amava la sua terra e le sue bellezze e che del suo lavoro ne aveva fatta una missione di valorizzazione dei prodotti locali, portando avanti l’antica tradizione del nonno materno, con intraprendenza e spirito di innovazione. Un ragazzo gioioso e brillante, un carissimo amico per gran parte dei soci che non lo dimenticheranno mai. 

Il concorso fotografico è un doveroso gesto per la grande amicizia che legava gran parte dei soci, una giornata dedicata a lui, intima, profonda che rievoca il suo nome e la sua presenza che è e sarà sempre forte e attorno a noi. 

Quest’anno il concorso, oltre alla sezione Pollara al tramonto si arricchisce di altre due sezioni dedicate all’ambiente e alla natura della nostra isola, Flora e Fauna dell’isola di Salina e della sezione Scorci di vita isolana per dare la possibilità a tutti i fotoamatori di cogliere le bellezze dell’isola, tra mare e montagna e fissare i momenti emblematici e tipici della vita isolana che si perpetuano da sempre: come i nostri pescatori, i nostri contadini, i sorrisi di chi accoglie i viaggiatori che raggiungono la nostra terra, etc.. 

La serata della premiazione sarà svolta a Pollara nella piazza Sant’Onofrio il 31 luglio 2021: una giuria voterà le foto inviate e si decreteranno sei vincitori, due per sezione, a cui verrà consegnata una targa ricordo. Le sei foto vincitrici saranno utilizzate per il calendario 2022 che la Pro Loco di Malfa distribuirà gratuitamente alla comunità. 

Per l’occasione, per rendere ancora più intima e profonda la serata dedicata a Roberto, i musicisti Valerio Cairone e Salvo Disca, con voce e strumenti, realizzeranno un concerto speciale, coinvolgendo i partecipanti attraverso melodie arcaiche, delicate, che toccheranno il cuore. 

Avete tempo fino al 24 luglio per inviare le vostre fotografie a salinaproloco@gmail.com o su Messenger nella pagina facebook della Pro Loco di Malfa. 

IL PRESIDENTE PRO LOCO MALFA 

Daniela Schepis

Assessore De Luca all'ASP e alla Regione: Non pregiudicare servizio di riabilitazione, per guardia medica si trovino altri locali

Questa la nota inviata dall’assessore ai servizi sociosanitari del Comune di Lipari, Tiziana De Luca, al direttore generale Asp 5 Alagna, al Direttore generale Pianificazione strategica Assessorato regionale alla Salute, La Rocca e p.c. all’ Assessore alla Salute Regione Siciliana, Razza :
Con la presente, avendo appreso con comunicazione via mail da parte del Capo Distretto Socio sanitario di Lipari Dott Catalfamo dello spostamento della Guardia medica di Lipari,
si richiedono chiarimenti in merito a tale dislocazione da Lipari centro alla frazione di Canneto poiché crea enormi disagi soprattutto in piena stagione turistica a residenti e visitatori, ma soprattutto l’istanza è connessa al conseguente ridimensionamento del Centro di riabilitazione di Canneto, la cui chiusura nel 2020 era stata imputata proprio alla presenza della Guardia medica, allora trasferita dal presidio ospedaliero, per recupero locali da adibire ad area grigia Covid all’interno dello stesso, in quanto creava motivi di promiscuità con l’utenza fruitrice dei servizi riabilitativi, e poi ritraslocata a Lipari, accanto al Palasport, al fine di far cessare le ragioni del fermo della Riabilitazione.
Appare incongruente tale dinamica ma soprattutto fa rilevare enormi preoccupazioni dato che la Riabilitazione per adulti e minori, ossia per coloro che non rientrano fra gli ammissibili ai servizi che si erogano presso il centro di Lipari in regime di 104, è praticamente cancellata, andando tra l’altro in contraddizione con una sentenza pronunciata a seguito di un procedimento sollevato da alcune famiglie qualche anno fa, che ne aveva, a ricordo, statuito l’obbligo di permanenza del servizio, in considerazione dell’insularita’ e delle norme di riferimento.
Per tutto ciò premesso, si richiede di voler conoscere le condizioni funzionali del Centro di riabilitazione di Canneto, e di voler, qualora fossero fermi, come è stato segnalato da alcuni utenti, attivare o riattivare i servizi previsti, e di voler individuare un locale più adeguato per la Guardia medica, che è stata collocata insieme al presidio Usca, in una zona dall’accesso poco agevole, in termini di distanza e di struttura, e comunque al fine di non pregiudicare il servizio di riabilitazione, che appare definitivamente compromesso.

In attesa di Vs. Cortese riscontro, si porgono

Distinti Saluti.

Assessore ai Servizi socio sanitari

Tiziana De Luca

Guardia medica trasferita a Canneto

Comunichiamo, come da notizia ricevuta che il presidio di Guardia Medica di Lipari si è trasferito da via STRADALE PIANOCONTE - LIPARI a via TORRENTE BOCCETTA angolo Marina Garibaldi - CANNETO (locali del Centro di riabilitazione

A 50 anni dai fatti, incontro a Stromboli su "Le giornate di Filicudi" e proiezione del video "Il maggio di Filicudi"


 

Il cordoglio dell'IC Isole Eolie per la dipartita di Fabrizio Taranto

CARA RINA,

collega, amica, madre, nonna,

ci uniamo al tuo dolore e a quello della tua famiglia per questa perdita dolorosa e inconcepibile.
Non ci sono parole per quello che è successo.
Vorremmo soltanto abbracciare te, Sabrina, i bambini, Franco, Erika.

