“I CONFINI IRREALI
DELLE EOLIE: spiriti e diavoli nella tradizione orale”
di Macrina Marilena
Maffei
Chi
sono gli spiriti che nell’immaginario eoliano dovrebbero vivere nell’aldilà e
si fermano nell’aldiqua? Che cosa lega il diavolo ai vulcani? Quali sembianze
assume il demonio? Le risposte negli 88
racconti narrati dalla viva voce di pescatori, contadini, ex operai delle cave
di pomice, di piccoli commercianti. Storie che essi hanno appreso in famiglia,
nel vicinato, nella comunità o di cui
sono stati i protagonisti. Storie raccolte dall’autrice durante ricerche
etnografiche iniziate negli anni
Ottanta.
La
mappa dell’immaginario ricostruita dai loro racconti si plasma e trae linfa dalle caratteristiche topografiche
dell’arcipelago, scogli, promontori, insenature, radure, grotte: a rutta du Munachieddu, u Bruciatu, u
Scugghjazzu, a petra Quajetri, a rutta Abbati, u strittu Crapraru, u
Sciaratieddu, a Sciara, u Vaddunazzu, i Siccagni, a Pollara, a Praia i Vinci, a
Tonna, u Capuseccu, a Praia Longa, sono alcuni dei luoghi preferenziali
delle apparizioni sovrannaturali eoliane.
Le
storie sono suddivise in varie categorie che si
offrono anche come chiavi di lettura, ma
il lettore avrà subito modo di accorgersi
che in qualche misura esse sono intercambiabili perché gli elementi, i motivi, i temi che li
compongono sono ricorrenti. Come in un caleidoscopio di figure che crea sempre
nuove immagini essi si mescolano ininterrottamente dando nuovi e sorprendenti
esiti. E in definitiva come un continuum
vanno considerate le narrazioni poiché le credenze, le ideologie, le
convinzioni, i comportamenti ivi
affioranti si precisano l’un l’altra, definendosi e completandosi a
vicenda.
Guardandole
un po’ più da vicino, si tratta di storie di spiriti che assumono le sembianze
di uomini e si presentano fra i viventi abbigliati con cura; di spiriti che
sembrano comuni animali e parlano con
voce umana; di case che esigono di stare
da sole o sono vogliose di essere abitate da bambini; di diavoli lillipuziani vestiti da fraticelli
oppure di demoni con l’aspetto di giovani aitanti; di figure capaci di
strabilianti metamorfosi.
La credenza più diffusa sui morti che tornano, scrive
l’antropologa, è che si tratti
essenzialmente delle anime dei morti di morte violenta costrette ad aggirarsi
sulla terra per tutti gli anni che il Signore aveva loro concesso di vivere.
Nell’oralità eoliana vengono chiamate: armi
o animi cunnannati oppure con pietosa
partecipazione: armicieddi, animucce.
Temi
e argomenti che sembrano suggerire, come il bisbiglio di uno spettro
ingannevole, che il tempo nelle Eolie sia
rimasto a lungo imprigionato fra
gli scogli del mare; bisogna infatti trasferirsi in epoche e spazi lontani,
andare millenni indietro per rintracciare elementi e motivi, immagini e
credenze che costituiscono l’humus di
questi racconti accumulatisi nelle isole attraverso processi difficilmente
individuabili.
E
tuttavia, scrive ancora la Maffei, per una etnografa cimentarsi nello studio
dell’immaginario e delle credenze sul mondo ultraterreno, intreccio
inestricabile fra elementi pagani e cristiani, prestiti culturali fra oriente e
occidente, eredità di popolazioni
euroasiatiche, vuol dire non dare ascolto alle parole sommesse dello spettro.
Di
certo l’immobilismo culturale sembrerebbe quanto mai lontano dalle piccole
isole Eolie meta negli ultimi trent’anni di flussi turistici sempre più
esigenti. Tuttavia la trasformazione di una comunità periferica di tipo
tradizionale, come era quella eoliana di un recente passato, a una società che
partecipa a tutti gli effetti a processi di rinnovamento e di modernizzazione,
non significa l’istantanea scomparsa di concezioni della vita e del mondo
seguite per secoli. Né porta con sé la repentina eliminazione di una
costellazione di figure e credenze sull’ultraterreno cui si sono affidate da tempo immemorabile le Isole.
I
documenti etnografici raccolti nel volume evidenziano che
nelle Eolie, terre di sciare e memorie, di pomici e prue naviganti, il desiderio
dell’uomo di superare la sofferenza della morte, di evitare lo spaesamento
derivante dal male, lo porti a immaginare spiriti e demoni che se ne addossano
i carichi.
Macrina Marilena Maffei,
antropologa, membro dell’Associazione Italiana per le Scienze
Etno-Antropologiche (A.I.S.E.A.), socio fondatore dell’Istituto Italiano di
Archeologia e Etnologia Navale (ISTIAEN), ha svolto incarichi di studio e
ricerca per vari enti e istituti fra cui: la Discoteca di Stato, il Museo
Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, il CNR. Dal 1980 a oggi ha condotto
numerose ricerche sul terreno prevalentemente in area centromeridionale e nel
Mediterraneo, privilegiando le isole. È autrice di libri e saggi di narrativa
tradizionale e di antropologia del mare.