(di Angelo Natoli) Nemmeno il tempo di ricontare i voti, di rileggere i verbali sillaba per sillaba, di aspettare l’esito di un paio di ricorsi al TAR che già si prospetta l’ipotesi di votare di nuovo.
Riavviare
la normale attività amministrativa, riorganizzare gli uffici, concludere adeguatamente
i diversi esercizi di bilancio, mettere un po' d’ordine nel suolo pubblico,
rimettere in moto la programmazione, inclusa finalmente quella portuale,
evidentemente è stato uno stress che non tutti sono riusciti a sopportare. Il
ritorno alla normalità, dalle nostre parti, può stroncare la fermezza e la
determinazione di chiunque.
Ovviamente
c’è dell’altro dietro questa crisi, almeno da quanto sento dire: caratteri
incompatibili, ego feriti, personalità che non si prendono, convivenze
impossibili. Roba da matrimonialisti piuttosto che da amministrativisti. Di
fronte alla mole enorme di problemi che bisogna affrontare c’è pure quello
della suscettibilità e su questo non si scherza.
Tuttavia
ciò che si profila è almeno un elemento di chiarezza. Se si dovesse rivotare
ciascuno dovrà decidere se andare avanti sulla strada della corretta
amministrazione o tornare indietro nel caos. Perché tornare indietro, come
molti sembrano auspicare, significherà il definitivo declino del Comune di
Lipari. Già in passato sono state fatte scelte simili ed ancora oggi ne
paghiamo le conseguenze.
Io
non credo che le persone coinvolte in questa storia, e mi riferisco in
particolare ai consiglieri di maggioranza, pensino che tornare indietro,
riaffidarsi all’approssimazione, riaprire la strada a feudatari politici che
considerano le Eolie parte del loro dominio e gli eoliani clientes sia il modo
migliore per far fronte alle proprie responsabilità. Sono stati eletti con un
mandato chiaro e grazie al consenso che si è creato intorno al sindaco. Tutti
ci aspettiamo che onorino il patto, sino alla fine del loro mandato. Poi
ciascuno deciderà il proprio destino.
Quel
patto va riaffermato, se non altro perché pubblico, perché preso innanzi a
migliaia di persone che hanno espresso il loro voto a fronte di una solenne
promessa di cambiamento. Mettere da parte l’amor proprio, guardarsi in faccia
ed entrare nel merito dei problemi. Discutere su come dare il miglior futuro
possibile a questo comune, su questo è ammissibile qualsiasi confronto, ma se
tutto deve risolversi in confusi tatticismi che hanno il solo scopo di
affermare se stessi, di farsi spazio, di prendere tempo per far perdere tempo,
allora è meglio tornare a casa. Quella casa da cui, come dice qualche
consigliere di minoranza, qualcuno sembra scappato, adombrandone
l’inadeguatezza.
Sarebbe
il caso, per tutti, di dimostrare il contrario.