Cerca nel blog

martedì 9 maggio 2023

Inaugurata a Messina la Rotatoria Elio Matacena"


Messina - 9/5/2023 - È uno dei simboli della piccola rivoluzione che sta trasformando la viabilità cittadina nonché del progetto di riqualificazione urbanistica di un’area che da decenni languiva nel degrado e nell’indifferenza.

Da martedì 9 maggio 2023 la rotatoria di Via Santa Cecilia all’incrocio con Via Industriale ha un nome e un cognome: “Rotatoria Elio Matacena”. 

La rotonda - già impreziosita dalla statua bronzea realizzata dallo scultore Alex Caminiti che raffigura Messina “bambina e guerriera” - è stata infatti ufficialmente intitolata all’imprenditore e armatore napoletano (1924/2012), pioniere del traghettamento nello Stretto con la “Caronte Spa” della quale fu fondatore negli anni ’60; primo presidente della “Caronte & Tourist Spa”; ideatore delle Autostrade del Mare; inventore (è suo il brevetto della turbina Kobold ad asse verticale per la produzione di energia elettrica dalle correnti marine); fondatore della società di ingegneria “Ponte di Archimede nello Stretto di Messina Spa”; Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana (1998) e Cavaliere del Lavoro (2005); uomo di inscalfibile fede democratica e antifascista.

“Elio Matacena - così lo ha ricordato Caronte & Tourist - è stato corpo e sostanza di un ossimoro: imprenditore visionario. È stato cioè un uomo coi piedi ben piantati nel terreno del business capace tuttavia di sognare, di partorire intuizioni geniali esportate dallo Stretto in direzione mondo. Ma è stato anche contestualmente uomo di grande e raffinata cultura, lettore vorace e curioso, intellettuale a tutto tondo con il dono dell’eclettismo.

“Pensando al dottor Elio ci viene in mente il perigeo, che letteralmente è il punto più vicino alla terra nell'orbita descritta da qualsiasi astro, ma che è metafora dell’intersezione e della sintesi tra concreto e astratto, tra metodo e genio, tra materia e sogni: esattamente quei sogni della stessa materia dei quali, secondo l’immortale bardo di Stratford - noi siamo fatti”. 

Tra le autorità intervenute alla cerimonia il sindaco di Messina, Federico Basile; il presidente e direttore editoriale di Ses Spa, Lino Morgante; il viceprefetto di Messina, Mirella Ciriago oltre i familiari di Elio Matacena e i vertici di Caronte & Tourist Spa.

GINOSTRA E UN RICORDO MERAVIGLIOSO LEGATO A ENRICO TRANTINO E FAMIGLIA (di Pasquale Giuffrè)

Riceviamo e pubblichiamo: 

Sono nato a Ginostra, l’altro lato dell’isola di Stromboli, raggiungibile solo via mare, nel lontano 1949.

Ho già 74 anni ed affinché la memoria delle vicende umane sopravviva a noi, sento forte il bisogno di condividere con conoscenti, amici e con il pubblico una bella storia di relazioni umane e sociali che è fra le cose più meravigliose che mi sono capitate nella mia difficile esistenza nel lembo più abbandonato ed isolato della nostra Sicilia e forse d’Italia e che porterò sempre nell’angolino più prezioso del mio cuore dove si celano quelle emozioni e sensazioni che danno il vero senso della vita.

Al tempo della mia infanzia eravamo rimasti in pochi, umili famiglie e anziani, a cercare di resistere al destino dell’emigrazione in Argentina, Usa, Australia che era toccato a tanti nostri familiari e amici. Sin dall’adolescenza e durante i primi anni di gioventù, avvertivo la sofferenza di una comunità costantemente all’abbandono, senza speranze e forte cresceva in me la voglia di ribellione per migliorare le nostre condizioni di vivibilità. Cominciai, con i pochi abitanti rimasti, a battermi contro l’indifferenza della politica e dei pubblici poteri per ottenere quei servizi indispensabili ad un vivere civile e per un futuro migliore, ma con scarsi risultati. Tra la fine degli anni 60 – inizio anni 70 con l’arrivo dei primi turisti si accendeva in noi una fiammella di speranza per condizioni di vita più umane, ma con essi giunse anche una cordata di personaggi potenti della politica e della cultura che in un posto completamente isolato dal mondo pensarono di aver trovato il loro Eden, un paradiso terrestre esclusivo per pochi eletti dove passare solo qualche breve vacanza estiva esclusiva e selvaggia. Parliamo di Ministri, deputati, senatori, segretari di grandi partiti e loro amici. Speravamo in un loro aiuto per risolvere i nostri atavici problemi di vivibilità e

invece, loro, formarono una specie di Olimpo degli Dei moderni dove inscenarono una strumentale gazzarra ambientalista usando tutto il loro potere per impedire ogni forma di sviluppo di Ginostra e dove gli abitanti dovevano soltanto rendere i servizi necessari alle loro esigenze vacanziere in cambio di qualche monetina per sopravvivere, ma non avevano il diritto di aspirare ad un vivere civile, dignitoso ed a migliorare le proprie condizioni sociali, perché ciò metteva a rischio la pace del loro paradiso.

Frapposero tutti gli ostacoli possibili alle nostre rivendicazioni e tutte le nostre battaglie di decenni che ci hanno portato via le risorse migliori, fisiche, mentali, economiche, di tempo, sottratte agli affetti più cari, diventavano sempre più vane e senza via d’uscita. Un gruppo di disperati soli e senza mezzi contro i poteri forti delle Istituzioni e della politica.

Era l’anno 1995. Gli abitanti si rendevano conto che ormai era inutile lottare. Chiudevano le poche attività mantenute fino ad allora trasportando le merci difficili da reperire sulle spalle e a dorso d’asino lungo le ripide gradinate ed impervie stradine di Ginostra, a lume di candela e con i piccoli e costosi frigo a gas che una ditta del Nord fabbricava per inviarli nei paesi del Terzo Mondo.

Proprio quell’estate, anche io come altri avevo vissuto l’amara esperienza di perdere mia mamma fuori da Ginostra per l’impossibilità di poterla curare e mantenere sul posto date le sue condizioni. Per sfortunate circostanze non ero riuscito a stringere al petto la sua mano al momento dell’ultimo respiro, il dolore più grande della mia vita che mi porterò fin nella tomba.

Si respirava nel piccolo borgo un’aria di rassegnazione, di resa, di sfiducia.

