PRESIDENTE NANIA. Passiamo ora alle interrogazioni riguardanti la privatizzazione della società Tirrenia e i collegamenti con le isole minori, cui risponderà il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Matteoli.
CICOLANI (PdL). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CICOLANI (PdL). Signor Presidente, signor Ministro, il decreto anticrisi ha previsto 65 milioni di euro di intervento per gli anni 2009, 2010 e 2011 per accompagnare le procedure di privatizzazione della società Tirrenia e consentire la stipula della nuova convenzione che assicura i collegamenti marittimi essenziali.
La Tirrenia è uno dei patrimoni importanti di questo Paese, che ha assicurato i servizi di continuità territoriale e di collegamento anche in condizioni difficili, di debolezza strutturale, delle isole minori e di altri collegamenti con alcune aree delle isole maggiori, così consentendone in qualche modo lo sviluppo. Nello stesso tempo, essa ha garantito una quantità di occupazione piuttosto importante. Sotto questo profilo, quindi, la Tirrenia è stata nella storia di questo Paese un patrimonio importante.
La procedura di privatizzazione rischia, all'interno delle regole in cui occorre muoversi e se non opportunamente gestita, di creare un momento di difficoltà proprio alle situazioni più deboli, cioè a quei collegamenti più difficili da sostenere sotto il profilo economico e, in generale, alla capacità di garantire i livelli occupazionali attuali.
Come intende il Governo seguire queste procedure in maniera tale da riuscire poi, alla fine, a difendere questi aspetti che, da un lato, sono gli aspetti più qualificanti dell'intervento della società e, dall'altro, sono le situazioni economicamente meno sostenibili?
Questo è il punto di preoccupazione che è emerso nel dibattito sulla privatizzazione della Tirrenia. Credo che su questo problema il Governo debba maggiormente concentrare la propria attenzione e la propria azione.
FILIPPI Marco (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPI Marco (PD). Signor Presidente, onorevole ministro Matteoli, il problema che il Governo ha di fronte, ormai da dieci mesi, con la compagnia di navigazione Tirrenia è noto e semplice nella sua rappresentazione; lo è molto meno per come affrontarlo e condurlo a soluzione.
Il tema è quello della liberalizzazione del comparto del cabotaggio marittimo e della privatizzazione della compagnia di navigazione statale Tirrenia. La privatizzazione della compagnia senza la liberalizzazione del settore comporta, come ben evidente, rilevanti fattori di rischio per la collettività.
Contrariamente alle dichiarazioni di principio, che in questi casi si sprecano, spesso privatizzare senza liberalizzare significa sostituire un monopolio pubblico con un monopolio privato, con la differenza che con il primo si può avere almeno l'illusione, ogni tanto, di cambiare le cose cambiandone i vertici; con il secondo tipo di monopolio, invece, spesso non si riesce neppure ad avere un interlocutore di riferimento per reclamare per i disservizi.
La compagnia Tirrenia, come veniva ricordato, è una compagnia statale con società regionali ad essa collegate, avente condizioni e caratteristiche di servizio tra loro differenziate. Ciascuna, però, è accomunata dalla necessità di garantire il mantenimento dei servizi universali di continuità territoriale, costituiti da collegamenti con le piccole isole: dall'arcipelago delle Eolie, dove proprio nei giorni scorsi abbiamo assistito a vibranti manifestazioni di protesta, ai collegamenti con la nostra piccola isola di Capraia.
Da tempo le è stato presentato, signor Ministro, il piano industriale da parte della compagnia Tirrenia che prevede, con l'accordo di tutte le organizzazioni sindacali, la riduzione dei costi di gestione, nell'ordine del 23 per cento, unitamente alla privatizzazione della stessa compagnia.
Le chiediamo, signor Ministro, quali sono le sue valutazioni circa l'auspicabile spacchettamento della Tirrenia in società regionali: secondo lei, è da realizzare nella fase di privatizzazione o successivamente ad essa? Oppure non è da farne niente?
