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giovedì 7 marzo 2024

"Tornare indietro significherà il definitivo declino del Comune di Lipari". Riflessione di Angelo Natoli dopo le dimissioni di Gullo

(di Angelo Natoli) Nemmeno il tempo di ricontare i voti, di rileggere i verbali sillaba per sillaba, di aspettare l’esito di un paio di ricorsi al TAR che già si prospetta l’ipotesi di votare di nuovo.

Riavviare la normale attività amministrativa, riorganizzare gli uffici, concludere adeguatamente i diversi esercizi di bilancio, mettere un po' d’ordine nel suolo pubblico, rimettere in moto la programmazione, inclusa finalmente quella portuale, evidentemente è stato uno stress che non tutti sono riusciti a sopportare. Il ritorno alla normalità, dalle nostre parti, può stroncare la fermezza e la determinazione di chiunque.

Ovviamente c’è dell’altro dietro questa crisi, almeno da quanto sento dire: caratteri incompatibili, ego feriti, personalità che non si prendono, convivenze impossibili. Roba da matrimonialisti piuttosto che da amministrativisti. Di fronte alla mole enorme di problemi che bisogna affrontare c’è pure quello della suscettibilità e su questo non si scherza.

Tuttavia ciò che si profila è almeno un elemento di chiarezza. Se si dovesse rivotare ciascuno dovrà decidere se andare avanti sulla strada della corretta amministrazione o tornare indietro nel caos. Perché tornare indietro, come molti sembrano auspicare, significherà il definitivo declino del Comune di Lipari. Già in passato sono state fatte scelte simili ed ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.

Io non credo che le persone coinvolte in questa storia, e mi riferisco in particolare ai consiglieri di maggioranza, pensino che tornare indietro, riaffidarsi all’approssimazione, riaprire la strada a feudatari politici che considerano le Eolie parte del loro dominio e gli eoliani clientes sia il modo migliore per far fronte alle proprie responsabilità. Sono stati eletti con un mandato chiaro e grazie al consenso che si è creato intorno al sindaco. Tutti ci aspettiamo che onorino il patto, sino alla fine del loro mandato. Poi ciascuno deciderà il proprio destino.

Quel patto va riaffermato, se non altro perché pubblico, perché preso innanzi a migliaia di persone che hanno espresso il loro voto a fronte di una solenne promessa di cambiamento. Mettere da parte l’amor proprio, guardarsi in faccia ed entrare nel merito dei problemi. Discutere su come dare il miglior futuro possibile a questo comune, su questo è ammissibile qualsiasi confronto, ma se tutto deve risolversi in confusi tatticismi che hanno il solo scopo di affermare se stessi, di farsi spazio, di prendere tempo per far perdere tempo, allora è meglio tornare a casa. Quella casa da cui, come dice qualche consigliere di minoranza, qualcuno sembra scappato, adombrandone l’inadeguatezza.

Sarebbe il caso, per tutti, di dimostrare il contrario.

 

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