Era impossibile continuare. Alcuni cartelli venivano esposti per far conoscere la nostra disperata situazione ed inconsciamente volevano essere una celata speranza che fra i tanti villeggianti che passavano nelle brevi escursioni da altre isole, qualcuno raccogliesse il nostro disperato grido d’aiuto. Tra questi una mia poesia d’addio che rispecchiava il nostro stato d’animo:

“Paese senza Anima” (Ginostra, estate 1995)

In questo villaggio si vedono ancora le mura,

ma il cuore ha smesso di palpitare.

Mi son convinto di non poter riportare in vita

un cuore che ha cessato di battere

e dell’inutilità d’immolare la propria esistenza

in una società che non ha più valori.

Con un susseguirsi di sentimenti ho seguito le tue vicende,

con grande malinconia ho assistito alla tua agonia

ed è con infinita tristezza che devo dirti addio. Ginostra mia!

Un giorno, verso la fine di quell’estate, due giovani di passaggio da Stromboli, avendo avvertito l’atmosfera che si respirava nel piccolo borgo, si avvicinarono con molto garbo e cominciarono a farmi delle domande che tendevano ad informarsi su tutta la situazione del villaggio e sul perché non si riuscivano ad ottenere i servizi e le infrastrutture elementari ed indispensabili a poter continuare a lavorare, vivere e morire nella propria terra.

Conversai un bel po' piacevolmente con loro e alla fine si presentarono dicendomi: “Pasquale la vostra storia ci coinvolge tanto emotivamente e ci rendiamo conto che vivete uno stato d’ingiustizia sociale e di abbandono da parte delle Istituzioni che non può essere in nessun modo giustificato. Non dovete arrendervi. Noi siamo i fratelli Enrico e Novella Trantino di Catania. Vi siamo vicini e pensiamo di potervi aiutare perché conoscendo nostro padre siamo certi che non resterà indifferente venendo a conoscenza di questa storia e dei vostri problemi che riferiremo non appena saremo rientrati. Lui se prende a cuore una vicenda simile, come crediamo, non molla e vi sosterrà fino alla fine con buone possibilità di darvi una mano. Siate fiduciosi.”

Mi salutarono con tanta umiltà e dolcezza e si allontanarono. Era la prima volta che li vedevo.

Subito pensai che possibilmente erano le solite promesse senza seguito che si fanno e si ricevono in quei brevi e fugaci momenti di atmosfera vacanziera. Ma ormai avevo imparato dalle esperienze della vita a leggere nell’animo delle persone e sentivo che in quei giovani c’era qualcosa di diverso, di eccezionalmente umano, e vedendoli andare via, uno stato di tristezza e commozione mi pervase come se li conoscessi da sempre.

La notte di Natale di quell’anno, mentre con la mia famiglia a lume di petrolio e con una radiolina a batterie ci apprestavamo a passare la serata, sentii squillare il telefono fisso, unica conquista che eravamo riusciti ad ottenere fino ad allora.

“Pronto! Pasquale!

Sono Enzo Trantino, Buon Natale per te, familiari e tutti gli abitanti di Ginostra. I miei figli mi hanno parlato dei vostri problemi. Sappi che noi faremo di tutto per aiutarvi a sostenere la vostra causa. Non scoraggiatevi e tienimi informato di ogni vostra necessità.

 Non molliamo! Mi raccomando!”

Era l’Onorevole, deputato nazionale di Catania, avv. Enzo Trantino.

Quasi non volevo crederci.

Quella telefonata che con entusiasmo comunicai ai miei concittadini, mi ha riempito di gioia e di grandi speranze. Forse avevamo trovato un valido sostegno per le nostre rivendicazioni.

Sentivo che era sincero e così è stato.

Da quel momento, l’On. Enzo Trantino ed i suoi figli Enrico e Novella ci sono sempre stati vicini, portando il nostro caso nei palazzi delle Istituzioni Regionali e Nazionali e non facendo mai mancare il loro appoggio fino al raggiungimento del grande traguardo, tra gli altri, della luce elettrica e del pontile.

Noi non li abbiamo mai ringraziati abbastanza, ma non li abbiamo dimenticati e resteranno sempre nel nostro cuore. Grazie a loro e poche altre persone oggi Ginostra ha i servizi e le infrastrutture indispensabili per permettere ai pochi abitanti di poter continuare a vivere con semplicità e dignità nella propria terra.

Nell’apprendere la notizia della candidatura dell’avv. Enrico Trantino a Sindaco di Catania, essa risveglia in me tante emozioni, legate a persone speciali ed importanti per la mia vita e quella del mio paesino, che sento il bisogno di esternare e condividere con qualcuno.

Non essendo iscritto nelle liste elettorali di quella città, con rammarico, non posso provare la felicità di dare il mio contributo e votare con orgoglio una persona che oltre ad essere capace, ritengo portatore di grandi ideali ed alti valori sociali di amore verso il prossimo e la gente non solo della propria città ma di tutta la nostra amata terra di Sicilia, come la mia meravigliosa esperienza di vita, che oggi voglio condividere con amici, conoscenti, col pubblico e con tutti i cittadini che conoscono e non l’avvocato Enrico Trantino, sta a dimostrare.  Voglio rendere pubblica questa mia storia, affinchè l’esempio di certi comportamenti umani resti nella memoria della nostra società, come punto di riferimento importante specie per tutte quelle persone umili e semplici che chiedono diritti, giustizia e sperano in un futuro migliore per se ed i propri cari nella propria terra.

Con umiltà ritengo che per la città di Catania si presenta la grande opportunità di avere un Sindaco in cui tutti i cittadini si possono riconoscere e di cui andare fieri ed orgogliosi.

Pasquale Giuffrè dal piccolo borgo di Ginostra

Isola di Stromboli, provincia di Messina

Ginostra 09/05/2023

GLI EOLIANI DEL SANTAMARINA CE LI RICORDIAMO ? NOI SI!. LA RIFLESSIONE E LA PROPOSTA DI BARTOLINO FERLAZZO

Sono trascorsi 80 anni, da quel tragico 9 maggio 1943 una data, purtroppo, destinata a rimanere impressa, per sempre, nella storia delle Isole Eolie, come una macchia indelebile che mai il tempo potrà cancellare.

- Era una domenica come tante altre, Lipari e le sue sorelle toccarono con mano, quelli che furono gli orrori della guerra, toccarono con mano le inutili contraddizioni della guerra stessa, oltre a subire la crudeltà di un conflitto, certamente non voluto dalle popolazioni, ma loro malgrado costrette a subirlo, l' offesa, la disperazione, i lutti, le privazioni e la ripugnanza.- Tante vittime innocenti perirono, per colpe certamente che non avevano commesse, ma immolate solamente sull' altare della Patria, una Patria che probabilmente ancora oggi non si ricorda più di loro e certamente non solo la Patria.

