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lunedì 2 settembre 2024

Il culto di San Bartolomeo a Lipari. La statua d'argento e il vascelluzzo di Giuseppe Iacolino

LA STATUA ARGENTEA (Giuseppe Iacolino)Non abbiamo certezze suffragate da riscontri documentari, ma siamo persuasi che all'indomani del grande terremoto dell11 gennaio 1693, che desolò le città della Sicilia Orientale risparmiando le nostre Isole, i Liparesi espressero al Tutelare la loro riconoscenza con una molteplicità di voti. Innanzi tutto si prospettò la creazione della Confraternita di San Bartolomeo (la prima di questo nome che si ricordi); e l'idea ebbe immediata attuazione.
Credibilmente si parlò pure di una statua d'argento da venerare nella Cattedrale e da portare in processione entro il breve circuito della Città Alta e - come si costumerà in seguito, ai primi del Settecento - anche per le vie del Borgo. Ovviamente un simulacro così prezioso non poteva non esser posto che su un altare di legno ricco di intagli e di fregi dorati, e al tutto doveva darsi degna collocazione in una cappellina laterale idonea (si ricordi che la Cattedrale aveva una sola navata). Quanto alla cappellina si pensò di utilizzare, ricostruendola integralmente perché semidistrutta, quella che ricadeva nello spazio antistante all'odierno altare di S. Calogero. Considerati i tempi calamitosi, si trattava proprio di un progetto ambizioso che richiedeva molto denaro e, di conseguenza, tempi assai lunghi. Trascorsero trent'anni, finché intervenne una nuova furiosa scossa tellurica, quella del 1° di settembre del 1726, che indusse i fedeli, il vescovo e i giurati a rompere ogni indugio, cosicché nel 1728 il simulacro e l'altare erano già qui, pronti per essere sistemati. Il costo complessivo dei due manufatti fu di 750 onze, raccolte tra la popolazione. La Civica Amministrazione offrì l'avantaltare d'argento e si fece carico del restauro della cappellina erogando, previa autorizzazione del vicerè, onze 50 il 16 gennaio 1733 e altre 35 onze il 15 novembre dello stesso anno.
Orgogliosi del loro apporto e interpreti degli entusiasmi collettivi di quei giorni, vescovo e giurati, in tempi diversi, fecero murare ai lati dell'altare due epigrafi in latino che oggi si scorgono appaiate a sinistra dello stesso altare nella sua attuale collocazione.
IL VASCELLUZZO
Così esordisce lo storico Pietro Campis nel narrare di quel singolare evento del vascello francese che portava grano a Messina e che, sballottato dalla tempesta, approdò a Lipari il 12 di febbraio 1672, deponendo in terra, senza pretesa di pagamento, il suo carico. Le cose, in verità, andarono assai diversamente. Fu, quello, un autentico atto di pirateria che i Liparesi, abilissimi nel settore, compirono costretti dalla fame. E, giacchè il pane, da qualunque parte provenga, è pur sempre da considerarsi grazia di Dio, essi, anche al fine di acquietare la propria coscienza, occultarono la dinamica del fatto col casto velo della sacralità, e gridarono al miracolo. E' da credere che fu questo episodio che fece nascere nei fedeli l'idea di avere un Vascelluzzo d'argento tutto per sè a somiglianza di quello di cui andavano fieri i Messinesi e che ricordava un più remoto analogo "miracolo" di insperato approvvigionamento alimentare. Ma la cosa finì lì.
Duecentocinquantaquattro anni dopo, toccò all'arcivescovo mons. Angelo Paino la sorte di cogliere l'occasione giusta per risvegliare quell'idea da gran tempo sopita. Dal Patriarca e dal Capitolo della Cattedrale di Venezia mons. Paino aveva ottenuto un (frammento di pelle) di S. Bartolomeo. Voleva farne dono ai concittadini eoliani. Inclusa nel Vascelluzzo dei Messinesi e accompagnata dallo stesso presule, la reliquia fu portata a Lipari su una torpediniera della Regia Marina che diede fondo nella baia di Portiniente la mattina del 22 agosto del 1926.
Incontenibile il tripudio della folla in attesa. Nel suo primo discorso mons. Paino ebbe a dire: "dovete avere anche voi il vostro Vascelluzzo... stasera il Vascelluzzo di Messina girerà in processione per le vostre vie e voi lo caricherete d'oro per il vostro Vascelluzzo". Mons. Paino diede il primo esempio di generosità deponendo un suo anello pastorale. Il vescovo mons. Bernardino Salv. Re (1928-1963) alimentò il pio proposito e ai suoi appelli generosamente risposero gli Eoliani residenti e quelli emigrati d'America e d'Australia. Così il 23 agosto del 1930, alle ore 19.30, il vescovo Re in Cattedrale benedisse l'artistica navicella. Opera di eccellente fattura, uscita dall'oreficeria palermitana Perricone-Marano, il Vascelluzzo, contiene kg. 2 di oro e 30 di argento. Nel mezzo della tolda e sul casseretto troneggiano la preziosa teca contenente il "frammento di pelle" e la statuetta di S.Bartolomeo tutta d'oro massiccio (kg. 1,100). Il Vascelluzzo precede il simulacro d'argento di S. Bartolomeo nelle quattro processioni annuali. Nel Vascelluzzo di Lipari va ravvisata la chiara testimonianza della cultura degli avi tutta compenetrata dalla fede e che perciò stesso non riusciva a distinguere la netta demarcazione fra il sacro trascendente e il quotidiano di quaggiù, ammettendo, anzi, una mutua contaminazione tra le due sfere sino ad interpretare le causali coincidenze terrene - anche le meno edificanti - come compiacente manifestazione del soprannaturale. Eccessi di certo non tollerabili per l'ortodossia. Ma, "cionondimeno, una religione agirà sempre in tal modo fino a quando sarà veramente viva". Appartiene agli uomini, infatti, anche se sono i teologi i soli deputati a gestirla.

