Leonardo Orlando
Barcellona Pozzo di Gotto
Dopo Londra e New York adesso l’Italia. L'ex top model Naomi Campbell, 45anni compiuti lo scorso
22 maggio, è stata condannata ieri a sei mesi di reclusione dal giudice monocratico del Tribunale di
Barcellona Pozzo di Gotto, Fabio Processo, che l'ha riconosciuta colpevole di violenza privata e lesioni
personali (ordinando la sospensione della pena perché in Italia è incensurata) per aver impedito, la notte
del 30 luglio 2009, nella piazzetta di Marina Corta di Lipari, ad un paparazzo del luogo di fotografarla.
La “Venere nera”, infatti, esattamente sei anni fa, dopo aver trascorso una serata in un ristorante dell'isola
assieme al fidanzato di allora, il miliardario russo Vladislav Doronin, si apprestava a risalire sul tender che
l’avrebbe trasportata sul lussuoso panfilo “Lady in blue”, alla fonda davanti all’isola. Naomi infastidita dai
flash di un fotografo, non ha esitato ad affrontarlo sul molo della penisola del Purgatorio per colpirlo a
borsettate, tentando di schiaffeggiarlo. Tutto questo solo – come accertarono poi le indagini coordinate dal
sostituto procuratore Francesco Massara – per impedire il fastidio degli scatti.
Il fotografo Gaetano Di Giovanni quella sera fu costretto a chiedere il soccorso dapprima ad un
collega e subito dopo ai sanitari della Guardia medica che riscontrarono qualche graffio al volto con una
prognosi di tre giorni. La sequenza delle borsettate allo sfortunato free-lance è stata ripresa dalla fotocamera
di un collega di Gaetano Di Giovanni, che è riuscito a documentare l'aggressione e, quel che è peggio, la
violenza privata inferta al fotografo al quale è stata impedita ogni libertà di movimento su una piazza.
Già in prima serata, allo sbarco nel porticciolo di Marina
Corta, Naomi Campbell, aveva manifestato insofferenza
persino per gli scatti amatoriali dei turisti che l’avevano
riconosciuta. Per sfuggire agli sguardi e agli obiettivi di
telefonini e videocamere, l’ex modella londinese si era
persino “barricata”, assieme al suo ex compagno russo,
nella chiesa di San Giuseppe che sovrasta il porticciolo.
Poi in soccorso della coppia è sopraggiunto il titolare
del ristorante che ha prelevato i due ospiti con la sua
auto, sottraendoli ai capannelli di curiosi che si erano
radunati per vedere dal vivo la “Venere nera”. Poi la
serata si è conclusa con l'aggressione davanti alla
chiesetta del Purgatorio.
Le foto sono entrate a far parte del fascicolo giudiziario
su cui – già nell'estate 2009 – hanno lavorato i
carabinieri della stazione di Lipari al comando del
luogotenente Francesco Villari. Poi l'interminabile
procedura giudiziaria si è conclusa nel 2013 con la certezza che l’atto di citazione in giudizio formulato dal
pm Francesco Massara era stato notificato a Naomi Campbell. La citazione in giudizio per l'ex top model
londinese, era stata infatti notificata, dopo un tormentato iter giudiziario, durato quasi quattro anni, in quanto
trattandosi di una indagata residente all'estero, gli ufficiali giudiziari hanno avuto non poche difficoltà prima
di rintracciarla.
Naomi infatti ha dovuto eleggere un domicilio in Italia presso uno studio legale di Milano che l'ha difesa. La
richiesta di condanna è stata formulata dal pm d'udienza, Silvana Messina.
Solo qualche mese fa, a seguito di una transazione extragiudiziale tra le parti su cui vige il massimo
riserbo, il fotografo aggredito aveva ritirato la querela, essendo stato indennizzato, e rinunciato, assieme al
suo legale, a presentare le conclusioni con le richieste di risarcimento. Ciò non ha impedito la condanna,
essendo la violenza privata un reato per il quale si procede in assenza di querela di parte.