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sabato 5 ottobre 2024

Nave Elio di Caronte & Tourist pronta a navigare a gas naturale liquefatto: completato con successo il primo bunkeraggio nello Stretto

 COMUNICATO STAMPA 

 

La nave Elio pronta a navigare a Gas Naturale Liquefatto: completato con successo il primo bunkeraggio nello Stretto. Pietro Franza (AD C&T): "Siamo soddisfatti dell’esito delle operazioni. La nostra priorità è continuare a viaggiare a basso impatto ambientale e nel nostro prossimo futuro ci sono BioLNG ed elettrico”.

 

Messina - 5/10/2024 - “I nostri tecnici hanno lavorato per giorni, sia a bordo che sulla banchina, per la perfetta riuscita di un’operazione complessa in sé e oltre tutto per noi anche relativamente nuova. Siamo oggi naturalmente molto soddisfatti per il fatto che tutto è andato per il meglio e perché finalmente la nostra Elio è pronta a navigare nello Stretto usando LNG piuttosto che il più convenzionale gasolio. È per noi un successo che va oltre l’episodio e per il quale vogliamo ringraziare anche i tecnici e i responsabili dell’AdSP, della Capitaneria di Porto e dei Vigili del Fuoco che hanno assicurato un supporto attento e continuo”.

 

Con queste parole Pietro Franza, AD del Gruppo Caronte & Tourist - ha commentato il primo rifornimento di Gas Naturale Liquefatto (LNG) per la Elio, effettuato nella giornata di ieri, venerdì 4 ottobre, presso il Molo Norimberga del porto di Messina dopo alcuni giorni dedicati ad una serie di obbligatorie operazioni preliminari.

 

Sono passati sei anni da quando la Elio, ammiraglia del Gruppo Caronte & Tourist, è entrata in linea con ben lucidi e in vista i galloni di prima nave bi-fuel a solcare le acque del Mediterraneo. Sei anni nel corso dei quali, tuttavia, la nave non ha mai potuto navigare bruciando LNG (se non nel viaggio dal cantiere turco di costruzione a Messina).

 

L’assenza di un deposito per lo stoccaggio dell’LNG nell’area dello Stretto - ha più volte denunciato Caronte & Tourist - ha impedito il regolare approvvigionamento non solo per le navi ma anche per le flotte di Tir in transito tra le due sponde dello Stretto che sempre più numerose stanno riconvertendosi all’LNG abbandonando il gasolio.

 

Col risultato che le navi di C&T che potrebbero essere alimentate anche con LNG (oltre la Elio ci sono la Nerea, la Pietro Mondello che sarà consegnata a brevissimo e un’altra unità) continueranno ad avere problemi di approvvigionamento se nulla cambierà.

 

Perché è chiaro - spiegano in C&T - che in assenza di un deposito far giungere alla bisogna l’LNG via terra, tramite autocisterne, risulterà antieconomico e dunque improponibile, almeno fin quando le quotazioni del gas non si stabilizzeranno al ribasso.

 

È solo profittando di una flessione del prezzo dell’LNG - infatti - che qualche mese fa è stato possibile rifornire di LNG - presso il porto di Trapani - la Nerea (l’altra unità del Gruppo progettata con un sistema di alimentazione bi-fuel) utilizzando il metodo truck-to-ship, cioè da camion a nave, metodo utilizzato nei porti europei in cui non sono presenti infrastrutture fisse per l’LNG, che assicura flessibilità e replicabilità.

 

Ed è solo grazie al perdurare di questa condizione che oggi è finalmente giunto il turno della Elio, che è stata rifornita, con lo stesso metodo, di 100 m3 di LNG (equivalenti a 44 tonnellate) giunti su due autobotti partite da Ravenna.

 

L’utilizzo del gas naturale liquefatto (LNG), rispetto al combustibile marino convenzionale, riduce le emissioni di Anidride carbonica (CO2) del 25%; dell’85% quelle di Monossido e Biossido di azoto (NOx) e del 99% quelle di Particolato (PM) e Ossido di zolfo (SOx).

Pur essendo un idrocarburo l’LNG è in atto il più “pulito” tra i combustibili di larga reperibilità.

 

“Ma nell’immediato futuro - assicura Franza - ci sono il Bio LNG, gas totalmente naturale perché ottenuto dalla lavorazione di rifiuti organici e la propulsione elettrica. Sia la Nerea che la Pietro Mondello sono dotate di un pacco batterie che può consentire a queste unità di tenere i motori termici spenti durante le soste in banchina e di manovrare in entrata o in uscita dai porti in modalità zero emissioni”.

 

Sapori, suoni, colori e amicizia: Riuscitissima la V edizione della Festa dei popoli a Lipari (foto e video (18:47) di Bartolo Ruggiero)

Si è tenuta a Lipari, ieri sera, nel tradizionale scenario di Marina Corta, con grande partecipazione di pubblico, la quinta edizione della “Festa dei popoli” un’iniziativa del Magazzino Mutuo Soccorso Eolie che, per una notte, unisce e mescola lingue, culture, sapori, suoni e colori delle tante comunità straniere che popolano l’isola e che, in atto, rappresentano circa l’11% della popolazione residente. 

Una comunità multietnica che ha in quella romena la più rappresentata, seguita da quella marocchina e srilankese. Altre comunità rappresentate sono quelle ucraine, turche, russe, bielorusse, tunisine, senegalesi, francesi, bulgare, tedesche, belga, birmane, pakistane, cubane, statunitensi, argentine e brasiliane. 

Ogni popolo, di quelli più numerosi, ha avuto un banchetto dove ha fatto degustare i propri piatti tipici nazionali; un altro banchetto è stato, invece, dedicato ai piatti provenienti dal resto del mondo. 

La piazza non ha goduto solo delle tante pietanze culinarie ma anche della buona musica etnica e non solo: il palco, appositamente allestito, ha ospitato, tra gli altri, Eugenio Bennato e i Taranta Power.


Le immagini video sono del nostro collaboratore Bartolo Ruggiero, il montaggio (in ordine casuale, rispetto alla scaletta dell'evento) di Salvatore Sarpi

Buon compleanno a...

...Valentina Alessi, Rosa Favorito, Tindara Vitagliano, Vincenzo Andaloro, Maria Cortese, Marco Giorgianni

Il #pensiero di Don Bernardino Giordano: Coraggio e paura

Oggi, 5 ottobre: Santa Maria Faustina Kowalska

Elena Kowalska è conterranea di Giovanni Paolo II che l'ha elevata agli onori degli altari nell'anno 2000. Era nata a Giogowiec nel distretto di Turek, provincia di Lodz, il 25 agosto 1905. Le difficili condizioni economiche e sociali provocate dalla prima guerra mondiale, che avevano messo in ginocchio molte famiglie polacche, compresa la sua, non consentirono a Elena, che pure era di intelligenza vivace, di andare oltre le prime tre classi della scuola elementare. Per contribuire a far quadrare in qualche modo il bilancio familiare, andò a lavorare come domestica in una casa di buona famiglia.