- Quel giorno a Lipari, si era svolta nella mattinata, la festa dell' impero, con grande partecipazione di folla, come succedeva in quegli anni; nel pomeriggio intorno alle ore 15,10, il piroscafo di linea, Santa Marina, salpava gli ormeggi da Marina Corta, per dirigersi su Vulcano-Milazzo, seguendo la rotta 102/C; il mare era particolarmente mosso, ma certamente non metteva in crisi un' imbarcazione che, per quei tempi, era considerata d' avanguardia; così lasciato lo scalo di Vulcano, il Santa Marina proseguiva, felicemente, la sua rotta, quando a nove miglia da Lipari ed a non più di tre o quattrocento metri da Punta Luccia, un siluro lanciato, intorno alle ore 15,48, dal sommergibile inglese UNRIVALLED, al comando del capitano di fregata Mac Linshed, partito dalla base navale di Malta il primo maggio per un' operazione di pattugliamento delle coste nord-orientali della Sicilia, lo colpiva al centro ed esattamente all' altezza della sala macchine, spaccandolo in due tronconi e facendolo affondare in pochissimi minuti, portandosi dietro il suo immane carico di morte e di disperazione.- Ma non fu il solo siluro ad essere lanciato dallo scafo inglese, perché all' accorrere di una motovedetta tedesca, ne lanciò un secondo che non centrava lo scafo, solo perché non veniva considerata la poca chiglia di cui era dotata l' imbarcazione.- Cosa sarebbe potuto succedere, ci domandiamo ancora oggi, se questo attacco fosse stato portato a termine nella mattinata di quel triste giorno, quando a bordo del Santa Marina, si trovavano circa duecento giovani in partenza per la visita di leva. A bordo, in quell' ultimo viaggio, avevano preso posto circa cento passeggeri, molti dei quali non avrebbero più visto la loro terra, le loro isole, i loro parenti che portarono a lagrime di madri, di spose, di figli, di amici, parenti e conoscenti dell' equipaggio e dei passeggeri, che ignari e innocenti, in quel giorno primaverile, incontrarono la morte tra i flutti di questo nostro mare.- Marina Corta era colma di folla, atterrita, convulsa che correva, che cercava di aiutare i volenterosi a mettere in mare le barche, ad approntare i remi, a preparare le coperte, i medicinali, perché non c' era tempo e bisognava far presto, solo qualche imbarcazione era fornita di motore, poi le prime terribili notizie, si ricorda chi era partito, che si sperava fossero salvi, di coloro che non sarebbero più tornati, malgrado gli sforzi che i pochi sopravvissuti avevano tentato con generoso coraggio.- Allora Lipari, capì veramente tutta l' atrocità della guerra fu un trauma, una presa di coscienza sulla tremenda realtà. Con il Santa Marina, è affondata pure una parte di noi eoliani, una parte di queste isole, una parte della nostra coscienza, certamente mortificata, umiliata e violentata da una guerra assurda, dichiarata solo per una sventata mania di grandezza e cagionata dalla mania omicida che aveva pervaso irrimediabilmente in quegli anni l' Italia, una mania che distrusse il paese, che annientò una buona parte di italiani, una mania che mise in ginocchio un' intera nazione.

Prima di elencare tutti i presenti su quella nave, ci chiediamo dato che si intitolano piazze, strade, vicoli a tutti e più di tutti, nel tempo le civiche amministrazioni, anche se da noi sempre sollecitate, perché non hanno mai pensato di rendere omaggio a questi nostri fratelli caduti, non per loro volontà, intitolandogli una strada nel centro storico di Lipari, perché chi non ha rispetto per i morti non potrà mai avere rispetto per i vivi; senza che si faccia dello sciacallaggio politico o si prenda come spunto per l' attuale campagna elettorale. 

Caduto il segreto di Stato, siamo venuti in possesso della documentazione, grazie ad un amico, esistente presso il ministero della difesa, dove vengono riportati i nomi delle persone che si trovavano a bordo in quel tragico 9 maggio 1943;

Equipaggio Mercantile, tutti dichiarati Dispersi: BASILE Onofrio Comandante - DI MEGLIO Gennaro 1° Ufficiale - ORTESE Emilio Direttore di Macchina - CALVO Domenico Carpentiere - RE Giovanni Carpentiere - NATOLI Angelo Macchinista - FOTI Vincenzo Fuochista - ANDALORO Giuseppe Carbonaio - BITTO Vincenzo Cameriere - SACCHETTINO Giuseppe Cuoco - ALFONSETTI Michelangelo Marò - FLORIO Pasquale Marò SAVA Francesco Marò - CUZZOCREA Paolo R.T.

Militari Dispersi: PORRETTO Giuseppe Capo Cann. 2^ - GALLAZZI Arnaldo Capo Cann. 2° P.S. - FIORENTINO Natale Cann. - D' ALESSANDRO Alfonso S.C.R.T. - STRAMANDINO Antonino Marò - BENINATI Giovanni Marò - BARCA Domenico Marò - CURRO' Antonino Marò - SCUDERI Antonino App. R.C. - MONDELLO Francesco R.C. - CASELLA Salvatore Carabiniere - PAVONE Sebastiano C.N. - PORTELLI Giuseppe C.N. - LEANZA Edoardo Brigadiere CC. - COSTA Giuseppe Brigadiere CC. - D' ANIERI Antonino Caporal Maggiore Sanità - NATOLI Felice Aviere - MIANO Nicola Sergente - MARTINIS Antonino C.N.

Militari Salvati: MIRANDA Salvatore S.C. Cannoniere O - VENTO Salvatore Cann. P.S. - ATZORI Italo Cann. O - GULLO Vincenzo Cann. O - MICELI Concetto Cann. O - GABBIANELLI Orlando Cann. A - MACRI' Giuseppe Marò - FEDERICO Giuseppe S. Nocch. - BACCHI Antonino Marò - NATOLI Antonino Marò - BARBAGALLO Camillo Marò - MAISANO Antonino Marò - LO SURDO Angelo Marò - GAMBINO Giuseppe Marò - ZIINO Francesco Cann. Maridist. - LACOTETA Santo All. Torped. - LO SCHIAVO Giuseppe Nocch. - BONGIORNO Giuseppe Bersagliere - NATOLI Bartolomeo C.N. fu Giuseppe e di Cincotta Maria - SCARCELLA Fernando G. Mare - SCHEPIS Nicolò G.T. - MAZZA Angelo Aviere - DE SANTIS Nicola Carabiniere - PRESTI Santo G. Finanza - SCUDERI Paolo Cann. - SANGIORGIO Pietro Cann. - VIA Giuseppe Marò

