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mercoledì 10 maggio 2023

Lipari, ritornerà il caos delle auto ed è urgente prevedere soluzioni. L'articolo del nostro direttore Salvatore Sarpi sulla Gazzetta del sud del 10 maggio 2023


 

Continuano con buoni riscontri le "prove tecniche" della giovanile del Lipari calcio


Comunicato

Primi venti minuti del primo tempo giocati con un buon pressing, espresso un bel gioco e colpito una traversa. Il Milazzo alla lunga esce e segna la rete dell’ uno a zero terminando meglio la prima frazione di gioco. 

Raddoppia il Milazzo ad inizio secondo tempo. Reagisce il Lipari segna Alessandro Rigano’ e colpisce una traversata. 

Complimenti ai nostri ragazzi che sono andati ad affrontare una squadra ben rodata. 

Si ringrazia la società S.S. Milazzo per la disponibilità dimostrata e per aver regalato ai nostri ragazzi la possibilità di giocare.

Pesca, presentato il Reimar, Registro delle identità della pesca mediterranea e dei borghi marinari. Tra questi anche Lipari

Nasce il Reimar, il Registro delle identità della pesca mediterranea e dei borghi marinari. Introdotto con la legge regionale 9/2019, ha come obiettivi la promozione e valorizzazione della storia dei borghi marinari, della pesca e dei prodotti ittici quale elemento identitario, il riconoscimento delle potenzialità economiche e produttive, la salvaguardia della biodiversità marina autoctona e la promozione della cultura delle antiche maestranze del mare.

Dopo il Registro delle eredità immateriali della Sicilia (Reis), con cui la Regione Siciliana ha catalogato espressioni dei saperi dell'Isola per sottolinearne l'importanza nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni, arriva il Reimar: uno strumento fondamentale per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio, materiale e non, legato alla storia delle comunità costiere siciliane. Il Registro, presente sull'omonimo portale on line, remair.it, è articolato in 6 sezioni integrate: borghi marinari; saperi del mare; celebrazioni rituali; espressioni tradizionali e spazi culturali; tonnare fisse, costruzioni e manufatti tradizionali; musei del mare. L'idea dell'assessorato della Pesca mediterranea è mettere assieme il lavoro di più dipartimenti regionali per fare rete e far sì che nei borghi marinari si possa creare non solo nuova imprenditorialità turistica, ma anche un circuito che coinvolgerà pure le eccellenze enogastronomiche. Lo scopo finale è arrivare alla certificazione dei "Borghi marinari di Sicilia".

L'iniziativa è stata presentata questa mattina al dipartimento degli Affari extraregionali della Regione Siciliana, in via Magliocco a Palermo, alla presenza dei vertici dell'assessorato e del dipartimento regionale e di alcuni sindaci delle località rivierasche. Da una prima ricognizione, effettuata dalla società incaricata iWorld Ets in collaborazione con i Flag/Gac di Sicilia, è emersa l’identificazione di 16 borghi marinari, e delle loro risorse più rilevanti, fra le località presenti lungo gli oltre 1.500 chilometri di coste siciliane. Si tratta di Aci Trezza, Borgate di Acireale, Bonagia, Castellammare del Golfo, Cefalù, Favignana, Isola delle Femmine, Lipari, Marinella di Selinunte, Marzamemi, Portopalo di Capo Passero, Riposto e Torre Archirafi, San Vito Lo Capo, Borgate di Santa Flavia, Sciacca, Sferracavallo.

Il Registro è un percorso "in progress": altri borghi, rispondenti ai criteri richiesti e interessati a essere inseriti nel Reimar, possono fare domanda al dipartimento della Pesca mediterranea, in qualità di ente gestore del Registro, attraverso il sito on line. Le istanze di iscrizione possono provenire direttamente dai detentori di tradizioni e saperi orali (quali individui, comunità e gruppi) o, a seconda del caso, dai singoli Comuni. Sarà poi la commissione di valutazione nominata dal dipartimento regionale ad analizzare a documentazione e pronunciarsi sull’iscrizione del borgo candidato.

Alicudi, Giovani eoliani consegnano e installano panchina donata dalla sognora Rosanna Lorizio Spadaro

COMUNICATO
Il progetto del gruppo Giovani Eoliani continua a regalare soddisfazioni.
Oggi è stata consegnata e installata la panchina destinata ad Alicudi, acquistata dalla Signora Rosanna Lorizio Spadaro sempre sensibile a queste iniziative. Desideriamo anche ringraziare il delegato dell’isola Italo Palermo.

Dieci maggio 2019: Le Eolie sulla Gazzetta del sud con un articolo del nostro direttore Salvatore Sarpi

Le segnalazioni dei lettori: tombino pericoloso in via Ten. Mariano Amendola

Operatori ecologici: Revocato lo sciopero del 20 maggio, adesione a quello nazionale del 26


Chiese, Santi e Processioni (104° puntata - 4 foto, anni diversi, della Processione di Porto Salvo)


Auguri di...

Buon Compleanno a Antonio Beninati, Bartolo Mondello, Salvatore Salupo, Giuseppe Iacono, Lorenza Sciacchitano, Angelo Delia, Mariella Barone, Roby Puglisi 


Coordinamento Sanità Eolie riaccende i riflettori sull'ufficio ticket ancora chiuso

Comunicato
La rubrica “Eolie e Sanità” torna sulla questione dell’ufficio ticket, già evidenziata in gennaio quando in un comunicato trasmesso poi per PEC all’ASP di Messina e agli altri Enti competenti, si evidenziava come “…ormai dai primi di gennaio, per mancanza di personale, è stato chiuso l’ufficio ticket dell’Ospedale di Lipari. L’utenza è pertanto obbligata a recarsi presso l’ufficio postale o il primo tabacchi utile per poter pagare il ticket a tariffa per altro maggiorata perché comprensiva di commissione”.

