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giovedì 15 novembre 2018

Le Origini del Cristianesimo nelle Eolie: nel solco del prof. Iacolino e oltre


(di Michele Giacomantonio) Nel mio intervento a commento della manifestazione “In ricordo del professore Giuseppe Iacolino” promossa il 9 novembre scorso dal Rotary club e dal Comune di Lipari scrivevo che forse, fra i tanti aspetti messi in luce, era stato un po’ trascurato il grande contributo di Iacolino  per fare chiarezza su alcuni nodi importanti della nostra storia locale: un contributo, aggiungevo. che può essere paragonato solo a quello di un altro grande protagonista della nostra cultura, Luigi Bernabò Brea. E fra i contributi citavo la ricerca sulle origini del Cristianesimo a Lipari ed in particolare sulla storicità della figura del primo Vescovo di Lipari Sant’Agatone , ritenuto leggendario dai più e perfino da Bernabò Brea.
Citavo ma non approfondivo perché preferii , allora, soffermarmi su un altro suo importante contributo del professore: quello sullo strutturarsi della municipalità eoliana partendo da un atto notariale del 22 maggio 1246.
 Ora vorrei cercare di sviluppare il contributo sulle origini del Cristianesimo nelle nostre isole.
Sant’Agatone figura storica o leggendaria?
Luigi Bernabò Brea nel suo libro “Le isole Eolie dal tardo antico ai Normanni”, pubblicato nel 1989 aveva scritto "E' del tutto inconsistente, dal punto di vista storico, un primo vescovo, Sant’Agatone, che risalirebbe al III secolo, al tempo cioè della persecuzione di Valeriano. La sua figura, è probabilmente immaginaria. Il nome sarebbe stato preso da quello del vescovo, assai più tardo, ricordato da S.Gregorio Magno, l’unico dei primi vescovi di Lipari il cui nome fosse ricordato da fonti letterarie. Sant’Agatone compare infatti solo in fonti tarde e criticamente inattendibili e cioè nel complesso di leggende, composte fra il VII e il IX secolo che fioriscono intorno ai santi martiri di Lentini Alfio, Cirino e Filadelfio. Il primo vescovo – aggiunge il grande archeologo – di cui si abbia notizia certa è Augusto che partecipa a due concilii tenuti a Roma al tempo del Papa Simmaco: il primo dell’Ottobre 501 (…); il secondo del Novembre 502(…)” (pag.14-15).
Iacolino parte, nel suo ragionamento, dall’Annuario Pontificio che alla voce Diocesi di Lipari aggiunge tra parentesi una data: V secolo ed argomenta che visto che un vescovo di Lipari (Augusto) risulta aver partecipato alle sessioni del sinodo romano 501 e 502, cioè all’alba del VI secolo, ciò deve avere indotto, giustamente, i redattori dell’Annuario ad affermare che la Chiesa di Lipari doveva già esistere nel secolo precedente. Ma a suffragare questa ipotesi, aggiunge Iacolino, non c’è solo la logica deduttiva dei redattori dell’Annuario ma chiare testimonianze epigrafiche cristiane in lingua greca, rinvenute a Lipari , tre delle quali ci riportano diritto al V secolo e molto più a ritroso nel tempo. E cita l’epigrafe di Proba della seconda metà del V secolo che parla della Santa e Cattolica Chiesa dei Liparéi; quella di un anonimo del 470 e soprattutto quella di Asella che è del 394 ma che ci rivela che a Lipari sul finire del IV secolo si erano consolidati moduli culturali e di costume così squisitamente cristiani maturati sicuramente in un secolo ed oltre portandoci a quella metà del III secolo quando, secondo la tradizione, la Chiesa di Lipari era retta dal vescovo Sant’Agatone.
Il quadro di Sant’Agatone nella Cattedrale di Lipari. L’arrivo del corpo di San Bartolomeo.
Una considerazione forse ardita ma sostenuta anche da un importante archeologo e storico della Chiesa, mons. Louis Duchesne che nel 1912 scriveva, proprio a proposito della Chiesa di Lipari, al prof. Carlo Alberto Gafuri che “ è poco verosimile che, nei tempi tristi e torbidi del V secolo, si siano fondati vescovadi in quelle regioni d’Italia” per cui era da ritenere, come quasi dimostrato, che ogni vescovato constatato prima della guerra gotica, cioè prima del 535, deve risalire almeno al IV secolo più o meno inoltrato. Anzi, aggiunge, il Duchesne che si potrebbe giungere sino alla metà del III secolo “ se fosse prudente fidarsi della leggenda bizantina di Leontini” (C.A. Garufi, Le Isole Eolie a proposito del ‘Constitutum’ dell’Abate Ambrogio, in “Archivio storico per la Sicilia Orientale”, anno IX,1912, pag.159 ) .
La Legenda di Lentini
Ed allo studio di questa Legenda si dedica il prof. Iacolino che, nel libro citato, vi riserverà ben 24 pagine. Ma che cos’è questa Legenda bizantina di Lentini? E’ uno scritto del monaco siculo-greco Basilio che nel 964, ben settecento anni dopo l’accadimento dei fatti e cioè il supplizio dei martiri Alfio, Cirino e Filadelfio avvenuto fra il 251 ed il 259 al tempo dell’imperatore Valeriano, attingendo a racconti popolari, per lo più tramandati oralmente, li assembla arricchendoli di particolari fantasiosi e fantastici. Certo il pio monaco non aveva alcuna intenzione di dare un contributo rigoroso alla storia ma solo di contribuire alla edificazione ed alla pietà del popolo, e così lo scritto è risultato zeppo di personaggi improbabili, di interventi soprannaturali e misteriosi, di un eccesso di guarigioni miracolose, di apparizioni di Santi fino all’inverosimile senza trascurare gli errori cronologici.
E’ possibile, si chiede Iacolino, recuperare in questa prolissa trama romanzesca un qualche elemento di veridicità storica che possa servire alla nostra ricerca? Una preziosa indicazione, che Iacolino fa propria, viene dallo storico benedettino Domenico Gaspare Lancia di Brolo secondo il quale il monaco Basilio avrebbe raccolto le tradizioni locali e le avrebbe stese “allargandole e infiorandole con discorsi e dettagli che, sebbene esagerati, pure non ne alteravano il fondo e, nella sostanza, non dovevano essere privi di fondamento”. Quindi, conclude lo storico benedettino, “ ritengo questi atti, con tutti i loro difetti, essere tanto più preziosi per la nostra storia quanto che ogni altra memoria di quell’epoca è perita” (Storia della Chiesa in Sicilia nei dieci primi secoli del Cristianesimo, Palermo 1880, p.120).
Bernabò Brea, di fronte all’ampio risalto che la Legenda dà a Sant’Agatone, aveva avanzato l’ipotesi – da lui stesso, per primo, giudicata molto fragile – che l’Agatone delle Legenda sia lo stesso Agatone che nel VI secolo papa Gregorio Magno  esonerava dalla carica di vescovo di Lipari riducendolo  allo stato monacale. Probabilmente, aggiunge Bernabò, questi aveva trovato accoglienza in un convento di Lentini ed era entrato nella narrazione popolare dalla quale lo recupera Basilio facendolo protagonista del suo racconto (op,cit, pag.14 nella nota n.5).
Iacolino invece non ha dubbi che l’Agatone di cui si parla sia proprio il Santo vescovo del III secolo,  che  - come dice la Legenda di Lentini - per paura della persecuzione dei romani abbandona Lipari e si rifugia in una grotta alle pendici dell’Etna dove incontra Alessandro, braccio destro del tiranno, caduto in disgrazia e anche lui fuggitivo. Agatone lo incoraggia, lo sostiene , lo guida nel cammino della conversione  e lo battezza imponendogli il nuovo nome di Neofito. Più tardi gli conferisce il presbiterato e lo propone vescovo di Lentini. Quindi decide di tornare a Lipari con “i primi cittadini delle isole e altri del clero” che erano venuti a trovarlo a Lentini “per divina rivelazione” per annunciargli “che la persecuzione contro i Cristiani è cessata e che essi ormai vivono tranquilli”.
Secondo Iacolino, al di là delle digressioni del narratore, il monaco Basilio avrebbe rispettato la verità di fondo che i racconti popolari contenevano. E la verità è che esiste un vescovo che è fuggito per paura di fronte ad una persecuzione di cui esistono riscontri storici, come riscontri storici esistono della successiva pacificazione ai tempi dell’imperatore Gallieno che ai cristiani restituì beni patrimoniali e libertà di culto. Se uno degli scopi di Basilio era quello di rievocare la genesi della Chiesa  Leontinese perché, con la sua fervida fantasia, si chiede Iacolino, non fece risalire quella Chiesa a quella di Siracusa che, rispetto alla periferica Chiesa di Lipari, vantava più nobili memorie e più solide tradizioni? E perché affidare il battesimo di questa chiesa ad un vescovo fuggiasco per paura della persecuzione? Evidentemente – osserva sempre Iacolino – il ruolo che nella primitiva comunità di Lentini esercitò il vescovo di Lipari doveva avere radici così profondamente storiche da non potere sottacersi o subire alterazioni di sorta.
Oltre Iacolino? Il Cristianesimo a Lipari prima del III secolo?

