Riprendiamo da Social e pubblichiamo un nuovo articolo che riguarda Mons. Francesco Miccichè
“IO, VITTIMA DEI MASSONI”
L’EX VESCOVO MICCICHE’ CONTRO
TUTTI. DENUNCIA DI AVERE PAGATO PER LA SUA LOTTA AI POTERI FORTI E METTE SOTTO
ACCUSA IL VATICANO
MICCICHE’ LANCIA LA SFIDA AL
“VATICANO CORROTTO E COLLUSO”
DUE ANNI DOPO IL SUO
ALLONTANAMENTO DALLA DIOCESI, IL VESCOVO EMERITO DI TRAPANI DENUNCIA UN
COMPLOTTO. DICE DI AVER PAGATO PER LA
SUA LOTTA CONTRO MAFIA E MASSONERIA ED E’ PRONTO A DIMOSTRARLO
di MAURIZIO MACALUSO
Nella
sua ultima lettera di saluto alla diocesi di Trapani, dopo l’estromissione,
aveva scritto:”Pago
per avere denunciato la cultura mafiosa presente anche al nostro interno
invitando ad un serio esame di coscienza? Pago per non aver fatto accordi con
nessun politico in cambio di contributi ed elargizioni? Pago per essermi
esposto dove la Chiesa non si era mai esposta?”. Oggi
Monsignor Francesco Miccichè, Vescovo emerito di Trapani, sollevato dal
servizio pastorale nel 2012 con un provvedimento che fece grande scalpore, dice
di avere le prove. Ci sono voluti due anni. Ma quelli che all’inizio erano
soltanto dei sospetti sono diventati delle certezze. Almeno per lui. Miccichè
avrebbe pagato per la sua lotta contro mafia e Massoneria. Per il momento
preferisce non parlare. Quello che aveva da dire l’ha scritto in un memoriale, un documento di oltre cento
pagine. Un vero e proprio atto di accusa contro una parte della Chiesa. Ma,
sollecitato a fornire qualche chiarimento, ha accettato di uscire alo scoperto.
“ Sono sempre disposto a confrontarmi con
chi vuol dialogare nella ricerca della verità”.
Quella che segue non è un’intervista, ma uno scambio di battute, durato diversi
giorni. Monsignor Miccichè non ci rivela grandi segreti, ma prova a chiarire, a
spiegare ciò che è effettivamente accaduto due anni fa. Sullo sfondo Trapani,
con i suoi intrecci, i suoi patti inconfessabili, i suoi morti. Due anni fa,
pochi giorni dopo il suo allontanamento dalla diocesi di Trapani, ad una mia
domanda rispose: “
Non conosco le motivazioni. Ho ricevuto soltanto una letterina con cui mi si
diceva che o davo le dimissioni o sarei stato rimosso”.
Perché non ha parlato al momento del suo allontanamento? “Parlo solo ora perché solo ora
sono venuto a conoscenza dei motivi ignobili che hanno determinato questo
assurdo provvedimento. All’epoca ero stanco, sfiduciato e non volevo nuocere
alla Chiesa. Ma dal momento che ho conosciuto le motivazioni e, soprattutto,
leggendo le esternazioni che qualche mio confratello s’è permesso di fare a
giornali a tiratura nazionale, sono stato in un certo senso tirato per i
capelli e non intendo ulteriormente fare silenzio”.
Perché ritiene questo provvedimento ingiusto?
“Non ho ricevuto un decreto a firma del Santo Padre, per la mia rimozione da
Vescovo di Trapani, ma solo una comunicazione di Sua Eccellenza Mons. Adriano
Bernardini, Nunzio Apostolico in Italia. Non era stato così quando, nel
dicembre 1988, ero stato nominato Vescovo ausiliare di Messina Lipari Santa
Lucia del Mela. In quel caso la bolla di nomina riportava la firma di Papa Giovanni
Paolo II. E non era stato così neanche quando nel 1998 ero stato nominato
Vescovo di Trapani. Anche in questo caso la bolla di nomina recava la firma del
Santo Padre”. Perché sottolinea questo dato?