Trascorsi ormai 5 mesi dall’inizio del disservizio, la situazione è rimasta invariata e continua a risultare particolarmente disagevole, soprattutto, per anziani, disabili, donne in stato di gravidanza, persone con bimbi al seguito e per quanti, provenienti dalle isole e quindi sprovvisti di mezzi propri, hanno già dovuto sobbarcarsi il trasferimento dal porto all’ospedale e dovranno poi ripercorrere il percorso a ritroso.

A questo proposito, occorre evidenziare come l’11 marzo scorso la Gazzetta del Sud riportasse una dichiarazione del Commissario Straordinario dell’ASP Messina Bernardo Alagna che, in risposta alle nostre segnalazioni, dichiarava: “Il problema della chiusura dell'ufficio ticket all'ospedale di Lipari sarà risolto nelle prossime settimane con l’installazione di totem per i pagamenti e l’emissione dei ticket per i diversi servizi”.

A noi sembra del tutto evidente come il numero di “settimane” previste dal dott. Alagna non siano le stesse di quelle auspicate tanto da noi quanto, soprattutto, dai pazienti dell’ospedale di Lipari.

Viste le esperienze pregresse – conclude il Coordinamento Eolie Sanità APS - segnaliamo inoltre la necessità di prevedere sin da subito un’assistenza attiva all’utilizzo del totem, una volta installato, a supporto dell’utenza.

Anche la seconda edizione di "Green Bici" della Lipari service è stata un successo


Notevole riscontro, anche quest'anno, per la 2° edizione di "Green Bici", organizzata il primo maggio dalla Lipari service di Salvatore Natoli.

Sulla scia del successo dello scorso anno, gli ottantacinque partecipanti si sono ritrovati presso la sede dell'attività a Canneto, per il ritiro delle bici.

Una iniziativa, sviluppatasi nell'intero arco della giornata, che ha donato autentico divertimento e spensieratezza e, cosa non da poco, occasione di socializzazione... anche a tavola.



La giornata si è sviluppata attraverso varie tappe; dal ritiro delle bici alla prima sosta nel belvedere di Quattrocchi; dalla sosta al campetto di Quattropani per l'esibizione delle macchine Monster Track elettriche e giochi vari alla seconda sosta a Chiesa vecchia.


L'attività ludico - sportiva necessitava di "carburante" ed allora tutti a tavola, presso la Menza Quartara.
Intenso anche il pomeriggio - prima serata, apertosi con altri giochi e la premiazione presso il campetto di Quattropani e proseguito con l'aperitivo al tramonto presso la Tenuta di Castellaro.

Poi, di nuovo, tutti in sella sino a Canneto e siccome bisognava recuperare energia, chiusura col botto con una bella salsicciata.

Soddisfatto il patron Natoli che, ovviamente, è pronto a rimettere in moto la macchina, anzi le bici, per il prossimo anno.

Per l'occasione ringrazia l'amministrazione comunale per le
 autorizzazioni, il consigliere Gaetano Saltalamacchia, le forze dell'ordine, tutto lo staff della Lipari service, Simone Cannistrà e Andrea Coluccio, l'Associazione sportiva e culturale Castellaro, gli sponsor Ristorante A Menza Quartara, Pasticceria - Ritrovo Antonio Pesaresi, Eolian Bunker, Bike rent a Lipari, F.lli Laise, GommoRent, Noleggio da Luigi auto - scooter - mezzi elettrici, PSmar, Arte Tipografica Lipari










Il Pensiero del giorno con Don Bernardino Giordano: Punto e a capo

Oggi è il 10 maggio. Buongiorno con questa cartolina dalle Eolie e con il Santo del giorno

Lipari - Tramonto con Pietra del Bagno in primo piano (foto di Rita Mandarano)


San Cataldo è un Santo irlandese ma venerato a Taranto, dove si trova la sua tomba, in una ricchissima e bella cappella del Duomo, detta il « Capellone ». Sarebbe approdato sulla piana terra pugliese nella rada che si apre, sul lido adriatico, presso la città di Lecce, e che da allora s'intitola perciò a San Cataldo, ed è oggi celebre località balneare.

I Tarantini, orgogliosi sia del loro Cappellone, sia del loro San Cataldo, avrebbero desiderato considerarlo secondo Vescovo della loro città, se a questo desiderio non si fosse opposta una croce d'oro ritrovata nella tomba del Santo nell'anno 1094, durante la ricostruzione della chiesa distrutta dai Saraceni.

Si tratta di una di quelle croci, dette benedizionali, che venivano infisse a un bastoncino e impugnate anticamente dai Vescovi con la sinistra, mentre con la mano destra benedicevano i fedeli.

Sulla croce ritrovata nella tomba di Taranto era scritto: Cataldus Rachau, cioè Cataldo Vescovo di Rachau. Da un attento esame dell'incisione, gli studiosi hanno potuto stabilire che la scritta risale al VII secolo.

E' stato così possibile ricostruire la personalità di questo Santo, nato al principio del secolo in Irlanda. Allievo e poi maestro nel celebre monastero di Lismore, fondato da San Cartago, egli sarebbe poi giunto all'episcopato in modo insolito, cioè con la morte del Duca dei Desii, il quale lo aveva accusato di stregoneria, a causa dei suoi miracoli.

Dopo aver retto santamente il vescovado, Cataldo si sarebbe imbarcato, verso il 666, per un viaggio in Terrasanta. All'andata o al ritorno, approdato o naufragato sulla costa salentina, si sarebbe recato a Taranto, dove i cittadini lo vollero porre sulla cattedra vescovile vacante. Morto nel 685, venne sepolto sotto l'impiantito della cattedrale dove il suo corpo fu rinvenuto e chiaramente identificato, come abbiamo detto, nel 1094. Della sua santità fecero fede innumerevoli miracoli, che diffusero prima in Puglia, poi in tutta Italia, la devozione per il Vescovo irlandese, al cui nome s'intitolarono cappelle e chiese, località e paesi, dalla costa del mare al crinale dei monti. Insieme alla sua fama, al suo culto e al suo nome, si diffusero anche i proverbi sul suo conto. Uno di questi, legato alla sua festa celebrata in maggio, dice: « Quando è il giorno di San Cataldo, passa il freddo e viene il caldo ».

