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Il mistero dei gas dell'isola. Dopo il malore di un bimbo l'allarme della Protezione civile: "Troppa anidride carbonica dai fanghi"
VULCANO. Ha tirato un bel maestrale sul porto di Levante per tutto il weekend e nella " vasca dei fanghi" è andato in scena il consueto rito di "purificazione collettiva". I turisti del "mordi e fuggi" appena sbarcati dalla piccola motonave che fa il tour delle Eolie si contendono le bocche delle fumarole per avere il getto sulla schiena, si spalmano l'argilla sul viso e sulle braccia, camminano avanti e indietro. C'è persino chi rotola in quel mezzo metro di acqua salmastra resa bianca dai depositi di argilla prima di andarsi a ripulire tuffandosi nelle "acque calde" della spiaggetta adiacente, lì dove il mare sobbolle per le fumarole che vengono su dalla sabbia. La puzza di zolfo, che si avverte ancora prima di scendere dall'aliscafo o dalle barche, in giornate così ventose è appena sopportabile, ma il 14 aprile scorso quando Julien (il nome è di fantasia) si è sentito male era una bellissima giornata di anticipo d'estate, cielo terso e aria ferma. Non era neanche nella vasca dei fanghi quel bimbo francese di nove anni, stava giocando nella spiaggia delle acque calde quando ha perso i sensi ed è crollato a terra. La disperata richiesta di aiuto della madre, il soccorso immediato, il trasporto con l'elisoccorso del 118 al vicinissimo ospedale di Lipari gli hanno salvato la vita. Ma avrebbe potuto andargli peggio perché quello che ha "avvelenato" Julien hanno spiegato i medici - era una elevatissima concentrazione nell'aria di anidride carbonica" . Gas inodore ed eventualmente letale" scrive il Dipartimento di Protezione civile che, con una nota inviata al Comune di Lipari e alla Regione siciliana, all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, alla Guardia costiera, alla Capitaneria di Porto e alla prefettura, avverte ora della "situazione di possibile pericolosità connessa con emissioni gassose in mare" e chiede di valutare l'opportunità di interdire l'accesso all'area e di vietare la balneazione nella spiaggia delle "acque calde". Una ipotesi shock per un'isola che sul turismo termale, con decine e decine di migliaia di presenze per nove mesi l'anno, basa buona parte della sua economia. E che con quel vulcano attivo ( anche se l'ultima eruzione risale al 1890) e innocuo convive felicemente da sempre.
Per il Dipartimento di Protezione civile però, "sussistono condizioni di pericolosità per la pubblica incolumità nel tratto di mare dell'isola di Vulcano denominato 'acque calde', antistante la cosiddetta 'vasca dei fanghi', dove sono presenti numerosi punti di emissione di gas e dove, soprattutto in assenza di vento, possono prodursi, senza nessun preavviso, elevate concentrazioni di gas inodore ed eventualmente letale". L'acre e spesso insopportabile odore di zolfo che caratterizza la baia di Levante, dunque, potrebbe nascondere pericolose emissioni di (quella sì inodore) anidride carbonica. Una valutazione di rischio, subito girata al Comune di Lipari, supportata dalle analoghe considerazioni dell'Istituto nazionale di geofisica che monitora costantemente l'ordinaria attività del vulcano che alimenta la vasca dei fanghi proprio con l'emissione di quei vapori sulfurei giudicati un toccasana per le vie respiratorie e per le malattie osteoarticolari e con quei depositi di argilla ad altissimo contenuto di zolfo che rendono la pelle liscia come quella di un bambino. "In condizioni particolari di calma di vento che non consente la dispersione dell'anidride carbonica- è stato il responso consegnato dieci giorni fa dai tecnici dell'Ingv - questo tipo di emissioni possono diventare pericolose per la possibilità di locali accumuli che determinano alte concentrazioni in atmsofera". E proprio ad altezza di naso di bagnanti perché - spiegano ancora - "l'anidride carbonica, attraversando l'acqua di mare prima di giungere in superficie, si raffredda aumentando la propria densità e tende a stazionare sulla superficie dell'acqua all'altezza di respirazione di eventuali bagnanti".
La patata bollente ora passa nelle mani del sindaco Marco Giorgianni che al momento esclude il divieto di balneazione. "Non intendo sottovalutare alcun allarme - dice - ma non c'è un'escalation. Pubblicizzeremo le condizioni di pericolosità con un'apposita cartellonistica. Ho già chiesto il testo alla Protezione civile". Come dire, il turista è avvertito.
Alessandra Ziniti