CADUTO EOLIANO NELLA GRANDE GUERRA SOLDATO ACQUARO MARINO
29 GIUGNO 1916 – 29 GIUGNO 2016
Acquaro
Marino nato a Lipari (Quattropani) il 16 settembre
1893 – distretto militare di Messina
Soldato del 20° Reggimento di Fanteria
Disperso il 29/06/1916 sul monte San
Michele in combattimento all’età di 23 anni.
Sepoltura: Ignota
Unità
di appartenenza
Brigata
Brescia – 19 ° / 20° Reggimento di Fanteria
La Brigata
Brescia era costituita dal 19° e 20° reggimento di Fanteria aventi sede in tempo di pace a Monteleone
Calabro 19° e a Reggio Calabria il 20°
Distretti di reclutamento: Belluno Bologna, Cefalù, Cosenza,
Firenze , Parma, Monza, Reggio Calabria, Sacile e Salerno.
Anno
1915
Dal 9 Giugno al 10 Agosto, partecipa
alle operazioni Monte Fortin e Monte Cappuccio
Anno
1916
Dal 1° gennaio al 14 è stata impiegata
sul Monte San Martino (Cima 4 e Cima 3); dal 30 gennaio al 19 febbraio (Cima 3
e Cima 4); dal 10 marzo al 7 aprile e
dal 28 aprile al 19 maggio sul Monte San Michele; dal 5 al 29 giugno sulla Cima1 e Cima 2 del San Michele;
dal 15 al 25 agosto a Pecika – Segeti ; dal 12 settembre al 24 ottobre a
Vizinti –Cave Devetaki; dal 24 ottobre al 24 novembre Vizinti –Cave Devetaki
q.187; dal 13 al 31 dicembre Castagneviza.
Anno
1917
La permanenza i periodi di
permanenza in zona operazioni di
nell’anno 1917 sono stati i seguenti: dal
7 al 21 febbraio Castagneviza; dal 5 al 21 marzo e dall’1 al 25 maggio Pecinka
– Fajti; dal 4 al 7 giugno settore di
Flondar; dal 18 luglio al 7 agosto Doblar, Valle Rio e Cigni; dal 20 agosto
all’11 settembre Kambresco, Leupa, Okroglo; dal 20 settembre al 30 novembre
q.800 Bate/ Bansizza, Nakobil, Plava, Monte Fortin, Farra, Talmassons, S.
Vendemmiano e Limena.
Anno
1918
Dal 30 maggio al 15 luglio, la Brescia è
stata impiegata sul Fronte Francese (Vanquois e Bois de Courton); dal 16
settembre all’11 novembre Fismes, Paars, Sisonne, Aouste, Mosa.
Alla fine della Guerra le perdite della
Brigata Brescia ammonteranno secondo un calcolo approssimativo dei riassunti
del diario di guerra della Brescia a:
19°
Reggimento
Ufficiali
|
Truppa
|
Morti
|
Feriti
|
Dispersi
|
Morti
|
Feriti
|
Dispersi
|
94
|
166
|
68/63
|
1481
|
7842
|
3833
|
20°
Reggimento
Ufficiali
|
Truppa
|
Morti
|
Feriti
|
Dispersi
|
Morti
|
Feriti
|
Dispersi
|
81
|
166
|
51/40
|
1421
|
6208
|
3697
|
Dai riassunti dei diari di guerra della brigata
Brescia:
“ Il 29 giugno l’attacco Austriaco
contro il S. Michele, preparato con
lancio di gas venefici, coinvolse il 1° battaglione del 19° Reggimento ed il il
2° del 20° che, unitamente 2° battaglione del 48° Reggimento, difendevano le
trincee presso la Cima 1 e 2. Benché decimati i battaglioni della Brigata, con
furioso ritorno offensivo, ripresero le trincee momentaneamente perdute
catturando un centinaio di prigionieri.
Le perdite sofferte nella giornata dai due battaglioni
ammonterano a 1200 uomini, dei quali 32
ufficiali.
Il magnifico contegno mantenuto dai
fanti anche in quell’occasione, è ricordato dalla motivazione delle medaglia d’argento concessa alla
bandiera dei due reggimenti.”