Ma mentre lavava piatti e tirava a cera i lindi pavimenti dei suoi signori, pensava ad altro. Nel suo cuore era germogliato il desiderio di abbracciare la vita religiosa, non certo per sottrarsi alla fatica del lavoro, ma per vivere in modo più profondo e radicale la vocazione cristiana. Incontrò subito l'opposizione dei genitori che con la sua entrata in convento avrebbero perso un'indispensabile fonte di guadagno. La risolutezza di Elena ebbe però la meglio sull'opposizione dei genitori e nel 1924 poteva chiedere finalmente di essere accolta nella Congregazione della beata Vergine Maria della misericordia.

Era consuetudine che ogni aspirante alla vita religiosa portasse con sé, nel momento dell'ammissione, una congrua dote, perché i conventi, essendo poveri, non erano in grado di provvedere al corredo delle aspiranti.

Ma neppure la famiglia di Elena poteva farlo, per cui la giovane dovette lavorare sodo ancora un anno per mettere insieme almeno l'indispensabile. Non le venne invece chiesta la dote vera e propria, che avrebbe richiesto ben più di un anno di lavoro. Aveva vent'anni quando venne ammessa al postulantato, e poi (1926) al noviziato come suora conversa, addetta cioè al servizio della comunità.

Come avviene in altri ordini o congregazioni religiose, con l'occasione cambiò il nome di Elena con quello di Maria Faustina: era un modo per segnare il distacco dalla vita precedente e l'inizio di un nuovo modo di stare con il Signore e con gli altri.

Due anni dopo emise i voti temporanei e nel 1933 quelli definitivi, nel suggestivo rito della professione perpetua.

Per tredici anni suor Faustina lavorò in quasi tutte le case della provincia, che erano allora dieci, occupandosi dei mestieri più umili: la cucina, il giardino e la portineria. Eseguiva sempre con molta fedeltà quanto richiestole, e con gioia, illuminando ogni atto con la luce della sua spiritualità, molto intensa, costellata da slanci mistici dei quali erano a conoscenza solo i suoi direttori spirituali e le superiore.

Nel 1934, obbedendo all'indicazione del suo direttore spirituale, cominciò a scrivere un diario personale che intitolò La divina misericordia nell'anima mia, e che è un resoconto particolareggiato di rivelazioni e di esperienze mistiche.

Nel 1935 Faustina ricette una rivelazione privata da Gesù nella quale le avrebbe richiesto una particolare forma di preghiera detta Coroncina alla Divina Misericordia. Secondo suor Faustina, particolari grazie sarebbero state concesse a chi avrebbe recitato questa preghiera:

La mia misericordia avvolgerà in vita e specialmente nell'ora della morte le anime che reciteranno questa coroncina. Per la recita di questa coroncina mi piace concedere tutto ciò che mi chiederanno. I sacerdoti la consiglieranno ai peccatori come ultima tavola di salvezza; anche se si trattasse del peccatore più incallito se recita questa coroncina una volta sola, otterrà la grazia della mia infinita misericordia. Quando vicino ad un agonizzante viene recitata questa coroncina, si placa l’ira di Dio e l’imperscrutabile misericordia avvolge l’anima.

La Coroncina della Divina Misericordia

  1. Si inizia recitando, dopo il segno della croce, un Padre nostro, un Ave Maria e il Credo.
  2. Sui 5 (cinque) grani del Padre Nostro, ovvero i grani maggiori del Santo Rosario si dice: «Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.»
  3. Sui 50 (cinquanta) grani minori si dice: «Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.»
  4. Al termine si dice per tre volte: «Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.»
  5. La preghiera termina con la seguente invocazione: «O Sangue ed Acqua che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, confido in te!»; ed infine nuovamente il segno della croce.       Suor Faustina viene ricordata anche come l'apostola della devozione a Gesù misericordioso. Una pia pratica che, radicatasi in Polonia grazie al suo zelo, si estese, a partire dai primi anni Quaranta, anche fuori dai confini polacchi per abbracciare tutto il mondo. Con tale pratica si diffuse anche la conoscenza di colei che ne aveva fatto il centro della propria spiritualità.  Il 5 ottobre 1938 suor Faustina tornava alla casa del Padre. Morì nel convento di Lagiewniki nei pressi di Cracovia, offrendosi alla misericordia divina come vittima per la conversione dei peccatori.. Venne sepolta nel cimitero della congregazione. Quando fu avviato il processo informativo per verificare l'eroicità delle sue virtù, le sue spoglie vennero trasferite nella cappella della congregazione, diventata subito cuore della devozione di molti fedeli che si affidano alla sua intercessione per ottenere conforto dell'anima e sollievo nelle malattie.È stata proclamata beata il 18 aprile 1993 e santa nel 2000, anno del Giubileo, da Giovanni Paolo II.

    MARTIROLOGIO ROMANO. A Cracovia in Polonia, santa Maria Faustina (Elena) Kowalska, vergine delle Suore della Beata Maria Vergine della Misericordia, che si adoperò molto per manifestare il mistero della divina misericordia.
 

Buongiorno...così!

 

venerdì 4 ottobre 2024

Petizione popolare per la realizzazione di una "Casa di comunità" per i cittadini eoliani: dove firmare e le ragioni della petizione

Riceviamo da Rinascita eoliana "Riccardo Gullo sindaco" e pubblichiamo

A Stromboli chi desidera firmare la petizione può farlo presso la reception dell’ Hotel Villaggio Stromboli o contattando l'assessore Barnao  

Domande frequenti e risposte brevi sulle Case di Comunità

Le ragioni della petizione

Che cos’e’ una Casa di Comunità?

La Casa di Comunità è una delle strutture previste dal Decreto Ministeriale n. 77 del 2022, che riorganizza la sanità territoriale attraverso delle strutture di “prossimità”, ovvero che rendano l’accesso ai servizi socio-sanitari sempre piu’ facile per la popolazione. Nel Decreto le Case di Comunità sono definite come “luogo fisico di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria”. Il Decreto prevede che, all’interno di ogni Distretto sanitario, sia costituita una Casa di Comunità ogni 40 – 50 mila abitanti (con deroghe per le zone più disagiate).

Le altre strutture previste sono gli Ospedali di Comunità (strutture socio-assistenziali intermedie tra l’assistenza domiciliare e l’ospedale) e le Centrali Operative Territoriali (con funzioni di coordinamento e di raccordo nella presa in carico dei pazienti).

Che differenza c’è con le Case della Salute?