La DS, i Docenti, i Collaboratori scolastici, le famiglie, gli studenti
IC ISOLE EOLIE

Venti luglio 2019: Le Eolie sulla Gazzetta del sud con un articolo del nostro direttore

"La storia delle Eolie" conosciamola attraverso lo storico La Greca. 20 Luglio 1866 : La battaglia di Lissa e i caduti eoliani

20 luglio 1866
La Battaglia di Lissa

Nel corso della Battaglia di Lissa, durante la III guerra d’Indipendenza italiana, il nostro Comune paga un pesante tributo di vite umane. Tredici corazzate italiane si scontrarono con sole sette corazzate austriache: era il primo scontro di grandi proporzioni fra tali nuovi mezzi navali. La flotta italiana aveva preso il mare senza piani di battaglia e senza carte accurate dell’Adriatico. Le attrezzature e il grado di specializzazione della flotta austriaca numericamente inferiore, erano di gran lunga maggiori di quelli della nostra flotta. Ma soprattutto furono determinanti della sconfitta la sfiducia degli ufficiali italiani nell’ammiraglio Persano, nonché la sua limitata capacità di comando.
Lissa è una piccola isola situata di fronte alla costa dalmata Nel 1866, l'8 di aprile, a Berlino si celebrava il Trattato della triplice alleanza fra l'allora Regno d’Italia, la Prussia e la Francia, in base al quale "entro tre mesi" si doveva dichiarare guerra all'Austria. Il 16 giugno (seppure con otto giorni di ritardo…), con il proclama di Vittorio Emanuele II, veniva dichiarata la guerra, e il giorno 24 successivo a Custoza l'esercito Italiano veniva sconfitto da quello Austriaco. L'esercito Italiano operava una "ritirata strategica" fino oltre il Po, per difendere l'allora capitale: Firenze. Il 3 luglio le armate Prussiane sconfiggevano l'esercito Austriaco a Sadowa. Due giorni dopo la disfatta di Sadowa, Francesco Giuseppe chiedeva l'armistizio e pur di concluderlo offrì di cedere il Veneto alla Francia, la quale lo avrebbe dovuto "girare" agli Italiani.
Il governo del tempo era contrario a questa proposta perché umiliava le loro forze armate e, vista la penosa condizione dell'esercito dopo la dura batosta di Custoza, puntarono sulla marina per poter riportare una vittoria sul nemico che consentisse loro di finire onorevolmente la guerra.
Il primo Ministro, Bettino Ricasoli, telegrafò all'ammiraglio Persano dicendo: «E' indispensabile che fra una settimana la flotta austriaca sia distrutta".
Ma qual’era lo stato della nostra marina? Leggiamolo dalle pagine del quotidiano Francese La Presse: «pare che all'amministrazione della Marina Italiana stia per aprirsi un baratro di miserie: furti sui contratti e sulle transazioni con i costruttori, bronzo dei cannoni di cattiva qualità, polvere avariata, blindaggi troppo sottili, ecc. Se si vorranno fare delle inchieste serie, si scoprirà ben altro!». e così il quadro è completo!
Dunque, giunge il fatidico 20 luglio, e quanto segue lo leggiamo dalle Memorie del Regio Commissario Italo-Piemontese, conte Genova Thaon di Revel, incaricato dell'annessione forzata del Veneto all'Italia.
L'ammiraglio Persano non andava d'accordo con il suo capo di stato maggiore. Nulla sapevano i comandanti delle squadre del piano d'azione che aveva combinato Persano. Uscita la flotta dal porto di Ancona, varie squadre furono mandate a sparare inconsideratamente contro le batterie di terra altolocate di Lissa ed altri diversi punti della costa Dalmata, senza ottenere alcun risultato. E quando la flotta nemica giunse improvvisamente, le nostre navi divise, in bordeggiare incerto, ebbero pena a riunirsi. All'appressarsi del nemico, egli lasciò inopinatamente la nave ammiraglia, dalla cui alta alberatura attendevasi segnali, per andare a rinchiudersi nella torre dell'Affondatore.
Il Re d'Italia colò a picco oppresso dalle navi nemiche, mentre la Palestro saltò in aria. L’ammiraglio austriaco Tegetthoff, le cui navi erano seriamente scosse, si rivolse verso Pola ed allora solamente si vide un segnale di Persano: «libertà di manovra!». Sull'ordine del giorno osò scrivere essere rimasto «padrone delle acque». Al rovescio dei generali battuti a Custoza, egli si proclamò vincitore, essendosi tenuto fuori del pericolo. Salvò la vita, ma non il suo onore militare.
Le perdite sono state complessivamente di 620 mori e 40 feriti fra gli equipaggi Italiani, e di 38 morti e 138 feriti fra quelli austro-veneti.
La corazzata Re d'Italia, speronata da quella austriaca, fu affondata in pochi minuti con la tragica perdita di 400 uomini, la corvetta Palestro fu colpita da un proiettile incendiario ed esplose trascinandosi dietro oltre 200 uomini.
Ben 17 eoliani, andarono a picco con le due corazzate su cui erano imbarcati. Eccone l’elenco, forse incompleto.
Nell’affondamento della “Re d’Italia” morirono:
1)      Il marinaio Bartolomeo Rando, di Salvatore e di Marianna Tesoriero, nato a Lipari il 13 aprile 1842;
2)      Il marinaio fochista Domenico Favorito, di Giuseppe e di Rosalia Alajmo, nato a Lipari il 10 novembre 1842;
3)      Il carbonaro Giuseppe Di Losa, di Onofrio e di Maria Giuseppa La Nassa, nato a Lipari il 2 gennaio 1842 (quest’ultimo probabilmente di Stromboli);
4)      Il marinaio fochista Francesco Lo Schiavo, di Vincenzo e di Francesca Pirera, nato a Lipari il 22 gennaio 1843;
5)      Il marinaio Giovanni La Greca, di Antonino e di Marianna Picone, nato a Lipari il 24 giugno 1843;
6)      Il marinaio cannoniere di seconda classe Giuseppe Famularo, di Giuseppe e di Rosa Basile, nato a Lipari il 13 novembre 1844;
7)      Il marinaio Giuseppe Russo, di Giuseppe e di Marianna Galletta, nato a Lipari il 16 luglio 1843;
8)      Il marinaio timoniere Gaetano Sciarrone, di Giovanni e di Angela Muleta, nato a Lipari il 5 maggio 1843;
9)      Il marinaio Antonio Mollica, di Domenico e di Giovanna Natoli, nato a Lipari l’8 settembre 1843;
10)  Il marinaio fochista Bartolomeo Sale di ignoti, nato a Lipari il 3 aprile 1837.

