di Gianluca Rossellini
L'evento culturale che ha fatto conoscere la frazione di Pollara e quindi Salina in tutto il mondo è stato il film "Il postino", ultima pellicola girata da Massimo Troisi, che è scomparso solo 12 ore dopo la fine delle riprese. Troisi sta ormai a Salina come Roberto Rossellini a Stromboli, ma per l'attore napoletano ha rappresentato anche il luogo della sua celebrazione cinematografica. Nel 1994 Troisi firma ed interpreta difatti, il capolavoro che si aggiudica cinque 'nomination' agli Oscar di quell'anno (vincendone uno, per le struggenti musiche di Luis Bacalov). Dopo Rossellini, la Bergman, la Magnani, i fratelli Taviani, Antonioni e Nanni Moretti, l'arcipelago eoliano torna con Troisi protagonista sul grande schermo. Il film, ispirato a 'Il postino di Neruda' (Ardiente paciencia), romanzo scritto dal cileno Antonio Skármeta, è stato apprezzato dalla critica e dal pubblico in tutto il mondo e reso struggente proprio per gli splendidi paesaggi di Pollara.
A 20 anni dalla morte di Troisi e da quando fu girata la pellicola, la Fondazione Salonia di Messina ha ritenuto indispensabile ricordare l'attore e celebrare uno dei film più amati del cinema. D'accordo quindi, con il comune di Malfa, competente sulla frazione di Pollara, ha quindi pensato di far realizzare all'artista messinese Dimitri Salonia, a capo della scuola coloristica Siciliana, un'installazione artistica e al figlio Eros un documentario. Quest'ultimo, regista conosciuto e apprezzato, per il suo lavoro socialmente impegnato nel panorama francese, cercherà attraverso le immagini e le testimonianze degli isolani che hanno conosciuto Troisi, degli storici della Cinematografia, dei protagonisti della pellicola, di raccontare, con un percorso narrativo originale, gli ultimi giorni di Troisi a Pollara, assorbendo dalle radici della tradizione, ma trovando anche punti di vista che diventino nuova linfa vitale nel dibattito culturale. Il progetto, vuole focalizzare l'attenzione sui segni artistici, sociali, cinematografici e letterari che il film ha lasciato, mostrando l'intima connessione tra la dimensione culturale e quella dell'agire sociale. Quelli che la storia ci consegna come "gli ultimi giorni di Massimo Troisi" saranno mostrati come un percorso mitico verso una forma di immortalità, in una forza viva: quella dell'arte che rivaleggia con la morte.
Eros Salonia parlando del progetto del suo documentario che verrà presentato a luglio durante le celebrazioni del ventennale di Troisi a Pollara, spiega: "Lo scopo del nostro film-documentario è di valorizzare Salina e Malfa e di mostrare l'umanità di un artista d'eccezione, 'affondando la telecamera' nel rapporto tra l'arte, la natura e la morte". "Ma non si tratta – prosegue il regista – solamente di un documentario che ritraccia, come un omaggio postumo, le tappe delle riprese e gli aneddoti della produzione. Questo film vuole essere, invece, una valorizzazione dell'Isola di Salina, del suo potere di seduzione su chi la visita e abita. Ma, soprattutto, il progetto che proponiamo è un percorso "interno" verso l'anima dell'isola, verso il suo potere di sospendere la vita umana in un'estasi calma, nella contemplazione del mistero della creazione. Tra uliveti secolari, vigne arrampicate sul vulcano, cantine di Malvasia, tra pescatori e contadini, passerà la voce di Troisi e di quanti lo hanno conosciuto. Su tutto, scorrerà la malinconia della scomparsa di un mondo (il contadino e il marinaio). Questa scomparsa poi farà eco all'ironia dell'ultimo Troisi, quell'ironia di chi, come Massimo sapeva di non avere molto tempo da vivere. Ma per fortuna, restano i film, come resta la pietra. Quelli che la storia ci consegna come 'gli ultimi giorni di Massimo Troisi' mostreranno un percorso mitico verso una forma di immortalità, in una forza viva: quella dell'arte che rivaleggia con la morte. Su tutto, poi, come uccello rapace, Araba Fenice o Chimera, campeggerà, planando su vallate, l'anima del poeta, come il mistero della morte, sospesa, assente, presenza, che si vuole, da parte mia, come sostanza ineffabile del mio racconto".