Esaurito
lo slancio iniziale della Strafexpedition (Spedizione punitiva) portata avanti
dagli austriaci nel settore del Trentino, con la parziale stabilizzazione del
fronte i due schieramenti belligeranti cercarono di consolidare le rispettive
posizioni. Gli italiani nei primi di giugno del 1916, disimpegnarono una
consistente parte delle unità spostate nel Trentino per arginare la rottura del
fronte sulle rispettive posizioni iniziali della settore Carsico. Era piena
convinzione del Generale Cadorna e del suo stato maggiore che la guerra sarebbe
stata vinta proprio sull’Altipiano Di Asiago e nei settori periferici dei Sette
Comuni.
Sentendo
forte la pressione italiana portata avanti con consistenti azioni dimostrative
sulle alture intorno Gorizia per tutta la metà del mese di giugno, iI generale
austriaco Boreoviec cercò di rafforzare e consolidare le preziose posizioni
attenute sul Monte San Michele e ordino perciò ai suoi reparti di preparare un
attacco per il 29 giugno. Il numero di unità ed uomini impiegati
nell’azione non aveva nulla di eccezionale rispetto alle precedenti battaglie
ma la data del 29 giugno 1916 rimarrà tristemente famosa per l’impiego dei gas
venefici (cloro e fosgene) utilizzati dagli austriaci per la prima volta sul
fronte italiano.
Alle
ore 5:15 del mattino furono aperte le più di 6000 bombole contenente la nuvola
mortale che in breve tempo calò dalle cime sulle posizioni dei triceramenti
italiani.
Fu
stimato che in pochi minuti tempo morino circa 2000 soldati italiani. Dopo la
battaglia intere unità vennero ritrovate
all’interno delle trincee e nelle loro postazioni con gli equipaggiamenti ancora addosso quasi
come se dormissero. Non avevano avuto neanche il tempo di indossare le
inadeguate e poche maschere antigas distribuite dal nostro esercito.
La
ferocia austriaca non lasciò scampo ai pochi superstiti rimasti intossicati ed
ustionati dai gas , infatti i primi battaglioni Ungheresi penetrati senza alcun
problema nei trinceramenti di prima linea, finirono i poveri fanti italiani a
colpi di mazza ferrata.
L’iniziale
sbandamento e terrore generato nelle retrovie, fu prontamente arginato e grazie
ad un potente bombardamento ed all’improvviso cambio del vento che sposto da massa venefica verso le linee
austriache, i fanti italiani con uno slancio di ira riuscirono a riconquistare
parte delle posizioni perdute. Per azione dei loro stessi gas gli austriaci
persero anche loro molti uomini. La crudeltà con cuoi gli austroungarici
avevano finito i superstiti ai gas, suscito nei fanti italiani sconcerto e rabbia,
tante che durante le contro offensive porte avanti per recuperare le posizioni,
si cercò di non fare prigionieri, passando per le armi chiunque si arrendesse,
soltanto i gruppi più consistenti furono risparmiati.
Il
corpo del soldato Marino Acquaro originario della frazione di Quattropani, non
fu mai ritrovato e dichiarato disperso, probabilmente sepolto come ignoto nel
cimitero di Sdraussina.
Anche
se la battaglia del San Michele non cambiò sostanzialmente, lo schieramento e
l’assetto dei due eserciti, la ferocia dello scontro determino il comando
italiano ad un maggiore impegno per la conquista di Gorizia e dei suoi Santi
(monti che coronano la città) che culminerà nella 6^ Battaglia dell’Isonzo e
nell’ennesimo bagno di sangue.
Soldati italiani vittime dei gas sul Monte
San Michele
(foto fondo Badoglio)
Maschera antigas italiana
1915/16
Mazza ferrata austriaca
Approfondimenti:
Al 19° Reggimento della Brigata Brescia apparteneva
il poeta Giuseppe Ungaretti arruolatosi
volontario e salvatosi nella battaglia del
San Michele, poiché inviato per un periodo di riposo a Mariano del Friuli.
“Soldati
Si sta come d’autunno sugli
alberi le foglie” (Giuseppe Ungaretti)
La mattina,
all’alba del 29 giugno 1916, l’artiglieria nostra incominciava a bombardare le
linee nemiche, e tutto l’11° Corpo d’Armata stava pronto per andare all’assalto
dalla parte di Monfalcone.
II 29°
Reggimento, il 30°, il 19° ed il 20° Reggimento erano sul Monte Cappuccio, il
9° ed il 10° Reggimento Brigata Regina erano dalla parte di Duino, il 47° ed il
48° erano alla vallata fra il San Michele e il San Martino, e tutti dovevano
andare all’assalto; e quattro Reggimenti altri erano di rincalzo a tutto l’11°
Corpo d’Armata.