Signor Ministro, quali garanzie, inoltre, il suo Ministero e il Governo intendono offrire alla conoscenza del Parlamento e dei cittadini sul mantenimento dei servizi universali di collegamento territoriale con le piccole isole? Si tratta di servizi per i quali (è bene ricordarlo ed è noto), indipendentemente dalla natura del soggetto gestore, occorrono contributi di sostegno da parte dello Stato.
MURA (LNP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MURA (LNP). Signor Presidente, onorevole Ministro, la Tirrenia è un patrimonio importante del nostro Paese, ma sicuramente da troppi anni rappresenta un elemento di forte criticità per la sua gestione.
Nel decreto anticrisi avevamo presentato, come Lega Nord, un emendamento che, in sintesi, chiedeva la possibilità di commissariare la società Tirrenia per arrivare a creare un elemento di discontinuità rispetto a una gestione che ormai da venticinque anni è nelle mani dello stesso timoniere. In questa occasione vorremmo sapere quali sono le idee del Ministro rispetto alla gestione della privatizzazione della società Tirrenia.
Un aspetto importante della crisi riguarda sicuramente le rotte minori: pur ricevendo contributi dallo Stato, la Tirrenia ha recentemente ridotto o cancellato molte tratte, con gravissimi danni per i cittadini.
Vi è poi la questione dell'utilizzo di navi moderne, le più nuove, che sono costate cifre molto alte, ma che sono ferme alla fonda, con un grave danno per il patrimonio della società.
Sintetizzando, gradiremmo quindi sapere qual è la posizione del Ministro rispetto alle procedure per quanto riguarda la privatizzazione della società e anche ai disservizi che si stanno verificando a danno dei cittadini interessati all'utilizzo delle navi della Tirrenia per tratte minori.
LANNUTTI (IdV). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANNUTTI (IdV). Signor Presidente, signor Ministro, la Tirrenia, che gestisce altre quattro società (la Caremar per la Campania, la Saremar per la Sardegna, la Siremar per la Sicilia e la Toremar per la Toscana) ed è controllata al cento per cento da Fintecna e, quindi, dal Ministero dell'economia, è stata definita "l'Alitalia del mare".
Sia la Corte dei conti che alcune inchieste hanno documentato che ad ogni vendita di biglietto tutti gli italiani ci rimettono 15 euro. La Tirrenia sembra una barca piena di falle che perde 200 milioni l'anno, ma i compensi dei consiglieri e dei sindaci si sarebbero addirittura triplicati con un aumento da 320.000 euro nel 2003 a 973.531 nel 2007, senza considerare fior di consulenze da 400 a 600.000 euro.
Il gruppo ha ricevuto dal 2003 al 2007 contributi statali in conto esercizio per 1,24 miliardi di euro. L'amministratore delegato Franco Pecorini è alla guida della compagnia dal 1984, un manager inamovibile che ha resistito a diciassette Governi.
Il decreto-legge n. 185 del 2008 autorizza la spesa di 65 milioni di euro nel triennio 2009-2011 per consentire la privatizzazione. Questa avverrà forse con gli stessi metodi di Alitalia, utilizzando, cioè, la socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti? Forse, come per Alitalia, le passività potranno confluire in una bad company e le attività in una good company.
L'Italia dei Valori è molto preoccupata sia per il taglio alle rotte, per la qualità dei servizi erogati soprattutto nelle piccole isole e per i loro collegamenti, sia per una privatizzazione molto discutibile che potrebbe, signor Ministro, portare a costituire una bad company a carico dei contribuenti italiani, in quanto verrebbe gestita dalle Regioni con fondi statali (la Campania gestirebbe la Caremar, la Toscana la Toremar e così via) e una good company che verrebbe privatizzata e venduta ad una cordata di imprenditori amici. Ci auguriamo che non si replichi il caso Alitalia.
