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lunedì 15 novembre 2010

Sport: Calcio (Terza Categoria), Judo e Tennis

Calcio: Convincente vittoria per il Canneto
NETTA, MA NELLO STESSO TEMPO, SOFFERTA VITTORIA DELLA POLISPORTIVA CANNETO TRA LE MURA AMICHE.
DOPO IL MERITATO PARI CON LA ROMETTESE,DI DUE DOMENICHE FA',E' ARRIVATA LA TANTO ATTESA VITTORIA PER 2 a O OTTENUTA AI DANNI DELLA POL. PELORO.
LE RETI TUTTE NEL PRIMO TEMPO CON INGENITO CHE SBLOCCA NEI PRIMI MINUTI IL RISULTATO E, QUASI SUL FINIRE DI TEMPO, UN MERAVIGLIOSO GOL DI TRIPI. LA SQUADRA DEDICA LA VITTORIA ALL'EX PRESIDENTE CHE IERI HA PRESENTATO LE DIMISSIONI. (c.i)
Terza Categoria. I Risultati delle eoliane
Canneto - Peloro 2 : 0
Scirocco Stromboli - Malfa 3 : 3
Duilia 81 - Filicudi 4 : 2

Judo- Nulla da fare per la Finocchiaro al Campionato italiano-

Ieri, domenica 14 novembre, si è disputata ad Ostia al Palazzetto del Centro Olimpico della FIJLKAT la finale nazionale del Campionato Italiano Esordienti B. "La nostra associazione sportiva- ci scrive Adalgisa Ferlazzo dello Sporting club judo- ha partecipato con una sola atleta: Federica Finocchiaro kg 52.
Purtroppo dopo un primo incontro perso la giovane atleta non ha più potuto proseguire la competizione per la finalina terzo/quinto posto perché non recuperata dalla sua avversaria.
Federica, che ha cambiato categoria di peso dalla kg 48 alla kg 52, se vorrà continuare le competizioni in questa fascia di peso,dovrà, con tanta buona volontà, impegnarsi nella preparazione fisica necessaria per affrontare le atlete fisicamente più preparate".

Tennis: ancora un successo in trasferta per lo Snoopy Club.
Tre vittorie su tre in trasferta per i tennisti eoliani che ormai sono abbonati alla vittoria fuori casa. Il terzo successo consecutivo lontano dalle mura amiche è stato ottenuto a Torre Faro contro la locale formazione del TC Messina 2004. Le vittorie decisive sono state ottenute entrambe in singolare ad opera del capitano Emilio La Rosa ( 5-7 6-3 6-0 ) e di Fabrizio Finocchiaro ( 6-4 3-6 6-2 ). Gli incontri si sono disputati su campi in erbetta artificiale in una giornata soleggiata. Un encomio particolare a tutta la squadra che si autofinanzia per disputare sia il torneo invernale che quello estivo e che si sta togliendo non poche soddisfazioni. La prossima partita sarà disputata in casa contro il Tennis Merì. (e.l.r.)

Panarea: La caccia ad una cernia potrebbe essere costata la vita al 73enne romano