Il 6 settembre disinfestazione, deblattizzazione e derattizzazione a Vulcano


 

Frana anche una parte del costone a Capo Rosso (Lipari)


 

Buon compleanno a...

... Aldo Finocchiaro (U' nicu), Silia Spurio, Luca Cesario, Nino Cappadona, Francesco Rapisarda, Manuel Todaro



Ricordando...Vittorio Favaloro


Le foto sono pubblicate, in modo casuale e gratuitamente, dal direttore e non su richiesta dei lettori. Anniversari, ricordi, commemorazioni con foto a vostra scelta sono a pagamento

Il #pensiero di Don Bernardino Giordano: Ad alta voce

Oggi, 2 settembre: Sant'Elpidio


Visse nel IV secolo probabilmente nel Piceno. Le notizie che lo riguardano sono molto confuse: Pietro da Natalibusa narra che fosse un eremita di Gerico e giunto successivamente in Italia dove sarebbe morto, altre fonti lo ritengono originario della Cappadocia, altri ancora lo lo identificano come diacono di San Basilio, ricordato nella vita di S. Carotone.

Di Sant'Elpidio è stata anche redatta una vita intorno al XII secolo, e trovata in un leggendario della Biblioteca Capitolare di Spoleto, ma purtroppo non sono attendibili, ma la devozione così largamente diffusa ne conferma l'esistenza.

Il suo culto è però particolarmente vivo nel Piceno, dove diverse città portano il suo nome, e proprio per questo motivo si ritiene probabile che egli sia vissuto proprio in questa regione a nord di Ascoli Piceno. Alcune cittadine portano il nome del santo, come S. Elpidio a Mare, S. Elpidio Morico, Porto S. Elpidio. 

Lo scrittore Palladio, lo ricorda nella sua Storia Lausiaca come un eremita vissuto per molti anni in una spelonca presso Gerico. Sempre lui elogia e tesse le lodi di questo asceta che, allontanatosi dalla comune società e dalla compagnia degli uomini, scelse di ritirarsi in solitudine. 
Proprio nell'epoca in cui visse Sant’Elpidio, inoltre, quindi probabilmente nel IV secolo, si stava affermando una nuova forma di monachesimo, il cosiddetto "cenobitismo", cioè della vita comunitaria, il cui iniziatore fu San Pacomio. Fu lui a fondare i primi conventi di uomini e donne nella Tebaide, presso il Nilo, dove a capo di ogni struttura vi era l'abate, il cui compito era quello di fare osservare la regola comune, imporre la castità, il lavoro, il digiuno e la preghiera.