Non comune, ma diffuso un po' dappertutto in Italia, il nome di Cataldo è frequente particolarmente in Puglia, e soprattutto nella città di Taranto, di cui è Patrono, da tempi remoti, l'unico Santo di nome Cataldo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Presso Taranto san Cataldo Vescovo, illustre per miracoli.

PROVERBIO. Il giorno di San Cataldo sparisce il freddo e arriva il caldo.


martedì 9 maggio 2023

Commemorazione per i caduti del Santamarina in mare e in terra a Vulcano

Si è tenuta oggi pomeriggio, su iniziativa dell'amministrazione comunale di Lipari, la solenne commemorazione nell'80° anniversario dell'affondamento del Santamarina: tragedia nella quale persero  la vita 61 persone tra equipaggio, militari e civili

Alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, una corona di fiori è stata deposta in mare, al largo di Punta Bandiera, nel punto in cui la nave, venne colpita e affondata dai siluri lanciati dal sommergibile inglese Unrivalled. Una seconda corona è stata deposta a Punta Bandiera, sull'isola di Vulcano, ai piedi del monumento fatto erigere per ricordare quei caduti. 

Una donna soccorsa sul Monte delle Felci. L'articolo del nostro direttore Salvatore Sarpi sulla Gazzetta del sud del 9 maggio 2023


Piano urbanistico generale - Avviso incontri pubblici nelle isole del Comune di Lipari


 

Accadde alle Eolie. Nove maggio 2017: Commemorati i caduti del Santamarina



 

Inaugurata a Messina la Rotatoria Elio Matacena"


Messina - 9/5/2023 - È uno dei simboli della piccola rivoluzione che sta trasformando la viabilità cittadina nonché del progetto di riqualificazione urbanistica di un’area che da decenni languiva nel degrado e nell’indifferenza.

Da martedì 9 maggio 2023 la rotatoria di Via Santa Cecilia all’incrocio con Via Industriale ha un nome e un cognome: “Rotatoria Elio Matacena”. 

La rotonda - già impreziosita dalla statua bronzea realizzata dallo scultore Alex Caminiti che raffigura Messina “bambina e guerriera” - è stata infatti ufficialmente intitolata all’imprenditore e armatore napoletano (1924/2012), pioniere del traghettamento nello Stretto con la “Caronte Spa” della quale fu fondatore negli anni ’60; primo presidente della “Caronte & Tourist Spa”; ideatore delle Autostrade del Mare; inventore (è suo il brevetto della turbina Kobold ad asse verticale per la produzione di energia elettrica dalle correnti marine); fondatore della società di ingegneria “Ponte di Archimede nello Stretto di Messina Spa”; Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana (1998) e Cavaliere del Lavoro (2005); uomo di inscalfibile fede democratica e antifascista.

“Elio Matacena - così lo ha ricordato Caronte & Tourist - è stato corpo e sostanza di un ossimoro: imprenditore visionario. È stato cioè un uomo coi piedi ben piantati nel terreno del business capace tuttavia di sognare, di partorire intuizioni geniali esportate dallo Stretto in direzione mondo. Ma è stato anche contestualmente uomo di grande e raffinata cultura, lettore vorace e curioso, intellettuale a tutto tondo con il dono dell’eclettismo.

“Pensando al dottor Elio ci viene in mente il perigeo, che letteralmente è il punto più vicino alla terra nell'orbita descritta da qualsiasi astro, ma che è metafora dell’intersezione e della sintesi tra concreto e astratto, tra metodo e genio, tra materia e sogni: esattamente quei sogni della stessa materia dei quali, secondo l’immortale bardo di Stratford - noi siamo fatti”. 

Tra le autorità intervenute alla cerimonia il sindaco di Messina, Federico Basile; il presidente e direttore editoriale di Ses Spa, Lino Morgante; il viceprefetto di Messina, Mirella Ciriago oltre i familiari di Elio Matacena e i vertici di Caronte & Tourist Spa.

GINOSTRA E UN RICORDO MERAVIGLIOSO LEGATO A ENRICO TRANTINO E FAMIGLIA (di Pasquale Giuffrè)

Riceviamo e pubblichiamo: 

Sono nato a Ginostra, l’altro lato dell’isola di Stromboli, raggiungibile solo via mare, nel lontano 1949.

Ho già 74 anni ed affinché la memoria delle vicende umane sopravviva a noi, sento forte il bisogno di condividere con conoscenti, amici e con il pubblico una bella storia di relazioni umane e sociali che è fra le cose più meravigliose che mi sono capitate nella mia difficile esistenza nel lembo più abbandonato ed isolato della nostra Sicilia e forse d’Italia e che porterò sempre nell’angolino più prezioso del mio cuore dove si celano quelle emozioni e sensazioni che danno il vero senso della vita.