Ritiene che la decisione di
estrometterla sia stata presa da altri e non dal Papa? Ma, se così fosse,
perché il Santo Padre non si sarebbe opposto? “Lei
ben sa il clima pesante che c’era in quei mesi in Vaticano e la decisione che
qualche mese dopo il Papa prese di dimettersi. Tiri le conseguenze”.
Ho riletto con grande attenzione tutti i suoi interventi pubblici quand’era
Vescovo di Trapani ed effettivamente Massoneria e mafia sono stati alcuni dei
temi su cui lei si è più volte soffermato. Ma seppur forti, anzi fortissimi,
nuovi, soprattutto per quegli anni, ad una prima lettura, non sembrerebbero
tali da giustificare una ritorsione nei suoi confronti. Perché lei costituiva
un pericolo per la Massoneria? “
Forse lei ricorderà che in occasione della presenza a Trapani di un certo padre
Esposito, della Pia Società San Paolo di don Albertone, invitato dalla
massoneria trapanese, assunsi una dura posizione. Questo religioso era stato
esautorato dall’insegnamento alla Facoltà Teologica Lateranense in quanto
simpatizzante della massoneria, a cui aveva dedicato un corposo volume, dal
titolo “
Concordanza tra massoneria e Chiesa Cattolica”. Nel 1981 l’allora cardinale Joseph
Ratzinger, all’epoca prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede,
aveva redatto un documento magisteriale, firmato da Papa Giovanni Paolo II nel
quale si affermava che chiunque fa parte della Massoneria non può accostarsi ai
sacramenti. Cercai quindi di oppormi con tutte le mie forze alla presenza a
Trapani di padre Esposito. Ma il religioso, malgrado il suo superiore generale
glielo avesse proibito, fece ugualmente la conferenza. E non si limitò a
questo. A me, con tono di sfida, ebbe a dirmi, per telefono, che se non mi
fossi iscritto alla Massoneria avrei fatto una brutta fine. Parole
profetiche!”. E lei cosa fece? Segnalò i fatti ai
suoi superiori? “Mi
attivai immediatamente. Ricorsi all’allora segretario della Congregazione per
la Dottrina della Fede, il cardinale Tarcisio Bertone, il quale m’invitò a
continuare sulla mia strada. Ed a conferma del suo sostegno, venne a Trapani
per parlare dell’argomento con il clero della diocesi. Ma la notizia del mio
dissapore arrivò nelle stanze di Piazza del Gesù e scatenò una dura reazione.
Si scomodò il gran maestro in persona, Gustavo Raffi, che si precipitò a Trapani
e, pubblicamente, ebbe a dire: ‹‹ O
questo Vescovo tace o lo faremo tacere per sempre ››. Una minaccia che ha avuto il suo
effetto? Un avvertimento e nulla di più? O una semplice battuta?”
Sono accuse pesanti, gravi. Dopo l’estromissione, nella primavera di due anni
fa, lei ha tentato in tutti i modi di aprire un canale con la Santa Sede, prima
con Papa Benedetto XVI e poi con il Santo Padre Francesco. Alla fine dello
scorso anno è riuscito ad incontrare brevemente il Pontefice. Cosa vi siete
detti? Gli ho chiesto
di poter raccontare la mia storia, di poter aprire a lui il mio animo ed il
santo Padre mi ha pregato di rivolgere la richiesta al suo segretario
particolare”. Monsignor Francesco Miccichè è
stanco di attendere. Chiede, pretende, che sia fatta piena luce sulla sua
vicenda e sugli intrecci interni al vaticano che ne hanno determinato
l’allontanamento. Qualche giorno fa, su Facebook, attraverso il quale comunica
con i fedeli e quanti gli sono rimasti vicini in questi anni di esilio, ha
scritto:”La vita non
finisce di stupirmi. Vedo paurosi e voltagabbana che crescono come zizzania
ovunque, nella società e nella Chiesa. Vedo ipocrisia, mancanza di gratitudine,
opportunismo anche in anime consacrate. Vedo un Vaticano corrotto, colluso con
i malavitosi, arroccato nei propri interessi. Mi chiedo: ma c’è ancora fede,
dignità, onestà nel mondo e nella Chiesa?”