Buongiorno...così!




 

domenica 1 settembre 2024

"Opere Magiche" a Stromboli, culture e pensieri a confronto. Dalla Gazzetta del sud del 1° settembre 2024


 

Dal 2 settembre ripartono le iscrizioni e le lezioni alla scuola calcio (maschile e femminile) della Ludica Lipari


 

Unci (Canneto): piccola frana di materiale tufaceo.

 

Una piccola frana di materiale tufaceo si è verificata nel pomeriggio, intorno alle 16 e 45, in prossimità della spiaggia di Unci a Canneto, facendo alzare una nuvola di polvere (vedi foto). Nessuno dei bagnanti, che si trovavano in prossimità, ne è rimasto coinvolto. 

Associazione ecologista (GrIG) chiede vincolo culturale su cave di pomice di Lipari

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), raccogliendo varie segnalazioni in proposito, ha inoltrato (28 agosto 2024) una specifica istanza di avvio della procedura di dichiarazione di interesse culturale per salvaguardare l’area estrattiva della Pietra Pomice sulle pendici del Monte Pilato nel  Comune di Lipari (ME).

Sono stati interessati  il Presidente della Regione autonoma Siciliana, l’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana la Prefettura di Messina, il Corpo forestale della Regione Siciliana, la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina, il Comune di Lipari e, per gli aspetti di competenza, il Ministero della Cultura.

L’attività estrattiva della Pietra Pomice sull’Isola di Lipari, ov’è presente in forma purissima grazie alla natura vulcanica dei luoghi, ha avuto origine in tempi risalenti al Monte Pilato e venne formalizzata quantomeno dal 18 maggio 1276, quando il re Carlo d’Angiò autorizzò il Vescovo di Lipari (allora Signore delle Isole Eolie) a esportare la Pietra Pomice.  Nel corso dei secoli si susseguirono varie forme autorizzative ed estrattive fino a quando l’estrazione e la lavorazione in loco vennero a cessare nel 2007.

Ne deriva, conseguentemente, un patrimonio culturale e identitario di straordinario valore per Lipari, tanto che, insieme all’intero Arcipelago delle Eolierientra nel patrimonio mondiale dell’umanità designato dall’U.N.E.S.C.O. dal 2000 con specifico piano di gestione (D.D.G .Regione Sicilia  n. 120 dell’8 marzo 2013) che ne prevede la tutela con un parco geominerario.

L’intero Arcipelago rientra nella Z.P.S. “Arcipelago delle Eolie” (codice ITB030044) e vede i S.I.C. “Isola dei Porri” (codice ITA080005), “Isola di Salina – Monte Fossa delle Felci e dei Porri” (codice ITA030028), “Isola di Alicudi” (codice ITA030023), “Isola di Filicudi” (codice ITA030024), “Isola di Panarea e Scogli viciniori” (codice ITA030025), “Isole di Stromboli e Strombolicchio” (codice ITA030026), “Isola di Vulcano” (codice ITA030027), “Isola di Lipari” (codice ITA030030), ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali.

Inoltre sussistono le riserve naturali regionali orientate “Le montagne delle felci e dei porri (Salina)” (istituita con decreto assessoriale 14 marzo 1987, n. 87), “Isola di Stromboli e Strombolicchio” (istituita con decreto assessoriale 20 novembre 1997, n. 819), “Panarea e Scogli viciniori” (istituita con decreto assessoriale 25 luglio 1997, n. 483), “Isola di Alicudi” (istituita con decreto assessoriale 25 luglio 1997, n. 484), “Isola di Filicudi” (istituita con decreto assessoriale 25 luglio 1997, n. 485), ai sensi della legge regionale n. 98/1981.

