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(di Renato Cacciapuoti) Con il Decreto
dell’assessore regionale del Territorio e dell’Ambiente della Regione Siciliana
(D.A. 114/GAB del 15 marzo u.s.), è stato anticipato, rispetto agli anni
passati, l’inizio della stagione antincendio boschivo dal 15 maggio sino al 31
ottobre 2024.
La suddetta
decisione prende le mosse dall’analisi dei dati statistici relativi agli eventi
verificatisi nell’ultimo quinquennio e nell’ultimo decennio, i quali
evidenziano un significativo incremento del numero di incendi boschivi a
partire dalla seconda metà del mese di maggio ed una attenuazione degli eventi
in ottobre. Invero le statistiche raccontano che nei mesi prettamente invernali
si sono verificati eventi anche rilevanti.
I cambiamenti
climatici in atto, recanti maggiori temperature e prolungate siccità, hanno
reso ancora più alto il rischio che possano verificarsi incendi boschivi e/o di
interfaccia (linee,
superfici o zone dove costruzioni o altre strutture create dall’uomo si
incontrano o si compenetrano con aree naturali o vegetazione combustibile) difficilmente
contenibili, con le risorse umane e strumentali disponibili. Senza una adeguata
prevenzione dei rischi la sola lotta attiva contro gli incendi sembra non
essere sufficiente.
Nelle zone a clima
mediterraneo, a causa delle succitate sfavorevoli condizioni meteo, legate al
cambiamento climatico globale, gli incendi non rappresentano più un pericolo riconducibile
solamente al periodo estivo.
L’estate del 2023
ha visto bruciare, senza soluzione di continuità, il nostro meridione. I dati e
le previsioni inducono a ritenere che anche il 2024 sarà un “annus horribilis” per quanto attiene gli
incendi boschivi e di interfaccia.
n un simile
contesto, gli spazi di ottimismo sono davvero fievoli. Si rende necessario dunque
apportare un cambiamento negli approcci finora usati per prevenire il fenomeno
degli incendi.
Alcuni dei
cambiamenti auspicati involgono le Ordinanze in materia di prevenzione dal
rischio incendi, fondamentale strumento nelle mani dei Sindaci. Le misure di
prevenzione si devono tradurre in interventi concreti da calibrare tenendo
conto delle peculiari caratteristiche del territorio.
Ad esempio, la realizzazione
di fasce parafuoco assume importanza strategica unitamente alla rimozione
completa della vegetazione dai bordi stradali. È oggettivamente dimostrato che
la maggior parte degli incendi si propaga agevolmente grazie alla presenza di
materiale vegetale secco lungo i cigli stradali. Nonostante i bilanci sempre
più magri degli Enti pubblici è opportuno che gli interventi di pulitura siano
realizzati in anticipo (preferibilmente entro la data di apertura della
stagione antincendio) e ripetuti almeno una volta durante il periodo
estivo.
Il controllo
dell’attuazione degli obblighi statuiti rappresenta un aspetto di capitale rilevanza
in quanto solo mediante l’irrogazione di sanzioni si potranno ottenere
risultati tra gli inadempienti.
Le statistiche
indicano che, nel nostro territorio, sempre più di frequente, gli incendi hanno
inizio per “colpa” (negligenza, imperizia ed
imprudenza).
L’accensione di “fuochi controllati”
in agricoltura nel periodo di divieto assoluto di accensione, corrispondente al
periodo di massimo rischio, non può essere consentito in alcun modo.
Gli incendi verificatisi
ad aprile, dapprima in Sicilia, poi in Calabria ed in Sardegna, indicano
plasticamente i cambiamenti ai quali dovremmo in futuro sempre più abituarci.
Numerosi Comuni
siciliani, sulla scorta del precitato D.A. 114/GAB, hanno emanato, con congruo
anticipo, le Ordinanze in materia di prevenzione degli incendi di interfaccia e
boschivi.
Pertanto, a
partire dal 15 maggio p.v., in questi Comuni, è fatto divieto assoluto di
lasciare ammucchiati i rifiuti o residui vegetali vicino ai boschi o terreni
incolti, bruciare stoppie, materiale erbaceo e residui di potature. Allo stesso
tempo è stato ordinato ai proprietari, affittuari, conduttori o detentori a
qualsiasi titolo di fondi incolti di provvedere alla pulizia dei terreni,
specie quelli adiacenti le reti viarie di trasporto o zone urbanizzate
(lasciando una fascia di rispetto non inferiore a 10 metri dai confini di
proprietà e dai fabbricati).
È un vero peccato
che, ad oggi, non sia ancora stato emanato il suddetto provvedimento da parte
del Comune di Lipari.