L'inseguimento ad una cernia (foto in basso), poi catturata e che si stava preparando a portare sulla barca, potrebbe essere costato la vita a Giorgio Latini, il 73enne romano, domiciliato praticamente a Pirrera di Lipari, ritrovato cadavere a sessantacinque metri di profondità dai subacquei dei carabinieri ad un miglio e mezzo ad est di Panarea.
Nella frenesia di catturare l'esemplare di circa 5 kg. potrebbe non essersi reso conto della profondità alla quale si trovava e del quantitativo minimo di ossigeno presente nella bombola.
Sarebbe questo l'orientamento degli inquirenti che hanno ritrovato e recuperato l'uomo a seguito di ricerche scattate già nella serata di ieri, sospese per il buio, e proseguite stamani sotto il diretto coordinamento del comandante del Circomare Giuseppe Donato.
A lanciare l'allarme sarebbe stato un amico che ha notato come Giorgio, nonostante, l'ora tarda (rispetto alle sue abitudini) non fosse ancora rientrato in porto.
L'uomo è stato ritrovato e recuperato ad una profondità di 65 metri (come dimostrato dal profondimetro nella foto in basso) dai subacquei dell'Arma dei carabinieri giunti a Panarea a dar man forte nelle ricerche ai colleghi della motovedetta e agli uomini del Circomare-Guardia Costiera di Lipari.
Prima del ritrovamento del corpo, i soccorritori avevano ritrovato tra Lisca Bianca e Dattilo l'imbarcazione di Latini, saldamente ancorata e a bordo della quale si trovava Briciolo (nella foto in alto), un cagnolino razza Jack Russel che ha atteso inutilmente per ore l'arrivo del padrone.
Individuato e recuperato il cadavere è stato poi posto a bordo del gommone della Guardia Costiera che lo ha trasportato a Lipari-Porto Pignataro da dove, poi, l'impresa funebre Trinitas ha provveduto a trasferirlo all'obitorio del cimitero di Lipari dove resta a disposizione dell'autorità giudiziaria. Grande commozione tra coloro che vivono ed operano nel porto tra i quali Latini era conosciuto e ben voluto.
A Pignataro è stata anche trasportata dai carabinieri l'imbarcazione del Latini (nella foto con due carabinieri a bordo e accostata al gommone della Guardia Costiera)
 Posta sotto sequestro tutta l'attrezzatura in dotazione al 73enne romano ma liparese d'adozione.
A Lipari dovrebbe giungere a breve la moglie partita stamani da Roma.




 Il video dell'arrivo a Pignataro


LIPARI & PORTO di Aldo Natoli

(Aldo Natoli) In questi giorni abbiamo assistito alla pressante richiesta da parte dei Consiglieri Comunali Biviano e Sabatini al Sindaco del Comune di ottenere copia del progetto del Megaporto che si vuole realizzare tra Sottomonastero e Marina Lunga. I motivi di tanta segretezza da parte del Primo cittadino, incomprensibili dal momento che il Progetto deve essere pubblicato nell’Albo dell’Ente per consentire a tutti i cittadini di presentare eventuali osservazioni, mi inducono a pensare che siamo dinanzi ad una “bufala”, nel senso che la progettazione originaria non sia stata ancora adeguata alle tante prescrizioni fatte dall’Assessorato Regionale, compreso lo stralcio del porto commerciale non consentito dall’attuale normativa regionale. Sono infatti curioso di vedere il progetto che “Condotte Acque” mostrerà nell’incontro pubblico fissato per giorno 24, anche perché il tempo è tiranno, ed il giungere a breve del Piano Regolatore Generale (per vanto del Sindaco è proprio dietro l’angolo) credo che non possa far ignorare alcune problematiche di natura urbanistica. Semprechè non si voglia mettere la testa sotto il cuscino per ipotizzare una variante che stravolgerebbe le previsioni del tanto agognato strumento di pianificazione del territorio. Ritengo che un principio debba comunque essere ben chiaro all’Amministrazione Comunale, alla Regione Siciliana, a Condotte Acque ed alla Lipari Porti S.p.A: Lipari non si vende a nessuno. L’accesso sull’isola deve essere libero e gratuito per tutti i cittadini del Mondo.

Panarea: Ritrovato senza vita il corpo del romano disperso da ieri

E' stato recuperato privo di vita nelle acque antistanti l'isola di Panarea il corpo di Giorgio Latini, l'uomo di 73 anni che risultava disperso in mare da ieri pomeriggio.
L'uomo, residente praticamente a Lipari, aveva raggiunto in mattinata il mare antistante l'isola eoliana e si era immerso. A lanciare l'allarme è stato un conoscente che ha notato come, nonostante, l'ora tarda (rispetto alle sue abitudini) non fosse ancora rientrato.
Ieri le ricerche non avevano dato esito.
A recuperarlo dai fondali, ad una sessantina di metri di profondità e ad un miglio e mezzo a est di Panarea,  sono stati i sommozzatori dei carabinieri.
Qualche ora fa, tra Lisca Bianca e Dattilo, Guardia Costiera e Carabinieri avevano ritrovato la sua imbarcazione con a bordo il cane.
A Lipari nel primo pomeriggio giungerà la moglie partita stamani da Roma.
A seguire maggiori dettagli.
(nella foto: l'auto dell'uomo posteggiata a porto Pignataro)