Nell’affondamento della “Palestro” persero la vita:
1)      Il marinaio Pasquale Maria, di Giuseppe e di Grazia Cafarella, nato a Lipari il 16 marzo 1844;
2)      Il marinaio Giovanni Bongiorno, di Antonio e di Giuseppa Picone, nato a Lipari il 4 novembre 1842;
3)      Il marinaio Carmelo Conte, di Felice e di Giuseppa Cusolito, nato a Lipari il 31 dicembre 1844;
4)      Il marinaio Giuseppe Renda, di Giovanni e di Concetta Mollica, nato a Lipari il 1° luglio 1842;
5)      Il marinaio Andrea Renda, di Gaetano e di Marianna Ristuccia, nato a Stromboli il 2 febbraio 1840;
6)      Il marinaio Bartolomeo Russo, di Bartolo e di Maria Famularo, nato a Stromboli il 6 febbraio 1845;
7)      Il marinaio Gaetano Ricciardi, di Gaetano e di Maria Quadara, nato a Lipari il 18 novembre 1843.


Abbiamo voluto ricordare questi giovani perché sono stati i primi cittadini eoliani del nuovo stato unitario a morire in un conflitto del cui significato, dei cui fini politici e militari forse non si rendevano affatto conto. Molti di loro certamente non avevano neanche una chiara cognizione dei cambiamenti politici nei quali le loro stesse isole erano state coinvolte. Per i giovani come loro il primo concreto contatto con la nuova entità nazionale italiana era stato proprio il servizio di leva, che li aveva tenuti lontani da casa per diversi anni; almeno venti di loro a casa non ci tornarono più, iniziando quella lunga serie di feriti, morti e dispersi che, in un secolo di guerre terribili, folli e comunque quasi sempre incomprensibili per color ch’erano chiamati a combatterle, punteggerà purtroppo anche la piccola storia contemporanea del nostro arcipelago.

Buon Compleanno a Caterina Merlino, Mario Finocchiaro, Stella Randazzo, Piero De Teresa, Annalisa Ristagno, Simona Biviano, Lucia Basile, Tamara Riganò, Luigi Pajno, Rita Catena Ziino, Cassandra Finocchiaro

E' deceduto Domenico D'Onofrio

Buon Compleanno... nell'azzurro del cielo in cui sei e nei nostri cuori!

Sempre nel cuore e nella mente, 

oggi un pò di più... tra una lacrima ed un sorriso

Seconda laurea con 110 e lode e bacio accademico per Andrea Giorgia Marino


Laurea magistrale in scienze e tecniche dello sport, presso la Facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Tor Vergata, per Andrea Giorgia Marino. 

La laurea è stata conseguita con il punteggio di 110 e lode e bacio accademico. 

Ha presentato e discusso la tesi "Mens sana in corpore sano: Studio di un protocollo chinesiologico adattato durante la pandemia Sars - Cov - 2"

Per Andrea si tratta della seconda laurea.

A lei l'augurio di un brillante futuro e felicitazioni per i genitori e i parenti tutti


lunedì 19 luglio 2021

QUELLA DI FLORENZIA, UNA STORIA DA RACCONTARE di Michele Giacomantonio (Puntata 10 di 10)

Decima puntata
LE FORZE MI VENGONO MENO…
Le ultime settimane di vita


 