Fin qui Iacolino: la Chiesa di Lipari esisteva già nel III secolo e suo vescovo era il Sant’Agatone che presiede all’arrivo delle spoglie di San Bartolomeo come affermano Giuseppe l’Innografo e San Teodoro Studita.
E prima ancora? Esistono credenze popolari che fanno supporre una datazione più antica dell’arrivo del Cristianesimo a Lipari?
 “E’ credenza – scrive il Can. Carlo Rodriquez nel 1841 nel suo saggio Breve cenno storico sulla Chiesa Liparese, (Palermo, estratto dal Giornale letterario, n. 225 e 226, 1841, pag. 5 e 6) – che la fede cristiana si fosse stabilita in Lipari sin dal tempo degli Apostoli; e Paolo (l’Apostolo) venuto in Reggio, si reputa per mera tradizione passato da Messina , e per la vicinanza di quella provincia a quest’isola qui esservi condotto, predicare il Vangelo ed innalzare alla cima del sacerdozio per la prima volta Liparese Chiesastico. Ma niun documento esiste per rafforzare opinione siffatta; per il che à uopo di altri tempi più a noi vicini intertenerci, poiché le Siciliane Storie non furono a noi tramandate, anzi distrutte nella saracenica invasione…”.
Prima del Rodiquez , però, nel 1783, della possibilità che la Chiesa di Lipari fosse stata fondata da San Paolo ne aveva parlato Giuseppe La Rosa nel primo volume della sua “Pyrologia Topostorigrafica delle Isole di Lipari”( a cura di Alfredo Adornato, Lipari, 1997).
Come il Can. Rodriquez, l’avv. La Rosa segue il discorso tradizionale del naufragio a Malta e, ripreso dopo tre mesi il viaggio,  della sosta a Reggio a cui aggiunge Messina e ipotizza la tappa a Lipari, lungo il tragitto, grazie al Comandante della nave che avrebbe accolti i desideri di Paolo. Una ipotesi forse più credibile di quella tradizionale riportata dal Rodriquez secondo il quale l’evangelizzazione di Lipari e Messina sarebbe avvenuta durante la sosta a Reggio cioè il tutto – Reggio, Messina e Lipari - in una mezza giornata che è il tempo che, secondo l’evangelista Luca, la nave avrebbe sostato a Reggio prima di salpare per Roma (“Poi navigando lungo la costa giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò il vento del sud e così in due giorni potemmo arrivare a Pozzuoli 28,13). Più credibile, ma comunque sempre improbabile l’ipotesi di La Rosa. Quale tempo avrebbe potuto concedere un Comandante ad un passeggero che era oltretutto in cattività? Qualche ora? E sarebbe stata sufficiente per evangelizzare la gente di Lipari e trovare un Vescovo?
Di fronte a questi nodi non stupisce che Iacolino non abbia preso in seria considerazione l’idea che S.Paolo fosse mai passato da Lipari e l’abbia evangelizzata. Secondo il professore questa di rivendicare una evangelizzazione diretta degli apostoli  sarebbe trattato  un vezzo diffusosi in età rinascimentale fra molte Chiese per darsi una sorta di blasone apostolico.
Pure avendo condiviso negli anni passati la posizione del prof. Iacolino tanto da averla sostenuta nel mio “Navigando nella storia delle Eolie” che è del 2010, in questi ultimi anni  mi sono venuto convincendo che l’ipotesi di un passaggio per Lipari di San Paolo è tutt’altro che peregrina, ma a differenza di Rodriquez e La Rosa – come ho scritto nel saggio “La nascita del cristianesimo nelle Eolie” pubblicato nel libretto “La religione nella Lipari antica”,( Marina di Patti, 2016) dove faccio un primo resoconto di questa ricerca -  nella mia ipotesi  questo non sarebbe avvenuto nell’ultimo tratto del viaggio: da Malta a Roma passando per Reggio ma sostituendo il naufragio a Malta con un naufragio a Lipari.
Una rilettura di Giuseppe La Rosa
Come nasce questa ipotesi del naufragio a Lipari? Innanzitutto da una rilettura di quanto scrive l’avv. La Rosa, che al di là del come e del quando sarebbe avvenuta la sosta di San Paolo alle Eolie, ha una sua originalità. Egli sottolinea con forza la tradizione esistente a Lipari ai suoi tempi ( e ormai oggi dimenticata) di essere stati evangelizzati da Paolo.
Che San Paolo sia passato da Lipari e l’abbia evangelizzata “appresso i Liparoti – scrive il La Rosa - ve n’è antichissima tradizione passata da Padri a Figli, e dall’una all’altra generazione sino a questi tempi: e tanto appunto pare volesse significare Innocenzio Papa in una sua epistola scritta a Decenzio, rapportata dall’Abbate Rocco Pirro nella sua Sicilia Sacra, dove tratta della Chiesa di Lipari, per le parole di quel Pontefice ci s’insinua in qualche modo essere stata la Sicilia con l’Isole adiacenti convertita dall’Apostoli che vi crearono vescovi (Rocco Pirri, in Sicilia Sacra de Ecclesiae Liparensis, nota 8)”.
Che La Rosa dica che ai suoi tempi era viva questa tradizione  non è un dettaglio da trascurare. Infatti egli scrive in un ‘epoca, il 1783, dove le tradizioni si conservavano più facilmente perché non c’era il bombardamento giornaliero e continuo dei mass-media che allargano la conoscenza nello spazio ma la riducono nel tempo. Inoltre una realtà isolata come erano le Eolie le storie che si raccontavano in casa e si ripetevano nelle strade e nelle piazze, non dovevano essere molte. Per di più non si era ancora diffusa nelle isole quella secolarizzazione che aveva aggredito la centralità del sacro a vantaggio del profano. La religione era ancora un dato centrale della cultura a cui ricondurre ogni evento come fa appunto anche un erudito come La Rosa parlando, ad esempio, dei terremoti.