Uomo disperso in mare a Panarea. Inutili sino ad ora le ricerche

G.L., un uomo di 73 anni, nativo di Roma, ma praticamente domiciliato da oltre 50 anni a Lipari, dove possiede una abitazione, risulta disperso da ieri pomeriggio nel mare di Panarea.
Inutili si sono rivelate sino ad ora le ricerche effettuate dalla motovedetta dei Carabinieri e della Guardia Costiera di Lipari. Ricerche, sospese nella tarda serata di ieri, al calare del buio, e riprese stamani.
A lanciare l'allarme un conoscente dell'uomo che, in mattinata, l'aveva incrociato in mare ed aveva appreso della sua intenzione di raggiungere Panarea dove, come d'abitudine, si è probabilmente immerso con le bombole.  G.L., infatti, è un uomo che ama le immersioni e che, ci dicono, effettua anche sino a profondità di 35/40 metri.
Non vedendo la barca di G.L. ormeggiata a Pignataro, mentre la sua auto era regolarmente posteggiata sul molo, l'amico ha allertato la Guardia Costiera che, unitamente all'Arma, ha fatto scattare le ricerche.
Al momento non si riesce a trovare neanche l'imbarcazione

IL FASTIDIOSO DOVERE DI ESSERE "INFORMATI DEI FATTI" (di Mario Di Paola)

(Mario Di Paola) Diventa sempre più diffile fare i giornalisti in Sicilia. Diamo per scontate le proteste se non le sciocche ritorsioni dei politici che non ammettono contestazioni (malcostume molto diffuso soprattutto nella provincia); diamo per scontate le solite minacce, sempre meno velate, di quella vasta prateria di quaquaraquà che si atteggiano ad uomini di peso in un panorama nel quale c'è una progressiva diversificazione della specie, ma ci sono episodi che francamente danno fastidio. Ci riferiamo, giusto per lealtà, alla sempre più frequente "prassi" della convocazione presso l'A.G. di cronisti "in qualità d persona informata dei fatti".
Convocazioni scaturite spesso da denunce di persone che non vorrebbero essere citate sui giornali per motivi immaginabili.
Dette convocazioni presto si trasformano in una garbata ma analitica analisi di pezzi regolarmente pubblicati nei quali si riportano fatti noti a tutti, ma che diventano "importanti" solo quando finiscono nei resoconti di cronaca.
Ora, accade sempre più che al cronista venga chiesto di citare la fonte della notizia, pur sapendo che è obbligo del giornalista proprio la segretezza della fonte.
Capita così che si deve andare a ripescare nella memoria e negli stessi archivi dei giornali fatti che qua e là sono stati già pubblicati, ma che acquisiscono importanza giusto perché vengono 'messi in fila', vi si dà senso logico, in un lavoro quasi da archivista.
Per carità, le tante convocazioni si chiudono sempre con la trascrizione della dichiarazione documentata resa dall'autore del pezzo.
 Orbene, va ricordato una volta per tutte che per un giornalista essere informati dei fatti è un dovere cosiccome lo è la puntigliosa verifica della notizia da divulgare. Soprattutto nei confronti del lettore che deve potersi fidare, e poi nei confronti di se stessi per evitare, tra l'altro, di incrociare i soliti professionisti della querela.
Nessuno speri dunque, alimentando un inutile carteggio legale, di indebolire la serenità di chi fa questo mestiere. Può solo infastidire, mai intimorire.