La tutela con specifico vincolo culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) consentirebbe un migliore e adeguato strumento di salvaguardia per un patrimonio storico-culturale e identitario a rischio di degrado, soprattutto ora che i beni della fallita società estrattiva Pumex s.p.a. (circa 2,5 milioni di metri quadrati, edifici, zone costiere) sono stati alienati in sede fallimentare alla società immobiliare MB Project, certamente non a fini filantropici.

Il fatto che, con sentenza T.A.R. Sicilia, CT, Sez. II, 1 agosto 2022, n. 2137, sia stato annullato il decreto Dirigente gen.le Ass.to Beni Culturali e Identità Siciliana della Regione Siciliana n. 3815 del 28 ottobre 2021 relativo alla dichiarazione d’interesse storico e demoantropologico della “area ex Cava di pomice – compresi i fabbricati e i capannoni con i macchinari e gli impianti ancora rilevabili all’interno degli stessi”, nonché l’avvenuta alienazione di macchinari e impianti (in tutto o in parte), non preclude in alcun modo la riproposizione del provvedimento di vincolo con compiuta motivazione degli argomenti tecnico-scientifici a base delle esigenze di tutela.

Il GrIG ha, pertanto, sollecitato un rapido e risolutivo intervento da parte delle Autorità pubbliche preposte per la difesa di un patrimonio storico identitario di valore inestimabile.

Ricordando...Annamaria Lopes


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Milazzo ed Isole Eolie: i Carabinieri tra gli anziani per metterli in guardia dalle truffe

Legione Carabinieri Sicilia

Comando Provinciale di Messina

Comunicato stampa

Proseguono gli incontri organizzati dall’Arma dei Carabinieri volti a sensibilizzare gli anziani su come difendersi dalle truffe. Come ormai già fatto nel corso degli ultimi anni, i Carabinieri della Compagnia di Milazzo, attraverso tutte le articolazioni territoriali delle quattordici Stazioni, stanno tenendo una serie di incontri con gli anziani nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione contro le truffe, che colpiscono, per lo più, le fasce più deboli.

Nei Comuni della terraferma, da quelli ubicati sulla fascia costiera tirrenica a quelli siti nelle alte colline, nonché nelle isole dell’Arcipelago Eoliano, i Comandanti delle Stazioni Carabinieri, presidi di riferimento per la popolazione e punti nodali per il controllo del territorio, hanno incontrato gli anziani nelle Chiese e nelle aule consiliari comunali, nei centri aggregativi quali circoli, case per anziani ed associazioni, allo scopo di fornire loro preziosi consigli e precise raccomandazioni, anche attraverso la divulgazione di materiale informativo cartaceo da portare a casa e da tenere sempre a portata di mano, contenente utili consigli su come prevenire le truffe ai loro danni.

L’obiettivo è quello di promuovere il contatto, la comunicazione e la prossimità, al fine di intercettare in anticipo il pericolo di azioni criminali contro la parte più vulnerabile della società, con particolare attenzione alle persone anziane, da parte di malintenzionati che, oltre a sottrarre ingiustamente dei beni, lasciano nelle vittime una profonda vergogna per essere stati raggirati, nonché una forte insicurezza nel continuare ad affrontare la quotidianità.

Nelle ultime settimane gli incontri si sono tenuti a Roccavaldina presso l’oratorio parrocchiale e presso il centro di aggregazione sociale sito nella frazione Cardà, a Valdina presso la sala consiliare, a Stromboli presso la Chiesa di San Vincenzo, a Spadafora presso la Chiesa Sacro cuore di Gesù, a Torregrotta presso la sala consiliare, a Rometta presso l’oratorio della Chiesa di Sant’Antonio, a Filicudi presso la Chiesa di Santo Stefano, a Monforte San Giorgio presso la piazza IV Novembre, a San Filippo del Mela presso la Chiesa di San Filippo, Olivarella Cattafi e Corriolo, a Gualtieri Sicaminò presso la Chiesa di San Nicola, a San Pier Niceto presso la Chiesa Madre, a Vulcano presso la Chiesa SS. Angeli Custodi, a Santa Marina Salina presso la Chiesa di San Bartolomeo, a Milazzo presso i centri di aggregazione per anziani siti in località San Papino e San Pietro.