Al tempo della mia infanzia eravamo rimasti in pochi, umili famiglie e anziani, a cercare di resistere al destino dell’emigrazione in Argentina, Usa, Australia che era toccato a tanti nostri familiari e amici. Sin dall’adolescenza e durante i primi anni di gioventù, avvertivo la sofferenza di una comunità costantemente all’abbandono, senza speranze e forte cresceva in me la voglia di ribellione per migliorare le nostre condizioni di vivibilità. Cominciai, con i pochi abitanti rimasti, a battermi contro l’indifferenza della politica e dei pubblici poteri per ottenere quei servizi indispensabili ad un vivere civile e per un futuro migliore, ma con scarsi risultati. Tra la fine degli anni 60 – inizio anni 70 con l’arrivo dei primi turisti si accendeva in noi una fiammella di speranza per condizioni di vita più umane, ma con essi giunse anche una cordata di personaggi potenti della politica e della cultura che in un posto completamente isolato dal mondo pensarono di aver trovato il loro Eden, un paradiso terrestre esclusivo per pochi eletti dove passare solo qualche breve vacanza estiva esclusiva e selvaggia. Parliamo di Ministri, deputati, senatori, segretari di grandi partiti e loro amici. Speravamo in un loro aiuto per risolvere i nostri atavici problemi di vivibilità e

invece, loro, formarono una specie di Olimpo degli Dei moderni dove inscenarono una strumentale gazzarra ambientalista usando tutto il loro potere per impedire ogni forma di sviluppo di Ginostra e dove gli abitanti dovevano soltanto rendere i servizi necessari alle loro esigenze vacanziere in cambio di qualche monetina per sopravvivere, ma non avevano il diritto di aspirare ad un vivere civile, dignitoso ed a migliorare le proprie condizioni sociali, perché ciò metteva a rischio la pace del loro paradiso.

Frapposero tutti gli ostacoli possibili alle nostre rivendicazioni e tutte le nostre battaglie di decenni che ci hanno portato via le risorse migliori, fisiche, mentali, economiche, di tempo, sottratte agli affetti più cari, diventavano sempre più vane e senza via d’uscita. Un gruppo di disperati soli e senza mezzi contro i poteri forti delle Istituzioni e della politica.

Era l’anno 1995. Gli abitanti si rendevano conto che ormai era inutile lottare. Chiudevano le poche attività mantenute fino ad allora trasportando le merci difficili da reperire sulle spalle e a dorso d’asino lungo le ripide gradinate ed impervie stradine di Ginostra, a lume di candela e con i piccoli e costosi frigo a gas che una ditta del Nord fabbricava per inviarli nei paesi del Terzo Mondo.

Proprio quell’estate, anche io come altri avevo vissuto l’amara esperienza di perdere mia mamma fuori da Ginostra per l’impossibilità di poterla curare e mantenere sul posto date le sue condizioni. Per sfortunate circostanze non ero riuscito a stringere al petto la sua mano al momento dell’ultimo respiro, il dolore più grande della mia vita che mi porterò fin nella tomba.

Si respirava nel piccolo borgo un’aria di rassegnazione, di resa, di sfiducia.

Era impossibile continuare. Alcuni cartelli venivano esposti per far conoscere la nostra disperata situazione ed inconsciamente volevano essere una celata speranza che fra i tanti villeggianti che passavano nelle brevi escursioni da altre isole, qualcuno raccogliesse il nostro disperato grido d’aiuto. Tra questi una mia poesia d’addio che rispecchiava il nostro stato d’animo:

“Paese senza Anima” (Ginostra, estate 1995)

In questo villaggio si vedono ancora le mura,

ma il cuore ha smesso di palpitare.

Mi son convinto di non poter riportare in vita

un cuore che ha cessato di battere

e dell’inutilità d’immolare la propria esistenza

in una società che non ha più valori.

Con un susseguirsi di sentimenti ho seguito le tue vicende,

con grande malinconia ho assistito alla tua agonia

ed è con infinita tristezza che devo dirti addio. Ginostra mia!

Un giorno, verso la fine di quell’estate, due giovani di passaggio da Stromboli, avendo avvertito l’atmosfera che si respirava nel piccolo borgo, si avvicinarono con molto garbo e cominciarono a farmi delle domande che tendevano ad informarsi su tutta la situazione del villaggio e sul perché non si riuscivano ad ottenere i servizi e le infrastrutture elementari ed indispensabili a poter continuare a lavorare, vivere e morire nella propria terra.

Conversai un bel po' piacevolmente con loro e alla fine si presentarono dicendomi: “Pasquale la vostra storia ci coinvolge tanto emotivamente e ci rendiamo conto che vivete uno stato d’ingiustizia sociale e di abbandono da parte delle Istituzioni che non può essere in nessun modo giustificato. Non dovete arrendervi. Noi siamo i fratelli Enrico e Novella Trantino di Catania. Vi siamo vicini e pensiamo di potervi aiutare perché conoscendo nostro padre siamo certi che non resterà indifferente venendo a conoscenza di questa storia e dei vostri problemi che riferiremo non appena saremo rientrati. Lui se prende a cuore una vicenda simile, come crediamo, non molla e vi sosterrà fino alla fine con buone possibilità di darvi una mano. Siate fiduciosi.”

Mi salutarono con tanta umiltà e dolcezza e si allontanarono. Era la prima volta che li vedevo.

Subito pensai che possibilmente erano le solite promesse senza seguito che si fanno e si ricevono in quei brevi e fugaci momenti di atmosfera vacanziera. Ma ormai avevo imparato dalle esperienze della vita a leggere nell’animo delle persone e sentivo che in quei giovani c’era qualcosa di diverso, di eccezionalmente umano, e vedendoli andare via, uno stato di tristezza e commozione mi pervase come se li conoscessi da sempre.

La notte di Natale di quell’anno, mentre con la mia famiglia a lume di petrolio e con una radiolina a batterie ci apprestavamo a passare la serata, sentii squillare il telefono fisso, unica conquista che eravamo riusciti ad ottenere fino ad allora.

“Pronto! Pasquale!

Sono Enzo Trantino, Buon Natale per te, familiari e tutti gli abitanti di Ginostra. I miei figli mi hanno parlato dei vostri problemi. Sappi che noi faremo di tutto per aiutarvi a sostenere la vostra causa. Non scoraggiatevi e tienimi informato di ogni vostra necessità.

 Non molliamo! Mi raccomando!”

Era l’Onorevole, deputato nazionale di Catania, avv. Enzo Trantino.