Florenzia già anziana e l’entrata della Casa generalizia a Roma

Florenzia seguì i problemi della congregazione fino alle ultime ore di vita con una partecipazione che andava dai problemi più impegnativi della congregazione e delle case fino alle vicende delle singole suore. Poneva domande, dava consigli, si preoccupava della loro salute...
Anche nel chiedere aiuto alle consorelle era molto discreta. Uno dei malanni che la vecchiaia le aveva recato era il gonfiore alle gambe e il problema che aveva tutte le mattine, anche perché era divenuta molto robusta, era quello di allacciarsi le scarpe. Da sola non ci riusciva e quindi aspettava la prima suora che passasse per il corridoio e potesse aiutarla. Spesso questa era suor Colomba e la Madre un giorno le chiese:
– Che cosa pensi, quando fai questo servizio?
– A niente, Madre.
– E invece devi pensare che lo fai per amore del Signore.
Le difficoltà nei movimenti facevano sì che avesse sempre bisogno di qualcuno che l’aiutasse a coricarsi e ad alzarsi. Una notte cadde dal letto, ma per non disturbare le consorelle durante il sonno non volle chiedere aiuto. Rimase a terra fino al mattino, quando la trovarono tutta infreddolita perché era inverno.
Amava conversare e comunicare con le consorelle. Lo faceva di persona o per lettera.
Aveva una grande dote di discernimento nel giudicare le persone ed era sempre prodiga di consigli, ma badava bene a farlo amichevolmente senza  pregiudizio. Fin da giovane, era stata devota di suor Teresa di Gesù Bambino e voleva che soprattutto le novizie ne leggessero la vita e la <<Storia di un’anima>>. Suor Maria Maddalena era rimasta colpita dal brano in cui Teresa si era scelta una consorella che le correggesse i difetti.
– Quale suora mi potrebbe essere di aiuto?, si chiedeva, ed era titubante, perché pensava a una consorella molto sveglia e intraprendente, ma aveva dei dubbi.
– Che cosa la preoccupa suor Maria Maddalena? – le chiede un giorno Florenzia vedendola turbata.
La giovane le confidò il suo problema e le fece anche il nome della suora a cui aveva pensato.
– Se vuoi un mio consiglio, non credo che quella suora sia adatta per la tua anima. Ti faccio io una proposta e poi decidi tu.
Suor Maria Maddalena seguì il consiglio della Madre e si trovò bene, mentre la consorella a cui aveva pensato dopo pochi anni perdette la vocazione e abbandonò l’abito e l’istituto.
Alla capacità di discernimento univa un naturale senso pedagogico basato sulla fiducia nell’interlocutore. Un giorno, mentre è alla finestra della casa di Roma che guarda i bambini giocare nel cortile, si accorge che una giovane suora aveva perso la pazienza con un bambino che continuava a fare capricci. Florenzia subito non dice niente, ma nel pomeriggio fa chiamare la suora nella sua stanza. Questa si era accorta che la Madre aveva notato la sua reazione ed era impaurita. Chissà che cosa le avrebbe detto… Era così severa… Florenzia vede la suora tutta tremante e cerca di metterla a suo agio, la invita a sedersi.
– L’ho fatta chiamare, cara figliola, per sapere se si trova bene con noi. Incontra difficoltà nella vita religiosa? Sta bene in salute?
La giovane è sorpresa. Credeva di doversi scusare e, invece, la Madre l’invitava a una conversazione serena. Senza rimproverarle nulla, Florenzia le parla dell’amore di Cristo, dello spirito di sacrificio che le suore devono acquistare, della carità verso gli altri.
– Molte volte è difficile trattare con i bambini, specie se sono dei piccoli ribelli. Ma Gesù amava i bambini e li portava ad esempio agli adulti. Con loro bisogna avere più pazienza che con i grandi.
Un altro episodio la vede esercitare questa virtù pedagogica con una bambina. C’era in istituto una ragazzina di 13 anni, Teresa, che le suore avevano accolto per carità, visto che la famiglia non poteva mantenerla. Florenzia amava chiacchierare con lei e Teresa, rassicurata dalla confidenza che le dimostrava la Madre, un giorno le chiese perché non potesse indossare l’abito delle novizie e divenire suora.
– Sei ancora troppo giovane, Teresa. Devi avere pazienza, verrà anche il tuo momento, la rassicurò la Madre.
– Ma è già un anno che sono qui e conosco tutte le preghiere meglio di tante novizie. Perché non fa un’eccezione?
Florenzia vede che la ragazzina non vuole convincersi e sembra chiudere il discorso.

La cameretta di Florenzia nella Casa di Roma ora trasformata in Cappella.