Dispersi Civili: PICONE Antonino Pianoconte - ACUNTO Stefano Lipari - MARTURANO Giuseppe Lipari - RUSSO Grazia Canneto - BONINO Bartolomeo Quattropani - BASILE Giovanni Lipari - MOLLICA Rosario Lipari - BIVIANO Rosina Lipari - RUSSO Francesco Canneto - TAURO Giuseppe Canneto - CURRO' Iolanda Acquacalda - MAGGIORE Giacomo Lipari - MANNELLO Tommaso Lipari - SPANO' Antonino Canneto - BUONGIORNO Marino S. Marina Salina - SGRO' Salvatore Malfa - GERMANO' Edera Malfa - PISTORESI Giulia Canneto - DI MENTO Giuseppe Spadafora - GRECO Giuseppe Spadafora - CASELLA Michele Sant' Angelo di Brolo - ROMAGNOLO Rosario Milazzo - GITTO Lorenzo Milazzo - PENTOLA Antonino Caprileone - VINCENTI Luigi Cumia Inferiore - CASSATA Luigi Cumia Inferiore - IMBESI Francesco S. Lucia del Mela - MAIORANA Giuseppe Canneto

Deceduti Accertati: LIBERATORE Angela Lami/Canneto

Salvati Civili: ALACQUA Carmelo Milazzo - PATANE' Giuseppe Leni - POMA Assunta Lipari - TAURO Antonino Canneto - ARCORACI Luigi Malfa - MARTINO Domenico Lipari - BIVIANO Antonino Lipari - CARINI Matteo Malfa - MERRINA Gaetano Milazzo - ANDOLINA Salvatore Milazzo - BIVIANO Giuseppe Acquacalda - GRECO Tommaso Milazzo - NATOLI Bartolomeo fu Giuseppe e di Ferlazzo Angela Canneto - GRECO Orazio S. Maria della Scala (CT)

La Sezione del Regio Tribunale di Messina che dichiarò lo stato di morte presunta era così composta: Presidente : BLANDALEONE Stefano, Giudici : CIMINATO Vincenzo - NICOTRA Giovambattista.

Adesso dopo ben 80 anni e dopo un quarto di secolo di oscurantismo politico, sociale, economi, morale e dato che tutte le amministrazioni che si sono succedute hanno sempre fatto orecchie da mercanti alle richieste, non ultime le nostre, ci sarà qualche ente che avrà il buon senso, la sensibilità, e il rispetto verso questi caduti, vittime di una tragedia immane di cui sono stati parte integrante, di VOLER intitolare loro una strada nel centro di Lipari ? si chiede troppo ?

Ricordatevi chi non dimostra rispetto per i morti non potrà mai avere rispetto per i vivi.-

Bartolino Ferlazzo

I ringraziamenti della famiglia Costa


 

Le Eolie nelle stampe d'epoca (260° puntata : Lipari)


Ricordando...Angelo e Lilla Natoli


Nella rubrica "Ricordando" sarà pubblicata, in modo casuale, giornalmente, una foto degli Eoliani o amici delle Eolie che non ci sono più. Ovviamente tra quelle presenti nel nostro archivio.
La pubblicazione di foto a vostra richiesta, anche per commemorazioni, ricorrenze ecc., potrà, invece, avvenire previo contributo da erogare ad Eolienews.
Per tale tipo di pubblicazioni contattare il 3395798235 (preferibilmente whatsapp)

Le Eolie e le date da ricordare a cura del dottor Giuseppe La Greca

9 maggio 1943
                                                   Il “Santamarina”

Negli ultimi anni diversi eoliani hanno ricordato con dovizia di particolari il tristissimo episodio dell’affondamento del “Santamarina”. A Santa Marina Salina è stato dedicato un monumento agli scomparsi, un altro monumento è stato collocato a Vulcano, nei pressi di Punta Bandiera, da parte di un privato.
Oggi, senza entrare nell’evento, ritengo giusto ricordare come l’affondamento del postale eoliano non debba e non possa attribuirsi né ad un “errore” né ad una fatale circostanza bensì ad una precisa disposizione operativa, e, pertanto, ad una operazione predisposta e voluta.
Prima di quel 9 maggio 1943 il “Santamarina” era stato, molto probabilmente, oggetto di avvistamenti e di continue sorveglianze da parte delle unità sottomarine britanniche senza mai venire attaccato. La ragione di un tale atteggiamento è, molto probabilmente, da ricercarsi in una specie di “gentlemen agreement” da parte di tutti i sottomarini nemici, scienti di avere a che fare con una unità civile inoffensiva e desiderosi di non causare vittime innocenti. L’affermazione di cui sopra è confermata dai numerosi attacchi nel quadrante di mare compreso tra Capo D’Orlando, Capo Milazzo, Capo Rasocolmo e le acque delle Isole Eolie operate – tra il 1941 ed il 1943 – dalle diverse unità sottomarine britanniche.
Il 31 marzo 1941 il sommergibile “Capponi”, in trasferimento da Messina a La Spezia per essere messo in disarmo, fu silurato ed affondato a sud di Stromboli dal sommergibile inglese Rorqual. Nessun superstite fra i 49 membri dell’equipaggio.
Il 27 settembre 1941 il cacciasommergibili “Albatros” fu silurato dal sommergibile britannico “Upright” e s’inabissò a 8 miglia a nord ovest di Capo Rasocolmo con 52 membri di equipaggio.
Il 5 gennaio 1942, il sommergibile oceanico “Ammiraglio Saint Bon” mentre  transitava in superficie, al largo di Capo Milazzo, fu avvistato dal sottomarino britannico “Upholder”, che gli lanciò una sventagliata di siluri, uno di questi centro l’unità navale italiana che saltò in aria con i suoi 78 membri di equipaggio.
Il 1 aprile 1942, tra capo Rasocolmo e Stromboli, venne affondato dal sottomarino “Urge”, l’incrociatore leggero “Giovanni delle Bande Nere”. Un siluro spezzò in due lo scafo che affondò rapidamente trascinando con se 287 uomini.
Il mattino del 13 agosto del 1942 gli ottocento abitanti di Panarea vennero svegliati da due boati provenienti dal mare. L’incrociatore pesante Bolzano e l’Attendolo erano stati colpiti da due siluri lanciati da un sommergibile inglese nello specchio d’acqua davanti all’isola. Dalla spiaggia era possibile scorgere le sagome delle navi e il fumo denso e nero proveniente dal Bolzano, incendiatosi per lo scoppio di una caldaia. Attorno i cacciatorpediniere di scorta giravano nervosamente tentando di localizzare il sommergibile. Dall’isola partirono alcune barche per prestare soccorso ai superstiti.
Il 3 marzo 1943 un sommergibile affondò a cannonate, al largo di Milazzo, il Piroscafo “Pier Luigi” di 2571 tonnellate.
Il 10 marzo 1943 viene affondata la nave cisterna “Rosario”, da 5468 tonnellate, da parte del sottomarino britannico “Trooper” al largo di Capo Milazzo.
Il 27 marzo 1943 il sottomarino “Upholder” violò clamorosamente il porto di Milazzo, silurandovi il piroscafo “Sidamo” ormeggiato alla Banchina XX luglio.
Il 24 aprile 1943, sempre la largo di Capo Milazzo, nel corso di un attacco notturno, fu affondato il piroscafo “Galiola” di 1428 tonnellate.
Prima di affondare il “Santamarina”, il sommergibile “Unrivalled” aveva affondato, il 16 febbraio 1943, il Piroscafo Pasubio al Largo di Punta Stilo, e la nave cisterna “Bivona” a Trapani.
Con la preparazione della operazione  Hsky (termine con il quale veniva convenzionalmente indicata l’invasione alleata della Sicilia) in data  3 maggio 1943 venne redatto dal Quartier Generale del Generale Sir Harold Alesander il definitivo “Piano strategico preliminare” il cui primo punto prevedeva la “neutralizzazione” di TUTTI i mezzi e delle basi navali ed aeree dell’Asse in Sicilia, ai fini d’impedire il loro impiego in combattimento e nel successivo inevitabile ripiegamento italo-tedesco nell’Italia continentale. Subito le azioni aeree e navali inglesi e statunitensi nella Sicilia si intensificarono con attacchi crescenti massicci e, spesso, indiscriminati. La rigorosa applicazione delle disposizioni scaturite dal predetto Piano strategico che nella giornata del 9 maggio 1943 condannarono il Santamarina.
Foto nell'ordine: 1) Il Santamarina; 2) Il sommergibile Saint Bon; 3) Il "Bolzano"; 4) Il caccia-sommergibili Albatros; 5) il sommergibile Pier Capponi