D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Signor Presidente, signor Ministro, dal 6 novembre 2008 si è avviata in maniera più concreta, con una deliberazione del Consiglio dei ministri, la procedura di privatizzazione della società Tirrenia.
Voglio fare innanzitutto una premessa. Siamo assolutamente favorevoli alla circostanza che la Tirrenia venga privatizzata e che si operi finalmente una razionalizzazione economica e finanziaria di questa società, che la collochi sul libero mercato, in condizioni diverse, quindi, da quelle in cui è avvenuta l'operazione riguardante Alitalia. Tuttavia, un conto è la privatizzazione della società Tirrenia, altro è la garanzia di un diritto costituzionalmente tutelato come quello alla continuità territoriale che, con riferimento ad esempio ai collegamenti con le isole minori, significa garanzia della parità di trattamento tra cittadini, indipendentemente dal territorio nel quale si trovino.
Pertanto, la continuità territoriale non può essere interpretata in senso minimalistico in una procedura di privatizzazione: in particolare, poi, con riferimento alle isole minori a vocazione turistica (come ad esempio quelle eoliane, siciliane o di altre parti del nostro Paese), assicurare quel diritto significa anche garantire la fruizione turistica di quelle isole nei periodi estivi e destagionalizzati. Tutto ciò non sembra essere avvenuto. Da allora c'è un can-can di polemiche, contropolemiche, interventi del Governo e della Regione; c'è addirittura un sindaco che ha deciso di mettersi a dieta, e così via.
Riteniamo che sia necessario invece rispondere a tre domande specifiche. Innanzitutto occorre conoscere che cosa si intende fare e qual è la copertura finanziaria destinata al mantenimento, ad esempio, delle tratte affidate alla Siremar per tutto il 2009, e se questo garantisce anche il collegamento Eolie-Napoli, che è una linea fortemente produttiva per il territorio eoliano.
In secondo luogo, si tratta di capire che cosa si intende fare dell'eventuale scorporo della società Siremar dalla Tirrenia per garantire impulso a questa società regionale, soprattutto per l'importanza che essa ha con riferimento alle isole minori.
Infine, vorremmo sapere se è stata affrontata seriamente, in sede europea, la questione della deroga per lo scorporo della Siremar dalla procedura di privatizzazione della Tirrenia.
PISTORIO (Misto-MPA). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PISTORIO (Misto-MPA). Signor Ministro, probabilmente alcuni degli argomenti che le sottoporrò sono conseguenti a quanto è già stato detto e ribadiscono alcune delle preoccupazioni già espresse dai miei colleghi.
Comprendiamo che la privatizzazione della Tirrenia sia obbligata dalle prescrizioni comunitarie e che possa essere un'opportunità per garantire maggiore efficienza nei collegamenti. In modo particolare, il tema che mi impegna è quello dei collegamenti con le isole minori che, per la Regione Siciliana, sono molto rilevanti, non solo dal punto di vista sociale, ma anche per gli interessi economici che esse rappresentano e che possono essere ulteriormente sviluppati da una politica turistica che non può prescindere dall'efficienza dei collegamenti con queste isole, senza trascurare, peraltro, lo stesso diritto alla mobilità dei residenti: non si tratta, infatti, soltanto di assicurare collegamenti turistici, ma anche di garantire quella continuità territoriale che sostanzia un diritto di cittadinanza pieno.
Abbiamo poco tempo: la proroga concessa scade alla fine di quest'anno e rischiamo effetti gravissimi perché l'allarme è rilevantissimo.
