(di Lino Natoli) Un ciclista amatoriale, che un
pomeriggio decide di fare un giro per Pianoconte, sulla strada del ritorno,
infila una ruota dentro una buca profonda venti centimetri ed ampia almeno
settanta, cade e si sfracella scapola e costole. Cadere dalla bici rientra nel
novero delle possibilità. Capita. Chiunque pratichi questo sport sa che cadere
è una evenienza di cui tenere conto. Normalmente si cade e ci si rialza, sono
cose a cui ci si abitua. Finire in una buca di quelle dimensioni, proprio sulla
carreggiata, nascosta da pezzi d’asfalto sconnesso, non è una fatalità, è un
incidente che prevede delle responsabilità. Perché è vero che le buche non si
riparano da sole, ma è anche vero che non si producono spontaneamente,
soprattutto di quelle dimensioni.
Ogni giorno sbarcano sul molo
di Sottomonastero almeno dieci mezzi pesanti di oltre quindici metri che
trasportano merci diverse, dagli alimentari ai carburanti, dall’acqua minerale
ai prodotti per l’edilizia, che pesano ciascuno non meno di trentacinque
tonnellate e che si dirigono nelle diverse zone dell’isola.
Tutto questo peso deve essere
sopportato da strade la cui costruzione risale agli anni cinquanta e che, ho il
sospetto, non possono per natura e per legge (sarebbe interessante conoscere i
limiti di collaudo) recepire transiti di quelle dimensioni.
I fatti sono che la strada di
Pignataro collassa periodicamente, la provinciale che porta ad Acquacalda è
transennata in più parti per il pericolo di crolli e nonostante questo viene
quotidianamente attraversata da mezzi pesanti e bus da gran turismo. La
provinciale per Pianoconte e Quattropani sembra reduce da bombardamenti a bassa
quota. A ciò si aggiunga che non è esperienza inconsueta imbattersi in mezzi di
natura diversa non autorizzati a percorrere strade pubbliche se non caricati su
mezzi gommati idonei.
Tutela del territorio non
significa soltanto invocare istericamente inutili riserve marine con compendio
di enti gestori, mecenati disinteressati di origine esotica o più
incidentalmente britannica, associazioni attente all’ambiente eoliano solo
durante le ferie estive, acuti censori che considerano la “fauna” locale
immeritevole di ciò che hanno costruito, protetto ed offerto al mondo. Tutelare
il territorio significa anche sottrarlo a queste quotidiane prove ristabilendo
il principio ragionevole della misura. Non esiste interesse economico che possa
giustificare questa situazione, tanto più che se i benefici ricadono in capo a
qualcuno, i costi al resto della comunità. In questo caso la spesa più onerosa
ad un semplice abitante dell’isola che un pomeriggio, pensando di guadagnarne
in salute, aveva deciso di fare un giro in bici.
(foto d'archivio)
(foto d'archivio)