Quasi non volevo crederci.

Quella telefonata che con entusiasmo comunicai ai miei concittadini, mi ha riempito di gioia e di grandi speranze. Forse avevamo trovato un valido sostegno per le nostre rivendicazioni.

Sentivo che era sincero e così è stato.

Da quel momento, l’On. Enzo Trantino ed i suoi figli Enrico e Novella ci sono sempre stati vicini, portando il nostro caso nei palazzi delle Istituzioni Regionali e Nazionali e non facendo mai mancare il loro appoggio fino al raggiungimento del grande traguardo, tra gli altri, della luce elettrica e del pontile.

Noi non li abbiamo mai ringraziati abbastanza, ma non li abbiamo dimenticati e resteranno sempre nel nostro cuore. Grazie a loro e poche altre persone oggi Ginostra ha i servizi e le infrastrutture indispensabili per permettere ai pochi abitanti di poter continuare a vivere con semplicità e dignità nella propria terra.

Nell’apprendere la notizia della candidatura dell’avv. Enrico Trantino a Sindaco di Catania, essa risveglia in me tante emozioni, legate a persone speciali ed importanti per la mia vita e quella del mio paesino, che sento il bisogno di esternare e condividere con qualcuno.

Non essendo iscritto nelle liste elettorali di quella città, con rammarico, non posso provare la felicità di dare il mio contributo e votare con orgoglio una persona che oltre ad essere capace, ritengo portatore di grandi ideali ed alti valori sociali di amore verso il prossimo e la gente non solo della propria città ma di tutta la nostra amata terra di Sicilia, come la mia meravigliosa esperienza di vita, che oggi voglio condividere con amici, conoscenti, col pubblico e con tutti i cittadini che conoscono e non l’avvocato Enrico Trantino, sta a dimostrare.  Voglio rendere pubblica questa mia storia, affinchè l’esempio di certi comportamenti umani resti nella memoria della nostra società, come punto di riferimento importante specie per tutte quelle persone umili e semplici che chiedono diritti, giustizia e sperano in un futuro migliore per se ed i propri cari nella propria terra.

Con umiltà ritengo che per la città di Catania si presenta la grande opportunità di avere un Sindaco in cui tutti i cittadini si possono riconoscere e di cui andare fieri ed orgogliosi.

Pasquale Giuffrè dal piccolo borgo di Ginostra

Isola di Stromboli, provincia di Messina

Ginostra 09/05/2023

GLI EOLIANI DEL SANTAMARINA CE LI RICORDIAMO ? NOI SI!. LA RIFLESSIONE E LA PROPOSTA DI BARTOLINO FERLAZZO

Sono trascorsi 80 anni, da quel tragico 9 maggio 1943 una data, purtroppo, destinata a rimanere impressa, per sempre, nella storia delle Isole Eolie, come una macchia indelebile che mai il tempo potrà cancellare.

- Era una domenica come tante altre, Lipari e le sue sorelle toccarono con mano, quelli che furono gli orrori della guerra, toccarono con mano le inutili contraddizioni della guerra stessa, oltre a subire la crudeltà di un conflitto, certamente non voluto dalle popolazioni, ma loro malgrado costrette a subirlo, l' offesa, la disperazione, i lutti, le privazioni e la ripugnanza.- Tante vittime innocenti perirono, per colpe certamente che non avevano commesse, ma immolate solamente sull' altare della Patria, una Patria che probabilmente ancora oggi non si ricorda più di loro e certamente non solo la Patria.

- Quel giorno a Lipari, si era svolta nella mattinata, la festa dell' impero, con grande partecipazione di folla, come succedeva in quegli anni; nel pomeriggio intorno alle ore 15,10, il piroscafo di linea, Santa Marina, salpava gli ormeggi da Marina Corta, per dirigersi su Vulcano-Milazzo, seguendo la rotta 102/C; il mare era particolarmente mosso, ma certamente non metteva in crisi un' imbarcazione che, per quei tempi, era considerata d' avanguardia; così lasciato lo scalo di Vulcano, il Santa Marina proseguiva, felicemente, la sua rotta, quando a nove miglia da Lipari ed a non più di tre o quattrocento metri da Punta Luccia, un siluro lanciato, intorno alle ore 15,48, dal sommergibile inglese UNRIVALLED, al comando del capitano di fregata Mac Linshed, partito dalla base navale di Malta il primo maggio per un' operazione di pattugliamento delle coste nord-orientali della Sicilia, lo colpiva al centro ed esattamente all' altezza della sala macchine, spaccandolo in due tronconi e facendolo affondare in pochissimi minuti, portandosi dietro il suo immane carico di morte e di disperazione.- Ma non fu il solo siluro ad essere lanciato dallo scafo inglese, perché all' accorrere di una motovedetta tedesca, ne lanciò un secondo che non centrava lo scafo, solo perché non veniva considerata la poca chiglia di cui era dotata l' imbarcazione.- Cosa sarebbe potuto succedere, ci domandiamo ancora oggi, se questo attacco fosse stato portato a termine nella mattinata di quel triste giorno, quando a bordo del Santa Marina, si trovavano circa duecento giovani in partenza per la visita di leva. A bordo, in quell' ultimo viaggio, avevano preso posto circa cento passeggeri, molti dei quali non avrebbero più visto la loro terra, le loro isole, i loro parenti che portarono a lagrime di madri, di spose, di figli, di amici, parenti e conoscenti dell' equipaggio e dei passeggeri, che ignari e innocenti, in quel giorno primaverile, incontrarono la morte tra i flutti di questo nostro mare.- Marina Corta era colma di folla, atterrita, convulsa che correva, che cercava di aiutare i volenterosi a mettere in mare le barche, ad approntare i remi, a preparare le coperte, i medicinali, perché non c' era tempo e bisognava far presto, solo qualche imbarcazione era fornita di motore, poi le prime terribili notizie, si ricorda chi era partito, che si sperava fossero salvi, di coloro che non sarebbero più tornati, malgrado gli sforzi che i pochi sopravvissuti avevano tentato con generoso coraggio.- Allora Lipari, capì veramente tutta l' atrocità della guerra fu un trauma, una presa di coscienza sulla tremenda realtà. Con il Santa Marina, è affondata pure una parte di noi eoliani, una parte di queste isole, una parte della nostra coscienza, certamente mortificata, umiliata e violentata da una guerra assurda, dichiarata solo per una sventata mania di grandezza e cagionata dalla mania omicida che aveva pervaso irrimediabilmente in quegli anni l' Italia, una mania che distrusse il paese, che annientò una buona parte di italiani, una mania che mise in ginocchio un' intera nazione.