Le Case di Comunità sono un’evoluzione delle Case della Salute, istituite con Decreto del Ministero della Salute nel 2007 (attuativo della Legge 27 Dicembre 2006 n. 296), e realizzate solo in alcune regioni. Le Case della Salute non prevedevano l’integrazione di tutti i servizi sociosanitari territoriali, come nelle Case di Comunità

Quante Case di Comunità sono previste in Italia e in Sicilia?

Con fondi PNRR[1] entro il 2026 si prevede di realizzare almeno 1038 Case della Comunità a livello nazionale (per raggiungere, con quelle già operative, circa 1300 strutture).

In Sicilia si prevede la realizzazione di 156 Case di Comunità.

Cosa è previsto per il Distretto Sociosanitario delle Isole Eolie?

Delle 21 Case di Comunità previste nella Provincia di Messina, una è progettata per Lipari, a servizio di tutto il Distretto socio-sanitario delle Isole Eolie. Non sono previsti Ospedali di Comunità o Centrali Operative Territoriali.[2]


Quali servizi offre la Casa di Comunità?

Nella Casa della Comunità si prevede che lavorino in modalità integrata e multidisciplinare tutti i professionisti per la progettazione ed erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale, con la partecipazione della comunità locale nelle sue varie forme: associazioni di cittadini, pazienti, caregiver, volontariato.[3]

Operative fino a 24/7 con presenza medica e infermieristica, la Case di Comunità sono il primo elemento di contatto tra il cittadino e il sistema sanitario pubblico. Comprendono, quindi, un punto di accoglienza e di orientamento, ma soprattutto vogliono essere il luogo in cui il cittadino trova risposte adeguate alle sue esigenze sanitarie o sociosanitarie, con particolare attenzione per i soggetti fragili e i pazienti cronici.

Le principali finalità delle Case di Comunità sono dunque:

·        Agevolare la presa in carico delle persone mediante un approccio multidisciplinare

·        Valutare tempestivamente il bisogno della persona e accompagnarla alla risposta più appropriata

·        Attivare percorsi di cura basati sull’integrazione tra servizi sanitari, ospedalieri e territoriali

·        Ridurre il ricorso alle strutture ospedaliere, favorendo la cura delle persone a livello locale.

 

Le Case di Comunità gestiscono sia la componente ambulatoriale che quella domiciliare dell’assistenza, quest’ultima anche con strumenti di gestione a distanza (telemedicina). In termini organizzativi, le Case di Comunità si compongono di diverse aree, tra cui:

·        Punto unico di accesso, servizi amministrativi e sistema integrato di prenotazione collegato al CUP

·        Assistenza primaria e continuità assistenziale. L’assistenza primaria è prestata da MMG (medico di medicina generale) e pediatri; sono inoltre presenti i servizi infermieristici e un’area dedicata alla continuità assistenziale (Guardia Medica)

·        Specialistica ambulatoriale e diagnostica di base

·        Prevenzione

·        Integrazione con servizi sociali e con le comunità di riferimento.

 

La novità delle Case di Comunità è anche che intendono realizzare un sistema integrato di servizi sociali e sanitari, e quindi facilitare la risposta anche ai bisogni sociali dei cittadini.

Le Case di comunità sostituiscono gli Ospedali?

No. Mentre gli Ospedali sono strutture sanitarie per il trattamento degli episodi acuti della malattia, la diagnostica avanzata e la gestione dell’alta complessità clinica, le Case di Comunità raccolgono tutte le funzioni di diagnosi, prevenzione e cura di patologie che non necessitano di ricoveri ospedalieri e, anzi, contribuiscono a ridurli.

Le Case di comunità ospiteranno anche specialisti che effettuano visite ambulatoriali?

Certamente sì; le Case di Comunità sono la sede di tutti gli ambulatori specialistici, oltre che dei medici di base

Se le visite ambulatoriali oggi a Lipari si fanno in Ospedale, c’e’ bisogno di un’altra struttura per la Casa di Comunità?

Certamente sì. Come ampiamente sottolineato più e più volte dai referenti del Distretto sanitario e dell’Ospedale, a oggi Lipari non è in grado di aumentare la presenza sul territorio di alcuni servizi (SerD, Neuropsichiatria infantile, Psichiatria), né di aumentare giornate e ore di presenza, e quindi prestazioni, di tutti gli specialisti che fanno visite ambulatoriali, per mancanza fisica di spazio.

Inoltre, le Case di comunità avvieranno presto quella che nel Decreto Ministeriale si definisce Aggregazione Funzionale Territoriale (AFT), ovvero consentiranno ai medici di famiglia (Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta) di lavorare fisicamente a contatto con gli specialisti, e aumentare l’efficacia della risposta ai pazienti. Lo stesso vale per la collaborazione tra Servizi Sociali comunali e Servizi socio-sanitari della ASP.

Se a Lipari non si riesce ad avere tutti i medici previsti dalla pianta organica dell’Ospedale, che senso ha creare un altro servizio?

Oltre al fatto che, come già spiegato, la Casa di Comunità permette di integrate il lavoro di professionisti che già operano sul territorio – aumentandone se mai le giornate e ore di presenza – la mancanza di personale medico è un problema ormai riconosciuto in tutta Italia, e che andrà affrontato a livello nazionale e regionale con soluzioni strategiche specifiche (eliminazione del numero chiuso alle università, coinvolgimento di medici stranieri ecc.).

In ogni caso, questo non e’ un motivo valido per rifiutare l’opportunità di una nuova struttura e sostenere l’evoluzione dei servizi socio-sanitari nel nostro Comune: anche quando mancano gli insegnanti, a nessuno verrebbe in mente di non ampliare o costruire le scuole…

E cosa si prevede per l’Ospedale di Lipari?

Il funzionamento dell’Ospedale di Lipari, di cui sono state ripetutamente sottolineate le carenze in varie occasioni e sedi istituzionali, non ha niente a che vedere con la realizzazione di strutture di sanità territoriale, come le Case di Comunità.

La riorganizzazione della Rete Ospedaliera nazionale e’ stata ridefinita nel 2015 da uno specifico Decreto Ministeriale, il n. 70 (o “Legge Balduzzi”), le cui direttive sono state poi sviluppate in Decreti Regionali – per la Sicilia nel Decreto dell’11 gennaio 2019 firmato dall’Assessore Razza. In quel decreto si prevede la trasformazione dell’Ospedale di Lipari in un Pronto Soccorso. A oggi pero’ non sono state attuate concrete misure per trasformare l’Ospedale in questo senso: le evidenti inefficienze e carenze dell’Ospedale di Lipari sono da ricondurre alla mancanza di personale – soprattutto medico – nonostante la riconferma di una pianta organica che prevede il mantenimento dei reparti esistenti.

L’Amministrazione comunale è costantemente impegnata in numerose interlocuzioni con la ASP provinciale e con l’Assessorato regionale (Dipartimento di Pianificazione Strategica), manifestando con proposte e progetti concreti la necessità di rispondere ai bisogni di varie categorie della popolazione e, in generale, la necessita’ di tutelare il diritto alla salute di tutti, in particolare in zone disagiate come le isole minori.