domenica 14 novembre 2010

Cagnolino soppresso senza motivo. La segnalazione-denuncia del signor Patti

Riceviamo per conoscenza e affinchè venga pubblicata una lettera accorata che il signor Simone Patti ha spedito anche ad alcuni associazioni e dove evidenzia la soppressione ingiustificata di un cagnolino.
Spett.le redazione
vi contatto mio malgrado per segnalare un ingiustizia perpetrata ai danni di uno dei nostri amici animali.
Scrivo per denunciare la soppressione ingiustificata di Spank, un bellissimo incrocio tra un cocker ed un barboncino. Il cane era affetto da una forma lieve di lesmaniosi che gli aveva provocato la perdita della vista, ma non presentava altre patologie; attraverso il mio veterinario di fiducia si era arrivati alla possibilità di trovare un padrone che se ne prendesse cura nonostante la cecità.
Nonostante gli sforzi miei e dei miei congiunti per trovare una sistemazione a questo povero animale non siamo riusciti a fare in tempo perchè stasera ho appreso che la padrona nottetempo ha vigliaccamente soppresso l'animale senza avvisare nessuno.
L'animale era stato per alcuni anni nutrito, lavato e curato dalla mia fidanzata che aveva sviluppato un amore sincero. Poi la proprietaria lo ha ripreso con se lasciandolo allo stato brado, nutrito saltuariamente dalla generosità del vicinato.
Aveva un carattere mite e giocherellone, assolutamente non aggressivo.
Affinchè voi possiate rendere giustizia a Spank, vi fornisco deliberatamente le generalità del padrone:
Omissis*e mi riservo il diritto di comunicare il nominativo del medico veterinario che ha effettuato la soppressione non appena ne verrò a conoscenza.
Certi della vostra disponibilità e cortesia, attendo un vostro intervento oppure una comunicazione che possa indicarmi a quale ente posso rivolgermi affinchè sia fatta la giustizia che possa lenire in parte il nostro dolore.
Se questo può servire alla mia causa, mi rivolgerò a tutti gli enti possibili.
Grazie anticipatamente per la vostra disponibilità, attendo ansioso vostre comunicazioni.
Simone Patti
Condannando unitamente al signor Patti (stando le cose così come lui segnala) quanto accaduto non possiamo, comunque, pubblicare il nome della propietaria del cagnolino. Si tratterebbe di una palese e non consentita violazione della privacy. Abbiamo, comunque, girato la sua mail ad altre associazioni oltre a quelle a cui già lei ha inviato questa nota.

Calcio. Per la Ludica "svogliata" ed "anarchica" solo un pari casalingo.Cronaca e pagelle

Una Ludica che ha dimenticato come si vince, e ancora di più in preda oggetto di una vera e propria involuzione dal punto di vista del gioco, si è fatta imporre il pari per zero a zero da una non trascendentale Orsa.
Anzi gli ospiti, nel primo tempo, hanno corso il rischio di passare in vantaggio. Solo due buoni interventi di Orto al 6° e al 28° hanno impedito che avvenisse. La Ludica, svogliata e anarchica, nei primi 45 è stata praticamente a guardare.
Di diverso tenore il secondo tempo con i padroni di casa, spinti dall'orgoglio, ma senza la lucidità necessaria e perseguitati dalla sfortuna, che hanno chiuso gli ospiti nella loro metà campo. Una pressione costante e sterile che ha portato i padroni di casa a colpire al 62° una traversa con Licari e a sprecare con lo stesso attaccante (al 74°) e con A. Giunta (72°) due nette occasioni da rete.
Le pagelle:
Orto 6,5, Mazzeo 6 , Restuccia A. 5,5, Currò 6 (46° Giunta R. 6), Caruso 6,5, Formica 6, Caprara 6 (46° Rosi 7), Giunta A. 5, 5, Licari 5,5, Sturniolo G. 6, Sturniolo A. 5,5 (65° Saltalamacchia 5,5) All. Li Castro 6

Di tutto un po (notizie in aggiornamento durante la giornata)

Sisma in mare al largo di Filicudi- Una lieve scossa di terremoto, di magnitudo 2.2, è stata registrata alle 6.19 (ora italiana) di oggi nel Tirreno (distretto sismico Isole Lipari), a sud ovest di Filicudi (nord est di Termini Imerese e Cefalù). L’epicentro, in mare, a 10 km di profondità


Calcio: Ludica al Monteleone per tornare alla vittoria tra le mura amiche- Scende in campo oggi pomeriggio alle 14,30 al "Franchino Monteleone" la Ludica Lipari.  Currò e compagni affronteranno la compagine barcellonese dell'Orsa. Per gli eoliani la necessità di tornare alla vittoria tra le mure amiche dopo il brutto scivolone dello scorso turno casalingo.