Signor Ministro, avendo apprezzato molto il tono, l'attenzione e la cura con cui lei ha seguito questa vicenda (frutto di una sensibilità e anche di una conoscenza specifica del problema), le chiedo intanto se l'annosa questione dell'integrazione della dotazione finanziaria relativa al 2009 può dirsi risolta. In particolare, stante l'incertezza relativa ai 56 milioni di euro, che lei ha assicurato in uno dei tavoli tecnici e che si prevede vengano attinti dalle risorse del FAS (si tratta quindi di risorse già di competenza regionale), vorrei capire se vi è piena condivisione anche da parte del Ministro dell'economia, che troppo spesso ha attinto a queste risorse per ragioni estranee alla loro destinazione: in un caso come questo sarebbe davvero incomprensibile che frapponesse ostacoli all'impiego necessario delle stesse risorse.
Ma il tema è più ampio e riguarda le società regionali. La Regione Siciliana non è contraria all'assunzione piena di responsabilità in capo alla Siremar, ma non riesce da tempo ad accedere ad una due diligence che consenta di verificare il patrimonio, la dotazione organica, i mezzi e i bilanci di questa società. È una condizione che rende impraticabile anche la più ampia buona volontà per corrispondere ad una indicazione del Governo che può trovare una soluzione positiva.
PRESIDENTE. Ha facoltà di rispondere congiuntamente agli interroganti il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Matteoli.
MATTEOLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Signor Presidente, un elemento che accomuna certamente tutti gli interventi (a parte le domande che hanno seguito all'incirca tutte la stessa linea) è la preoccupazione che tutti i colleghi hanno manifestato e che rappresenta la preoccupazione anche del Ministro e di tutto il Governo.
Tuttavia, prima di ogni altra cosa, voglio fare una precisazione che riguarda i collegamenti con le isole minori in Sicilia, in risposta alle voci di presunti tagli che hanno avuto come conseguenza le giuste proteste dei residenti. Come già ho avuto modo di chiarire, non ho disposto alcun taglio di risorse, né alcuna soppressione dei collegamenti marittimi tra la Sicilia e le sue isole minori. In verità, in data 9 gennaio, dopo un incontro con l'assessore Bufardeci e i sindaci dei Comuni isolani interessati, ho inviato una lettera a Tirrenia e a Siremar dando precise direttive sul mantenimento dei collegamenti. Questa è la realtà.
Basta che un giornale scriva mezza frase e ci sono coloro che si mettono a dieta come qualcuno in maniera ironica ha detto - e nascono proteste, ma la verità è questa che ho avuto modo di dire; non c'è nulla di diverso da questo.
Per quanto riguarda, invece, il processo di privatizzazione, ho avuto modo di incontrare più volte il presidente della Giunta regionale siciliana Lombardo, il quale ha manifestato l'interesse della Regione, ma io non sono in condizione di poter frammentare perché non me lo consente l'Unione europea, come ha pure ricordato il senatore Pistorio. Sono costretto ad indire una gara unica; poi vedremo se ci saranno Regioni che manifesteranno il proprio interesse e come poter procedere.
Ricordo che il processo di privatizzazione prende avvio con la legge n. 296 del 2006 (la finanziaria del 2007) e prevede, al fine di completare il processo di liberalizzazione del cabotaggio marittimo e di privatizzare le società esercenti i collegamenti marittimi con le isole maggiori e minori, la stipula di nuove convenzioni con dette società entro il 30 giugno 2007 con scadenza non anteriore al 31 dicembre 2012.
Voglio ricordare che al 31 dicembre del 2008 la Tirrenia, sostanzialmente, non esisteva più, perché erano scadute le convenzioni. E come ha ritenuto di comportarsi il Ministro? Si è recato più volte in Europa. I sindacati mi invitavano a chiedere una proroga di quattro anni; l'Europa ci offriva sei mesi di proroga in deroga. Insistendo, abbiamo ottenuto la proroga di un anno. Quindi quest'anno abbiamo la possibilità di privatizzare la Tirrenia fino al 31 dicembre 2009.
Aggiungo che con delibera del CIPE del 9 novembre 2007, n. 111, si è provveduto a determinare sia i criteri per l'individuazione delle rotte di servizio pubblico che quelli per individuare la giusta compensazione per tali servizi.
