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martedì 7 aprile 2015

Parliamo di libri… Rubrica settimanale della Biblioteca Comunale di Malfa a cura di Antonio Brundu “I CONFINI IRREALI DELLE EOLIE: spiriti e diavoli nella tradizione orale”

“I CONFINI IRREALI DELLE EOLIE: spiriti e diavoli nella tradizione orale”
di Macrina Marilena Maffei
Chi sono gli spiriti che nell’immaginario eoliano dovrebbero vivere nell’aldilà e si fermano nell’aldiqua? Che cosa lega il diavolo ai vulcani? Quali sembianze assume il demonio? Le risposte  negli 88 racconti narrati dalla viva voce di pescatori, contadini, ex operai delle cave di pomice, di piccoli commercianti. Storie che essi hanno appreso in famiglia, nel vicinato, nella comunità  o di cui sono stati i protagonisti. Storie raccolte dall’autrice durante ricerche etnografiche  iniziate negli anni Ottanta. 
La mappa dell’immaginario ricostruita dai loro racconti  si plasma e trae linfa  dalle caratteristiche topografiche dell’arcipelago, scogli, promontori, insenature, radure, grotte: a rutta du Munachieddu, u Bruciatu, u Scugghjazzu, a petra Quajetri, a rutta Abbati, u strittu Crapraru, u Sciaratieddu, a Sciara, u Vaddunazzu, i Siccagni, a Pollara, a Praia i Vinci, a Tonna, u Capuseccu, a Praia Longa, sono alcuni dei luoghi preferenziali delle apparizioni sovrannaturali eoliane.
Le storie  sono  suddivise in varie categorie che si offrono  anche come chiavi di lettura, ma il lettore avrà subito modo di accorgersi  che in qualche misura esse sono intercambiabili  perché gli elementi, i motivi, i temi che li compongono sono ricorrenti. Come in un caleidoscopio di figure che crea sempre nuove immagini essi si mescolano ininterrottamente dando nuovi e sorprendenti esiti. E in definitiva come un continuum vanno considerate le narrazioni poiché le credenze, le ideologie, le convinzioni,  i comportamenti ivi affioranti si precisano l’un l’altra, definendosi e completandosi a vicenda. 
Guardandole un po’ più da vicino, si tratta di storie di spiriti che assumono le sembianze di uomini e si presentano fra i viventi abbigliati con cura; di spiriti che sembrano comuni animali e parlano con  voce umana; di case che esigono di stare da sole o sono vogliose di essere abitate da bambini;  di diavoli lillipuziani vestiti da fraticelli oppure di demoni con l’aspetto di giovani aitanti; di figure capaci di strabilianti metamorfosi.
La credenza più diffusa sui morti che tornano, scrive l’antropologa,  è che si tratti essenzialmente delle anime dei morti di morte violenta costrette ad aggirarsi sulla terra per tutti gli anni che il Signore aveva loro concesso di vivere. Nell’oralità eoliana vengono chiamate: armi o animi cunnannati oppure con pietosa partecipazione: armicieddi, animucce.
Temi e argomenti che sembrano suggerire, come il bisbiglio di uno spettro ingannevole, che il tempo nelle Eolie sia  rimasto a lungo imprigionato  fra gli scogli del mare; bisogna infatti trasferirsi in epoche e spazi lontani, andare millenni indietro per rintracciare elementi e motivi, immagini e credenze che costituiscono l’humus di questi racconti accumulatisi nelle isole attraverso processi difficilmente individuabili.
E tuttavia, scrive ancora la Maffei, per una etnografa cimentarsi nello studio dell’immaginario e delle credenze sul mondo ultraterreno, intreccio inestricabile fra elementi pagani e cristiani, prestiti culturali fra oriente e occidente, eredità  di popolazioni euroasiatiche, vuol dire non dare ascolto alle parole sommesse dello spettro.
Di certo l’immobilismo culturale sembrerebbe quanto mai lontano dalle piccole isole Eolie meta negli ultimi trent’anni di flussi turistici sempre più esigenti. Tuttavia la trasformazione di una comunità periferica di tipo tradizionale, come era quella eoliana di un recente passato, a una società che partecipa a tutti gli effetti a processi di rinnovamento e di modernizzazione, non significa l’istantanea scomparsa di concezioni della vita e del mondo seguite per secoli. Né porta con sé la repentina eliminazione di una costellazione di figure e credenze sull’ultraterreno cui si sono affidate  da tempo immemorabile le Isole.
I documenti etnografici raccolti nel volume evidenziano che nelle Eolie, terre di sciare e memorie, di pomici e prue naviganti,  il desiderio dell’uomo di superare la sofferenza della morte, di evitare lo spaesamento derivante dal male, lo porti a immaginare spiriti e demoni che se ne addossano i carichi.

Macrina Marilena Maffei, antropologa, membro dell’Associazione Italiana per le Scienze Etno-Antropologiche (A.I.S.E.A.), socio fondatore dell’Istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale (ISTIAEN), ha svolto incarichi di studio e ricerca per vari enti e istituti fra cui: la Discoteca di Stato, il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, il CNR. Dal 1980 a oggi ha condotto numerose ricerche sul terreno prevalentemente in area centromeridionale e nel Mediterraneo, privilegiando le isole. È autrice di libri e saggi di narrativa tradizionale e di antropologia del mare.

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