Auguri di...

Buon Compleanno a Monica Blasi, Marco Torre, Giusy Giardina, Carlo Aguglia, Santino Belmuda, Maia Antonia Simanschi, Andrea Cortese, India Bongiorno, Sarni Teresa


Sciopero il 20 maggio degli operatori ecologici in servizio nel Comune di Lipari


 

Chiesa di Porto Salvo: I solenni festeggiamenti in onore della Nostra Signora di Fatima

Il Pensiero del giorno con Don Bernardino Giordano: Mentire

1943 - 2023 : 80 anni dall'affondamento del Santamarina. Per non dimenticare

 Le Eolie commemorano oggi l’ottantesimo anniversario di quella che è, sicuramente, la pagina più drammatica della loro storia recente: l’affondamento il 9 maggio del 1943 del piroscafo di linea “Santamarina” ad opera del sommergibile inglese Unrivalled che lo silurò mentre era in navigazione verso Milazzo. 

In quel tragico evento, verificatosi, alle 15 e 40, mentre il mezzo, che da trenta minuti aveva lasciato Lipari, si trovava al largo di Punta Bandiera a Vulcano, persero la vita in sessantuno (54 uomini e 7 donne); si salvarono, invece, grazie anche ai tempestivi soccorsi giunti da Lipari, in cinquantadue (51 uomini e 1 donna). 

Il “Santamarina”, spezzato in due dai siluri lanciati dall’unità inglese, affondò, adagiandosi ad una profondità compresa tra i 900 e i 1.000 metri, trascinando con sé, in fondo al mare, quanti vi persero la vita. 

L’amministrazione comunale di Lipari ricorderà, oggi, quel tragico evento con una cerimonia che si terrà, in mare, nel punto in cui avvenne l’affondamento. Alla presenza delle autorità civili e militari, che raggiungeranno il sito con un mezzo privato in partenza da Lipari sarà deposta in mare, nello stesso orario in cui avvenne il siluramento, una corona di fiori. 

Iniziative anche a Salina dove nel 2013 (in occasione del 70° anniversario) è stato inaugurato un monumento in memoria delle vittime, fatto realizzare dalla professoressa Maria Rosaria Leanza che, in quel 9 maggio, perse il padre Edoardo, comandante della stazione dei carabinieri dell’isola. Nella chiesa di Santa Marina Salina, alle 10 e 30, si terrà una funzione religiosa in suffragio delle vittime: seguirà deposizione di una corona nel monumento. 

 

Oggi è il 9 maggio. Buongiorno con questa cartolina dalle Eolie e con il Santo del giorno


Pacomio Abate, Santo fu il primo padre del cenobismo monastico. Soldato Esneh ebbe occasione di conoscere cristiani e fu spinto ad imitarli. Lasciata dunque la militizia, si ritirò presso un piccolo tempio abbandonato di Senesit e poco dopo fu battezzato.

Fallito il suo primo tentativo ascetico, si ritirò a vita anacoretica sotto la guida del Monaco Palomone. In questo periodo potè rendersi conto dei difetti della vita anacoretica e comprese la necessità di una vita in comune, in un monastero, sotto la direzione di un superiore.

Si separò così da Palamone e a Tabennisi, un villaggio abbandonato sulla riva destra del Nilo, organizzò una comunità religiosa di cui fu abate, caratterizzata dalla sottomissione a una regola e dalla costituzione di superiori. Poté così raccogliere parecchie centinaia di cenobiti in un solo monastero e fondarne altri.

Attorno al 400 si conteranno quasi 5000 monaci (S. Girolamo parla addirittura di 50.000, ma pare che il calcolo sia erroneo). P. redasse la prima regola, che da lui prende il nome, in lingua copta. Essa ci è giunta completa solo nella traduzione latina dal greco curata da Girolamo nel 404; dei testi copto e greco vi sono solo frammenti. Essa imponeva non solo preghiere e digiuni, ma anche il lavoro manuale e lo studio della Bibbia. In appendice alla regola tradotta da S. Girolamo si trovano detti e ammonimenti di P. (Morzita Pachomiz) e 11 lettere di cui due in criptografia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nella Tebaide, in Egitto, san Pacomio, abate, che, ancora pagano, spinto da un gesto di carità cristiana nei confronti dei soldati suoi compagni con lui detenuti, si convertì al cristianesimo, ricevendo dall’anacoreta Palémone l’abito monastico; dopo sette anni, per divina ispirazione, istituì molti cenobi per accogliere fratelli e scrisse per i monaci una regola divenuta famosa.

lunedì 8 maggio 2023

Sabato al museo presentazione del libro “La vita quotidiana come storia: senza paure e senza psichiatria”

 


Sabato 13 maggio p.v. alle ore 17,30 nell’Aula Didattica del Museo Archeologico Eoliano si terrà la presentazione del libro “La vita quotidiana come storia : senza paure e senza psichiatria”, una antologia di scritti di Antonietta Bernardoni curata da un collettivo di allievi e seguaci delle teorie elaborate dalla studiosa.

