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domenica 22 dicembre 2024

Il #pensiero di Don Bernardino Giordano: Speranza è incontro

Ginostra: Massi "scalfiti" e il rischio rollo

 

Resta difficile la situazione di Ginostra dove l’approdo aliscafi, dopo che i marosi hanno scagliato due ampie parti del muraglione sui respingenti, resta inoperabile. 

Stamattina un tentativo di frantumarli, con un piccolo escavatore, e rimuoverli, è stato fatto da parte degli operai della ditta Fra.Ma. che nel borgo sta operando a seguito dell’emergenza alluvione: ma è stato chiaro, da subito, che per una reale frantumazione delle due mastodontiche strutture occorrerebbero attrezzature ben più possenti che a Ginostra nessuno possiede. 

Il servizio comunale di Protezione civile assicura che, appena le condizioni meteo, lo consentiranno porterà su Ginostra mezzi idonei per la rimozione dei blocchi. 

Non è detto, comunque, che la "frantumazione" risolva la situazione poiché occorre comprendere cosa la mareggiata ha depositato sui fondali e che potrebbe essere da ostacolo all’approdo dei mezzi veloci. 

Come è ben evidente siamo di fronte ad una situazione che rischia di protrarsi a lungo, al punto che si paventa il riutilizzo del famoso “rollo”: un utilizzo che non appare certo facile considerando la strutturazione dei nuovi mezzi veloci, non dotati di “scaletta” come i vecchi aliscafi.

Per la cronaca stamane arriverà la nave, mentre la corsa in aliscafo, coma da canale Telegram, è stata omessa


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E' deceduta Maria Biviano

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Alfa&Omega di Lipari
Alla famiglia le nostre condoglianze

C.S. Lipari...una storia a tinte rosso blu: Ex calciatori del Lipari in visita al museo del calcio di Nino Donia

Nei giorni scorsi alcuni ex giocatori del Lipari sono stati in visita al Museo del calcio di Nino Donia, portando in dono una maglia rosso - blu e gagliardetti.

Nei giorni a seguire pubblicheremo le singole foto. 










In questa foto da sx: Pippo De Salvo, Giovannello Aricò, Giovannino Camuglia, Nino Donia (patron del museo), Rocco de Luca, Gaetano La Versa e Gaetano Accetta

LA PAROLA - Commento al Vangelo di domenica 22 DICEMBRE 2024

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Oggi: Santa Francesca Saverio Cabrini

Nella luminosa mattinata del 15 luglio 1850 uno stuolo di colombe apparve nel cielo di S. Angelo Lodigiano, piccolo paese dell'ubertosa pianura lombarda, volteggiò sulla casa dei coniugi Cabrini e si posò sul tetto e sui davanzali delle finestre; poco dopo in quella medesima casa nasceva una graziosa bimba, gracile e malaticcia, cui fu posto il nome di Francesca. Fin da piccola ricevette una sana educazione. 

Giungevano ogni tanto dei fascicoli sulle opere che i missionari svolgevano nel mondo; Francesca ne sentiva la lettura fatta dal padre, e ne era così affascinata, che fin dall'infanzia si vide in lei ciò che sarebbe stato l'ideale della sua vita: farsi Missionaria. La piccina cominciò a studiare sotto la guida della sorella maggiore, dalla quale apprendeva gli insegnamenti della dottrina cristiana. 

A undici anni emise il voto di castità e cominciò ad imporsi delle discipline e mortificazioni. Andò poi in collegio, secondo il volere dei genitori, e a 18 anni ne uscì con il diploma di maestra. Ma ella si sentiva chiamata alla vita religiosa e ben due volte aveva già chiesto di potersi far suora, e due volte era stata respinta per motivi di salute. A vent'anni Francesca perdette in breve tempo il padre e la madre. Fu così che accettò di andare a Codogno per dirigere un Istituto di carità. Qui potè avverarsi il suo sogno: il 19 settembre 1877, a 27 anni, pronunciò con alcune compagne i santi voti e divenne Superiora dello stesso Istituto. 

Ma poco dopo, per complicazioni causate dallo squilibrio mentale dell'ex-superiora, l'Istituto venne sciolto e il Vescovo incaricò Suor Francesca di fondarne uno nuovo, che il mese dopo ricevette l'approvazione diocesana col nome di Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore. Francesca aveva allora trent'anni, era sempre debole e malaticcia, senza molta istruzione, senza appoggi, senza risorse finanziarie. 

Innanzitutto ella pensò che l'Istituto dovesse avere una funzione educativa : accogliere ed istruire le giovanette. Comincia ora per Francesca una nuova vita di stenti e di sacrifici. Dopo Codogno apre altre Case a Milano, a Roma, e in altre parti d'Italia. 

Ma il suo sogno rimaneva sempre quello di partire per le missioni e per questo rivolse a Leone XIII la domanda per essere inviata in Cina. 

« Ma perché in Oriente? — le rispose il grande Papa — Vi sono altri luoghi dove è necessaria la nostra azione. Vi è per esempio, l'America. Migliaia e migliaia di emigrati italiani vivono negli Stati Uniti. Sono in quel vasto paese da poco tempo e non ne conoscono la lingua, i costumi. Avrebbero bisogno di scuole, educandati, orfanotrofi ». E Madre Cabrini obbediente partì con lo stesso slancio che l'aveva sempre animata, e lì fondò orfanotrofi ed ospedali a vantaggio specialmente degli emigrati italiani. D'ora in poi Madre Cabrini farà la spola fra l'America e l'Europa per fondare nuove Case o per visitare quelle già fondate. 

Dagli Stati Uniti passa al Nicaragua, poi nell'Argentina, nel Perù, nel Cile, ovunque fondando orfanotrofi e ospedali. Poi passa in Spagna, in Francia, in Inghilterra e di nuovo in Italia, dove ha la consolazione di vedere approvata definitivamente la sua opera dalla Chiesa. D'ora in poi Madre Cabrini resterà sempre in America tra i suoi emigrati e in mezzo a questi morirà il 22 dicembre 1917. 

PRATICA. Un giorno chiesero a Madre Cabrini dove attingesse la forza per fare tutto quello che faceva e lei rispose: nella preghiera. Se vogliamo far prosperare le nostre opere di apostolato e le opere di bene, irroriamole colla preeghiera, soprattutto con la grande preghiera della carità e dell'amore verso il prossimo. 

PREGHIERA. O Dio, per intercessione di S. Francesca Cabrini, dàcci, te ne preghiamo, quella grande carità e quel grande amore verso il prossimo che fu il segreto della Santa di cui oggi celebriamo la festa.

Buongiorno e buona domenica...così!