L'entrata in vigore del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con la legge n. 133 dello stesso anno, ha modificato l'iter procedurale in quanto, al comma 1 dell'articolo 57, ha assegnato alle Regioni interessate le funzioni ed i compiti di programmazione e di amministrazione dei servizi di cabotaggio marittimo di interesse pubblico da svolgere all'interno di una singola Regione e al successivo comma 3 ha previsto il passaggio a titolo gratuito dei pacchetti azionari delle società regionali dal gruppo Tirrenia alle Regioni che ne avrebbero fatto espressamente richiesta.
Delle quattro Regioni interessate, la Sicilia ha manifestato interesse (a certe condizioni, ovviamente), la Sardegna ha manifestato un interesse ancor più forte (ma mi riferisco agli incontri avuti con Soru, ora è cambiata la Giunta quindi non so dire), la Toscana ha affermato di non essere interessata a fare l'armatore, mentre con la Campania vi è stato un colloquio molto interlocutorio.
Inoltre, il successivo decreto-legge n. 185 del 2008 ha previsto l'erogazione di risorse aggiuntive e fissato per il corrente esercizio una dotazione di bilancio pari a 174 milioni di euro allo scopo di consentire l'attivazione della procedura di privatizzazione del gruppo Tirrenia. Rispetto a questa cifra, per poter mantenere i collegamenti con le isole minori, vi è la necessità di trovare 46 milioni di euro. Vi è un tavolo aperto di consultazione. Ci sono stati fino ad ora tavoli di consultazione tra il Ministero e le singole Regioni interessate. La prossima settimana ci sarà, invece, un tavolo dove saranno chiamate ovviamente le Regioni, sarà chiamata la Tirrenia e naturalmente, in quella occasione, cercheremo di trovare le soluzioni indispensabili.
Con riferimento a ciò che diceva il senatore Marco Filippi sul passaggio dal monopolio pubblico a quello privato, ricordo che noi abbiamo l'obbligo di fare la gara, come è stato ricordato peraltro da tutti i senatori. Essendo toscano come me, senatore Filippi, lei conosce il nostro arcipelago e sappiamo tutti, per esempio, che vi è un traghetto che tutti i sabato mattina parte da Capraia per arrivare a Livorno con un solo passeggero. È chiaro però che nel bando di gara che andremo a fare non potremo consentire che il privato che andrà a rilevare Tirrenia si prenda solo la parte buona e scarichi la parte meno buona, perché faremo un bando dove dobbiamo garantire che anche le isole vengano raggiunte. Infatti, se è vero che durante il periodo invernale è un peso economico, durante il periodo estivo queste isole rappresentano una ricchezza per il Paese e quindi non possiamo certamente abbandonarle. E quando viene criticato l'accordo con le Regioni, faccio presente che non possiamo fare una trattativa con le Regioni ora, perché - a seguito dei colloqui avuti in Europa e a seguito dell'anno di proroga che a voce mi è stato concesso, ma non ho ancora ricevuto la lettera ufficiale, che considero già ricevuta perchè altrimenti dovrei alzare le mani - dobbiamo fare una gara. Poi starà alla nostra capacità di fare una gara che ci consenta di trattare con le rispettive Regioni eventualmente interessate.
La Commissione europea, in risposta a quanto richiesto dall'Italia, in data 19 dicembre 2008, ha chiesto elementi aggiuntivi in merito all'intera procedura di privatizzazione con particolare riferimento alla definizione delle rotte di continuità territoriale e alle fasi di privatizzazione, chiedendo sostanzialmente di poter condividere un percorso prestabilito con tempi e fasi definitive.
La Commissione, in particolare, nel sottolineare che la procedura di privatizzazione dovrà riguardare l'interezza del gruppo, ha precisato che il futuro assetto dei servizi sovvenzionati dovrà essere razionalizzato. Nonostante questo, ho detto all'inizio come fino ad ora abbiamo proceduto.