– Teresa, in giardino c’è un piccolo tronco di albero quasi secco; vedi di estirparlo e portalo qui.
Sembra un incarico di responsabilità e Teresa, lieta, corre in giardino. Provò e riprovò a svellere il tronco, ma per quanti sforzi facesse la pianta non si mosse di un centimetro. Delusa, stanca e accaldata, tornò dalla Madre.
– Il tronco è più grande di me, non riesco a smuoverlo.
– Vedi, Teresa, ci sono cose che alla tua età, con le tue forze puoi fare e altre no. Quello che si verifica per le piante, accade nella nostra vita. Quando si è giovani, bisogna pensare a curare la vita e a raddrizzarla se ce n’è bisogno. Quindi in questo periodo studia, lavora e strappa, se occorre, le erbe cattive, cioè le cattive inclinazioni che scopri in te. Il Signore premierà la tua generosità e, se vorrà, quando sarai più grandicella, potrai diventare suora.
Spesso andava a trovare la suora che era in cucina.
– Figlia mia, fammi pulire la verdura, diceva.
– Madre, mai io non voglio che lei faccia queste cose –, rispondeva imbarazzata la suora cuciniera.
– Perché no? Non ho forse anch’io il diritto di andare in paradiso con il mio lavoro? Vede, fra pentole e pentolini sta spesso la nostra santità.
– Spesso qui, Madre, non si ha nemmeno il tempo di dire un Gloria.
– Eppure è semplice. Quando accende il fuoco, si ricordi dell’inferno e del purgatorio e così il suo impegno sarà, tra meditazione e lavoro, tutto per Gesù. Che cosa vuole di più? Si faccia santa e preghi per me.
Molto tempo Florenzia lo dedica alle lettere rivolte alle suore lontane o alle circolari che scrive per Natale o per Pasqua. Sono quasi sempre lettere serene e, se qualche volta deve rimproverare, lo fa con franchezza come con la stessa franchezza è pronta a chiedere scusa se si accorge di essere stata ingiusta o di avere ecceduto. Ma nell’ultimo anno di vita doveva avere un cruccio molto forte che serbava dentro di sé, anche se qualche volta prorompeva alla superficie.
La circolare del 31 marzo 1955 è particolare e sembra rilevare questo stato d’animo: “Il mio cuore materno – vi si legge dopo l’indirizzo alle “figliuole carissime” e l’annunzio dell’approssimarsi della Pasqua – sente il bisogno di manifestare i sensi di soprannaturale affetto che a voi mi lega, affetto purtroppo mal corrisposto perché, se il cuore delle figlie battesse all’unisono con quello della Madre, ben diversa sarebbe la vostra condotta. Soffro tanto nel considerare che voi non vi amate, non vi compatite scambievolmente, anzi spesso si deve constatare quello spirito di fazione, di ribellione, di mormorazione, di riferire i difetti delle consorelle trasportandoli di Comunità in Comunità, inasprendo gli animi e disseminando malanimo e discordie. Che piaga terribile!!! Figliuole care, perché amareggiare tanto il cuore di Gesù e quello della Madre vostra? Penso, però, che la Quaresima sarà stata un periodo di ravvedimento e che la S. Pasqua del 1955 segnerà per il nostro istituto l’inizio di un rifiorimento dello spirito di carità vera e sentita, che stabilirà nelle anime vostre e nelle vostre comunità la pace e la gioia santa che unisce i cuori a Gesù. Questo l’augurio sentito che la Madre vi fa giungere in questa S. Pasqua, fiduciosa che ognuna di voi coopererà a rimarginare questa piaga terribile che tende a distruggere lo spirito religioso nei membri della nostra cara Congregazione”.
E, infine, la conclusione: “Figliuole care, l’avvenire della nostra cara Congregazione è nelle vostre mani, scuotetevi e in questa Pasqua fate propositi santi”.
Critiche di questo tipo non erano usuali in Florenzia. Probabilmente negli ultimi mesi vi era una vena di pessimismo che l’amareggiava e che, di tanto in tanto, emergeva. Di più, proprio in questi ultimi mesi, scomparivano alcune compagne – suor Veronica e suor Nazarena – che erano state con lei fin dai primi momenti della creazione dell’istituto.
Il 18 febbraio 1956 Florenzia, che sente approssimarsi la propria fine, scrive a suor Pia, che era ancora in Sicilia, chiedendole, se possibile, di sospendere le visite in programma e tornare a Roma. È una lettera espresso che consegna alla segretaria generale per spedirla. Ma questa, oltre a spedire la lettera, decide di telefonare alla casa di Acireale dove era suor Pia per manifestarle le sue preoccupazioni. Niente di grave in apparenza, solo la pressione un po’ alta, ma il fatto che Florenzia avesse chiesto il rientro della vicaria l’aveva messa in allarme. La telefonata confermò a suor Pia alcuni presentimenti che lei stessa aveva avuto e così – “spinta da un incubo che la tormentava” – decise di partire senza frapporre indugi.
Il 19 suor Pia è già a Roma. Vi era arrivata la sera precedente a tarda ora, avendo viaggiato tutto il giorno, e non aveva voluto disturbare Florenzia. Ma la mattina del 20, alle nove, è già nella sua camera. La Madre sta benino e non sembra che sia prossima alla morte. È felice di vedere suor Pia e subito vuole essere messa al corrente di come vanno le cose in Sicilia e, in particolare, a Palermo e a Petralìa Sottana, dove vi erano stati problemi nella realizzazione delle nuove sedi. Parlano per tre ore fino a mezzogiorno e Florenzia vuole conoscere tutto, fin nei minimi particolari, delle case, ma anche delle suore, dei bambini assistiti, delle aspiranti alla vita religiosa, delle postulanti, delle novizie, delle opere di carità. Aveva nella sua testa, con grande lucidità, il quadro delle attività siciliane e con interesse voleva essere aggiornata.
Nel pomeriggio fa chiamare il padre francescano che le ha promesso la donazione di una villetta a Roma centro da parte di una benefattrice. È un problema che le sta molto a cuore. Ha sempre sperato – visto che Monte Mario risulta un po’ fuori mano – di potere avere una casa anche piccola a Roma dove potessero abitare le suore che dovevano frequentare le scuole. Meglio se fosse dalle parti di San Pietro, “per essere più vicine al Papa”. Il padre arriva subito e l’incontro si tiene nella cameretta di Florenzia, che lo accoglie seduta nella sua solita poltrona di legno, alla presenza di suor Pia e della segretaria generale. Ma padre Bernardo non ha novità e pare a Florenzia troppo evasivo. Essa, però, è pressata dal tempo che le sfugge e si rivolge al francescano con toni accorati: “Padre, Lei mi può aiutare, mi deve aiutare. Non ho più testa né gambe, non posso più muovermi, non posso più reggere l’istituto… Ci deve aiutare, segua la pratica della donazione della casa in città. Poi c’è da fare la chiesa, il progetto è pronto, desidero essere sepolta nella nuova chiesa vicina a Gesù, vicino alla Madonna, in mezzo alle mie figlie”.