Il Parco delle Eolie e una intervista a Giancarlo D'Aniello (Wilderness Italia)

Carissimo Direttore

Le invio un intervista rilasciata dall'Avv. Giancarlo D'Aniello (Wilderness Italia, Relatore di La Voce Eoliana al Convegno sul Parco delle Eolie) che vorrei dedicare ai nostri politici ed a tutti coloro che, nelle nostre isole, si definiscono fervidi sostenitori del Parco Nazionale.
Non a caso la Voce Eoliana ha scelto Wilderness Italia come modello di tutela per l'ambiente ispirato a criteri di democraticità, dove attività come la pesca, la caccia, la raccolta di funghi e di frutti di bosco ed altre attività tradizionali, potranno continuare a sopravvivere senza per questo cadere nelle maglie dei divieti previsti dalla Legge 394/91 e senza che venga intaccato lo stile di vita delle popolazioni locali.
La finalità è quella di far sì che il futuro di queste isole sia ispirato ad una tutela ambientale democratica, molto simile a quella americana, senza che l'ambiente venga trasformato in una macchina per produrre ricchezza a favore di pochi eletti ed a discapito dell'intera popolazione.
Pertanto, ribadisco ancora una volta il mio NO ALL'ISTIUZIONE DEL PARCO NAZIONALE DELLE ISOLE EOLIE.
A chi ancora ritiene che le Isole Eolie senza il Parco Nazionale siano ormai finite, in quanto non faranno parte o non saranno menzionate in qualche celebre lista o rivista patinata, ricordo una risposta emblematica del “Drake”, Enzo Ferrari, alla domanda di un giornalista durante gli anni bui quando le sue vetture da corsa non vincevano titoli mondiali e si temeva addirittura che ciò potesse, in qualche modo, offuscare il mito Ferrari, egli rispose: "La Ferrari vince anche quando perde". 
Cordiali Saluti.
(Avv. Claudio Mandarano)