Una seconda sollecitazione a perseverare in questa ricerca viene da una scoperta: solitamente oggi quasi tutte le versioni degli Atti degli Apostoli  palano di Malta come l’isola del naufragio ma, in realtà Luca negli Attii parla di Melita (Μελιτη ) l’ isola del miele. ”Una volta in salvo venimmo a sapere che l’isola si chiamava Melita”(At 28,1).
La contesa fra Malta e Meleda sull’isola del naufragio
E proprio questo termine diede luogo in passato ad una disputa perché  nel “De administrando imperio” l’imperatore e storico bizantino Costantino Porfirogenito, nell’anno 949, afferma con sicurezza: il naufragio della nave che trasportava San Paolo avvenne a Melita-Meleda, isola della Dalmazia a nord di Ragusa ( Costantino PorfirogenitoDe Administrando Imperio, ed. Gy. Moravcsik, trans. R.J.H. Jenkins, rev. ed., Washington, Dumbarton Oaks Center for Byzantine Studies, 1967. “Alteram (insulam) quae Melete sive Malozeatae, cuius in Acta apostolorum, S. Lucas meminit, Melitem eam appellans, ubi et vipera divi Pauli digitum mordens ab eo exussa igne conflagravit” , cap. 36, pag. 163).
Gli scogli degli isolotti detti oggi isole di San Paolo, nella baia di San Paolo a Malta.
Meleda oggi Mljet e la costa Dalmata.
Di contro, nel 1600 cominciò a fiorire una ricca letteratura sul naufragio di San Paolo favorevole alla ben più importante (politicamente) isola di Malta divenuta nel 1530  la nuova sede dei Cavalieri Ospitalieri con l’aiuto e la benedizione di Papa Clemente VII e dell’imperatore Carlo V. I Cavalieri Ospitaleri  vennero così soprannominati Cavalieri di Malta e continuarono la loro azione contro la guerra di corsa musulmana, combattendo con la loro flotta i corsari provenienti dal Nordafrica berbero. Malgrado avessero a disposizione solo poche navi, erano degli esperti navigatori e causarono non poche noie alle navi ottomane, attirandosi la gratitudine del Papa e degli stati cristiani. Forte di questo dato di fatto, Malta cercò di affermare la sua candidatura ad isola del naufragio di Paolo.
Si apre quindi una contesa fra Malta e Meleda. E se Meleda si affida allo storico e poeta raguseo Ignazio Giorgi (1675-1737), abbate dei Benedettini Neri di Méleda, consultore e teologo della Repubblica di Ragusa, che nel suo opuscolo dal titolo “D. Paulus apostolus in mari, quod nunc Venetus Sinus dicitur, naufragus et Melitale Dalmatensisi insulae post naufragium hospes”  descrive il viaggio avventuroso compiuto dall’Apostolo sull’Adriatico, ovvero nel Golfo di Venezia, avvalorando la propria tesi con citazioni attinte da oltre trecento scrittori antichi e suoi contemporanei, dall’altra il Cavaleriato sviluppa tutta la propria influenza che è fortissima soprattutto a Roma. Il lavoro del Giorgi, pubblicato a Venezia nel 1730,diede origine ad una  polemica dalmato-maltese che si è prolungata con varie fasi sino ad oggi anche se nella seconda metà del ‘700 papa Benedetto XIV cercò di chiuderla  a favore di Malta.
Proprio questa disputa mi ha richiamato alla mente che nel Mediterraneo oltre a Malta e Méleda c’è una terza isola che si collegava al miele nel suo nome antico: Lipari il cui nome greco era Meligunis (Μελιγουνίς ) che potrebbe voler dire “isola del miele” . 
Rileggere gli Atti degli Apostoli
A questo punto il terzo passo è stato quello di rileggere con attenzione cosa Luca dice a proposito del viaggio e del naufragio.
“Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, ritenendo di poter realizzare il progetto, levarono le ancore e si misero a costeggiare Creta da vicino. Ma non molto tempo dopo si scatenò dall'isola un vento di uragano, detto Euroaquilone. La nave fu travolta e non riusciva a resistere al vento: abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Cauda, a fatica mantenemmo il controllo della scialuppa”.(Atti 27,13-16 ).
Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava. Calato lo scandaglio, misurarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, misurarono quindici braccia. Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno” (Atti,27,27-29).
“Quando si fece giorno, non riuscivano a riconoscere la terra; notarono però un'insenatura con una spiaggia e decisero, se possibile, di spingervi la nave .Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare. Al tempo stesso allentarono le corde dei timoni, spiegarono la vela maestra e, spinti dal vento, si mossero verso la spiaggia. Ma incapparono in una secca e la nave si incagliò: mentre la prua, arenata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava sotto la violenza delle onde” (Atti 27, 39-41…).