La campagna ha riscontrato grande successo nell’uditorio, che al termine ha espresso gratitudine ed apprezzamento ai Comandanti delle Stazioni per l’impegno profuso nella quotidiana azione a tutela della sicurezza dei cittadini.

Buon compleanno a...

... Mahmoud Elsayad, Maria Cristina Zaia, Maurizio Mangano, Roberta Basile, Maria Costanzo

Il #pensiero del giorno di Don Bernardino Giordano

Presentato al Centro Studi di Lipari il volume "Semi di pomice" di Marina Centorrino







Presentato al Centro Studi di Lipari, il volume "Semi di pomice", di Marina Centorrino, edi o dalla casa editrice Gruppo Albatros. 
Insieme con l'autrice sono intervenuti Giuseppe La Greca, Don Alex De Gregorio e Paola Centurrino. 
Un volume che ha come leitmotiv quelle che furono le ex cave di pomice di Lipari. Cave che, a loro volta, si intrecciano con la vita e le storie, anche crude, dei cavatori di pomice: uomini e donne che, da quella bianca montagna, hanno tratto "materia" per il sostentamento del proprio nucleo familiare, anche a prezzo di indicibili sacrifici in un ambiente che, specie nel passato più remoto, non è utopistico raffrontare con l'inferno dantesco.  








Oggi, 1° settembre: Sant'Egidio Abate

 
Nato da nobile famiglia in Atene, questo santo passò i primi anni della sua vita nel paese natio. Di ingegno profondo, colto, amante della pietà, ben presto si cattivò la benemerenza del popolo e dei prìncipi e con essa gli onori del mondo. Ma sprezzante di tutto, Egidio fuggì da Atene, e si recò in Francia, ritirandosi in un luogo deserto presso la foce del Rodano, per attendere con più fervore al servizio di Dio. Poco tempo dopo passò in una foresta e vi stabilì la sua dimora, vivendo in preghiera, fra austerità e digiuni. Si nutriva di erbe, di radici, di frutti selvatici, dormiva su nuda terra, e suo guanciale era un sasso. Il Signore ebbe pietà di lui in quel luogo deserto e gli mandò una cerva che gli forniva giornalmente il latte.
Scoperto durante una partita di caccia da Flavio re dei Goti, entrò nelle grazie di quel sovrano, e per i molti miracoli operati fu conosciuto in tutta la Francia sotto il nome di « santo taumaturgo ». Spinto da tutto il popolo e pregato dallo stesso re ad abbandonare quel romitaggio per recarsi alla corte, non cedette, ma ottenne che il re gli donasse quella selva. Acconsenti il re e vi fabbricò un monastero che regalò ad Egidio
.
Lì accorse gran numero di giovani desiderosi di vivere sotto la sua direzione. Il Santo prese a dirigerli nella via della santità colle regole di S. Benedetto.

Con essi potè incivilire quella regione,. dissodò campi, fertilizzò terreni fino allora incolti, aprì vie di commercio e specialmente predicò Gesù a quei popoli, convertendo i peccatori e inducendoli a penitenza. Crescendo sempre più la fama di lui, molti si stabilirono vicino al monastero così da formare una città che ora porta il suo nome.

Pieno di anni e di meriti S. Egidio verso la fine del secolo VIII volò al cielo a ricevere la corona dei Beati.
Più tardi, quando cioè i calvinisti profanavano con vandalico odio i santuari della Linguadoca, le preziose reliquie di S. Egidio vennero religiosamente trasferite a Tolosa ove si conservano con grandissimo onore, e la sua tomba è una fonte perenne di grazie e di miracoli.

PRATICA. Che vale all'uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde l'anima sua?

PREGHIERA. Deh! Signore, ci renda accetti l'intercessione del beato abate Egidio, affinché quel che non possiamo coi nostri meriti, lo conseguiamo col suo patrocinio.

LA PAROLA Commento al Vangelo di domenica 1° settembre 2024

Buongiorno e buona domenica ...così!