Antonietta Bernardoni è nota per aver messo al centro della sua ricerca i processi di guarigione del cosiddetto malato mentale e per la sua critica radicale a psichiatria, psicanalisi, psicologia, per il cui superamento ha promosso i pubblici dibattiti dell’Attività Terapeutica Popolare e la costruzione della “disalienistica antropoevolutiva”, una nuova scienza per la quale nel campo dei rapporti umani tutti possono essere ricercatori e scienziati. La sua opera ha suscitato grande interesse, consenso e partecipazione, ma anche forti resistenze.

Nata il 2 novembre 1919 a Montese (Modena) , dove si è spenta dopo lunga malattia nel 2008, appassionata di studi umanistici e medico-scientifici, conseguì dapprima la laurea in lettere e filosofia all’Università di Firenze e, successivamente, la laurea in medicina e chirurgia all’Università di Modena.

Partecipò alla lotta partigiana, fu insegnante, medico condotto, terapeuta, ricercatrice.

Nel 1949, da studentessa di medicina al suo primo contatto con la psichiatria, maturò la sfiducia verso le capacità terapeutiche di coloro che avrebbero dovuto insegnarle a conoscere e a guarire le “malattie dell’anima” : lei vedeva piuttosto nei loro interventi un processo di medicalizzazione e psichiatrizzazione. A tale sfiducia si accompagnò la sua “scoperta delle capacità terapeutiche di tutti coloro che non vivono sfruttando od opprimendo altri uomini e che non hanno perciò alcun interesse a dissimulare la verità in ogni suo aspetto, specie per quanto si riferisce ai rapporti reali e concreti tra gli uomini”.

Rifiutando l’approccio tradizionale alla sofferenza definita psichiatrica, Antonietta Bernardoni cominciò ad operare per la trasformazione della situazione concreta nella quale era immerso il soggetto in difficoltà, operando in un primo tempo privatamente e poi pubblicamente, attraverso l’Attività Terapeutica Popolare da lei stessa creata.

La sua terapia privata consisteva in un approccio originale con il paziente, che si svolgeva con il sistematico coinvolgimento non solo di genitori e parenti, ma anche di amici, compagni di lavoro o di scuola del soggetto in difficoltà.

La seconda fase della sua ricerca si è concretizzata nella Attività Terapeutica Popolare, in cui l’aiuto non viene più fornito dalla dottoressa Bernardoni ma da una pubblica assemblea di Atp.

L’Attività Terapeutica Popolare non è un’attività medico curativa bensì una nuova forma di attività popolare preventiva di carattere gratuito, collettivo, concreto, continuativo, reciproco, non violento, che ha per oggetto lo studio scientifico della personalità, la promozione e la trasformazione della qualità della vita e dell’aiuto vicendevole tra sfruttati, secondo la definizione data dalla stessa Bernardoni.

Fonte : www.antoniettabernardoni.it

Vulcano, sentiero per il cratere chiuso anche domani

Si dà avviso che, a seguito del perdurare dei venti provenienti dai quadranti orientali, anche per la giornata di martedì 9 maggio 2023, il sentiero che conduce al cratere di "La Fossa" nell'isola di Vulcano resterà chiuso.

Il Resp. del Servizio di P.C. del Comune di Lipari.

Turista genovese soccorsa sul monte Fossa delle Felci

Un intervento di soccorso si è reso necessario, oggi pomeriggio, sul monte Fossa delle Felci di Salina, per una 55 turista genovese di 55 anni che, unitamente ad altre persone e ad una guida, stava effettuando una escursione all’interno della Riserva naturale. 

La donna, dopo essere caduta, non riusciva per via dei forti dolori a proseguire e la guida ha allertato il 118 e il capo servizio della Riserva, Elio Benenati. Quest’ultimo, insieme al medico e ad altro personale sanitario, l’ha raggiunta con il mezzo di servizio e, dopo una prima visita sul posto, si è deciso di trasferirla sino all’ambulanza, in attesa ai piedi della montagna, a Valdichiesa

La sfortunata signora è stata, quindi, trasportata al P.T.E. di Santa Marina Salina che gli ha riscontrato un forte trauma alla spalla sinistra, disponendo degli accertamenti radiografici da eseguire all’ospedale di Lipari dove è stata trasferita con un aliscafo di linea. L’operazione di soccorso si è tenuta in stretta sinergia con il comando della stazione dei carabinieri dell’isola e il sindaco Domenico Arabia. In via precauzionale è stato allertato anche il gruppo di volontari di Protezione civile del Comune di Leni. 

 

Otto maggio 2018: Le Eolie sulla Gazzetta del sud con un articolo del nostro direttore Salvatore Sarpi

 

Prosegue l'impegno dei Giovani eoliani sul territorio, ieri ad Acquacalda

COMUNICATO

Attraverso i nostri sostenitori ieri ci siamo trovati nella frazione di Acquacalda per piantare dei girasoli. Il decoro delle nostre isole è alla base dei principi morali, e per questo abbiamo pensato di collocare nelle aiuole della piazza ben cinque piante. Ermanno Ziino, Giovanni Giardina e Domenico Palamara si sono trovati nel primo pomeriggio per operare nonostante le condizioni delle aiuole non fossero delle migliori. In pochissimo tempo sono riusciti a pulire e piantare sotto il piacevole sole caldo, con Salina sullo sfondo. Un ringraziamento particolare va a Gesuele Giampino.



Le Eolie nelle stampe d'epoca (259° puntata) :San Calogero (da Archivio Eoliano)


Ricordando... Tommaso Carnevale


Nella rubrica "Ricordando" sarà pubblicata, in modo casuale, giornalmente, una foto degli Eoliani o amici delle Eolie che non ci sono più. Ovviamente tra quelle presenti nel nostro archivio.
La pubblicazione di foto a vostra richiesta, anche per commemorazioni, ricorrenze ecc., potrà, invece, avvenire previo contributo da erogare ad Eolienews.
Per tale tipo di pubblicazioni contattare il 3395798235 (preferibilmente whatsapp)

Navi ed aliscafi (145° puntata: Particolare delle prue di Alioth, Algol e Albireo tirati a secco)


 

Auguri di...