Viaggio di San Paolo a Roma. Itinerario tradizionale con naufragio a Malta

 [Il centurione diede] ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiungessero terra;44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra(Atti 27, 43,44).
Viaggio di San Paolo a Roma. Itinerario con naufragio a Lipari.

Per quanto riguarda il viaggio il vento di uragano che si scatenò doveva essere un vento che soffiava dal sud verso il nord perché dopo 14 giorni di deriva si trovarono nell’Adriatico che allora comprendeva anche lo Ionio. Un tragitto che taglia inesorabilmente fuori Malta. La nave entrò nel canale d’Otranto e prese a risalire l’attuale Adriatico dirigendosi verso le coste della Dalmazia?
Sembra strano che una nave di Alessandria che faceva abitualmente il tragitto per l’Italia (Atti, 27, 6) confondesse lo stretto di Messina col canale d’Otranto per quanto la visuale fosse compromessa e risalisse la costa greca e quella dalmata,. Più probabilmente come Malta anche Meleda diventa una meta improponibile.
Rispetto a Malta e Meleda, Lipari è l’unica che si trova sulla rotta per Roma.

Un riscontro straordinario

E pare quasi di vedere il bastimento che in una notte d’autunno, sospinto da un forte scirocco, si approssima alla rocca di Lipari che è circondata da una scogliera bassa – detta Sottoilpalo - dove la prua del naviglio avrebbe potuto incagliarsi mentre la poppa rimane esposta ai marosi. E pare sempre di vedere i naufraghi che si gettano a mare e cercano di raggiungere Marina Lunga che allora era solo una spiaggia, dove li accolgono gli abitanti che Luca definisce “barbari” probabilmente perché parlano un linguaggio che non comprende  anche se intorno al 60 d. C. la gente di Lipari avrebbe dovuto comprendere non solo il latino visto che si trovavano da più di trecento anni sotto la dominazione di Roma ma anche il greco che era la loro lingua originaria.
Ma siamo all’alba e la gente che incontrano non saranno stati certo membri della borghesia locale ma popolani, forse pescatori che parlano un qualche dialetto locale.

Una volta in salvo, venimmo a sapere che l’isola si chiamava  Melita (Μελιτη)”. Gli abitanti ci trattarono con rara umanità, ci accolsero tutti attorno ad un fuoco che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia e faceva freddo”.(Atti 28, 1-2).
 “Là vicino vi erano i possedimenti appartenenti al governatore dell’isola di nome Publio, questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni” (Atti 28,7).

Comunque il governatore doveva essere romano come  rivela il nome Publio e Lipari era governata dai romani fin dal 251 a. C. e la casa di Pubblio avrebbe potuto essere dove oggi c’è Piazza Mazzini o addirittura il Municipio, quindi a poche centinaia di metri da Marina Lunga, rendendo realistica una comunicazione a distanza soprattutto di primo mattino.
Il padre di Publio, racconta Luca, giaceva a letto colpito da febbre e da dissenteria. Paolo lo guarì e guarì anche altri abitanti dell’isola che avevano malattie. Questo procurò a Paolo e i suoi amici molti onori ed, al momento della partenza i rifornimenti necessari.

Dopo tre mesi salpammo con una nave di Alessandria, recante l’insegna dei Dioscuri, che aveva svernato nell’isola. Approdammo a Siracusa dove rimanemmo tre giorni. Salpati da qui giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli”(Atti 28, 11- 13).

Abbiamo voluto seguire, riprendendoli direttamente da Luca, quei passaggi del racconto che in qualche modo riguardano l’isola e ci sembra di poter dire che tutto sembra adattarsi a Lipari in maniera stupefacente. Il fatto che Paolo possa essere rimasto a Lipari tre mesi aspettando che passasse l’inverno per trovare una nave che lo porti a Roma, rende ancora più suggestiva questa ricostruzione facendo pensare quale grande iniziazione al cristianesimo potrebbe avere ricevuto la chiesa dei Liparei.
Un ultimo interrogativo? Perché una nave di Alessandria, che dopo tre mesi porta i naufraghi via dall’isola, fa scalo prima a Siracusa e poi a Reggio quando Reggio è a poche miglia da Lipari? Questa nave, che fu costretta a svernare a Lipari dalle condizioni meteomarine,  potrebbe avere avuto due tappe programmate: quella di Siracusa e quella di Pozzuoli o addirittura Ostia che era il porto di Roma. Siracusa è la vera tappa programmata prima di procedere per il continente ed infatti a Siracusa si ferma tre giorni, mentre Reggio sembra essere solo una tappa di passaggio, una sosta in attesa del vento favorevole..
                                              
                                                             Michele Giacomantonio

Gli auguri di Cittadinanzattiva - Eolie al dottor Spadaro

Ricordando...Francesco Bonfante.