Prima di elencare tutti i presenti su quella nave, ci chiediamo dato che si intitolano piazze, strade, vicoli a tutti e più di tutti, nel tempo le civiche amministrazioni, anche se da noi sempre sollecitate, perché non hanno mai pensato di rendere omaggio a questi nostri fratelli caduti, non per loro volontà, intitolandogli una strada nel centro storico di Lipari, perché chi non ha rispetto per i morti non potrà mai avere rispetto per i vivi; senza che si faccia dello sciacallaggio politico o si prenda come spunto per l' attuale campagna elettorale. 

Caduto il segreto di Stato, siamo venuti in possesso della documentazione, grazie ad un amico, esistente presso il ministero della difesa, dove vengono riportati i nomi delle persone che si trovavano a bordo in quel tragico 9 maggio 1943;

Equipaggio Mercantile, tutti dichiarati Dispersi: BASILE Onofrio Comandante - DI MEGLIO Gennaro 1° Ufficiale - ORTESE Emilio Direttore di Macchina - CALVO Domenico Carpentiere - RE Giovanni Carpentiere - NATOLI Angelo Macchinista - FOTI Vincenzo Fuochista - ANDALORO Giuseppe Carbonaio - BITTO Vincenzo Cameriere - SACCHETTINO Giuseppe Cuoco - ALFONSETTI Michelangelo Marò - FLORIO Pasquale Marò SAVA Francesco Marò - CUZZOCREA Paolo R.T.

Militari Dispersi: PORRETTO Giuseppe Capo Cann. 2^ - GALLAZZI Arnaldo Capo Cann. 2° P.S. - FIORENTINO Natale Cann. - D' ALESSANDRO Alfonso S.C.R.T. - STRAMANDINO Antonino Marò - BENINATI Giovanni Marò - BARCA Domenico Marò - CURRO' Antonino Marò - SCUDERI Antonino App. R.C. - MONDELLO Francesco R.C. - CASELLA Salvatore Carabiniere - PAVONE Sebastiano C.N. - PORTELLI Giuseppe C.N. - LEANZA Edoardo Brigadiere CC. - COSTA Giuseppe Brigadiere CC. - D' ANIERI Antonino Caporal Maggiore Sanità - NATOLI Felice Aviere - MIANO Nicola Sergente - MARTINIS Antonino C.N.

Militari Salvati: MIRANDA Salvatore S.C. Cannoniere O - VENTO Salvatore Cann. P.S. - ATZORI Italo Cann. O - GULLO Vincenzo Cann. O - MICELI Concetto Cann. O - GABBIANELLI Orlando Cann. A - MACRI' Giuseppe Marò - FEDERICO Giuseppe S. Nocch. - BACCHI Antonino Marò - NATOLI Antonino Marò - BARBAGALLO Camillo Marò - MAISANO Antonino Marò - LO SURDO Angelo Marò - GAMBINO Giuseppe Marò - ZIINO Francesco Cann. Maridist. - LACOTETA Santo All. Torped. - LO SCHIAVO Giuseppe Nocch. - BONGIORNO Giuseppe Bersagliere - NATOLI Bartolomeo C.N. fu Giuseppe e di Cincotta Maria - SCARCELLA Fernando G. Mare - SCHEPIS Nicolò G.T. - MAZZA Angelo Aviere - DE SANTIS Nicola Carabiniere - PRESTI Santo G. Finanza - SCUDERI Paolo Cann. - SANGIORGIO Pietro Cann. - VIA Giuseppe Marò

Dispersi Civili: PICONE Antonino Pianoconte - ACUNTO Stefano Lipari - MARTURANO Giuseppe Lipari - RUSSO Grazia Canneto - BONINO Bartolomeo Quattropani - BASILE Giovanni Lipari - MOLLICA Rosario Lipari - BIVIANO Rosina Lipari - RUSSO Francesco Canneto - TAURO Giuseppe Canneto - CURRO' Iolanda Acquacalda - MAGGIORE Giacomo Lipari - MANNELLO Tommaso Lipari - SPANO' Antonino Canneto - BUONGIORNO Marino S. Marina Salina - SGRO' Salvatore Malfa - GERMANO' Edera Malfa - PISTORESI Giulia Canneto - DI MENTO Giuseppe Spadafora - GRECO Giuseppe Spadafora - CASELLA Michele Sant' Angelo di Brolo - ROMAGNOLO Rosario Milazzo - GITTO Lorenzo Milazzo - PENTOLA Antonino Caprileone - VINCENTI Luigi Cumia Inferiore - CASSATA Luigi Cumia Inferiore - IMBESI Francesco S. Lucia del Mela - MAIORANA Giuseppe Canneto

Deceduti Accertati: LIBERATORE Angela Lami/Canneto

Salvati Civili: ALACQUA Carmelo Milazzo - PATANE' Giuseppe Leni - POMA Assunta Lipari - TAURO Antonino Canneto - ARCORACI Luigi Malfa - MARTINO Domenico Lipari - BIVIANO Antonino Lipari - CARINI Matteo Malfa - MERRINA Gaetano Milazzo - ANDOLINA Salvatore Milazzo - BIVIANO Giuseppe Acquacalda - GRECO Tommaso Milazzo - NATOLI Bartolomeo fu Giuseppe e di Ferlazzo Angela Canneto - GRECO Orazio S. Maria della Scala (CT)

La Sezione del Regio Tribunale di Messina che dichiarò lo stato di morte presunta era così composta: Presidente : BLANDALEONE Stefano, Giudici : CIMINATO Vincenzo - NICOTRA Giovambattista.