 

sabato 31 agosto 2024

I quarant'anni della Riserva via a una guida naturalistica. Dalla Gazzetta del sud del 31 agosto 2024


 

Lo spettacolo notturno offerto dallo Stromboli. Dalla Gazzetta del sud del 31 agosto 2024


 

Ricordando...Vittorio La Greca


Le foto sono pubblicate, in modo casuale e gratuitamente, dal direttore e non su richiesta dei lettori. Anniversari, ricordi, commemorazioni con foto a vostra scelta sono a pagamento

Si è concluso con la consegna degli attestati il 1° Multisport Camp 2024 della Ludica Lipari

 


Provinciale di Bagnamare. Crolla tratto del parapetto. Dalla Gazzetta del sud del 30 agosto 2024

Sanità, Schifani: «Se manager non raggiungono obiettivi, decadenza automatica anche per i direttori sanitari e amministrativi»

«Se le Asp, gli ospedali e i Policlinici siciliani non raggiungeranno gli obiettivi assegnati dal mio governo, soprattutto per quanto riguarda l'abbattimento delle liste d'attesa, insieme ai manager delle Aziende decadranno automaticamente anche i direttori amministrativi e sanitari, le cui nomine si stanno completando in queste ore».

È la rigida indicazione che il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha dato stamattina all'assessore alla Salute, Giovanna Volo, da trasferire a tutti i direttori generali che nei prossimi giorni contrattualizzeranno i vertici delle direzioni strategiche.

I manager dovranno inserire, così come già fatto nei loro contratti, obiettivi specifici e concreti specialmente sulla riduzione delle liste d’attesa, con un monitoraggio trimestrale e una rigorosissima verifica annuale del raggiungimento degli stessi, a pena di decadenza automatica, anche solo dopo il primo anno dall’insediamento.

«L'abbattimento delle liste di attesa - dice Schifani - è uno dei principali impegni assunti dal mio governo sin dall'insediamento. Insieme con l'assessore Volo e con i dirigenti dell'assessorato stiamo lavorando concretamente in questa direzione. Ritengo doveroso che i vertici delle Aziende sanitarie, nel loro complesso, si assumano pienamente la responsabilità di garantire ai pazienti un accesso tempestivo alle cure e per questo devono essere sottoposti alle necessarie e rigorose verifiche dei loro obiettivi. Se non li raggiungeranno, andranno tutti a casa, ancor prima della scadenza del loro mandato. Ai cittadini dobbiamo dare risposte qualificate e rapide ai loro bisogni di salute».

Arrivederci a domani 1° settembre

E' deceduto a Sydney, Giacomo Li Donni in Finocchiaro detto Giacomino

Alla famiglia le nostre condoglianze


Buon compleanno a...

... Profilio Graziella, Stefania Merlino, Nika Merulla, Ivan Kostak, Andrea Villini, Raoul Piemonte, Giuseppe Antonio Di Bella