Per ricordare gli eoliani defunti, spazio giornaliero con foto tratte dal nostro archivio.

Auguri ai lettori di Eolienews, festeggiati oggi

Buon Compleanno a Martina Gugliotta, Antonio Stanzione, Silvestro Pipitone, Felicia Fichera, Mary Fiore Caviasca, Maria Grazia, Antonella Mirabito, Tatiana Pais Becher

Accadde oggi alle Eolie (15 Novembre 2015)

Buon Compleanno al dottor Gino Spadaro

Compie 90 anni oggi il dottor Gino Spadaro, uomo di spessore e grande professionista. 
A lui vanno i più sentiti auguri da Eolienews.
Sabato prossimo, al Comune di Lipari, gli sarà conferita la "Civica Benemerenza"

Buongiorno con questa "cartolina" dalle Eolie

- Mareggiata contro la scogliera a Stromboli -

mercoledì 14 novembre 2018

Pontile di Ginostra, Marevivo sollecita interventi immediati. L'articolo del nostro direttore sulla Gazzetta del sud di oggi

Accadde oggi ... alle Eolie (14 Novembre 2015)

Divieto di circolazione delle bici nel centro storico di Lipari. La riflessione di Francesco Finocchiaro

OGGETTO: divieto di circolazione delle biciclette nel centro storico
Egregio direttore ,
le scrivo in merito alla recente ordinanza che si propone di vietare il traffico delle biciclette nel centro storico di Lipari, che ha suscitato in me non poche perplessità.
Questo provvedimento, nato presumibilmente in risposta a recenti episodi di cronaca, presenta a mio parere il difetto di voler semplificare oltremodo una tematica che richiederebbe più attenzione, nel senso che sarebbe preferibile affrontare il tema della viabilità urbana nel suo complesso piuttosto che operare attraverso provvedimenti isolati come questo e slegati da un’ approccio a 360 gradi.
La strada che è stata scelta, ossia vietare tout-court il transito delle biciclette nel centro storico, finirebbe a mio parere per privarci di sfruttare una grossa risorsa, cioè di quel ruolo che la bicicletta occupa nel contesto della mobilità urbana sostenibile e che sempre più comuni stanno implementando con successo.
Innanzitutto va preliminarmente fatta una netta distinzione tra i monopattini elettrici e lebiciclette. Mettere le due cose sullo stesso piano è un grosso errore sia materiale che concettuale, e forse questa ordinanza nasce proprio da questa confusione.
I primi, che effettivamente sono presenti in gran numero sull’isola, sono dei mezzi nel 99,9% dei casi non omologati, i quali non potrebbero circolare in nessuna strada pubblica, e dunque tantomeno in una isola pedonale. Sono mezzi che hanno una propulsione unicamente a motore, dotati di spunto e velocità considerevoli, e dunque una netta presa di posizione da parte dell’amministrazione per arginare il fenomeno del transito indiscriminato di questi mezzi, specie in ZTL, è senz’altro doverosa, anzi se vogliamo tardiva.
Ma, a differenza di questi, la bicicletta, a pedalata assistita e non, è un mezzo che innanzitutto è previsto dal Codice della Strada ed è previsto il suo transito nelle aree pedonali insieme ai pedoni ( art. 3, comma 2 del codice della strada ), e che nel corso del tempo è andato ritagliandosi un ruolo importante nell’ambito degli strumenti a disposizione dei Comuni per realizzare Piani di Mobilità Dolce, o mobilità sostenibile.
Il 31 Gennaio di quest’anno è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 11 gennaio 2018, n.2, recante : “Disposizioni per lo sviluppo della mobilita’ in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica.
La legge ha il duplice obiettivo di promuovere l’uso della bicicletta sia come mezzo di trasporto quotidiano sia per le attività turistiche e ricreative, al fine di:
migliorare l’efficienza, la sicurezza e la sostenibilità della mobilità urbana, contro il traffico e l’inquinamento
accrescere e sviluppare l’attività turistica, tutelando il patrimonio naturale e ambientale e valorizzando il territorio e i beni culturali
Punto centrale del provvedimento è il Piano generale della mobilità ciclistica, parte integrante del Piano generali dei trasporti e della logistica. Le Regioni dovranno predisporre ed approvare con cadenza triennale il piano regionale della mobilità ciclistica e i Comuni adotteranno i Piani urbani della mobilità ciclistica: i Biciplan, finalizzati a promuovere l’uso della bicicletta sia come mezzo di trasporto che per attività turistiche e ricreative, sia per migliorare la sicurezza dei ciclisti e dei pedoni.
Anche la Regione Siciliana ha allo studio un disegno di legge in merito, “INTERVENTI PER FAVORIRE LO SVILUPPO DELLA MOBILITA’ CICLISTICA”, che per esempio dice che :
“Lo sviluppo dell’utilizzo della bicicletta in città per contribuire a migliorare il traffico e l’ambiente urbano è opportuno che venga perseguito sia dagli amministratori pubblici locali, sia dai superiori livelli di governo regionali e nazionale, nell’ambito di appropriate politiche dei trasporti ed ambientali. Ma lo stesso obiettivo dovrebbe essere maggiormente condiviso anche dall’insieme dei cittadini, tenuto conto che, se migliorano traffico ed ambiente, si hanno vantaggi per tutti.”