[1] Piano/Missione: PNRR/M6 – Piano nazionale di ripresa e resilienza / Missione 6 Salute; Componente:  M6C1 - Reti di prossimità, strutture  e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale; Investimento:  M6C1 I1.1 – Case della Comunità e presa in carico della persona


Lipari, l'edificio abbandonato diventerà un asilo nido. Dalla Gazzetta del sud del 4 ottobre 2024

Eoliani e amici delle Eolie...che non ci sono più (89° puntata)

 In questo filmato: Alessandro dello Skrilanka, Signora Alessandro Indricchio, Alessandro Merlino, Alessandro Profilio, Alezandru Covalciuc, Alfonsino Aiello, Mons. Alfredo Adornato

Dalla Gazzetta del 5 ottobre 2019 un articolo di Salvatore Sarpi

Scossa di terremoto al largo di Salina

Una scossa di terremoto di magnitudo 2.8 è stata registrata dalla sala operativa dell'INGV - Osservatorio Etneo, alle 13:03 di oggi, al largo di Salina, a 9,1 chilometri da Leni, ad una profondità di 12 chilometri. 

Lipari, il Chiostro normanno protagonista del convegno internazionale. L'Ansa di Salvatore Sarpi, il comunicato e un breve video

 Lipari, 4 ottobre 2024 (ANSA) 

È il Chiostro normanno di San Bartolomeo, straordinario monumento d’epoca medievale, scoperto per caso nel 1978 sull’acropoli di Lipari, dal grande archeologo Luigi Bernabò Brea, il protagonista del convegno “Difendere gli spazi sacri. Chiese e monasteri fortificati nel Mediterraneo medievale (IX e XIV secolo)”, secondo appuntamento sulle architetture medievali nel Mediterraneo che da ieri fino a domani vede in dialogo a Lipari architetti, archeologi e storici dell’arte giunti in Sicilia da Grecia, Croazia, Francia, Spagna, Marocco, Tunisia, Malta e Italia.

“Un progetto – ha spiegato Rosario Vilardo, architetto e direttore del Parco archeologico delle Eolie, che ospita la manifestazione – che punta a studiare i monasteri fortificati di tutto il Mediterraneo, a partire da quello di Lipari, con la sua cittadella arroccata sul promontorio, la sua cattedrale, il chiostro di San Bartolomeo e le mura erette a protezione sin dall’epoca greca”.

Oggi è stato anche il giorno della presentazione del libro “I chiostri nell’area mediterranea”, a cura di Arianna Carannante e Fabio Linguanti, con un focus proprio sul monumento medievale di Lipari, uno dei meno studiati del Mediterraneo medievale e che gli studiosi, ieri, hanno visitato alla luce degli studi più recenti: tra le novità, quella relativa alla data di costruzione, avviata alla fine dell’XI secolo e conclusa nel primo ventennio del XII.

Fabio Linguanti, architetto PhD della storia dell’architettura e curatore scientifico della rassegna, ha evidenziato come “partire da Lipari, significa partire dal monumento principale del suo medioevo: la cattedrale e il suo chiostro normanno. Con i contributi di studiosi da tutto il Mediterraneo ragioniamo sui rapporti fra le architetture religiose e quelle fortificate nel periodo medievale, fra il IX e il XIV secolo”.
 (Ansa)


IL COMUNICATO STAMPA E IL VIDEO


ARCHITETTURA: Lipari, il Chiostro normanno di San Bartolomeo protagonista del convegno internazionale su chiese e monasteri fortificati nel Mediterraneo medievale

Gli studiosi in visita al monumento scoperto per caso nel 1978 dal grande archeologo Luigi Bernabò Brea

Vilardo, direttore Parco Archeologico Eolie: “A Lipari un progetto di studi sulle architetture religiose medievali che riunisce la comunità scientifica di otto Paesi del Mediterraneo”

 

Lipari (ME), 4 ottobre 2024

È il Chiostro normanno di San Bartolomeo, straordinario monumento d’epoca medievale scoperto per caso nel 1978 sull’acropoli di Lipari dal grande archeologo Luigi Bernabò Brea, il protagonista del convegno “Difendere gli spazi sacri. Chiese e monasteri fortificati nel Mediterraneo medievale (IX e XIV secolo)”, secondo appuntamento sulle architetture medievali nel Mediterraneo che dal 3 al 5 ottobre vede in dialogo a Lipari architetti, archeologi e storici dell’arte giunti in Sicilia da Grecia, Croazia, Francia, Spagna, Marocco, Tunisia, Malta e Italia.

“Un progetto – ha spiegato Rosario Vilardo, architetto e direttore del Parco archeologico delle Eolie che ospita la manifestazione – che punta studiare i monasteri fortificati di tutto il Mediterraneo, a partire da quello di Lipari, con la sua cittadella arroccata sul promontorio, la sua cattedrale, il chiostro di San Bartolomeo e le mura erette a protezione sin dall’epoca greca”.

Oggi la presentazione del libro “I chiostri nell’area mediterranea”, a cura di Arianna Carannante e Fabio Linguanti (ed. All’insegna del Giglio) con un focus proprio sul monumento medievale di Lipari, uno dei meno studiati del Mediterraneo medievale e che gli studiosi hanno visitato nuovamente, ieri, alla luce degli studi più recenti. Tra le novità, quella relativa alla data di costruzione, avviata alla fine dell’XI secolo e conclusa nel primo ventennio del XII.

Il convegno, che segue la prima edizione del 2022 dedicata proprio ai chiostri, è un progetto del Parco archeologico delle Eolie – Museo archeologico Luigi Bernabò Brea della Regione Siciliana e del Laboratoire d'archéologie médiévale et moderne en Méditerranée (LA3M) dell’Università Aix Marseille. Realizzato con il sostegno dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e del Dipartimento BBCC, è ideato da Rosario Vilardo e da Fabio Linguanti, architetto PhD storia dell’architettura (Politecnico di Torino / LA3M - Aix Marseille Université), curatore scientifico della rassegna. Che aggiunge: “Partire da Lipari, significa partire dal monumento principale del suo medioevo: la cattedrale e il suo chiostro normanno. Con i contributi di studiosi da tutto il Mediterraneo – prosegue Linguanti - ragioniamo sui rapporti fra le architetture religiose e quelle fortificate nel periodo medievale, fra il IX e il XIV secolo”.