Vacanze eoliane per Alberto Angela. Dalla Gazzetta del sud del 30 agosto 2024

S.Bartolo(6° parte) La statua marmorea

Di Giuseppe Iacolino
La statua di San Bartolomeo che fa spicco nella vasta piazza di Marina Piccola ha una sua storia piuttosto remota che mette conto di narrare per esteso.
Sin dai primi anni che seguirono la ruina di Lipari del 1544, il Borgo al di fuori delle mura del Castello cominciò a prender vita là dove, nel tardo Medioevo, si era costituito il nucleo di Sopra la Terra. Al fine di assicurare l'assistenza religiosa a quei fedeli (erano 700), il vescovo Giuseppe Candido (1627-1644) il primo di maggio del 1629 promosse la chiesa di S. Giuseppe a filiale della Cattedrale. 
Dalla seconda metà del Seicento e per tutto il Settecento lo sviluppo urbano della Città Bassa fu così intenso da riuscire a coprire l'area che dal Vallone del Ponte s'estende sin oltre a Sopra il Piano. Il fenomeno fu la risultanza di due fondamentali fattori: l'allentamento della pressione corsara e l'accrescimento demico (nel 1808, 10.000 erano i residenti nell'isola maggiore, e 5.000 quelli delle isole minori). Già dal 1725 i vescovi avevano lasciato la dimora del Castello e avevano fissato la loro residenza nel "casalino di villa" convenientemente ingrandito, e nel 1813 mons. Silvestro Todaro (1807-1816) celebrò quello che può considerarsi l'ultimo battesimo di un infedele turco che era di anni 26.
Altro segnale indicativo della svolta dei tempi si ebbe nel 1811 quando lo stesso vescovo concesse, per lo sfruttamento dei minerali, 22 salmate e mezza di terreno nell'isola di Vulcano a "Sua Eccellenza il Marchese Tenente Generale Signor Don Vito Nunziante" e subito appresso, nel 1812, altri vasti apprezzamenti a Don Giovanni Bongiorno, a Don Tommaso Carnevale, a Don Emanuele Carnevale, a Don Giovanni Amendola e alle famiglie Trovatino, Basile e Ferlazzo. 
Tutto sommato, al di là di qualche momento di apprensione o di panico - come si vide il 26 gennaio del 1812 quando "accadde una terribilissima tempesta dal Sud-Est accompagnata da tremuoti e fu tanto furiosa che il danno cagionato fu valutato a onze 1.000", non mancavano le premesse di crescita complessiva sia economica che demografica. Ma l'aspetto più rimarchevole della mutazione si appalesò nello spostamento degli assetti abitativi e dei rispettivi equilibri: il Castello, con i suoi centocinquanta abitanti mescolati ai coatti - delinquenti comuni e filogiacobini del Regno di Napoli -, slittava lentamente lungo la china del degrado; per contro, nella Città Bassa si moltiplicavano le attività economiche di artigiani, armatori, spedizionieri e negoziatori, e la più parte di costoro nella Marina di San Giovanni ravvisarono lo spazio idoneo alle loro transazioni d'affari. Quella Marina fu ribattezzata Piazza del Commercio e divenne la meta e il centro della nuova realtà economica e sociale. E fu lì che i Liparesi benestanti, d'intesa col vescovo, nel 1813 vollero assicurarsi la contiguità vigile e protettiva del loro Santo innalzandogli un monumento. A tutt'oggi ignoriamo se si trattò di una statua commissionata ad hoc o di un antico simulacro rinvenuto chissà dove e adattato alla bisogna. 
Dopo quarant'anni i Liparesi rifecero tutto daccapo. Nel 1855, salutato come l'anno della liberazione dal contagio della pestilenza asiatica, " Lipari...., per vantarsi essere esente e per sempre ringraziare a quel sanguinoso e forte braccio che col suo imbrandito coltello ne ha spossato e ne indebiliterà tutta la veemenza dei piè terribili flagelli vibrati dal Giustissimo Dio alla sia diletta isola, ...nel 1855, cessato il flagello Asiatico e conosciutosi da tutti... esser stata esente l'Isola di Lipari per la sola e mera efficace e non interrotta intercessione del Santo Apostolo,... dagli abitanti di tutte le Isole Eolie, non dimentichi dei benefizii ricevuti, del suo non estinto affetto ed amore non dissimile di quello dei suoi antenati verso un tanto speciale benefattore,... in riconoscenza del sopracennato miracolo... si rinnovò la statua marmorea di S. Bartolomeo, e nel piedistallo si affissero due Epigrafe in marmo, una del Comune e l'altra del Vescovo Attanasio, quali furono garantite da una inferriata fatta a spese di D. Onofrio Paino".
Trascorsero ottantaquattro anni. Nel 1939 il commissario prefettizio di Lipari Dottor Riccardo Rickards deliberò la sistemazione della Piazza del Commercio (già, dal 1908, Piazza Marchese Ugo di Sant'Onofrio), facendo spostare il monumento di San Bartolomeo dal centro piazza in un settore marginale con nuova base di cemento e senza inferriata.