Questo processo si sta sviluppando in modo esponenziale anche da noi, seppur in netto ritardo rispetto ad altri paesi europei, poichè è ormai assodato che favorire il trasporto con velocipedi migliori la qualità e la sicurezza dei centri storici o aree ad accesso più difficoltoso, e migliora il rapporto del cittadino con il suo comune.
Credo che non sia saggio disperdere il patrimonio costituito da tutte quelle persone che si stanno avvicinando al mondo sano ed ecosostenibile della bicicletta con provvedimenti restrittivi come quello in esame, piuttosto sarebbe necessario un dialogo ed una comprensione del fenomeno in modo da incanalarlo positivamente. Se qualche comportamento sbagliato può essere stato attuato da un ciclista, questo è dovuto più che altro al fatto che a differenza di altri paesi nel nostro non vi è ancora una cultura civica sufficiente a capire certe cose tramite il solo buon senso. Il fatto di poter circolare in isola pedonale non autorizza il ciclista a comportarsi come meglio crede, ma questo vale anche per le abitudini di guida delle auto
Ma il fatto che sempre più cittadini eoliani decidano di spostarsi in bici è un fatto assolutamente positivo che va solo incentivato nel giusto modo. Si può pensare di esplicitare nell’ordinanza alcuni comportamenti, non so ad esempio il fatto che “il transito dei velocipedi nelle aree pedonali deve avvenire a velocità ridotta e senza causare disturbo al traffico pedonale”, o al tempo stesso sensibilizzare le persone al corretto uso della bici, o ancora prevedere misure restrittive nel mese di agosto, prevedere delle fasce orarie, ma sinceramente con questa ordinanza, in mancanza peraltro di altri provvedimenti volti a favorire in altro modo il trasporto ciclabile, questa amministrazione sembra porsi in posizione di netto contrasto con questo tipo di trasporto, in modo del tutto anacronistico con quanto sta avvenendo nei comuni più virtuosi.
Permettemi di dire poi che ovviamente ciò che può sembrare un argomento solo di viabilità, nel nostro arcipelago diventa anche un’opportunità di sviluppo turistico non indifferente.
Sempre il DDL Regionale giustamente afferma:
“Il d.d.l. riprende l’importante novità introdotta dalla L.366/98 rispetto alla precedente normativa e cioè la realizzazione di itinerari ad uso turistico. Oltre che riguardare il miglioramento della mobilità urbana, l’utilizzo della bicicletta può avere infatti una valenza turistica. Si va sempre più sviluppando infatti, specialmente nelle Regioni dell’Europa settentrionale, la realizzazione di itinerari ciclabili lungo luoghi di particolare interesse storico, paesaggistico e culturale, che attraggono flussi turistici notevoli di persone che prediligono questa forma di turismo denominata cicloturismo. Il cicloturismo in una regione come la Sicilia potrebbe avere una forte opportunità di sviluppo grazie alle risorse climatiche, paesaggistiche e culturali.”
Presentare al turista un piano organizzato di mobilità dolce, che preveda l’uso delle bici, anche tramite bike sharing, in un contesto di provvedimenti volti dall’altro lato a disincentivare l’uso delle automobili ( parcheggi a pagamento, incentivi ad usare il mega parcheggio, etc ) potrebbe e dovrebbe essere la strategia per il futuro. Potremmo fare come Verona, che organizza tour nel centro storico di notte, oppure come Prato, che fornisce bici elettriche in dotazione alla polizia municipale, potremmo fare tante cose.
Purtroppo invece, noto che il dibattito avviene sempre e soltanto sui social, sempre “dopo” un’ordinanza, non si riesce mai ad avere un dibattito “prima”, in modo che possa essere proficuo scambio di opinioni, cosicchè la discussione, invece che reciproca comprensione, scade inevitabilmente a pro o contro qualcosa. Non si tratta di fare un favore ad una determinata categoria di persone, si tratta di organizzare la mobilità urbana nel modo migliore, e pare che in tal senso la bicicletta abbia mostrato i suoi indiscutibili pregi.
Le porgo queste brevi considerazioni, rimanendo ovviamente a disposizione per qualunque osservazione, e spero che, nel merito dell’ordinanza in questione, si voglia rivedere l’attuale posizione, magari in senso più inclusivo e meno divisivo nei confronti di questa nuova sensibilità che sta emergendo, e che, a quanto pare, apporta più benefici che svantaggi, e perchè no, far si che questo episodio possa far nascere il desiderio di un nuovo piano per la mobilità urbana per Lipari, moderno e adeguato alla vocazione turistica del nostro arcipelago.
Cordiali saluti
Francesco Finocchiaro

Convocate due sedute del consiglio comunale di Lipari. Una si terrà a Filicudi


Civica benemerenza al dottor Gino Spadaro. Cerimonia il 17 Novembre

Sabato 17 novembre, alle ore 11, nella Sala Consiliare del Palazzo Municipale, sita in Piazza Mazzini, 1, in occasione della ricorrenza del 90mo anno di età, si terrà la cerimonia per il conferimento della “Civica Benemerenza ” al dottor Giovanni Spadaro.
Il titolo onorifico vuole rappresentare un meritato riconoscimento del Comune di Lipari e della comunità tutta all’attività svolta dal predetto medico durante i suoi lunghi anni di servizio.
IL SINDACO
(Marco Giorgianni)

Ricordando... Antonino Bonfante.

Per ricordare gli eoliani defunti, spazio giornaliero con foto tratte dal nostro archivio.