Buon Compleanno a Maria Lauricella, Antonio Costa, Giovanni Longo, Tindara Falanga, Pina Tesoriero, Mario Cincotta, Emily Greco, Mariagrazia Cincotta, Margherita Forgione, Mariarosa Stramandino, Enzo Pergola, Lara Cavagnis, Bastiano Saglimbeni, Giulia Riganò, Giuseppe Lauricella Cincotta 


Calcio a 5: Il torneo pasquale alla squadra di Luca Virgona

Si è concluso ieri al Freeland di Bartolo Giunta il torneo pasquale. In gara vi erano 6 squadre.

La finale, con il punteggio di 6 a 4, ha visto prevalere la formazione capitanata da Luca Virgona che ha avuto la meglio su quella di Federico Buttò

Il Pensiero del giorno con Don Bernardino Giordano: Mazzo di chiavi

La Chiesa celebra oggi la Madonna del Rosario di Pompei

 Il culto della Beata Vergine del Rosario di Pompei, o, più semplicemente, della Madonna di Pompei, nasce alla fine del 1800 ad opera di Bartolo Longo, oggi Beato Bartolo Longo, il quale, si narra che, mentre si trovava nei campi, udì la Madonna dirgli: "Se propagherai il Rosario sarai salvo" . Il giovane Bartolo Longo, rimase scosso da questo messaggio che la Madonna gli affidava, tanto da abbandonare gli ambienti satanici che frequentava, e iniziare la propria opera di diffusione della preghiera del Rosario.


Tuttavia i primi tentativi di diffusione del Rosario non ottennero grandi risultati, e per questo si recò a Napoli, per acquistare un dipinto affinché il popolo di Pompei potesse più facilmente convertirsi a questa preghiera. La sorte volle che, una volta giunto a Napoli, Bartolo Longo incontri il proprio confessore, che gli suggerisce di rivolgersi a Suor Maria Concetta del convento di Porta Medina, la quale custodiva un dipinto della Madonna del Rosario, che lo stesso confessore gli aveva affidato anni prima.
La tela era in pessime condizioni, danneggiata dalle tarme e con intere parti di colore mancante, tanto che Bartolo Longo non voleva accettarlo. Ma, di fronte alle insistenze della suora, non potè rifiutare il dono e con questo si diresse verso Pompei, su di un carretto utilizzato solitamente per il trasporto del letame.

Il quadro, così come era, non poteva essere esposto alla cittadinanza, sia per lo stato di degrado, che per un errore nel dipinto, che ritraeva Santa Rosa, al posto di Santa Caterina da Siena, come colei che riceveva il rosario, e dunque ponendo l'immagine a rischio di interdetto. Fu così che Bartolo Longo decise di affidare alle mani di un restauratore il quadro e, contemporaneamente, diede inizio alla costruzione di una nuova chiesa nella quale esporre il dipinto: la edificazione di questa chiesa sarà resa possibile dalla contessa Marianna De Fusco, futura sposa dello stesso Bartolo Longo, che fece cospicue donazioni, e, le successive elargizioni dei fedeli fecero in modo che ben preso la chiesa si trasformasse nella attuale Basilica Pontificia della Beata Vergine del Rosario di Pompei.

Il dipinto della Madonna di Pompei, o della Beata Vergine del Rosario di Pompei, che dir si voglia, infatti, venne venerato fin dalla prima esposizione pubblica: infatti, già il 13 Febbraio 1876, quando appunto venne mostrato per la prima volta il dipinto, si verificò il primo miracolo, ovvero la guarigione a Napoli di una ragazzina che malata di epilessia inguaribile. In ben poco tempo iniziarono a giungere a Pompei migliaia di fedeli, ciascuno chiedendo una grazia alla Madonna, tanto che ai giorni nostri si stima che più di 4 milioni di persone ogni anno si rechino in pellegrinaggio, facendo così, di quello di Pompei, uno dei santuari mariani più visitato al mondo.

La importanza della Basilica di Pompei, per il mondo cattolico, è testimoniata anche dal fatto che per ben 4 volte è stata visitata da un papa: in particolare sia papa Giovanni Paolo II, sia papa Benedetto XVI che papa Francesco si sono recati in visita al Santuario e, in occasione della visita di San Giovanni Paolo II venne recitata la Supplica.


SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI


si recita l'8 maggio / prima domenica di ottobre

Nel mentre i fedeli giungevano al Santuario, Bartolo Longo cominciò a diffondere preghiere e pie devozioni, componendo, poi, nel 1883, anche la Supplica. Questa è una preghiera, inizialmente intitolata "Atto d'amore alla Vergine" ma poi ribatezzata "Supplica alla potente Regina del SS.mo Rosario di Pompei". Il testo ha avuto nel tempo vari ritocchi, prima della formula attuale, che facciamo seguire.

La Supplica viene recitata solennemente due volte l'anno, l'8 maggio e la prima domenica di ottobre. L'otto maggio del 1915, la preghiera fa il suo ingresso in Vaticano: alle 12.00 di quel giorno, Benedetto XV e i dignitari vaticani la recitarono nella cappella Paolina. Da allora la tradizione è continuata con i Pontefici successivi.

Beata Vergine Maria del Rosario di Pompei



O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl'idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.

Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull'Italia, sull'Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l'ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!

Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Che vi costa, o Maria, l'esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all'inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.

Voi siete l'Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.

Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c'ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Chiediamo la benedizione a Maria.
Un'ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l'amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna Madonna di Pompeibenedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.

Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del vostro Santuario.
Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.

O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d'inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia; a te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.


Novena alla Madonna di Pompei

PER IMPETRARE GRAZIE NEI CASI PIU' DISPERATI

(si inizia il 29 aprile, 26 settembre o quando si vuole e va recitata per intero tutti i giorni)
Si ponga la prodigiosa immagine in luogo distinto e, potendo si accendano due candele, simbolo della fede che arde nel cuore del credente. Prima di cominciare la Novena, pregare Santa Caterina da Siena che si degni di recitarla insieme con noi.
(da ripetere per nove giorni consecutivi)


O Santa Caterina da Siena, mia Protettrice e Maestra, tu che assisti dal cielo i tuoi devoti allorché recitano il Rosario di Maria, assistimi in questo momento e degnati di recitare insieme con me la Novena alla Regina del Rosario che ha posto il trono delle sue grazie nella Valle di Pompei, affinché per tua intercessione io ottenga la desiderata grazia. Amen.