Oggi, 31 agosto, San Raimondo Nonnato

S. Raimondo, soprannominato Nonnato (non nato) perchè venuto alla luce mediante operazione medica dopo la morte della madre, nacque nella Catalogna l'anno 1204 da nobile famiglia. Suo padre, dopo avergli per qualche tempo permesso di attendere agli studi, all'improvviso lo mandò a lavorare i campi.

Raimondo approfittò di questa solitudine per impiegare maggior tempo nell'orazione e per meditare le verità della fede. Visitava spesso una chiesa nella quale si venerava un'immagine della SS. Vergine verso cui fin dall'infanzia professava tenerissima devozione, ed a cui si raccomandava affinché gli facesse conoscere lo stato di vita che doveva eleggere. Dopo aver molto pregato, si sentì ispirato ad entrare nell'ordine della Beata Vergine della Mercede, fondato da poco tempo da San Pietro Nolasco. A questo scopo si portò a Barcellona dal suddetto S. Pietro Nolasco, generale dell'ordine, e dalle sue mani ottenne l'abito religioso. In questo istituto fece tanto progresso nel cammino spirituale, che dopo qualche anno di professione, fu giudicato degno di esercitare l'ufficio di redentore degli schiavi.


San Raimondo Nonnato
titolo San Raimondo Nonnato
autore Antonio del Castillo y Saavedra anno 1640-1650


Andato ad Algeri, dopo aver dato tutto il denaro per il riscatto degli schiavi, diede se stesso in ostaggio per ottenere la liberazione di quei cristiani, che correvano il pericolo di rinunziare alla loro fede. Però il suo generoso sacrificio non servì che ad irritare maggiormente i maomettani, i quali lo trattarono con tanta crudeltà che poco mancò non morisse fra le loro mani. Ma essendone stato avvertito il governatore della città, per paura che venendo a morire, perdesse la somma per cui era tenuto in ostaggio, proibì di maltrattarlo eccessivamente e minacciò di far pagare la somma che gli aspettava per il suo riscatto a coloro che l'avrebbero fatto morire. Avuta la libertà di girare per la città di Algeri, Raimondo se ne servì per visitare i cristiani e consolarli: e convertì pure al Cristianesimo parecchi mussulmani.

Cristo incorona San Raimondo Nonnato
titolo Cristo incorona San Raimondo Nonnato
autore Diego Gonzáles de Vega anno 1673

Avendo saputo questo, il governatore ne concepì tanto sdegno che, trasportato dall'ira, condannò il Santo ad essere impalato. S'interposero però quelli che erano interessati al commercio degli schiavi ed ottennero che gli fosse cambiata la pena con una lunga ed aspra flagellazione. Ciononostante Raimondo continuò a operare delle conversioni. Questa volta però il governatore non solo lo fece battere e frustare, ma lo fece condurre per le vie della città carico di catene, poi chiamò un carnefice che gli trapassò le labbra e gliele chiuse con un lucchetto, dandone la chiave in consegna al giudice. Così Raimondo fu ridotto al silenzio e poteva aprir bocca soltanto nelle ore di refezione. Stette così in prigione otto lunghi mesi, finchè S. Pietro Nolasco ebbe mandato il denaro per il riscatto.

Martirio di San Raimondo Nonnato
titolo Martirio di San Raimondo Nonnato
autore Vincenzo Carducci anno XVI-XVII sec.
Il Pontefice Gregorio IX, per onorare questo confessore di Cristo, lo creò cardinale. Ritornato a Barcellona nel suo convento, volle vivere da semplice religioso, fino al giorno in cui lasciò questa terra per volare a ricevere il premio, il 31 agosto 1240.

PRATICA Facciamo qualche sacrificio per i nostri fratelli.


PREGHIERA. Dio, che rendesti mirabile il tuo beato confessore Raimondo nel liberare i tuoi fedeli dalla cattività degli empi, concedici per sua intercessione, che sciolti dai lacci dei peccati, compiamo con libertà di spirito la tua volontà.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Cardona in Catalogna, san Raimondo Nonnato, che fu tra i primi compagni di san Pietro Nolasco nell'Ordine della Beata Maria Vergine della Mercede e si tramanda che abbia molto patito in nome di Cristo per la liberazione dei prigionieri.

Buongiorno...così!