Intervista a Giancarlo D’Aniello AIW
WILDERNESS, PER L’UOMO NELL’AMBIENTE
Sono tante le forme di ambientalismo possibile, come dimostra l’Associazione Italiana per la Wilderness, portatrice di una grande storia e promotrice di una conservazione dell’ambiente nella quale c’è posto anche per cacciatori, pescatori e raccoglitori.
Troppo spesso in Italia più che i colpi di doppietta esplodono le polemiche, tra chi si arroga il diritto di farsi detentore di un concetto e chi, capro espiatorio silenzioso, è costretto a difendersi da accuse infondate. È il caso, ormai divenuto una costante, della lotta tra ecologisti e cacciatori, i primi paladini dell’ambiente e i secondi additati, ancora troppo spesso e ingiustamente, come sanguinari assassini e deturpatori della natura. Fortunatamente esistono anche casi di collaborazione tra queste due compagini e anzi, a ben guardare, di genesi comune. Esiste ad esempio l’Associazione Italiana per la Wilderness (Aiw), fondata nel 1985 con lo scopo di diffondere in Italia le prime conoscenze della filosofia Wilderness e del suo “concetto di conservazione”, oltre alla ricerca di concrete forme attuative della stessa. A spiegare meglio questo pensiero, nato dal filosofo ambientalista Henry David Thoreau e da Aldo Leopold, cacciatore e conservazionista, e basato sulla volontà di conservare la natura in quanto valore in sé, inteso come patrimonio spirituale per l’uomo stesso, è Giancarlo D’Aniello, coordinatore nazionale dell’Aiw.
Avvocato D’Aniello, cosa si intende esattamente con il concetto di “wilderness” e quali obiettivi si propone l’Associazione?
Si tratta di un’associazione ambientalista, ma con dei distinguo doverosi, dal momento che oggi tutti si definiscono in questa maniera, salvo poi trovarsi il più delle volte di fronte ad animalisti che si professano ambientalisti. Ecco perché ci definiamo ambientalisti conservazionisti, con l’obiettivo di tutelare quanta più natura selvaggia possibile. Ovvero desideriamo che gli ultimi territori che sono rimasti incontaminati, privi di opere antropiche, così come sono pervenuti a noi, possano essere perpetuati alle generazioni future. Non dimentichiamoci, infatti, che la natura selvaggia è un patrimonio che può diminuire, ma mai aumentare. Un’area selvaggia che conosce l’intervento umano, infatti, è compromessa per sempre.
Già lo Stato e le altre associazioni operano in tal senso. Quali elementi vi contraddistinguono?
La Legge quadro sulle aree protette, la famigerata 394/91, non tutela specificatamente questa peculiarità. Oggi i parchi nazionali, a quasi trent’anni dalla loro istituzione, privilegiano più l’aspetto turistico e considerano in misura insufficiente quello conservazionistico dei territori sottoposti a vincolo, con i problemi che poi si riscontrano quotidianamente. Ecco perché ci troviamo a compiere battaglie serrate contro i parchi nazionali, perché questi sono diventati collettori di fondi europei o statali spesi, per assurdo, proprio a discapito della natura selvaggia. Nel momento in cui si creano piste e sentieri, o si autorizzano costruzioni, non ci si rende conto che si è a un passo dal realizzare vere e proprie strade che sconvolgono queste aree. E spesso con l’inosservanza di quanto imposto da leggi e decreti ministeriali.
L’Italia in quali condizioni ambientali versa e quali sono le lacune lasciate da amministrazioni e associazioni?
Oggi l’ambientalismo tradizionale ha abdicato, almeno nella sua versione originaria, e proprio per questo avvertiamo l’esigenza di scendere in campo. Le varie realtà non sembrano lottare per la salvaguardia di territori incontaminati e appaiono troppo invischiate nei gangli della burocrazia e dell’apparato statale.
Sono accuse pesanti…
È vero, ma è lampante come oggi si finisca per privilegiare l’aspetto legato al finanziamento o al progetto. Ed è evidente che nel momento in cui un’associazione ambientalista punta a farsi riconoscere dalla Regione o dall’Ente parco un determinato progetto da decine di migliaia di euro, o anche da centinaia di migliaia, deve necessariamente scendere a compromessi, mentre noi siamo intransigenti. Così come non siamo contrari all’uso dell’attività venatoria che consideriamo una pratica come tante dell’uomo che, in quanto tale, deve essere regolamentata, ma non certo vietata o demonizzata. Un’apertura che ci distingue dalle altre associazioni e che ha trovato anche molti consensi tra i cacciatori, tanto che vantiamo numerose presenze e sostenitori anche tra “le doppiette”. Anzi, abbiamo scoperto che alla fine molti cacciatori sono anche più ambientalisti delle persone comuni, perché chi vive pienamente la natura, come chi caccia, pesca, raccoglie i frutti del bosco, spesso ne ha più rispetto, e un maggiore interesse affinché il territorio venga salvaguardato.
Certo una posizione inusuale che avrà sollevato diverse critiche da parte delle altre associazioni ambientaliste.
In effetti, molti ci hanno ignorato o contestato, salvo poi entrare a far parte del movimento. Anzi, tanti ambientalisti si sono iscritti, mentre altri citano Leopold, il fondatore, portandolo come esempio emblematico di figura ambientalista, omettendo che era anche un cacciatore. Per noi è inutile mummificare il territorio, come si fa con i parchi e le aree protette. Dobbiamo rifarci all’esperienza dell’America, dove hanno iniziato con i parchi nazionali a inizio ‘900, rendendosi poi conto che l’eccessivo sfruttamento turistico stava sminuendo e mortificando l’essenza stessa del popolo americano, ovvero la frequentazione della natura selvaggia, la caccia in montagna, il trekking, il campeggio nei boschi, la pesca nei laghi. Da qui la volontà di una tutela che salvaguardi un territorio, ma che ne permetta l’esercizio delle attività tradizionali, come la caccia, la pesca, l’escursionismo. Sono nate così le Aree Wilderness, dalla fine degli anni Venti, fino alla legge del 1964 che le ha consacrate e istituzionalizzate. Noi siamo affiliati al movimento internazionale che porta avanti la divulgazione di questa filosofia e ci stiamo battendo per arrivare allo stesso risultato.
E in Italia come si sviluppa la vostra attività?
Nel nostro Paese abbiamo già costituito 60 Aree Wilderness. La differenza fondamentale è che mentre le aree protette tradizionali calano dall’alto su un territorio in quanto imposte dalle istituzioni, le nostre nascono per un processo inverso. Attraverso uno studio su una zona, andiamo a individuare un territorio demaniale ancora selvaggio. A quel punto contattiamo il Comune e la popolazione, li rendiamo edotti del bene e della peculiarità che possiedono, chiedendo loro di continuare a conservarlo così come hanno fatto fino a quel momento, attraverso una delibera comunale. Dunque, tutte le nostre aree nascono con il consenso della popolazione che vive quel territorio, e quel vincolo non è assolutamente avvertito come tale. Anzi, viene apprezzato, all’opposto di quanto avviene per i parchi imposti, checché ne dicano gli ambientalisti. Chi, infatti, vive quelle zone sa perfettamente quanto gravi una tale imposizione.
E per la questione dei risarcimenti dai danni derivanti da fauna selvatica, annoso problema dei parchi e aree limitrofe?
Per citare un esempio concreto, si può osservare quanto accade al parco del Cilento – Vallo di Diano, dove abbiamo un’esplosione demografica di cinghiali. In un’Area Wilderness questo problema non si sarebbe mai posto. Anzi, sarebbe stata una ricchezza per quel territorio, per i cacciatori in primis, avendo la possibilità di praticare in maniera controllata la selezione dei capi, ma anche per l’area, contenendo in quel modo la diffusione di quella specie. Dunque, un beneficio per l’attività venatoria, ma anche per i coltivatori diretti, che non avrebbero visto i propri raccolti devastati. Per noi la caccia può essere anche un bene, purché praticata in maniera etica e nel rispetto di quella che è la normativa vigente. Le nostre aree nascono per tutelare il territorio, per cui tutto ciò che veniva svolto in maniera tradizionale su di esse viene conservato.
In sostanza, una convivenza pacifica tra tutte le realtà presenti.
Assolutamente. Obiettivo primario è la conservazione integrale del territorio, da tramandare, permettendo alle comunità locali di mantenere il proprio stile di vita. Se quindi in una vallata gli abitanti hanno sempre esercitato l’attività venatoria, la pesca o la raccolta nei boschi, noi tuteliamo e manteniamo quello stile di vita.
È curioso che un’associazione ambientalista tolleri i cacciatori e anzi li chiami a sé.
Certo, non solo per noi la caccia non è una minaccia, ma al contrario è una forma attiva di tutela del territorio. Ed è per questo che chiediamo il sostegno dei cacciatori e un aiuto nello sviluppo dei nostri progetti. Si parla sempre di ambientalismo in contrapposizione all’attività venatoria, ma in realtà noi coniughiamo entrambi questi aspetti, superando questa visione dicotomica. Poi in Italia l’ambientalismo ha preso una declinazione animalista, come si comprende dalle dichiarazioni del ministro del Turismo, senza neanche conoscere certe dinamiche e non entrando nel dettaglio. Noi invece siamo una sorta di difesa anche per la caccia, sempre da intendersi in una certa maniera e con una pratica controllata, come è oggi in Italia.
Quali prospettive per il prossimo futuro?
Mi auguro che possa continuare questa crescita e la diffusione del nostro pensiero. Oggi mettiamo in discussione certe soluzioni apparentemente ecologiche, come gli impianti eolici, che non fanno altro che deturpare il territorio e falciare rapaci per una produzione energetica irrisoria. Non ci si può considerare ambientalisti pensando che le pale eoliche possano risolvere il problema energetico. Troppo spesso ci sono interessi economici e politici, anche dietro la gestione dei parchi, perdendo l’originaria funzione di tutela territoriale. Fortunatamente sempre più persone stanno comprendendo le nostre finalità e sposando il nostro pensiero, ma c’è davvero bisogno dell’aiuto di tutti per cambiare la situazione.
Intervista di Matteo Barboni

