Se proprio mi scappa un pensiero su come meglio organizzare e gestire la vita di questo disastrato paese, devo consentire che venga filtrato da persone più mature ed esperte, supposte depositarie della "verità" ed impettite da lunghi trascorsi politici, la cui utilità per la comunità però è difficile da ravvisare. Rispetto chi è più anziano di me, se non altro perchè il "maggiore vissuto" porta con sè una visione più lucida e saggia delle cose della vita, ma una classe dirigente composta unicamente da persone sopra i 50 anni mi sembra follia. I paesi più dinamici e civilizzati d'Europa eleggono premier che hanno meno di 40 anni, adeguando più velocemente leggi ed indirizzo politico ad una realtà in continua evoluzione. Non si risolvono i problemi di oggi con "cervelli" che hanno cristallizzato le loro convinzioni in tempi molto diversi dagli attuali, che hanno difficoltà a comprendere realtà completamente nuove che richiedono soluzioni nuove. Si smetta di accampare la scusa banale che i giovani non si propongono, perchè la volontà malcelata di chi detiene il potere è quella di conservarlo vita natural durante e le piccole concessioni di spazio sono riservate solo a fedelissimi discepoli preventivamente indottrinati.
Cosicchè, il futuro e i potenziali interpreti del nuovo tempo sono già invecchiati e usurati prima di realizzarsi, frustrati dalla costante opera di svuotamento della loro volontà che compiono le attuali classi dirigenti; una zavorra che tarpa le ali al progresso civile e culturale, ancorandoci anacronisticamente a schemi e pensieri superati. Libertà intellettuale e ideale sono risorse da valorizzare non pericoli da scongiurare, sul pensiero unico deve sempre prevalere il pluralismo di idee, perchè, in uno sforzo di lungimiranza, sono l'antidoto ad ogni tensione sociale. Chi non si sente rappresentato o ascoltato è tentato quasi sempre dal disimpegno e matura un atteggiamento anarchico rispetto alle istituzioni e alle regole del vivere civile. Le orde di giovani in preda agli istinti più distruttivi, di cui sono piene le pagine dei giornali, sono figli della rinuncia alla responsabilità, indotta anche dalla difficoltà di trovare spazi in cui esprimersi e realizzarsi.
Allora, ai miei coetanei dico che è forse tempo di "superare i padri": di avere il coraggio di proporre qualcosa di nuovo senza rifarsi necessariamente agli schemi che le generazioni precedenti ci impongono.
Ai "cari vecchi", se tengono al futuro del paese, rivolgo, invece, l'invito a scommettere sui giovani "veri", quelli capaci di pensare con la propria testa e non già supini e rassegnati a fare le comparse; ad accettate e valorizzare, insomma, la voglia e l'esuberanza di chi la vita vuole costruirsela senza "padrini" che dispensino imbeccate e aiutini, ma col proprio, quotidiano impegno...
CORDIALMENTE (LUCA CHIOFALO)