L’emergenza CoVid-19 sta mettendo a dura prova tutta la Nazione, l’isolamento e lo sradicamento da ciò che chiamiamo quotidianità causano inevitabilmente stress.
Altrettanto preoccupante è la condizione di coloro che, invece, continuano a
lavorare negli esercizi pubblici e commerciali con la consapevolezza e la paura
di poter essere contagiati. Nel mio excursus
approfondirò la tematica dello stress, soprattutto quello correlato alle
attività lavorative.
Cos’è lo stress? Quali
sono i suoi sintomi?
Lo stress è una condizione che può essere accompagnata da
disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza
del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle
richieste o alle aspettative riposte in loro.
Si tratta, precisamente, di una sindrome generale di adattamento (SGA) atta a ristabilire un nuovo
equilibrio interno in seguito a fattori di stress (stressors).
Le alterazioni dell'equilibrio interno possono avvenire a
livello endocrino, umorale, organico e biologico.
La durata dell’evento stressante
porta a distinguere lo stress in due
categorie. Quello acuto,
che si verifica una sola volta e in un lasso di tempo limitato; quello cronico, cioè quando lo
stimolo è di lunga durata.
Oltre alla durata, è importante anche la natura dello stressor. Possiamo avere
stressor benefici, detti eustress, che
danno tono e vitalità all’organismo. Ma anche stressor nocivi, detti distress, che possono portare
ad un abbassamento delle difese immunitarie.
I sintomi da stress
possono essere suddivisi in quattro categorie:
·
Fisici: mal di testa, mal di
schiena, indigestione, collo e spalle tese, mal di stomaco, tachicardia,
sudorazione delle mani, agitazione e irrequietezza, stanchezza, vertigini,
insonnia, perdita di appetito;
·
Comportamentali: digrignare i denti,
attitudine alla prepotenza, aumento del consumo di alcolici, fame nervosa,
impossibilità di portare a termine semplici mansioni, attitudine a criticare
gli altri;
·
Emozionali: nervosismo, ansia,
rabbia, crisi di pianto, senso di solitudine, tensione, sentirsi impotenti a
cambiare le cose, essere facilmente agitati o sconvolti;
1] Accordo Europeo sullo stress lavoro correlato del 2004.
·
Cognitivi: mancanza di creatività,
perdita di memoria, problemi a pensare in maniera chiara, senso di
preoccupazione costante, perdita del senso dell’umorismo, impossibilità nel
prendere decisioni.
I disturbi
psicosomatici più comuni legati allo stress sono: asma bronchiale,
ipertensione arteriosa, colite, eczema cutaneo, alopecia psicogena, ulcera
gastro-duodenale.
Stress lavoro-correlato
e burnout
L’attuale quadro normativo di tutela della salute e sicurezza sul lavoro,
costituito dal D.Lgs. 81/2008 e s.m.i., ha specificamente individuato lo stress
lavoro-correlato (SLC) come uno dei rischi oggetto di valutazione e di
conseguente adeguata gestione. Recependo i contenuti dell’Accordo Europeo
dell’8 ottobre 2004, ha specificato, con l’Art. 28, l’obbligo di valutazione del rischio da stress lavoro-correlato e,
di conseguenza, quello relativo alla gestione dello stesso da parte del datore
di lavoro.
Lo stress legato all’attività lavorativa può essere
provocato da rischi psicosociali,
quali la progettazione, l’organizzazione e la gestione del lavoro, nonché da
problemi come le vessazioni e la violenza sul lavoro, ma anche da rischi fisici
come la rumorosità e la temperatura. È doveroso aggiungere all’elenco dei
rischi psicosociali quelli dati da situazioni emergenziali, come quella che
stiamo vivendo.
È dimostrato che lo stress, riducendo la capacità di elaborazione
mentale, induca ad errori umani di
vario tipo: errori a livello d’intenzione (Es. a causa della stanchezza non
viene eseguita una procedura); errori per improprietà esecutive, mancanza di
coordinamento nella priorità tra le azioni; errori a livello di controllo per
cui si manifesterà un deficit di memoria nella sequenza delle operazioni da
compiere.
L’operatore stressato
rende meno, può commettere errori, è più esposto ad infortuni, è più conflittuale, teme l’innovazione e può entrare
nell’area di rischio psicosomatico.
Tale situazione si ripercuote inevitabilmente sull’intera organizzazione con effetti negativi:
riduzione della produttività e della
qualità del lavoro, aumento della conflittualità, diminuzione del senso di
appartenenza, mancato rispetto delle regole o irrigidimento per il loro
rispetto, elevato assenteismo e turn
over, clima di insoddisfazione, ricerca continua di capri espiatori, aumento
degli infortuni.
Dinamiche come queste se non gestite, possono alla lunga condurre
a una sindrome definita “sindrome del burnout”.
Ai fini della tutela della Salute e Sicurezza sui luoghi di
lavoro, la rilevazione dei livelli di stress
lavoro-correlato diventa ulteriormente fondamentale per prevenire
l'insorgenza di questa disfunzione organizzativa.
Il burnout si
riferisce alle helping profession, ovvero tutte quelle professioni (medici, infermieri,
psicologi, psicoterapeuti, operatori socio-assistenziali, insegnanti) in cui la
relazione con l'altro è la parte
fondamentale del lavoro, che oltre a richiedere competenze tecniche si
caratterizza per un forte coinvolgimento emotivo del lavoratore con il proprio
“cliente”.
Secondo Cherniss (1980) il burnout è il culmine di un processo stressogeno che si articola in
tre fasi:
• Percezione
della situazione stressante: il soggetto sente un disagio che è causato
dalla differenza tra risorse personali e richieste ambientali;
• Emotività
negativa: il soggetto sperimenta un disagio emotivo caratterizzato da
tensione e ansia;
• Coping:
il soggetto di fronte ad una situazione stressante evita il problema attraverso
il disimpegno e il distacco emotivo.
L’emergenza sociale CoVid-19
È naturale essere stressati in questo periodo difficile,
come abbiamo visto, ed è imperativo cercare di affrontarlo in maniera positiva,
cercando di reinventarsi e di
occupare il tempo in maniera costruttiva. È questo il momento di approfondire
le nostre conoscenze e, perché no, imparare qualcosa di nuovo.
Gli esercizi commerciali e pubblici, come sappiamo, sono
aperti e gli operatori lavorano in condizioni di forte stress e pressione dati sia
dall’aumento della mole di lavoro sia dalla paura del contagio, essendo
maggiormente esposti rispetto a coloro che sono costretti a rimanere in casa.
Gli operatori sanitari,
tra tutti, hanno una maggior probabilità di sviluppare patologie stress
lavoro-correlate e burnout in quanto
lavorano a stretto contatto con la sofferenza, affrontano turni massacranti e,
ovviamente, rientrano nella categoria a maggior rischio di contagio da
CoVid-19.
Bibliografia
Massimo
Servadio, “Le disfunzioni organizzative:
stress lavoro correlato, mobbing, burnout”; 2017.
Commissione delle Comunità Europee. Comunicazione della commissione. Adattarsi alle trasformazioni del
lavoro e della società: una nuova strategia comunitaria per la salute e la
sicurezza 2002 - 2006. Bruxelles; 2002.
Commissione delle Comunità Europee. Migliorare la qualità e la produttività sul luogo di lavoro: strategia
comunitaria 2007 - 2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.
Bruxelles; 2007.
Inail. Indagine
nazionale sulla salute e sicurezza sul Lavoro. Milano: Inail; 2014