Fra i temi della seconda giornata Istria e Dalmazia, con Miljenco Jurkovic, archeologo (Uni Zagabria), che parlerà di alcuni monasteri fortificati del litorale adriatico orientale; tre i contributi sulla Grecia con Athanasios Semoglou (Aristotele Uni Thessalonike) e gli studi sulle pitture murali bizantine nei monasteri del Monte Athos, centro spirituale la cui scuola di pittura influenzò l’arte ortodossa; l’archeologo Alessandro Taddei (Uni Sapienza, Roma) sul complesso monastico di Hosios Loukas in Beozia, mentre Carlo Berardi (Uni Michigan, USA) illustrerà le ultime novità sulla Chiesa di Kosmosoteira a Feres. Quindi si torna in Italia con gli studi sui monasteri del Gargano a cura di Angelo Cardone (Uni Bari) e in Toscana, con gli archeologi Alberto Agresti e Lorenzo Crescioli, per importanti aggiornamenti sull’Abbazia di Settimo a Scandicci, condotti con la direzione scientifica di Ursula Wierer, Soprintendente BBCCAA di Firenze: evidenziato un complesso sistema di fossati, ponti e torri che consentiva ai monaci cistercensi di proteggere l’abbazia, centro economico del territorio. Ancora sul territorio italiano, a Roma, con il racconto delle strutture fortificate di Sant’Agnese fuori le mura, a cura di Daniela Esposito e Francesca Lembo Fazio (Uni Sapienza, Roma) e Federico Marazzi (Uni Suor Orsola Benincasa, Napoli). Sempre Marazzi approfondirà il tema della trasformazione dei monasteri da “civitas dei a castrum fidei” con focus sull’Italia centro-meridionale. Quindi la Calabria con le grange (aziende agricole e pastorali) fortificate, a cura di Francesco Cuteri ed Elena Di Fede (Accademia Belle Arti Catanzaro). Conclude la seconda giornata di studi lo sguardo sulle abbazie tra Alto Lazio e bassa Toscana con gli interventi di Renzo Chiovelli (Uni Sapienza, Roma) Giulia Maria Palma (Uni Lione) e Vania Rocchi.


Sabato 5 ottobre, terza e ultima giornata del convegno vede protagonista l'area tirrenica settentrionale del Mediterraneo, con interventi su Francia, Italia del nord e Sardegna. Si inizia con Nicolas Faucherre (LA3M Aix-Marseille Université) e le “cattedrali del mare” di Maguelone e Agde, chiese fortificate connesse all’istituzione di una guardia marittima sostenuta degli istituti religiosi.

A seguire Marie Pier Bonetti (LA3M Aix-Marseille Université) sulla chiesa abbaziale di Saint Victor a Marsiglia completata da torri, campanili, sale d'armi, recinti e camminamenti merlati dall’abate poi divenuto papa Urbano V. Quindi Pierre Laffont (Uni Rennes) con un eccezionale documento custodito nella Biblioteca Nazionale di Francia: un manoscritto (metà XV sec.) conosciuto come Armoriale di Guillaume Revel ricco di illustrazioni e disegni di castelli, città e villaggi del tempo. Un documento di eccezionale valore perché si tratta della più antica rappresentazione figurativa di questi monumenti.

Tre i contributi dedicati alla Liguria: si inizia con Genova e Yoshie Kojima (Uni Tokyo) sulla Chiesa di Santa Maria del Castello e il ruolo dei “magistri antèlami”, corporazione medievale di costruttori itineranti, generalmente di origine lombarda e legati ai Cistercensi. Una iscrizione li indica infatti come autori della chiesa nel quartiere storico del Molo. Ancora in Liguria con il monastero di Sant’Eugenio a Bergeggi, oggetto di studio di Alessandra Panicco (Politecnico di Torino); infine chiese e fortificazioni a Porto Venere, a cura di Simone Caldano (Associazione Piemonte Medievale). In chiusura la Sardegna e Cagliari con il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, nella relazione di Valeria Carta (Uni Cagliari).

Tutto il convegno è fruibile in live streaming sulla pagina Facebook del Parco delle Eolie a questo indirizzo https://www.facebook.com/museoLipari



Il video con il "J'accuse" del sindaco Gullo ai consiglieri d'opposizione e la replica di questi

La registrazione della riunione con il sindaco Riccardo Gullo  
 IL COMUNICATO DEI CONSIGLIERI D'OPPOSIZIONE


OGGETTO: La deriva autoritaria del Sindaco Gullo: tra promesse non mantenute, fallimenti amministrativi e inquietanti silenzi.

Chi ha assistito all’incontro di ieri, o meglio alla messinscena del Sindaco Gullo, ha potuto constatare che è ormai in preda a un vero e proprio delirio di onnipotenza. Siamo di fronte all'alba di un nuovo totalitarismo del XXI secolo.
Ieri sera, il Sindaco non solo ha rivendicato meriti per opere di cui, fino a poco tempo fa, ignorava l’esistenza, ma ha anche osato vantarsi di successi che, a sentir lui, Lipari non avrebbe mai conosciuto prima del suo arrivo. Ha dimenticato di rivendicare, però, i finanziamenti ottenuti da altri e oggi ridimensionati, se non persi (ci manca poco) per il prolungamento del porto aliscafi di Sottomonastero e la paralisi dei progetti “Isola Verde” del PNRR.
Per quindici anni, subito dopo aver perso le elezioni come candidato Sindaco nelle amministrative del 2007, ha osservato Lipari da lontano, dalla sua posizione di "Sindaco" del primo comune a disposizione, disinteressandosi anche delle problematiche comuni per mere beghe politiche. Ora si presenta come il salvatore della nostra comunità.
Affermare che negli ultimi 40, addirittura 50 anni, nessuno ha fatto nulla per il nostro territorio e che solo lui sta cambiando le sorti del paese è semplicemente ridicolo. In questi 40 anni ha incluso anche il suo Vice Sindaco, alcuni assessori e persino lo stesso Giacomantonio. Il massimo dell'arroganza.

Siamo di fronte a una distorsione della realtà che rasenta la follia. È il chiaro segno del fallimento di tutte le promesse fatte in campagna elettorale, soprattutto su temi cruciali come l’Ospedale, il Tribunale, l’Istruzione, i Trasporti marittimi e la Promozione turistica. Tutte questioni abbandonate vigliaccamente, preferendo nascondersi dietro la scusa della "non competenza comunale" piuttosto che lottare per risolverle. Questa è la dimostrazione di un Sindaco incapace, che non sa più come mascherare i suoi fallimenti.

L'unico modo che gli rimane è insultare chi dissente dal suo regime, in particolare alcuni Consiglieri Comunali e giornalisti locali. Alcuni consiglieri, eletti dal popolo e non certo per sua nomina, vengono accusati di essere "lontani dai valori di civiltà". Altri vengono definiti traditori e falsi. Si arriva persino a resuscitare vecchie questioni private, chiuse e sepolte da oltre vent'anni con sentenze definitive, per insinuare presunti conflitti di interesse legati alla bocciatura della Casa della Salute. 
Un modo che, secondo la sua perversa logica, serve a colpire chi ha osato opporsi.
Noi comprendiamo che per alcuni amministratori la vendetta sia una strategia di lotta, ma qui siamo di fronte a un’altra storia. Non ci sogneremmo mai di insinuare, ad esempio, che il Sindaco raccolga legna dagli alberi comunali potati o abbattuti, la faccia tagliare agli operari comunali a misura di stufa o forno, e la faccia trasportare dagli stessi vicino a casa sua per uso personale.