Auguri ai lettori di Eolienews, festeggiati oggi

Buon Compleanno a Alessandro Lucci, Fabio Marchetta, Giovanni Macrì Pellizzeri, Maria Schneider, Antonella Di Mauro, Mariangela Corrado, Salvatore Rizzo, Noemi Famularo, Armando Famularo, Giuseppe Donato

Un bel 4 Novembre. Commemorazione centenario fine Grande Guerra a Lipari centro (Foto: Alessio Pellegrino - X° parte)

Buongiorno con questa "cartolina" dalle Eolie

- Acquacalda con Salina sullo sfondo - 
Foto: Camillo Latto

martedì 13 novembre 2018

LIBERTY LINES: “ANCORA NESSUN LICENZIAMENTO MA PER I 72 DIPENDENTI I TEMPI STRINGONO”

COMUNICATO

“Siamo vicini ai 72 dipendenti e alle loro famiglie che vivono un momento critico della loro attività professionale”. Paola Iracani, presidente del CdA di Liberty Lines, rompe il rispettoso silenzio mantenuto nelle scorse settimane per fare il punto sulla drammatica situazione che riguarda l’incerto futuro di 72 lavoratori della compagnia.
“Stiamo facendo tutto il possibile per scongiurare il loro licenziamento, nel rispetto di quei valori di solidarietà e umanità che hanno sempre contraddistinto i rapporti tra l’azienda e i suoi dipendenti. Ad oggi non abbiamo ancora avuto cenni ufficiali di riscontro da parte del Ministero dei Trasporti nonostante i nostri continui solleciti. Prendiamo atto dalla stampa di una nota in cui si parla di non meglio precisate clausole di salvaguardia occupazionale che non sembrerebbero riguardare i marittimi in forza alla Liberty Lines e riteniamo che la delicatezza della vicenda meriti passaggi istituzionali ben definiti”.
“Voglio precisare che ancora non è stato operato alcun licenziamento - specifica Paola Iracani - ma le procedure vanno avanti e i tempi stringono. Insieme ai sindacati di categoria abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità per salvaguardare il futuro occupazionale dei nostri dipendenti, manifestando in modo chiaro e trasparente la nostra massima disponibilità”.
La vicenda è nota. Il 30 settembre scorso non è stata concessa alla compagnia di navigazione Liberty Lines la proroga per il collegamento via aliscafo tra la Sicilia e la Calabria. Il servizio è stato affidato unilateralmente dal Ministero dei Trasporti a Bluferries, società del gruppo Rfi, con il conseguente rischio di licenziamento per 72 lavoratori in esubero, tra marittimi e amministrativi.

Incontro con le famiglie domani a Canneto.


Accadde oggi....alle Eolie (13 Novembre 2016)


Come eravamo: Elisabeth Curie, Deli Carbonari e Carmelo Scolarici


REGIONE: SOSTENIBILITA’ ENERGETICA, SEI MILIONI PER I COMUNI

I Comuni siciliani potranno dotarsi di un energy manager qualificato per predisporre i Piani di azione per l’energia sostenibile e il clima. Per farlo la Regione metterà a disposizione 6,5 milioni di euro. Lo prevede un bando predisposto dal dipartimento dell’Energia, guidato da Salvatore D’Urso, che sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito web istituzionale.
«Vogliamo promuovere e sostenere - afferma il presidente Nello Musumeci - gli Enti locali nella definizione dei Piani, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 40 per cento entro il 2030, secondo quanto previsto dalla Commissione europea. Attraverso l’istituzione degli energy manager comunali - prosegue il governatore - dotiamo i territori di una figura indispensabile per il miglioramento delle metodiche di efficientamento energetico e per gestire i rapporti con la Regione, in merito alle attività previste nei Piani».
Il contributo previsto per tutti i 390 Comuni siciliani prevede una parte fissa, crescente per fascia demografica di appartenenza, e una variabile, proporzionale al numero di abitanti residenti. Si va da un minimo di diecimila a un massimo di quindicimila euro, quale quota fissa, mentre il contributo variabile è compreso tra 0,10 e 0,80 centesimi di euro per abitante. Il coinvolgimento attivo delle comunità locali rappresenta uno dei requisiti necessari per accedere ai contributi. Previste, dunque, attività di sensibilizzazione verso i cittadini, attraverso azioni di comunicazione mirate, volte alla diffusione di buone pratiche ambientali e finalizzate alla formazione di una coscienza ecologica all'interno del territorio di riferimento.
L'adesione - su base volontaria - dei Comuni al Programma di ripartizione delle risorse per la redazione del Piano prevede: il miglioramento dell'efficienza energetica nell'edilizia (pubblica e privata) e nella pubblica illuminazione; l'integrazione della produzione di energia da fonti rinnovabili; lo sviluppo di forme e di mezzi di trasporto urbano sostenibile; la realizzazione di infrastrutture energetiche locali quali le reti intelligenti (smart grids), incluse quelle per la ricarica e il rifornimento della mobilità verde. Il Piano energetico dovrà essere predisposto e approvato dal Consiglio comunale entro due anni dalla delibera di adesione al Programma triennale, attraverso la figura di un energy manager qualificato all'interno dei Comuni, che si occuperà di gestire i rapporti con la Regione relativi all’invio dei dati del monitoraggio energetico e delle emissioni di CO2 a livello locale. I Comuni che beneficeranno dei contributi provvederanno all'inserimento delle informazioni prodotte in un'apposita banca dati predisposta dalla Regione: un'attività propedeutica alla redazione del Piano energetico ambientale.

Un bel 4 Novembre. Commemorazione centenario fine Grande Guerra a Lipari centro (Foto: Alessio Pellegrino - IX° parte)

Ricordando...Filippo Virgona

Per ricordare gli eoliani defunti, spazio giornaliero con foto tratte dal nostro archivio.

Auguri ai lettori di Eolienews, festeggiati oggi.

Buon Compleanno a Antonino (Nuccio) Russo, Gaetana Greco, Santina Mandarano, Patrizia Lopes, Giorgio De Luca, Maria Mercedes Scifo, Josie Cincotta, Taisia Famularo, Francesca Portel, Giusy D'Amico

Mercoledì 14 Novembre, torna l'appuntamento con "Il museo racconta"

Buongiorno con questa "cartolina" dalle Eolie

- Veduta da Capo Grillo (Vulcano) -
Foto: Rosita D'Amico

lunedì 12 novembre 2018

Pontile di Ginostra sempre più nel degrado. Lo Schiavo sollecita il sindaco e parla di disastro annunciato.