Il cimitero
di Monfalcone (Fondo Arturo Busto)
Verso le ore
7.30 del mattino, l’artiglieria nostra bombardava le retrovie allungando sempre
il tiro, acciocché i nostri possono avanzare.
Cinque minuti
prima di andare all’assalto, gli Austriaci incominciarono a buttare gas
asfissiante. L’artiglieria nemica a bombardare le nostre retrovie con granate
cariche di gas asfissiante.
Non vedevi
altro che una nube che camminava a passo d’uomo, abbassandosi appena due palmi
da terra.
Appena questo
gas arrivava alle nostre linee, i nostri, respirando di quel gas avvelenato,
cadevano a terra morti.
Per cinque
chilometri ormai erano quasi tutti morti, senza che nessuno si potè salvare.
La mia
Compagnia e quasi tutto il 2° Battaglione non subirono nessuna perdita, causa
che eravamo ad un posto avanzato, in contatto con le trincee nemiche, e perciò
il gas non penetrò.
Del 48°
Reggimento, che si trovava alla nostra destra vicino al Monte San Michele,
quasi che restarono tutti i colpiti. Il Colonnello del 48°, che si trovava in
un posto avanzato, ed avendo la maschera, si salvò, con qualche centinaia di
soldati e graduati. Allora, veduto che il Reggimento era distrutto, di sua
spontanea volontà prende una mitragliatrice, la piazza sulla trincea nostra, e
incomincia a far fuoco, che gli Austriaci, sicuri che erano tutti morti gli
Italiani, avanzavano col fucile. Già di quel punto, gli Austriaci furono
costretti a retrocedere ma, una mezz’ora dopo, si vedevano gli Austriaci sul
Monte Cappuccio avanzare dove erano i nostri del 29° e del 30° Reggimento che erano
perfettamente colpiti di gas, e tutti giacevano a terra morti, e con mazze di
ferro gli davano in testa, barbaramente, per farli morire più presto.
Una Compagnia
di Austriaci, oltre 300 soldati e ufficiali, era arrivata alla nostra linea di
resistenza, e stavano cominciando a rovesciare la linea, cioè a voltare le
feritoie in viceversa, e i pezzi di artiglieria e quelli delle bombarde
l’avevano rivoltati contro di noi; in quel momento che il nemico stava facendo
quell’operazione, incominciarono ad arrivare i primi nostri rincalzi, che
circondarono il nemico e, senza nessuna azione di resistenza, i nostri li
fecero prigionieri.
In mezzo a
quei prigionieri nemici, trovasi un Maggiore che li comandava, ed era
leggermente ferito alla testa e al braccio. Fu portato al posto di medicazione
nostro, dove fu medicato.
C’era un
nostro Capitano che, per mezzo di certi sacchi pieni di aria, faceva respirare
parecchi soldati che erano stati colpiti leggermente di gas avvelenato, e così
per mezzo di quell’aria se ne salvarono parecchi.
Appena
entrato il Maggiore, disse il Capitano medico verso il Maggiore: “Ma siete
veramente barbari voi altri Austriaci, avete buttato questi gas per far morire
tanti giovani, senza nemmeno che si potevano difendere!”.
Senza perdere
un sol momento di tregua, si alza il Maggiore austriaco e dice: “Siete voi
altri italiani barbari, perché avete messo fuori combattimento undici
Battaglioni dei nostri soldati. La vostra artiglieria ha fatto strage di noi;
ogni granata ci colpiva in pieno, che faceva saltare i soldati con le gambe e
braccia, e certi squartati, e per questo noi altri Austriaci abbiamo dovuto
servircene del gas ”. Sentendo ciò, il nostro ufficiale non parlò più.
Per due
giorni e due notti, tutte le automobili, autocarri, carri e carrette,
trasportavano dei soldati morti dal gas, che erano diventati neri come il
carbon fossile, e li trasportavano al cimitero di Sdraussina, dove centinaia di
soldati del Genio avevano aperte delle buche, e là dentro seppellirono tutti i
nostri morti.
Immaginate
che gran dispiacere sentivamo nell’animo nostro a vedere centinaia e centinaia
di nostri fratelli morti, senza poter nemmeno vendicarsi col nemico e senza
poter nemmeno scrivere per l’ultima volta ai loro cari.