Adesso dopo ben 80 anni e dopo un quarto di secolo di oscurantismo politico, sociale, economi, morale e dato che tutte le amministrazioni che si sono succedute hanno sempre fatto orecchie da mercanti alle richieste, non ultime le nostre, ci sarà qualche ente che avrà il buon senso, la sensibilità, e il rispetto verso questi caduti, vittime di una tragedia immane di cui sono stati parte integrante, di VOLER intitolare loro una strada nel centro di Lipari ? si chiede troppo ?

Ricordatevi chi non dimostra rispetto per i morti non potrà mai avere rispetto per i vivi.-

Bartolino Ferlazzo

I ringraziamenti della famiglia Costa


 

Le Eolie nelle stampe d'epoca (260° puntata : Lipari)


Ricordando...Angelo e Lilla Natoli


Nella rubrica "Ricordando" sarà pubblicata, in modo casuale, giornalmente, una foto degli Eoliani o amici delle Eolie che non ci sono più. Ovviamente tra quelle presenti nel nostro archivio.
La pubblicazione di foto a vostra richiesta, anche per commemorazioni, ricorrenze ecc., potrà, invece, avvenire previo contributo da erogare ad Eolienews.
Per tale tipo di pubblicazioni contattare il 3395798235 (preferibilmente whatsapp)

Le Eolie e le date da ricordare a cura del dottor Giuseppe La Greca

9 maggio 1943
                                                   Il “Santamarina”

Negli ultimi anni diversi eoliani hanno ricordato con dovizia di particolari il tristissimo episodio dell’affondamento del “Santamarina”. A Santa Marina Salina è stato dedicato un monumento agli scomparsi, un altro monumento è stato collocato a Vulcano, nei pressi di Punta Bandiera, da parte di un privato.
Oggi, senza entrare nell’evento, ritengo giusto ricordare come l’affondamento del postale eoliano non debba e non possa attribuirsi né ad un “errore” né ad una fatale circostanza bensì ad una precisa disposizione operativa, e, pertanto, ad una operazione predisposta e voluta.
Prima di quel 9 maggio 1943 il “Santamarina” era stato, molto probabilmente, oggetto di avvistamenti e di continue sorveglianze da parte delle unità sottomarine britanniche senza mai venire attaccato. La ragione di un tale atteggiamento è, molto probabilmente, da ricercarsi in una specie di “gentlemen agreement” da parte di tutti i sottomarini nemici, scienti di avere a che fare con una unità civile inoffensiva e desiderosi di non causare vittime innocenti. L’affermazione di cui sopra è confermata dai numerosi attacchi nel quadrante di mare compreso tra Capo D’Orlando, Capo Milazzo, Capo Rasocolmo e le acque delle Isole Eolie operate – tra il 1941 ed il 1943 – dalle diverse unità sottomarine britanniche.
Il 31 marzo 1941 il sommergibile “Capponi”, in trasferimento da Messina a La Spezia per essere messo in disarmo, fu silurato ed affondato a sud di Stromboli dal sommergibile inglese Rorqual. Nessun superstite fra i 49 membri dell’equipaggio.
Il 27 settembre 1941 il cacciasommergibili “Albatros” fu silurato dal sommergibile britannico “Upright” e s’inabissò a 8 miglia a nord ovest di Capo Rasocolmo con 52 membri di equipaggio.
Il 5 gennaio 1942, il sommergibile oceanico “Ammiraglio Saint Bon” mentre  transitava in superficie, al largo di Capo Milazzo, fu avvistato dal sottomarino britannico “Upholder”, che gli lanciò una sventagliata di siluri, uno di questi centro l’unità navale italiana che saltò in aria con i suoi 78 membri di equipaggio.
Il 1 aprile 1942, tra capo Rasocolmo e Stromboli, venne affondato dal sottomarino “Urge”, l’incrociatore leggero “Giovanni delle Bande Nere”. Un siluro spezzò in due lo scafo che affondò rapidamente trascinando con se 287 uomini.
Il mattino del 13 agosto del 1942 gli ottocento abitanti di Panarea vennero svegliati da due boati provenienti dal mare. L’incrociatore pesante Bolzano e l’Attendolo erano stati colpiti da due siluri lanciati da un sommergibile inglese nello specchio d’acqua davanti all’isola. Dalla spiaggia era possibile scorgere le sagome delle navi e il fumo denso e nero proveniente dal Bolzano, incendiatosi per lo scoppio di una caldaia. Attorno i cacciatorpediniere di scorta giravano nervosamente tentando di localizzare il sommergibile. Dall’isola partirono alcune barche per prestare soccorso ai superstiti.
Il 3 marzo 1943 un sommergibile affondò a cannonate, al largo di Milazzo, il Piroscafo “Pier Luigi” di 2571 tonnellate.
Il 10 marzo 1943 viene affondata la nave cisterna “Rosario”, da 5468 tonnellate, da parte del sottomarino britannico “Trooper” al largo di Capo Milazzo.
Il 27 marzo 1943 il sottomarino “Upholder” violò clamorosamente il porto di Milazzo, silurandovi il piroscafo “Sidamo” ormeggiato alla Banchina XX luglio.
Il 24 aprile 1943, sempre la largo di Capo Milazzo, nel corso di un attacco notturno, fu affondato il piroscafo “Galiola” di 1428 tonnellate.
Prima di affondare il “Santamarina”, il sommergibile “Unrivalled” aveva affondato, il 16 febbraio 1943, il Piroscafo Pasubio al Largo di Punta Stilo, e la nave cisterna “Bivona” a Trapani.
Con la preparazione della operazione  Hsky (termine con il quale veniva convenzionalmente indicata l’invasione alleata della Sicilia) in data  3 maggio 1943 venne redatto dal Quartier Generale del Generale Sir Harold Alesander il definitivo “Piano strategico preliminare” il cui primo punto prevedeva la “neutralizzazione” di TUTTI i mezzi e delle basi navali ed aeree dell’Asse in Sicilia, ai fini d’impedire il loro impiego in combattimento e nel successivo inevitabile ripiegamento italo-tedesco nell’Italia continentale. Subito le azioni aeree e navali inglesi e statunitensi nella Sicilia si intensificarono con attacchi crescenti massicci e, spesso, indiscriminati. La rigorosa applicazione delle disposizioni scaturite dal predetto Piano strategico che nella giornata del 9 maggio 1943 condannarono il Santamarina.
Foto nell'ordine: 1) Il Santamarina; 2) Il sommergibile Saint Bon; 3) Il "Bolzano"; 4) Il caccia-sommergibili Albatros; 5) il sommergibile Pier Capponi