DALLA CONVIVENZA UNA FILOSOFIA DEL RISPETTO
Le origini dell’Associazione Italiana per la Wilderness risalgono al 1985, grazie all’idea di Franco Zunino, sviluppatasi in Abruzzo e poi concretizzata ad Alberese, in provincia di Grosseto, al fine di diffondere la conoscenza di un pensiero ben più antico. Alla base della Wilderness sta infatti una vera e propria filosofia, sviluppatasi in America nei primi decenni dell’Ottocento e diffusasi in tutto il mondo nel corso del XX secolo. Tale concezione ritiene che la natura debba essere conservata in quanto valore in sé, considerando questo valore un patrimonio spirituale per l’uomo per ciò che esso esprime a livello interiore e di emotività in chi la frequenta. È curioso come i fondatori di questo pensiero fossero, almeno agli occhi di chi oggi si cimenta in polemiche continue, due aderenti ad opposte posizioni. Furono infatti Henry David Thoreau, filosofo e ambientalista, e Aldo Leopold, cacciatore e conservazionista, a lanciare questa idea che si oppone all’uso di massa dell’ambiente, sia per scopi ricreativi che di prelievo di risorse naturali rinnovabili. In realtà la stessa genesi del movimento dimostra come le attività venatorie, quando controllate e mosse da un’etica corretta, siano perfettamente integrate con le attività di tutela e salvaguardia dell’ambiente. Basti pensare allo scopo primario del movimento, ovvero l’applicazione di un Concetto di conservazione che è il mantenimento di vaste aree naturali selvagge, come quelle che fin dal 1964 sono state definite Aree Wilderness negli Usa.
Il fatto stesso che artefice di questa politica di tutela ambientale sia stato Aldo Leopold, ad oggi considerato il massimo ambientalista di livello mondiale, ma anche convinto e appassionato cacciatore, dimostra come l’attività venatoria, se regolamentata, sia un fattore integrato e positivo nei diversi habitat, nonostante la demonizzazione perpetuata da una serrata critica che costantemente alimenta dibattiti mediatici, spesso a senso unico.
Come sostenere l’associazione: c/c postale 10494672 (intestato ad Associazione Italiana per la Wilderness, 17013 Murialdo); c/c bancario: IBAN IT06 L030 6949 4401 Conto 00000000541 – Istituto Bancario Intesa-Sanpaolo. Filiale di Millesimo (Savona), indicando se si vuole essere socio ordinario, sostenitore, benemerito o “Supporter & Garante”.
Per ulteriori informazioni: Associazione italiana per la Wilderness, via A. Bonetti 71 (Borgata Piano) 17013 Murialdo (Sv), tel./fax (+39)01953545, www.wilderness.it, g.daniello@ordavvsa.it