2. Un transito sereno

  Quella del martedì, 21 febbraio 1956, fu la giornata fatidica. Pioveva e vi era umido e freddo. La mattina Florenzia non se la sentì di alzarsi per sedersi sulla sua poltrona come faceva sempre, ma rimase a letto. Questo fu il segnale che soffriva molto e le forze la sorreggevano sempre meno, anche se lei alle domande di come si sentisse rispondeva sempre “bene”. Chiese di parlare con don Traiano, il cappellano dell’istituto, ma questi era fuori sede e così suor Pia pensò di far venire il parroco di Nostra Signora di Guadalupe, che era la loro parrocchia e distava dalla casa un paio di centinaia di metri. Don Paolo arrivò subito e le suore gli suggerirono di dire che non erano state loro a chiamarlo, ma che era venuto di sua iniziativa per una visita di cortesia. Florenzia, che aveva compreso la preoccupazione delle consorelle, fu contenta di vederlo.
“Padre parroco, come faceva a sapere che stavo male?”, chiese con una punta di ironia.
“Madre – rispose sorridendo don Paolo –, il parroco sa tutto”. E, dopo questi convenevoli, la suora chiese di confessarsi. Dopo il parroco volle somministrarle il viatico, anche se Florenzia appariva serena nel volto, parlava e non manifestava nessun segno di crisi grave. Ed ora, aggiunse don Paolo, facciamo la comunione. “Non posso – rispose questa imbarazzata – ho fatto da poco colazione”. “Non importa – ribatté don Paolo –, la dispenso io”. E recitò le preghiere di preparazione e di ringraziamento alla comunione a voce alta e chiara.
Intorno al letto le suore, che nel frattempo, dopo la confessione erano sopraggiunte, prendendo posto nella stanzetta o sostando nel corridoio dinanzi alla porta, impietrite dal dolore, seguivano ogni suo movimento e ogni sua parola. Florenzia recitò alcune preghiere insieme al parroco, da sola ridisse la preghiera a Gesù crocifisso “Anima Christi”. Poi ripeté più volte: “Nel bel cuore di Gesù che mi ha redento, in pace io riposo e mi addormento”. Quindi, col suo solito sorriso, si fece aiutare a mettersi seduta nel letto e si mise a conversare col parroco chiedendogli perché da un po’ di tempo non invitava le sue suore ad andare in parrocchia e, in particolare, perché non le aveva invitate alla solenne festa dell’incoronazione della Madonna. Però, sia perché parlava piano, sia perché incespicava un po’ nelle parole, non si capiva tanto bene quello che diceva.
Si erano fatte già le 12,30 e, mentre conversavano, il parroco chiese se voleva amministrato quello che oggi si chiama sacramento dell’unzione degli infermi e che allora era conosciuta come estrema unzione. Florenzia acconsentì sorridendo, seguì attentamente tutta la cerimonia, vi partecipò con devozione, rispondendo “Amen” con voce chiara. Le suore, con il cuore straziato, seguivano i minimi movimenti della Madre, che in viso era serenissima.
In questo intervallo, arrivò anche il medico curante che le auscultò il cuore, disse che era un po’ debole, ma che non c’era una vera gravità, e andò via. Il parroco, a questo punto, volle darle anche la benedizione papale e, nell’atto che Florenzia ebbe Gesù crocifisso fra le mani, lo strinse forte e, a voce alta e chiara, disse: “Gesù, Gesù mio” e baciò il crocifisso con trasporto. Lo consegnò poi nelle mani del parroco, che lo posò sul tavolo, e ancora a voce alta disse: “Gesù, Gesù mio, Gesù bello”.
Quindi, rivolgendosi alle suore, disse: “Perdono tutte le suore, anche le più discole e benedico di cuore le vicine e le lontane”. Stette un po’ di tempo in silenzio, ringraziò don Paolo e questi, vedendo che stava benino, andò via. Erano le 13,30 e si era trattenuto per circa tre ore.
Accettò di mangiare qualcosa e volle alzarsi e sedersi sulla sua poltrona. Scesero a trovarla, per informarsi sulla sua salute, suor Biagina, che era stata a letto con acuti dolori intercostali, e suor Adele che, malgrado avesse la febbre, aveva voluto fare una visitina alla Madre. A questa, che le chiedeva come stesse, Florenzia rispose sorridendo: “Io sto bene, è lei che è tanto malata. Cerchi di salvaguardarsi”.
Le suore passarono il pomeriggio tutte intorno a Florenzia e – vedendola serena e attenta, come al solito, alla conversazione – si interrogavano perché mai il parroco avesse voluto amministrarle l’estrema unzione. A suor Ludovina, che durante l’assenza di suor Pia dormiva in camera con lei e, quindi, durante la notte si alzava diverse volte per assisterla, disse: “Lei vada a letto a riposare ora, io riposerò stanotte”. A suor Amalia, che di solito si occupava del bucato, disse: “Consegni presto la biancheria ad uso mio che mi servirà”. Riflettendo su queste frasi, suor Pia si chiese se fosse un indizio che Florenzia presagiva la propria morte. Ma non disse nulla a questo proposito. Alle 18,30 fece cena, mangiò come al solito e bevve acqua calda con succo di mandarino, perché sentiva freddo. Alle ore 19 volle che le suore andassero a cenare e rimasero a farle compagnia solo suor Ludovina e suor Amalia.
In questo intervallo, venne a trovarla don Traiano che era rientrato in istituto. Lei gli disse, contenta, che vi era stato don Paolo, di aver fatto la comunione e di aver ricevuto anche l’estrema unzione.
Se lei ha pazienza, Padre, vorrei esporle un ragionamento che sono venuta facendo in questi ultimi mesi e che è come un riassunto della mia vita spirituale. Il mio cammino spirituale. Il Padre le disse che era felice di ascoltarla e Florenzia riprese il discorso.