Associazione Ambientalista MAREVIVO
         prof. Riccardo Lo Schiavo
Delegato Generale Ginostra-Stromboli
via Portella n. 1 - 98050 Ginostra (ME)

                                                                            

Ginostra, 12/11/2018

sig. Sindaco Comune di Lipari
e p.c. dott. Fabrizio CURCIO
Capo Dip. Protezione Civile
S.E. Prefetto di Messina
                                                                                             
Oggetto: stato di abbandono pontile di Ginostra – isola di Stromboli

Egregio sig. Sindaco,
in un momento così drammatico in cui la vita ed il territorio di molte regioni d’Italia sono stati stravolti dalle forze della Natura che hanno seminato distruzione e morte, provo non poco imbarazzo ad indirizzare questa nota, seppur per conoscenza, anche  al Capo della Protezione Civile il cui Dipartimento è impegnato nel far fronte a questa “situazione apocalittica”.
Ritenendo tuttavia la “PREVENZIONE” la strada maestra da seguire per non doversi poi ritrovare a fronteggiare situazioni drammatiche o continue “EMERGENZE”, lancio l’ennesimo disperato appello a tutte le autorità preposte per richiamare l’attenzione sullo stato di rischio e pericolosa fatiscenza in cui è stato letteralmente ABBANDONATO il pontile di Ginostra!
Premesso che dopo oltre cinque anni! non è ancora neppure stato concluso l’iter burocratico per dare inizio ai “lavori di manutenzione straordinaria e miglioramento tecnico dell’approdo in questione – come da incarico da Lei, signor Sindaco, ricevuto con ordinanza n. 0094 del lontano 13/06/2013;
Preso atto che ad oggi Lei non ha sentito la necessità di dare un solo riscontro scritto ed ufficiale alle innumerevoli note dello scrivente finalizzato quantomeno ad informare sullo stato dell’iter burocratico stesso;
Considerato che nel corso di questi anni le continue mareggiate hanno ripetutamente danneggiato la struttura, in particolare “risucchiando” e trascinando via diversi  tetrapodi che erano posti a difesa della testata del pontile lato di Nord-Ovest, lasciando conseguentemente la stessa sguarnita e pericolosamente vulnerabile;
Si chiede alla S.V. se valuta necessario - nelle more dell’inizio dei lavori in questione - voler provvedere nell’immediato a disporre i seguenti interventi:

1.     Messa in sicurezza del grigliato del respingente per l’attracco degli aliscafi ridotto ormai ad un ammasso di ruggine, peraltro reso pericolosissimamente insicuro da delle “piccole voragini” (foto 1 e 2).
2.     Rimozione dei pericolosi spuntoni di ferro arrugginito che fuoriescono dalle crepe presenti nei muraglioni (foto 3).
3.     Ripristino della piastra metallica su cui posa il portellone delle navi (foto 4).
4.     Copertura dei numerosi pozzetti scoperti ed “allagati” dove passa la conduttura elettrica per il funzionamento dell’impianto di illuminazione (foto 5).
5.     Sostituzione delle luci non funzionanti del medesimo impianto di illuminazione e delle luci di posizione e soprattutto del faro rivolto proprio verso l’attracco dei mezzi veloci (foto 6).

Risultando evidente che dalla piena efficienza e funzionalità del pontile
dipende anzitutto la sicurezza degli abitanti (il vulcano “Stromboli” con la sua imprevedibile attività eruttiva impone la presenza di infrastrutture adeguate per eventualmente soccorrere o evacuare la popolazione), ma forse soprattutto la “vivibilità” stessa dell’intera comunità, per la quale il pontile rappresenta l’unica garanzia dei collegamenti con la terraferma, - anche se forse, stante l’imminente arrivo della stagione invernale, il destino del pontile sembra
irrimediabilmente segnato!!! - si chiede alla S.V. di mettere in atto tutte le iniziative possibili e necessarie per scongiurare quella che sembra la cronaca di  un “disastro annunciato”.

         Restando inoltre sempre in attesa di un Suo qualche riscontro, si porgono cordiali saluti.
                                                                        prof. Riccardo Lo Schiavo
                                                                                       (Delegato Marevivo)


"Canneto per noi" chiede a Giorgianni incontro pubblico su messa in sicurezza del lungomare di Canneto.

Caro Direttore, 
buonasera. 
Prendendo spunto dall'ottima iniziativa intrapresa dal Consigliere Comunale Ugo Bertè, con la seguente vogliamo ribadire quanto sentito sia il bisogno, da parte di tutti Noi Cittadini, nel voler aprire un dibattito costruttivo sul problema " MESSA IN SICUREZZA DEL LUNGOMARE DI CANNETO", con la speranza di poter avere risposte rassicuranti su di una pronta risoluzione, con interventi efficaci, con ragguagli sulla progettualità intrapresa da codesta Amministrazione.
La prego se possibile di divulgare la nostra modesta richiesta inviata al primo cittadino del Comune di Lipari.
L'occasione mi è grata per porgere cordiali saluti.
Christian Lampo

La PEC inviata al Sindaco.
Con la seguente, in qualità di Presidente dell'Associazione "Canneto Per Noi" chiedo cortesemente al Sig.re Sindaco del Comune di Lipari, Marco Giorgianni, di organizzare un incontro pubblico, aperto a tutta la cittadinanza, per poter affrontare, discutere ed interfacciarsi, sull' argomento " Messa in sicurezza del Lungomare di Canneto", atto a capire quali interventi sono posti in essere per la risoluzione del problema. Poter visionare eventuale progetto già approvato e quelli da proporre, per la frazione di Canneto, al fine di garantire l'incolumità pubblica ( per cose e/o persone) in considerazione al grave pericolo rappresentato da possibili mareggiate per il litorale di Canneto.
Il nostro vuole essere un'incontro propositivo e di collaborazione con un unico obbiettivo: quello di migliorare la vivibilità della nostra amata frazione.
In attesa di una Sua cordiale risposta l'occasione ci è grata per porle distinti saluti.
Canneto di Lipari 07/11/2018
Il Presidente
Christian Lampo

Un bel 4 Novembre. Commemorazione centenario fine Grande Guerra a Lipari centro (Foto: Alessio Pellegrino - VIII° parte)