LA DIFFUSIONE DELLE AREE WILDERNESS IN ITALIA
L’Associazione Italiana per la Wilderness, mediante contatti con Aziende regionali per le foreste, Comuni e soggetti privati, opera affinché possano venire designate delle “Aree Wilderness”, adattate alla situazione sociale e fondiaria del Paese, e pertanto tutelate da vincoli meno severi delle originali. Ad oggi queste Aree assommano a 60, distribuite in 19 province, tra Emilia-Romagna, Campania, Liguria, Lazio, Veneto, Lombardia, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia, con un’estensione complessiva di 37.000 ettari. Ad esse vanno aggiunte altre particolari iniziative di tutela, ambienti, fenomeni naturali, per un totale di 19.000 ettari. In particolare, si deve proprio all’Aiw la designazione della Riserva naturalistica dell’Adelasia in Liguria e l’istituzione del nucleo iniziale del Parco nazionale della Val Grande in Piemonte. Le diverse aree, già inserite nella classificazione internazionale delle aree protette dell’Uicn, organismo Onu sostenuto anche dallo Stato italiano, sono suddivise in zone designate o designabili all’esterno delle aree protette, aperte alla caccia, e quelle designate invece all’interno delle aree protette, in cui l’attività venatoria è preclusa per legge.

UN’ECOLOGIA FINALMENTE DEMOCRATICA
L’inclusione nel “Sistema delle Aree Wilderness Italiane” istituito dall’Associazione Wilderness nel 2005, classifica le diverse zone mediante l’indicazione del valore vincolistico e fisico. Questa nuova forma di tutela, intesa come fatto territoriale, avviene in forma assolutamente democratica e non proveniente esclusivamente “dall’alto”. La nascita di un’area è infatti espressione della volontà popolare attraverso i Consigli comunali liberamente eletti, o per iniziativa dei Consigli di amministrazione di Aziende regionali per le foreste, nonché per libera scelta dei proprietari fondiari. Dunque si tratta di una decisione di protezione di patrimoni ambientali per autonoma iniziativa soprattutto delle comunità locali che, venute a conoscere il proprio patrimonio ambientale, se ne fanno esse stesse garanti, procedendo all’inserimento all’unanimità