Peccato che il Sindaco Gullo non abbia parlato dei temi che realmente interessano il paese, come l’istituzione dell’Area Marina Protetta delle Eolie, per la quale ancora attendiamo una risposta alla nostra interrogazione.
Peccato che il Sindaco Gullo non abbia affrontato la questione dei progetti “Isola Verde” legati al PNRR o del caos amministrativo che regna negli uffici comunali, dove si susseguono dimissioni, rinunce agli incarichi e richieste di trasferimento.

Peccato che il Sindaco Gullo non abbia parlato dello smembramento di alcuni uffici, con il rischio di danni incalcolabili per la collettività e per la stessa struttura comunale, che potrebbero presto suscitare l’interesse della Procura della Repubblica.
Peccato che il Sindaco Gullo non abbia menzionato la sua incoerenza politica, dimostrata dal teatrino delle dimissioni, quando dichiarava di non voler restare a "cuocere a fuoco lento" qualora fosse rimasto in minoranza. Eppure, nonostante l’evidenza e le contraddizioni, ha instaurato negli ultimi mesi un legame ancora più intenso con la sua poltrona. Evidentemente, il Sindaco Gullo, contrariamente a quanto millantato, ha pensato bene, vista la grande popolarità di cui gode, che era meglio accontentarsi dell’uovo oggi piuttosto che della la gallina domani. 

Peccato che il Sindaco Gullo non abbia spiegato a tutti come intenda contingentare il turismo, visto quanto annunciato qualche mese fa ad un noto quotidiano regionale.
Peccato che il Sindaco Gullo non abbia parlato delle sue azioni per difendere la nostra sanità. Anziché, infatti, lottare per ottenere più medici, il vero problema del nostro ospedale, promuove una petizione per una struttura decentrata che, paradossalmente, rischia di svuotare e far chiudere l’ospedale di Lipari.

Infine, peccato che il Sindaco Gullo non abbia parlato dei suoi assessori "fantasma" e delle loro attività, o meglio della loro totale inattività.
Tutti temi e questioni avvolti da inquietanti silenzi che hanno trovato nell’incontro di ieri ulteriori conferme.
I Consiglieri Comunali
F.to Gaetano Orto
F.to Adolfo Sabatini
F.to Cristina Dante
F.to Raffaele Rifici
F.to Giorgia Santamaria

Il #pensiero di Don Bernardino Giordano: San Francesco e Papa Francesco

Buon compleanno a...

... Francesco Megna, Salvatore Cincotta, Concetta Cincotta, Angela Tesoriero, Vincenzo Mirabito, Roberto Gurgone, Oscar Caimano, Salvo Giannetto, Giuseppe Merlino, Francesco Lo Nardo, Francesco Corrieri, Francesca Marino  

Prestigiosa affermazione a Roma per il giovane chef liparese Alessio Currò. Primo classificato a EmergenteChef selezione centro - sud


Prestigiosa affermazione a Roma per il giovane chef liparese Alessio Currò del Therasia - Il Cappero. Alessio si è classificato al 1° posto della selezione centro sud di EmergenteChef, la prestigiosa vetrina, tenutasi a Roma, presso il Centro di formazione Elis, il 1° e il 2 ottobre, nell'ambito del format Emergente che prevede una serie di gare dedicate ai vari settori della ristorazione ed ospitalità e comprende, oltre ad EmergenteChef, EmergentePizza, EmergenteSala EmergentePastry.

Emergente in quasi 20 anni di competizioni ha lanciato tantissimi talenti che ora sono diventati i protagonisti indiscussi della ristorazione e dell’ospitalità italiana.


I concorrenti sono stati scelti unicamente per questioni di merito e a stilare la graduatoria finale, dopo aver valutato i piatti proposti dagli chef, è stata una giuria composta da giornalisti ed esperti del settore

Alessio, grazie a questa performance, parteciperà alla finale nazionale in programma nel 2025.

Per il giovane Currò una prestigiosa affermazione in uno degli eventi più importanti del settore se si considera che Emergente, in quasi 20 anni di competizioni, ha lanciato tantissimi talenti che ora sono diventati i protagonisti indiscussi della ristorazione e dell’ospitalità italiana.



Oggi, 4 ottobre: San Francesco D'Assisi

San Francesco d'Assisi

S. Francesco nacque ad Assisi l'anno 1182 da Pietro Bernardone e da madonna Pica, ricchi commercianti. La sua nascita fu circondata da avvenimenti misteriosi: un mendicante, presentatosi a madonna Giovanna Pica, pochi giorni prima della nascita di Francesco, le disse: « Fra queste mura spunterà presto un sole... »; il giorno stesso della nascita, essendo la madre oltremodo accasciata per i dolori del parto, un altro pellegrino le disse: « Tutto andrà bene, purchè la madre sia condotta nella stalla », e così avvenne. Un altro giorno fu udito pér le vie di Assisi un romito che gridava: « Pace e bene, pace e bene! » il futuro motto di Francesco. La dolce madonna Pica taceva e pregava, pensando: cosa mai sarà di questo fanciullo così prediletto da Dio?

  Intanto Francesco cresceva vivace, allegro, amante delle spensierate brigate, delle laute cene, dei suoni e dei canti. Siccome gli affari andavano bene, il padre lo avviò alla mercatura. Di ingegno vivace, riusciva a meraviglia; combattè anche contro Perugia e sostenne lunga prigionia.

  La grazia di Dio intanto lavorava. Un giorno gli amici, vedendolo assorto, gli domandarono: « Pensi a prendere moglie? ». « Sì, rispose Francesco, e sposerò la donna più bella e più amabile del mondo ». Si riferiva a « madonna povertà »! Una mattina, è colpito, in una chiesetta di campagna, da un brano del Vangelo, che dice: "Non tenere né oro né argento né altra moneta; non borse, non sacchi, non due vesti, non scarpe, non bastone". Si spogliò di tutto, diede quanto aveva in elemosina, e a suo padre che l'aveva citato davanti al Vescovo, diceva rendendogli anche i vestiti: « Finora ho chiamato Pietro di Bernardone mio padre, d'ora in poi a maggior ragione dirò: Padre mio che sei nei cieli ». Esce all'aperto e, immediatamente. mette in pratica il consiglio evangelico. Si scalza, s'infila una tunica contadinesca, getta la cintura di cuoio e al suo posto s'annoda sui fianchi una corda. (La cintura di cuoio era nel medioevo la parte più importante dell'abito, tanto importante che Dante. quando vorrà lodare la rude semplicità dei vecchi fiorentini, li dirà "cinti di cuoio e d'osso")

  Da quel giorno l'eroismo di Francesco non ebbe più limiti: i poveri, i lebbrosi, gli ammalati di ogni specie furono la sua parte életta. Fu trattato da pazzo, percosso, vilipeso, maledetto, ed egli ricambiava tutto con preghiere, carità, amore. Ai suoi seguaci che volle chiamare « Frati Minori » insegnava il lavoro, l'elemosina, la preghiera e la povertà più assoluta.