La proposta italiana presentata alla Commissione dell'Unione europea, in linea con quanto previsto dall'articolo 26 del decreto-legge n. 207, è stata quella di procedere alla privatizzazione del gruppo entro il 31 dicembre 2009, per avviare dal 1° gennaio 2010 le nuove convenzioni per consentire alla nuova proprietà del gruppo di assestarsi e rendere competitivo il servizio offerto e successivamente procedere alla liberalizzazione dell'intero settore, così come previsto dal regolamento (CEE) n. 3577/92.
Mi rendo conto che in dieci minuti non posso rispondere esaurientemente alle domande che mi sono state poste dai colleghi intervenuti (i senatori Cicolani, Mura, Lannutti, D'Alia, Filippi e Pistorio), nemmeno Pico della Mirandola ci riuscirebbe.
Dichiaro però, in una sede autorevolissima come questa, di essere disponibile, se mi verrà richiesto dal Presidente dell'8a Commissione, a partecipare ad un'audizione da dedicare interamente a sviscerare i problemi della Tirrenia. Confesso che in quella occasione, considerata l'autorevolezza della Commissione, spero di ricevere anche dei suggerimenti, perché il problema è molto delicato.
Non voglio assolutamente, senatore Lannutti, che venga fuori un'altra Alitalia, perché di bad company non si può certamente parlare per quanto riguarda la Tirrenia e però dobbiamo trovare una soluzione. Infatti, mentre parliamo dei servizi nelle isole minori, dobbiamo tener presente che si tratta della vita e del futuro di 3.800 dipendenti, che meritano da parte del Governo, e credo del Parlamento, un'attenzione particolare. PRESIDENTE. Hanno ora facoltà di replicare gli interroganti per un minuto ciascuno.
CICOLANI (PdL). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CICOLANI (PdL). Signor Presidente, credo che il signor Ministro abbia esaurito l'argomento. D'altra parte, la sua idea di approfondire in Commissione tutti gli aspetti di questa vicenda, che indubbiamente è ai suoi prodromi e che sarà di enorme complessità, mi sembra vada accolta. Quindi, accogliamo con soddisfazione l'idea di approfondire e di accompagnare l'iter di privatizzazione della Tirrenia attraverso un approfondimento nella sede competente, l'8a Commissione permanente del Senato.
FILIPPI Marco (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPI Marco (PD). Signor Presidente, onestà intellettuale e sensibilità politica non sono mai un disvalore e, ancora una volta, sono disposto a riconoscergliele, signor Ministro. La sua risposta, però, con dispiacere, non è soddisfacente, per quanto mi riguarda, soprattutto per gli aspetti che ella ha omesso, a partire dalle risorse ad oggi mancanti, che, come veniva ricordato, ammontano a 56 milioni di euro per il 2009 e ad 80 milioni di euro per il trascorso 2008.
Infatti, un conto sono le sue rassicuranti dichiarazioni su ciò che non ha fatto, cioè disposizione di tagli, altro ciò che purtroppo ha fatto il suo collega Tremonti non rifinanziando il dovuto. Le questioni sono due: o si mettono i soldi che mancano o si razionalizza, credo che tertium non datur.
Prendo atto delle intenzioni sulla privatizzazione e della sua volontà, signor Ministro, di non trasformare tale realtà in un monopolio privato. Per adesso, l'esempio di Alitalia non si può considerare edificante. La aspettiamo in Commissione.
MURA (LNP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MURA (LNP). Signor Presidente, direi che mi posso ritenere soddisfatto, compatibilmente, come giustamente diceva il Ministro, con i limiti posti da un'occasione come questa: è impossibile in dieci minuti sviscerare tutti gli aspetti di criticità legati ai vincoli europei, ai rapporti con le Regioni, ma soprattutto ad un'utenza difficile, che vive realtà come quelle delle nostre isole.