O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

O Vergine Immacolata e Regina del Santo Rosario, Tu, in questi tempi di morta fede e di empietà trionfante hai voluto piantare il tuo seggio di Regina e di Madre sull'antica terra di Pompei soggiorno di morti pagani. Da quel luogo dove erano adorati gli idoli e i demoni, Tu oggi, come Madre della divina grazia, spargi dappertutto i tesori delle celesti misericordie. Deh! Da quel trono ove regni pietosa, rivolgi, o Maria, anche sopra di me gli occhi tuoi benigni, ed abbi pietà di me che ho tanto bisogno del tuo soccorso. Mòstrati anche a me, come a tanti altri ti sei dimostrata, vera Madre di misericordia : mentre io con tutto il cuore Ti saluto e Ti invoco mia Regina del Santo Rosario.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Prostrata ai piedi del tuo trono, o grande e gloriosa Signora, l'anima mia Ti venera tra gemiti ed affanni ond'è oppressa oltre misura. In queste angustie ed agitazioni in cui mi Madonna di Pompei2trovo, io alzo confidente gli occhi a Te, che Ti sei degnata di eleggere per tua dimora le campagne di poveri e abbandonati contadini. E là, di fronte alla città ed all'anfiteatro ove regna silenzio e rovina, Tu come Regina delle Vittorie, levasti la tua voce potente per chiamare d'ogni parte d'Italia e del mondo cattolico i devoti tuoi figli ad erigerti un Tempio. Deh! Ti muovi alfine a pietà di quest'anima mia che giace avvilita nel fango. Pietà di me, o Signora, pietà di me che sono oltremodo ripieno di miseria e di umiliazioni. Tu che sei lo sterminio dei demoni difendimi da questi nemici che mi assediano. Tu che sei l'Aiuto dei cristiani , traimi da queste tribolazioni in cui verso miserevolmente.Tu che sei la Vita nostra, trionfa della morte che minaccia l'anima mia in questi pericoli in cui trovasi esposta; ridonami la pace, la tranquillità, l'amore, la salute. Amen.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Ah! Il sentire che tanti sono stati da Te beneficati solo perché ricorsi a Te con fede, m'infonde novella lena e coraggio d'invocarti in mio soccorso. Tu già promettesti a S. Domenico che chi vuole le grazie con il tuo Rosario le ottiene; ed io col tuo Rosario in mano oso ricordarti , o Madre, le tue sante promesse. Anzi Tu stessa ai dì nostri operi continui prodigi per chiamare i tuoi figli a onorarti nel Tempio di Pompei. Tu dunque vuoi tergere le nostre lacrime, vuoi lenire i nostri affanni! Ed io col cuore sulle labbra, con viva fede Ti chiamo e T'invoco: Madre mia!…Madre cara!…Madre bella!…Madre dolcissima, aiutami! Madre e Regina del Santo Rosario di Pompei, non più tardare a stendermi la mano tua potente per salvarmi: chè il ritardo, come vedi, mi porterebbe alla rovina.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

E a chi altri mai io dovrò ricorrere, se non a Te che sei il Sollievo dei miserabili, Conforto degli abbandonati, la Consolazione degli afflitti? Oh, io te lo confesso, l'anima mia è miserabile, gravata da enormi colpe, meritevole di ardere nell'inferno, indegna di ricevere grazie! Ma non sei Tu la Speranza di chi dispera, la Madre di Gesù, unico mediatore tra l'uomo e Dio, la potente nostra Avvocata presso il trono dell'Altissimo, il Rifugio dei peccatori ? Deh! Solo che tu dì una parola in mio favore al tuo Figlio, ed Egli mi esaudirà. Chiedigli, dunque, o Madre, questa grazia di cui tanto io ho bisogno. (Si domandi la grazia che si vuole). Tu sola puoi ottenermela: Tu che sei l'unica speranza mia, la mia consolazione, la mia dolcezza, la vita mia. Così spero. Amen.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

O Vergine e Regina del santo Rosario, Tu che sei la Figlia del Padre Celeste, la Madre dei Figliuol divino, la Sposa dello Spirito Santo; Tu che tutto puoi presso la Santissima Trinità, devi impetrarmi questa grazia tanto a me necessaria, purché non sia di ostacolo alla mia salvezza eterna. (Si ripeta la grazia che si desidera). Te la domando per la tua Immacolata Concezione, per la tua divina Maternità, per i tuoi gaudi, per i tuoi dolori, per i tuoi trionfi. Te la domando per il Cuore del tuo amoroso Gesù, per quei nove mesi che lo portasti nel seno, per gli stenti della sua vita, per l'acerba sua Passione, per la sua morte in Croce, per il Nome suo santissimo, per il suo Preziosissimo Sangue. Te la domando per il Cuore tuo dolcissimo, nel Nome tuo glorioso, o Maria, che sei Stella del mare, Signora potente, Madre di dolore, Porta del Paradiso e Madre di ogni grazia. In Te confido, da Te tutto spero. Tu mi hai da salvare. Amen.

Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra , salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Regina del Santo Rosario, prega per noi. Affinché siamo resi degni delle promesse di Cristo


PREGHIAMO O Dio, il tuo unico Figlio ci ha acquistato con la sua vita, morte e risurrezione i beni della salvezza eterna: concedi anche a noi che, venerando questi misteri del Santo Rosario della Vergine Maria, imitiamo ciò che contengono e otteniamo ciò che promettono. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

ORAZIONE
O Santo sacerdote di Dio e glorioso Patriarca San Domenico, che fosti l'amico, il figliuolo prediletto e il confidente della celeste Regina, e tanti prodigi operasti per virtù del S. Rosario; e tu, Santa Caterina da Siena, figliuola primaria di quest'ordine del Rosario e potente mediatrice presso il trono di Maria e presso il Cuore di Gesù, da cui avesti cambiato il cuore: voi, Santi miei cari, guardate le mie necessità e abbiate pietà dello stato in cui mi trovo. Voi aveste in terra il cuore aperto ad ogni altrui miseria e la mano potente a sovvenirla, ora in Cielo non è venuta meno né la vostra carità, né la vostra potenza. Pregate per me la madre del Rosario ed il Figliuolo Divino, giacchè ho gran fiducia che per mezzo vostro ho da conseguire la grazia che tanto desidero. Amen.


Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

Ritrovate chiavi

Queste chiavi sono state ritrovate a Canneto Dentro. Chi le ha smarrite può contattare il 3332127142

Oggi è l'otto maggio. Buongiorno con questa cartolina dalle Eolie.

Aba a Lipari vista da Vizzina (Foto: Carmelo Bertè)