Interno della chiesa di Pirrera, oggi

“Vede, Padre, la cosa più importante nella mia vita è stata la preghiera, e cioè il dialogo con Gesù e con la Madonna. Ma forse, ancor prima della preghiera, è stato il silenzio. Le suore pensano che io sia un po’ fissata con il silenzio. E può essere vero. Con l’età anche alcuni valori finiscono con l’apparire manie. Ma per me il silenzio vuol dire l’incontro della mia anima con Dio. Il silenzio è una tale forza trasformatrice che ci fa scoprire la nostra povertà umana, la nostra incapacità, i nostri limiti. Il silenzio non è il nulla, ma è ascolto per cogliere la presenza di un altro che è oltre la percezione dei nostri sensi. Il silenzio è la premessa della preghiera, perché vuol dire fare spazio all’ascolto di Dio. Questo l’ho sempre saputo, fin da bambina, quando passavo lunghe ore in silenzio dinanzi al quadro della Madonna degli Angeli nella vecchia chiesetta di Pirrera a Lipari. E un giorno, il giorno della mia prima comunione, ho sentito finalmente la voce di Gesù.
Ho detto molte volte che “Gesù parla alle anime silenziose. Quando si accorge che nel nostro cuore si nutrono pensieri che non sono per lui, ci lascia sole e non si può conoscere la via che porta al cielo”. Sì, il silenzio è già preghiera. E la preghiera è stata per me l’alimento giornaliero, il sostegno a cui appoggiarmi nelle difficoltà. La preghiera fatta di ascolto e di dialogo. Dialogo con Gesù. Dialogo con la Madonna. Dialogo e meditazione. Anche il rosario è stato per me dialogo e meditazione. Un modo di comunicare con Dio lungo i misteri della fede.
Silenzio e preghiera sono fra loro connessi e uno introduce all’altro, così come la perfetta letizia e l’abbandono a Dio, che sono le altre tappe di questo cammino sulla strada dello Spirito.
La perfetta letizia è stato il passaggio, credo, più complesso. Mi riusciva difficile pensare come si potesse rimanere nella gioia interiore di fronte a eventi terribili, a disgrazie familiari, alla sofferenza che vedevi intorno a te. Il racconto di Francesco che torna da Perugia in una durissima notte d’inverno e, giunto al convento, non lo lasciano entrare, la prima volta che lo sentii mi parve una storiella, allo stesso tempo, irritante e divertente. Com’è possibile essere lieto, quando subisci un’ingiustizia? Com’è possibile non reagire?
È possibile – mi disse un giorno un frate francescano –, se al centro non ci sei tu, se non sei tu al centro dei tuoi pensieri, delle tue emozioni, del tuo mondo. Fino a quando non ti poni in un angolo e non occupi quel centro con Dio, non puoi. Per questo, la perfetta letizia pretende l’abbandono fiducioso a Dio.
Ho ancora nelle orecchie le parole di quel frate. Si chiamava padre Daniele e lo conobbi viaggiando sulla nave verso gli Stati Uniti e poi lo ritrovai a New York nella chiesa di Sant’Antonio. Quel viaggio verso l’America fu un momento importante della mia maturazione spirituale e, soprattutto, la notte terribile di tempesta quando pareva che dovessimo affondare e sentivo intorno a me grida e pianti. La mattina, la tempesta si era quietata e raccoglievamo morti e feriti. Allora mi sono detta che, se ero ancora viva, è perché l’aveva voluto Dio e, quindi, la mia vita non mi apparteneva più. Apparteneva a lui e dovevo vivere ogni momento nella gioia di servirlo. Da quel momento, per quanto forti fossero le preoccupazioni, mi dicevo che, se una cosa era bene che si verificasse, allora Dio avrebbe provveduto. Se c’era qualcosa che io avrei potuto fare, dovevo impegnarmi sino in fondo. Ma se le cose esorbitavano dalle mie possibilità dovevo affidarmi a lui.
Affidarsi a Dio non è lo stesso che fidarsi di Dio, è un passo in più. Vuol dire abbandonarsi a lui e avere la certezza che tutto quello che ti succede ha una finalità e questa finalità non può non essere buona perché viene da Dio. Le contrarietà sono le forti carezze di Dio. Le difficoltà, le prove arrivano perché Dio vuole saggiare la nostra fiducia in lui, ma lui stesso le avrebbe risolte. Alle mie suore, di fronte alle traversie, alle contrarietà e alle preoccupazioni, ho sempre detto: “Uniformiamoci alla volontà di Dio, il quale tutto sa risolvere per il nostro bene”.
Dio, Padre, non è mai stato per me un essere impersonale. È sempre stato una persona viva e vera. È stato Gesù e Gesù è stato l’unico e grande amore della mia vita. Gesù che mi parla attraverso la Scrittura, Gesù che mi parla nell’Eucaristia. Anche nella ricerca di Gesù Francesco mi è stato maestro. Il Gesù della povertà del Presepio, il Gesù dell’umiltà della Croce, il Gesù dell’annientamento dell’Eucaristia. Sono tre momenti che rendono Gesù vero, presente. Eppure fra questi tre momenti quello verso cui ho sempre provato un particolare trasporto è l’Eucaristia. Nell’Eucaristia Gesù si è annientato per rimanere con gli uomini per sempre. E così non siamo stati più soli. Alle mie suore, che si lamentavano qualche volta della solitudine in cui vivevano a Rosarno, a Castagnolino, in Brasile ho sempre ricordato: “Gesù dimora con voi e, quindi, avete tutto. Amatelo Gesù. Ditegli spesso: Gesù ti amo, resta con noi”. Per questo volevo che il primo pensiero nell’apertura di una casa fosse quello della cappella in cui celebrare la messa, possibilmente tutti i giorni.
L’Eucaristia è stata per me il centro della giornata e alle mie figliole dicevo di dividere la loro giornata in due periodi di raccoglimento: la prima metà in costante ringraziamento per l’eucaristia ricevuta la mattina, e la seconda mezza giornata vissuta nell’attesa della comunione dell’indomani.
L’amore per Gesù è stato il culmine del mio percorso. L’amore per gli uomini e, in particolare, per i più bisognosi non è che l’estensione di questo amore. Sì, l’amore è stato il movente di ogni aspirazione nella mia vita, di ogni opera intrapresa, l’amore che innalza all’Onnipotente un cantico di gioia, di gratitudine, di riconoscenza nel trambusto di una vita sacrificata, francescanamente vissuta. Nel povero mendicante, nell’ammalato che soffre, nella ragazza madre abbandonata, nel bambino senza affetti vedevo Gesù. Ho scritto alle mie figliole in Brasile, che tanti problemi hanno avuto nell’ospedale di Jatai: “Oh, come sarebbe bello, se in uno dei tanti ammalati trovaste Gesù in persona. Ma se non lo trovate visibile, lo troverete sempre invisibile. Quando avvicinate un ammalato, andate col pensiero che vedete Gesù”. E a tutte ho sempre ricordato che, quando un povero bussa alla porta, bisogna accoglierlo e aiutarlo, perché in lui c’è l’immagine di Gesù Cristo. Ecco, questo è il testamento che lascio alle mie figliole, un percorso per diventare sante non compiendo azioni straordinarie, ma affrontando i problemi di tutti i giorni lungo quella “piccola via” che ci ha indicato suor Teresa di Gesù Bambino”.

