La problematica relativa al divieto di combustione per sterpaglie sfalci di potature sembra essere lontana da una soluzione adeguata.
L’equiparazione, infatti, dei residui vegetali ai rifiuti tradizionali comporta il divieto di eliminarle mediante procedure di combustione, ma ciò sta generando enormi problemi in tutto il territorio comunale e la popolazione è stremata da questo problema che, va ricordato, interessa tutto il territorio nazionale, anche se soltanto in Sicilia e in altre poche regioni è stata fornita un’interpretazione restrittiva della norma da parte del Corpo Forestale dello Stato.
I rischi denunciati da tempo presso tutte le sedi istituzionali preposte, sono di tre tipi: igienico – sanitario, di protezione civile ed socio-economici
Problemi di tipo igienico-sanitario: l’accumulo di enormi cataste di residui che si riscontrano in tutto il territorio comunale, anche nei pressi dei centri urbani e di scuole, sono un ricettacolo di topi e di qualunque genere di parassita pericolosi per la salute umana.
Problemi di Protezione Civile: l’accumulo indiscriminato di residui di potature e materiale vegetale, soprattutto in prossimità di torrenti e valloni, che rappresentano il 95% di tutto l’intero territorio comunale, rappresentano una potenziale “Bomba ad orologeria”, perché in caso di eventi calamitosi imprevedibili, come purtroppo in questi ultimi anni si stanno verificando (da Giampilieri a Genova, dall’Elba a Barcellona P.G. e Saponara), rischiano di tracimare a valle trasformandosi in micidiali tappi che impedirebbero il normale deflusso delle acque.
Problemi di tipo socio-economico: Salina da sempre ha potuto vantare un’anima agricola non indifferente che dà luogo produzione di eccellenze come il vino Salina I.G.T.,la Malvasia D.O.C., i capperi (oggi presidio Slow Food), ma anche una discreta produzione di olio d’oliva e agrumi, che permette sia alle numerose aziende agricole presenti di poter alimentare un mercato ed un indotto notevole, sia a tutti gli abitanti di Salina di poter coltivare i propri terreni, e trarre un vantaggio, in termini di risparmi economici, non indifferenti soprattutto in questo periodo di crisi economica diffusa. A ciò si deve aggiungere anche il limite di sopportazione di tale divieto di combustione da parte degli abitanti, che è stato notevolmente superato e che rischia di sfociare in ben più gravi episodi anti sociali.
Sono numerosi i cittadini che quotidianamente si presentano presso gli uffici comunali protestando per tale assurda ed ingiusta imposizione, come testimoniano le decine di richieste avanzate per essere autorizzati alla combustione, e la frustrazione di chi li rappresenta, avendone avuto mandato popolare, è enorme ogni volta che si deve spiegare loro il perché non si possa bruciare i residui vegetali, pur condividendone in pieno le varie esigenze.
Il Consiglio Comunale di Santa Marina Salina, organo per eccellenza in cui si esprime la volontà popolare, è stato investito della questione ( seduta del 24.09.2011) e ha dato mandato al Sindaco, anche nella veste di Coordinatore Regionale ANCIM, di coinvolgere tutti gli attori interessati affinché si potesse trovare una soluzione.
Il Sindaco Lo Schiavo ha investito della questione il Ministero dell’Ambiente, giungendo ad assumersi una grande responsabilità nel’emanare un’apposita ordinanza per autorizzare a smaltire mediante bruciatura tutto il materiale presente, ma quest’ultimo atto non risparmiava l’interessato dall’andare incontro alle dure sanzioni amministrative e penali previste dalla Legge.
Ci ha provato anche l’ARS, massimo organo della rappresentanza popolare in Sicilia, con una Legge per lo Sviluppo dell’Agricoltura, approvando all’unanimità un articolo che derogasse a tale inconcepibile divieto, ma il Commissario dello Stato l’ha impugnata sostenendo il principio fondamentale di ogni ordinamento giuridico "lex superior derogat inferiori" che, in caso di antinomia tra due norme giuridiche stabilisce che prevale quella che è stata posta in essere dalla fonte del diritto sovraordinata secondo la gerarchia delle fonti esistente nell'ordinamento. Risultato: una norma regionale non può derogare ad una norma statale, che a sua volta discende da una Direttiva Europea. Della questione è stato investito anche il Sig. Prefetto di Messina, rappresentante del Governo centrale nella Provincia, con la richiesta esplicita di convocare una riunione con tutti gli attori interessati dalla problematica, ma ad oggi non sono pervenute Sue notizie.
Nel frattempo i cittadini si sono fatti sentire anche con una petizione che ha prodotto circa duecento adesioni per manifestare le proprie perplessità riguardo a tale importante problematica e il Comune sta coinvolgendo le più importanti associazioni ambientaliste, come Legamebiente, e nei prossimi sarà avviata un’altra raccolta firme per chiedere al Governo Nazionale la modifica di tale assurda norma, che sarà estesa a tutti i comuni delle Isole di Sicilia e ai numerosi Comuni siciliani interessati.
Le isole minori devono essere luoghi abitabili tutto l’anno, e bisogna attivare tutti i provvedimenti affinché questi luoghi, sedi di parchi, riserve naturali, siti UNESCO, non debbano essere penalizzati da norme ingiuste che non tengano conto delle particolarità dei luoghi in cui si applicano.
Si invitano tutte le Amministrazioni Comunali delle Isole Minori e della Sicilia interessate da questa grande problematica a farsi promotrici di raccolte firme tra la popolazione affinché possa essere dato il giusto e ponderato sostegno presso le sedi opportune per la risoluzione della problematica.
Si informa che a partire dal 14 dicembre 2011 presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Santa Marina Salina sarà disponibile l’apposito modulo per la raccolta firma per la modifica articolo 185 del D.Lgs 152/2006, modificato dal D.Lgs. 205/2010, art.13.