È stato spesso evocato anche in quest'Aula lo spettro di Alitalia; mi auguro che possano essere portate avanti tutte le iniziative necessarie per fare in modo che la vicenda Alitalia non si ripeta con la Tirrenia.
Per tale ragione anch'io, come il collega Cicolani, mi auguro di poter affrontare nella Commissione di cui mi onoro far parte, l'8a Commissione, insieme al presidente Grillo e agli altri colleghi, i problemi legati alla privatizzazione della Tirrenia, tenendo conto delle criticità legate ad un servizio così importante.
LANNUTTI (IdV). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANNUTTI (IdV). Signor Ministro, noi la ringraziamo per la cortese disponibilità a riferire in Commissione sul futuro della Tirrenia e dei suoi 3.800 lavoratori. Tuttavia, non posso considerarmi soddisfatto su alcune precise domande che l'Italia dei Valori le ha rivolto in merito alla gestione molto disinvolta del management della Tirrenia, sulle consulenze e sui compensi.
Per questa ragione, ripeto, non possiamo considerarci soddisfatti; ci auguriamo però che Tirrenia non faccia la fine dell'Alitalia e che non sia privatizzata come quest'ultima: questo potrebbe già rassicurarci.
D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Signor Presidente, signor Ministro, anche noi, come lei, riteniamo che questo sia un tema che non possa esaurirsi in un question time di qualche minuto. Per la verità, noi abbiamo presentato una mozione, il 20 novembre 2008, proprio su questo tema e credo che, al di là dell'utile audizione che lei vorrà tenere nella competente Commissione, sarebbe bene che su di esso vi fosse un pronunciamento del Parlamento. Lei ha detto, però, alcune cose utili e pronunciato delle parole di verità.
La prima è che noi abbiamo ad oggi solo una certezza: la proroga comunitaria del servizio fino a tutto l'anno 2009; ha poi parlato della possibilità di reperire - perché ancora oggi non vi è certezza - i 46 milioni di euro che sono necessari per garantire il servizio in quest'anno; ha detto che non vi è alcuna intenzione di procedere allo scorporo della SIREMAR dalla Tirrenia e che non vi è alcuna intenzione di assumere un'iniziativa in sede europea perché questo possa avvenire ovvero vi possano essere delle deroghe rispetto al regime comunitario (il caso Alitalia docet). Ne prendiamo atto; riteniamo opportuno, però, che su questo tema si ritorni con parole di verità e con decisioni che si assumano nell'interesse di quelle comunità e dei lavoratori.
PISTORIO (Misto-MPA). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PISTORIO (Misto-MPA). Signor Presidente, signor Ministro, ribadisco volentieri il mio apprezzamento per lo stile e la sensibilità con la quale lei sta seguendo questa vicenda, che è delicata e rimane ovviamente aperta. I temi finanziari, come vede, allarmano non solo me.
Tuttavia, avendo lei riconosciuto di avere un'interlocuzione molto seria con la Regione Siciliana, credo che in una sede più attenta come la Commissione competente potremo approfondire alcune opportunità rispetto alle esperienze già fatte dalla Regione Siciliana, che ha provveduto per una parte ad assicurare servizi aggiuntivi a mezzo gara perché essa possa misurarsi, d'accordo con il Governo, con una gestione il più autonoma possibile del collegamento con le isole minori, che sono non solo una responsabilità che attiene al Governo regionale, ma anche una grande opportunità per quello che esse rappresentano.
Credo che una riflessione bipartisan, di tipo istituzionale, possa consentire di individuare quanto meno con la Regione Siciliana delle soluzioni più avanzate, certo rispettose delle prescrizioni europee che, come hanno imposto la privatizzazione, impongono anche una gara unica che indubbiamente irrigidisce il procedimento e rischia di non definire soluzioni più flessibili, come casi come questo forse richiederebbero, trattandosi di condizioni oggettivamente diverse nel territorio nazionale.