La casa della famiglia Profilio a Pirrera trasformata in casa di preghiera con la sua piccola cappella

Parlò a lungo Florenzia ed era veramente come se volesse consegnare a  don Traiano il proprio testamento spirituale. In alcuni momenti la voce sembrava spegnersi in gola ma, subito, riprendeva come se quel racconto fosse il canto della sua vita.
Dopo cena, il cappellano si incontrò con le suore e le tranquillizzò perché Florenzia era lucida e serena. Il tempo della ricreazione le suore lo passarono rimanendo attorno alla Madre e, all’orario delle preghiere serali, le chiesero la benedizione e andarono in cappella. A recitare le preghiere con Florenzia rimasero suor Pia e suor Ludovina e la Madre partecipò alle preghiere col solito fervore facendo sentire la propria voce.
Poi volle alzarsi e, mentre suor Pia le rifaceva il letto, suor Ludovina l’aiutava a sorreggersi. A un tratto esclamò: “Le forze mi vengono meno”. Subito suor Pia accorse e a stento le due suore la sorressero per fare quei pochi passi dalla poltrona al letto. Nell’attimo di mettersi a letto, Florenzia si sconvolse in viso e, mentre le suore cercavano di farle prendere la posizione più giusta che la aiutasse a respirare, chiuse per sempre gli occhi. Erano le 21 precise del 22 febbraio 1956,, l’orario in cui, in quel periodo dell’anno, la comunità andava a riposare. Subito accorsero le suore che si inginocchiarono intorno al letto e pregavano e piangevano. Accorse anche don Traiano per l’ultima benedizione e anche lui si raccolse in preghiera.

3. L’omaggio a Florenzia

Ricomposta la salma, le suore, don Traiano e le orfanelle più grandi, che chiesero di poter restare, passarono la notte in veglia di preghiera alternando, fra le lacrime, le orazioni con la lettura della passione e morte del Signore. 

La cerimonia dell’olio per la luce dinnanzi alla tomba di Madre Florenzia nella Cappella della Casa generalizia.

Il corpo rimase esposto nella sua stessa camera per due giorni, fino alle 18 del giovedì, quando Florenzia fu deposta nella cassa dalle sue stesse figlie e portata in cappella dove la bara rimase aperta tra una profusione di fiori e ceri accesi. Le suore vegliarono per tre notti e quasi tre giorni. La Madre per tutti i tre giorni conservò l’aspetto di una persona viva, soavemente addormentata, senza la freddezza e il pallore della morte.
Moltissime furono le autorità religiose, i sacerdoti, che vennero a sostare in preghiera. Così anche le suore della zona e poi un via vai di vicini, di parenti delle ragazze assistite, di famiglie amiche e di persone sconosciute. Le suore posarono sul corpo della Madre medagliette dell’Immacolata e piccoli crocifissi per poterli poi conservare come ricordo della defunta. La bara rimase aperta fino alle 10,30 del venerdì 24 febbraio. Quando si chiuse la bara, gli uomini addetti alla saldatura, avevano tentato di stendere le braccia lungo il corpo, ma fu inutile perché per ben due volte le mani da sole si ricongiungevano nella posizione primitiva, cioè a stringere il crocifisso, la corona del rosario e la santa Regola che erano sul petto.
Il  corpo di Madre Florenzia Profilio ora riposa nella chiesa della Casa generalizia dell’Istituto a Roma in via delle Benedettine. Dal luglio del 1980 è iniziato il cammino verso il riconoscimento della sua santità ed il 14 aprile 2018 il Santo Padre ha firmato il decreto col riconoscimento delle virtù eroiche della Serva di Dio e l’attribuzione quindi del titolo di Venerabile..
                                                                                           (10.Fine)