Un grande contributo per celebrare Troisi lo darà anche l'artista Dimitri Salonia, che da decenni abita per diversi periodi dell'anno nella frazione di Pollara e ama questo paradiso naturalistico che è per lui grande fonte di ispirazione tanté che lo ha definito "i giardini dell'Eden rubati agli dei". Il maestro Salonia donerà quindi una sua installazione artistica e per quest'opera utilizzerà solo materiale naturale trovato sull'isola, come legno, ferro, sassi, piante e elementi tipici locali come le barche in modo da non incidere sull'equilibrio ambientale del territorio. In particolare, cercherà di realizzare nelle grotte delle Balate a Pollara, dove era stato realizzato il set del fim di Troisi, un'installazione che descriva allo stesso tempo l'anima di Troisi e il suo rapporto con la morte. "L'idea – spiega Salonia – nasce da alcune riflessioni sulla violenza della natura e sugli elementi che rendono magici alcuni luoghi di Salina come la grotta scavata nel tufo dove le barche di legno vengono tirate in secco dopo i pericolosi viaggi in mare. Lì voglio realizzare la mia opera proprio utilizzando una barca in legno. E' come se l'anima dell'imbarcazione si aggrappasse ancora quel rifugio che non l'ha salvata, a quel cancello chiuso che ne ha impedito l'entrata. E ancora rimbalzeranno dentro quei legni 'rumori' e i suoni della natura che Massimo Troisi ha registrato per sempre.
"Allo stesso modo, – prosegue Salonia – Troisi lottando nel film e nella vita contro i colpi del destino, che sono come una marea, si aggrappava ancora alla sua grande anima, alle Balate di Pollara, rifugiandosi nelle notti di tempesta dentro quelle grotte che non hanno saputo proteggere la sua barca nel viaggio della vita. L'installazione sarà creata appunto 'incastonando' una vecchia barca nel cancello di entrata della grotta. Quella caverna che soffoca la barca nella sua bocca. All'interno dell'imbarcazione verrà posizionato un registratore Mp3 collegato ad un impianto stereo che diffonderà la voce di Troisi e i rumori e suoni della natura che lui stesso ha registrato nel film". "Lo schianto della barca– dice ancora Salonia – è come la vita dell'uomo perennemente in balia delle soverchianti forze della natura contro le quali nulla possono razionalità, intelletto e progettazione.
La stessa vita di Massimo Troisi, in perenne bilico tra slanci, passioni, creatività e destino beffardo sempre in agguato, ne è chiara e paradigmatica rappresentazione. Nel film 'Il postino', in una sorta di chiaroscuro sospeso tra razionalità e aleatorietà, si intrecciano le storie e i destini di Troisi – Ruoppolo e Noiret-Neruda, in una di visionaria chiaroveggente raffigurazione. D'altronde – conclude il maestro – nella stessa poetica di Neruda era spesso presente il tema dell'eterna lotta dell'uomo contro il proprio destino".
L'evento culturale che ha fatto conoscere la frazione di Pollara e quindi Salina in tutto il mondo è stato il film "Il postino", ultima pellicola girata da Massimo Troisi, che è scomparso solo 12 ore dopo la fine delle riprese. Troisi sta ormai a Salina come Roberto Rossellini a Stromboli, ma per l'attore napoletano ha rappresentato anche il luogo della sua celebrazione cinematografica. Nel 1994 Troisi firma ed interpreta difatti, il capolavoro che si aggiudica cinque 'nomination' agli Oscar di quell'anno (vincendone uno, per le struggenti musiche di Luis Bacalov). Dopo Rossellini, la Bergman, la Magnani, i fratelli Taviani, Antonioni e Nanni Moretti, l'arcipelago eoliano torna con Troisi protagonista sul grande schermo. Il film, ispirato a 'Il postino di Neruda' (Ardiente paciencia), romanzo scritto dal cileno Antonio Skármeta, è stato apprezzato dalla critica e dal pubblico in tutto il mondo e reso struggente proprio per gli splendidi paesaggi di Pollara.
A 20 anni dalla morte di Troisi e da quando fu girata la pellicola, la Fondazione Salonia di Messina ha ritenuto indispensabile ricordare l'attore e celebrare uno dei film più amati del cinema. D'accordo quindi, con il comune di Malfa, competente sulla frazione di Pollara, ha quindi pensato di far realizzare all'artista messinese Dimitri Salonia, a capo della scuola coloristica Siciliana, un'installazione artistica e al figlio Eros un documentario. Quest'ultimo, regista conosciuto e apprezzato, per il suo lavoro socialmente impegnato nel panorama francese, cercherà attraverso le immagini e le testimonianze degli isolani che hanno conosciuto Troisi, degli storici della Cinematografia, dei protagonisti della pellicola, di raccontare, con un percorso narrativo originale, gli ultimi giorni di Troisi a Pollara, assorbendo dalle radici della tradizione, ma trovando anche punti di vista che diventino nuova linfa vitale nel dibattito culturale. Il progetto, vuole focalizzare l'attenzione sui segni artistici, sociali, cinematografici e letterari che il film ha lasciato, mostrando l'intima connessione tra la dimensione culturale e quella dell'agire sociale. Quelli che la storia ci consegna come "gli ultimi giorni di Massimo Troisi" saranno mostrati come un percorso mitico verso una forma di immortalità, in una forza viva: quella dell'arte che rivaleggia con la morte.