  Dove passò portò la benedizione di Dio: la pace fra le fazioni e l'amore fra i nemici: convertì peccatori, salvò miserabili, protesse oppressi.

San Francesco


I tre voti francescani, obbedienza, povertà e castità, non erano pesi che il figlio di Pietro Bernardone prendeva sulle sue grame spalle e che imponeva ai compagni d'avventura. Al contrario, quei voti rendevano lui e i suoi seguaci più presti e leggeri. L'obbedienza scioglieva da ogni dubbio; la povertà liberava da ogni cupidigia; la castità sollevava da ogni impegno carnale. I vizi contrari a quei voti, cioè la superbia, l'avarizia e la lussuria, erano tre mostruose fibbie, che imbrigliavano l'uomo mondano.

  Benedetto dal papa, estese ovunque ed a tutti la sua opera; istituì le Clarisse; fondò e diffuse il Terz'Ordine. Andò fra i Turchi: mandò apostoli dappertutto a portare «pace e bene ». Alla Verna, Dio impresse sul suo servo fedele il segno del suo amore: le sacre stimmate.

  Compose laudi in onore del suo Dio perchè esclamava: « L'amore non è amato, l'amore non è amato! ». Morì, benedicendo i suoi figliuoli e la sua cara città di Assisi, il 4 ottobre 1226.

  Fu chiamato il più santo degli Italiani, e il più Italiano dei santi; assieme a S. Caterina da Siena è il grande protettore della nostra amata patria.

PRATICA. Ad onore di S. Francesco facciamo oggi una mortificazione ed una elemosina.

PREGHIERA. O Dio, che per i meriti di S. Francesco accrescesti la tua Chiesa di una nuova famiglia, concedici di disprezzare a suo esempio le cose terrene, e di poter partecipare alla gioia dei doni celesti.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Assisi, in Umbria, il natale di San Francésco, Levita e Confessore. Fondatore di tre Ordini, cioè dei Frati Minori, delle Povere Donne, e dei Fratelli e delle Sorelle della Penitenza. La sua vita, piena di santità e di miracoli, fu scritta da san Bonaventura.

San Francesco e il Natale

  La natura fantastica del "giullare di Dio" e insieme la sua intuizione didattica si manifestarono specialmente nella più poetica rappresentazione ideata in un bosco, cioè nel Presepio di Greccio.

  Per Francesco il Natale era la festa delle feste, appunto perché Dio stesso, con la sua adorabile incarnazione, scendeva in terra, e si faceva fratello degli uomini. Frate, non monaco. L'eterno entrava nel tempo; l'immobile diventava viandante. Dal Natale in poi, tutte le strade sarebbero state come quella d'Emmaus.

  Il santo dell'umiltà si commuoveva all'idea dell'infinita umiliazione di Dio che si fa uomo. Il santo della povertà piangeva al pensiero dell'estrema indigenza di Gesù, nato in una stalla. E finalmente, il santo della perfetta letizia si rallegrava al ricordo dell'Alleluia celeste.

  Il Natale era dunque la festa più francescana dell'anno liturgico. Vi si celebrava l'umiltà, la povertà e l'innocenza. I tre voti francescani brillavano, con meraviglioso fulgore, nel cielo natalizio.

  "Se io potessi parlare all'imperatore," diceva Francesco "vorrei pregarlo di emanare un comando generale, perché tutti coloro che lo possono, spargano per le vie frumento e granaglie nel giorno di Natale, sicché in quel giorno di tanta solennità gli uccelli abbiano cibo in abbondanza". Anche questo sarebbe stato un modo di rendere evidente la gioia natalizia, comunicandola, attraverso il cibo, anche agli abitanti dell'aria.

  Un anno, il Natale cadeva di venerdì e fra' Monco, il cuciniere, fu in dubbio se fare, in quel giorno, di grasso o di magro. "Faresti peccato, o fratello" gli gridò Francesco "chiamando venerdì il giorno in cui è nato Gesù. Vorrei che in un giorno come questo mangiassero carne anche le pareti e, non potendo, ne fossero almeno unte di fuori!"

  Soltanto la fantasia d'un uomo sobrio e continente come lui poteva immaginare qualcosa di simile.

  Nell'inverno del 1223 ebbe finalmente l'idea della prima sacra rappresentazione. Mandò a chiamare il signore di Greccio, Giovanni Velita, e gli disse: "È mio pensiero rievocare al vivo la memoria di quel Bambino celeste che è nato laggiù in Betlem, e suscitare davanti al suo sguardo e al mio cuore gl'incomodi delle sue infantili necessità: vederlo proprio giacere su poca paglia, reclinato in un presepio, riscaldato dal fiato di un bue e di un asinello".

  Così, la notte di Natale del 1223, nel bosco di Greccio, avvenne la prima rappresentazione natalizia inventata da San Francesco: il Presepio.

  Un sacerdote celebrò la Messa di mezzanotte sopra una mangiatoia. San Francesco, non essendo sacerdote, ma soltanto diacono, cantò il Vangelo della Nascita, e lo spiegò al popolo, accorso nel bosco di Greccio con fiaccole accese.

  Chiamava Gesù " il bambino di Betlem ", e nel pronunziare queste parole — narra il suo primo biografo — sembrava una pecora che belasse "talmente la sua bocca era ripiena, non tanto di voce, quanto di dolce affetto". "E nominando il Bambino di Betlem, oppure dicendo Gesù, lambivasi con la lingua le labbra, quasi a gustare e deglutire la dolcezza di quel nome."

San Francesco Presepe


San Francesco e gli animali

San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati.

Un giorno S.Francesco andò alla elemosina assieme a frate Massèo e i due si imbatterono in un uomo che portava al mercato due agnelli da vendere, legati, belanti e penzolanti dalla spalle.

All'udire quei belati, il servo di Dio, vivamente commosso, si accostò, accarezzandoli, come suol fare una madre con i figlioletti che piangono, con tanta compassione e disse al padrone: "Perché tormenti i miei fratelli agnelli, tenendoli così legati e penzolanti?". Rispose: "Li porto al mercato e li vendo: ho bisogno di denaro".

E Francesco: "Che ne avverrà?". E quello: "I compratori li uccideranno e li mangeranno».