Auguri di...

Buon Compleanno a Monica Blasi, Marco Torre, Giusy Giardina, Carlo Aguglia, Santino Belmuda, Maia Antonia Simanschi, Andrea Cortese, India Bongiorno, Sarni Teresa


Sciopero il 20 maggio degli operatori ecologici in servizio nel Comune di Lipari


 

Chiesa di Porto Salvo: I solenni festeggiamenti in onore della Nostra Signora di Fatima

Il Pensiero del giorno con Don Bernardino Giordano: Mentire

1943 - 2023 : 80 anni dall'affondamento del Santamarina. Per non dimenticare

 Le Eolie commemorano oggi l’ottantesimo anniversario di quella che è, sicuramente, la pagina più drammatica della loro storia recente: l’affondamento il 9 maggio del 1943 del piroscafo di linea “Santamarina” ad opera del sommergibile inglese Unrivalled che lo silurò mentre era in navigazione verso Milazzo. 

In quel tragico evento, verificatosi, alle 15 e 40, mentre il mezzo, che da trenta minuti aveva lasciato Lipari, si trovava al largo di Punta Bandiera a Vulcano, persero la vita in sessantuno (54 uomini e 7 donne); si salvarono, invece, grazie anche ai tempestivi soccorsi giunti da Lipari, in cinquantadue (51 uomini e 1 donna). 

Il “Santamarina”, spezzato in due dai siluri lanciati dall’unità inglese, affondò, adagiandosi ad una profondità compresa tra i 900 e i 1.000 metri, trascinando con sé, in fondo al mare, quanti vi persero la vita. 

L’amministrazione comunale di Lipari ricorderà, oggi, quel tragico evento con una cerimonia che si terrà, in mare, nel punto in cui avvenne l’affondamento. Alla presenza delle autorità civili e militari, che raggiungeranno il sito con un mezzo privato in partenza da Lipari sarà deposta in mare, nello stesso orario in cui avvenne il siluramento, una corona di fiori. 

Iniziative anche a Salina dove nel 2013 (in occasione del 70° anniversario) è stato inaugurato un monumento in memoria delle vittime, fatto realizzare dalla professoressa Maria Rosaria Leanza che, in quel 9 maggio, perse il padre Edoardo, comandante della stazione dei carabinieri dell’isola. Nella chiesa di Santa Marina Salina, alle 10 e 30, si terrà una funzione religiosa in suffragio delle vittime: seguirà deposizione di una corona nel monumento. 

 

Oggi è il 9 maggio. Buongiorno con questa cartolina dalle Eolie e con il Santo del giorno


Pacomio Abate, Santo fu il primo padre del cenobismo monastico. Soldato Esneh ebbe occasione di conoscere cristiani e fu spinto ad imitarli. Lasciata dunque la militizia, si ritirò presso un piccolo tempio abbandonato di Senesit e poco dopo fu battezzato.

Fallito il suo primo tentativo ascetico, si ritirò a vita anacoretica sotto la guida del Monaco Palomone. In questo periodo potè rendersi conto dei difetti della vita anacoretica e comprese la necessità di una vita in comune, in un monastero, sotto la direzione di un superiore.

Si separò così da Palamone e a Tabennisi, un villaggio abbandonato sulla riva destra del Nilo, organizzò una comunità religiosa di cui fu abate, caratterizzata dalla sottomissione a una regola e dalla costituzione di superiori. Poté così raccogliere parecchie centinaia di cenobiti in un solo monastero e fondarne altri.

Attorno al 400 si conteranno quasi 5000 monaci (S. Girolamo parla addirittura di 50.000, ma pare che il calcolo sia erroneo). P. redasse la prima regola, che da lui prende il nome, in lingua copta. Essa ci è giunta completa solo nella traduzione latina dal greco curata da Girolamo nel 404; dei testi copto e greco vi sono solo frammenti. Essa imponeva non solo preghiere e digiuni, ma anche il lavoro manuale e lo studio della Bibbia. In appendice alla regola tradotta da S. Girolamo si trovano detti e ammonimenti di P. (Morzita Pachomiz) e 11 lettere di cui due in criptografia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Tebaide, in Egitto, san Pacomio, abate, che, ancora pagano, spinto da un gesto di carità cristiana nei confronti dei soldati suoi compagni con lui detenuti, si convertì al cristianesimo, ricevendo dall’anacoreta Palémone l’abito monastico; dopo sette anni, per divina ispirazione, istituì molti cenobi per accogliere fratelli e scrisse per i monaci una regola divenuta famosa.