Eros Salonia parlando del progetto del suo documentario che verrà presentato a luglio durante le celebrazioni del ventennale di Troisi a Pollara, spiega: "Lo scopo del nostro film-documentario è di valorizzare Salina e Malfa e di mostrare l'umanità di un artista d'eccezione, 'affondando la telecamera' nel rapporto tra l'arte, la natura e la morte". "Ma non si tratta – prosegue il regista – solamente di un documentario che ritraccia, come un omaggio postumo, le tappe delle riprese e gli aneddoti della produzione. Questo film vuole essere, invece, una valorizzazione dell'Isola di Salina, del suo potere di seduzione su chi la visita e abita. Ma, soprattutto, il progetto che proponiamo è un percorso "interno" verso l'anima dell'isola, verso il suo potere di sospendere la vita umana in un'estasi calma, nella contemplazione del mistero della creazione. Tra uliveti secolari, vigne arrampicate sul vulcano, cantine di Malvasia, tra pescatori e contadini, passerà la voce di Troisi e di quanti lo hanno conosciuto. Su tutto, scorrerà la malinconia della scomparsa di un mondo (il contadino e il marinaio). Questa scomparsa poi farà eco all'ironia dell'ultimo Troisi, quell'ironia di chi, come Massimo sapeva di non avere molto tempo da vivere. Ma per fortuna, restano i film, come resta la pietra. Quelli che la storia ci consegna come 'gli ultimi giorni di Massimo Troisi' mostreranno un percorso mitico verso una forma di immortalità, in una forza viva: quella dell'arte che rivaleggia con la morte. Su tutto, poi, come uccello rapace, Araba Fenice o Chimera, campeggerà, planando su vallate, l'anima del poeta, come il mistero della morte, sospesa, assente, presenza, che si vuole, da parte mia, come sostanza ineffabile del mio racconto".
Un grande contributo per celebrare Troisi lo darà anche l'artista Dimitri Salonia, che da decenni abita per diversi periodi dell'anno nella frazione di Pollara e ama questo paradiso naturalistico che è per lui grande fonte di ispirazione tanté che lo ha definito "i giardini dell'Eden rubati agli dei". Il maestro Salonia donerà quindi una sua installazione artistica e per quest'opera utilizzerà solo materiale naturale trovato sull'isola, come legno, ferro, sassi, piante e elementi tipici locali come le barche in modo da non incidere sull'equilibrio ambientale del territorio. In particolare, cercherà di realizzare nelle grotte delle Balate a Pollara, dove era stato realizzato il set del fim di Troisi, un'installazione che descriva allo stesso tempo l'anima di Troisi e il suo rapporto con la morte. "L'idea – spiega Salonia – nasce da alcune riflessioni sulla violenza della natura e sugli elementi che rendono magici alcuni luoghi di Salina come la grotta scavata nel tufo dove le barche di legno vengono tirate in secco dopo i pericolosi viaggi in mare. Lì voglio realizzare la mia opera proprio utilizzando una barca in legno. E' come se l'anima dell'imbarcazione si aggrappasse ancora quel rifugio che non l'ha salvata, a quel cancello chiuso che ne ha impedito l'entrata. E ancora rimbalzeranno dentro quei legni 'rumori' e i suoni della natura che Massimo Troisi ha registrato per sempre.
"Allo stesso modo, – prosegue Salonia – Troisi lottando nel film e nella vita contro i colpi del destino, che sono come una marea, si aggrappava ancora alla sua grande anima, alle Balate di Pollara, rifugiandosi nelle notti di tempesta dentro quelle grotte che non hanno saputo proteggere la sua barca nel viaggio della vita. L'installazione sarà creata appunto 'incastonando' una vecchia barca nel cancello di entrata della grotta. Quella caverna che soffoca la barca nella sua bocca. All'interno dell'imbarcazione verrà posizionato un registratore Mp3 collegato ad un impianto stereo che diffonderà la voce di Troisi e i rumori e suoni della natura che lui stesso ha registrato nel film". "Lo schianto della barca– dice ancora Salonia – è come la vita dell'uomo perennemente in balia delle soverchianti forze della natura contro le quali nulla possono razionalità, intelletto e progettazione.
La stessa vita di Massimo Troisi, in perenne bilico tra slanci, passioni, creatività e destino beffardo sempre in agguato, ne è chiara e paradigmatica rappresentazione. Nel film 'Il postino', in una sorta di chiaroscuro sospeso tra razionalità e aleatorietà, si intrecciano le storie e i destini di Troisi – Ruoppolo e Noiret-Neruda, in una di visionaria chiaroveggente raffigurazione. D'altronde – conclude il maestro – nella stessa poetica di Neruda era spesso presente il tema dell'eterna lotta dell'uomo contro il proprio destino".