Nell'udire questo il santo esclamò: «Non sia mai! Prendi come compenso il mio mantello e dammi gli agnelli». Quell'uomo fu ben felice di un simile baratto, perché il mantello, che Francesco aveva ricevuto a prestito da un uomo proprio quel giorno per ripararsi dal freddo, valeva molto di più delle bestiole.

Infatti ogni creatura dice: Dio mi ha creato per te, o uomo! Noi che siamo vissuti con lui, lo vedevamo rallegrarsi interiormente ed esteriormente di quasi tutte le creature, così che, toccandole o mirandole, il suo spirito sembrava essere in cielo, non in terra. E per le grandi gioie che aveva ricevuto e riceveva dalle creature, egli compose, poco prima della sua morte, alcune Lodi del Signore per le sue creature, per incitare alla lode di Dio i cuori di coloro che le udissero, e così il Signore fosse lodato dagli uomini nelle sue creature»

San Francesco e gli animali


Dai "Fioretti" di San Francesco 
  Come Santo Francesco convertì tre ladroni micidiali, e fecionsi frati; e della nobilissima visione che vide l'uno di loro,il quale fu santissimo frate.

  Santo Francesco andò una volta per lo distretto del Borgo a Santo Sipolcro, e passando per uno castello che si chiama Monte Casale, venne a lui uno giovane nobile e molto dilicato, e dissegli: "Padre, io vorrei molto volentieri essere de' vostri frati". Rispuose Santo Francesco: "Figliuolo, tu se' giovane, dilicato e nobile: forse che tu non potresti sostenere la povertà e l'asprezza nostra". Ed egli: "Padre, non sete voi uomini come io? dunque, come la sostenete voi, così potrò io colla grazia di Cristo". Piacque molto a Santo Francesco quella risposta; di che benedicendolo, immantanente Io ricevette all'ordine e puosegli nome frate Agnolo. E portassi questo giovane sì graziosamente che ivi a poco tempo santo Francesco il fece guardiano nel luogo detto di Monte Casale. continua >>



Cantico delle creature



San Francesco Giotto



Altissimu; onnipotente bon Signore,
  tue so' le laude, la gloria e l'onore et orme benediczione.
  Ad te solo, Altissimo, se confano et nullu omu ène dignu te mentovare.

Laudato si, mi Signore, curo tucte le tue creature,
  spezialmente messor lo frate sole,
  lo quale jorna, et allumini per lui;
  et ellu è bellu e radiante rum grande splendore;
  de te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si, mi Signore, per sora luna e le stelle;
  in celo l'hai formate clarite et preziose et belle.

Laudato si, mi Signore, per frate vento
  et per aere et nubilo et sereno et orme tempo,
  per le quale a le tue creature dai sustentamento.

Laudato si, mi Signore, per sor'acqua,
  la quale è multo utile, et umele, et preziosa et casta.

Laudato si, mi Signore, per frate focu,
  per lo quale ennallumini la nocte,
  et elio è bellu, et jucundo. et robustoso et forte.

Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre terra,
  la quale ne sustenta e governa,
  e produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba.

Laudato si, mi Signore, per quilli che perdonano per lo tuo amore
  e sostengo infirmitate et tribulazione.
  Beati quilli che sosterranno in pace,
  ca de te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si, mi Signore, per sona nostra morte corporale,
  da la quale nullu orno vivente pò scappare.
  Guai a quilli che morrano ne le peccata mortali.
  Beati quilli che se trovarà ne le tue sanctissime voluntati;
  ca la morte secunda no '1 farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore, e rengraziate.
  e serviteli cum grande umilitate.




TESTAMENTO DI SAN FRANCESCO (1226)




Tomba di San Francesco


Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza cosi: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo. continua >>





Preghiera semplice




San Francesco di Cimabue


Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:

dove è odio, fa ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dove è discordia, ch'io porti la fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la speranza.

Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.

Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poichè:

Sì è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Amen.




Benedizione a Frate Leone




Benedizione a Frate Leone


Il Signore ti benedica e ti custodisca.
Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.
Volga a te il suo sguardo e ti dia pace.
Il Signore ti dia la sua grande benedizione.

Benedicat tibi Dominus et custodiat te,
ostendat faciem suam tibi et misereatur
tui convertat vultum suum ad te
et det tibi pacem
Dominus benedicat frater Leo, te
Benedicat, benedicat,
benedicat tibi Dominus
et custodiat te Frater Leo, te



Benedizione di San Francesco



Fratello Sole e Sorella Luna



Dolce è sentire
Come nel mio cuore
Ora umilmente
Sta nascendo amore
Dolce è capire
Che non son più solo
Ma che son parte di una immensa vita
Che generosa
Risplende intorno a me
Dono di Lui
Del Suo immenso amore
Ci ha dato il Cielo
E le chiare Stelle
Fratello Sole
E Sorella Luna
La Madre Terra
Con Frutti, Prati e Fiori
Il Fuoco, il Vento
L'Aria e l'Acqua pura
Fonte di Vita
Per le Sue Creature
Dono di Lui
Del suo immenso amore
Dono di Lui
Del suo immenso amore

Buongiorno...così!


 

giovedì 3 ottobre 2024

Lipari, convegno internazionale sugli spazi sacri del Medioevo. Dalla Gazzetta del sud del 3 ottobre 2024

L'incontro pubblico del sindaco Gullo (La diretta)


 Per visualizzare la diretta cliccare sulla foto. 
NB: non gestiamo noi la diretta motivo per cui ci scusiamo per eventuali inconvenienti.

Due anni di mandato, ora l'assemblea di Gullo. Dalla Gazzetta del sud del 3 ottobre 2024

Eoliani che non ci sono più (riproposizione IV video) durata 7 minuti circa

Al RomaCinemaFest il film di Barbareschi ambientato a Filicudi

Sarà presentato al RomaCinemaFest , dal 16 al 27 ottobre, “Paradiso in vendita”, di Luca Barbareschi, il film ambientato a Filicudi e interpretato da Donatella Finocchiaro con Bruno Todeschini, Domenico Centamore. Nel cast anche l'attore francese Vincent Nemeth.

LA TRAMA
Nel 2015, al governo greco, in profonda crisi economica, venne in mente di vendere alcune isole dell’Egeo. Non ne fece niente, ma è da questa vecchia notizia di cronaca che prende spunto il nuovo film diretto da Luca Barbareschi, che riambienta la storia in un’immaginaria isoletta siciliana, Fenicusa, che il governo italiano in bancarotta decide di vendere ai francesi. Che naturalmente accettano, inviando un loro “ambasciatore” per lottizzare, comprare, “francesizzare” il territorio e la popolazione molto recalcitrante.

E' deceduta Carmela Lunghi ved. Cosentino

Le onoranze funebri sono a cura della ditta
ALFA & OMEGA di Lipari
                                              Alla famiglia le nostre condoglianze

Da domani i festeggiamenti in onore della Beata Vergine del Rosario e di San Francesco D'Assisi nella chiesa dei Cappuccini