Non mi meraviglia molto la notizia che quotidiani
regionali on line (diPalermo.it di Gery
Palazzotto) riportano a proposito di
un documento firmato da ottocento tra deputati e dipendenti dell’Assemblea
Regionale Siciliana che sfidano ogni logica e buon senso.
Un documento contro l’abolizione del parcheggio
riservato in piazza del Parlamento a Palermo.
Come se ogni lavoratore avesse diritto al posto auto a
due metri dall’ufficio, dalla fabbrica, dal negozio.
Come se non esistessero al mondo milioni di pendolari,
milioni di dipendenti appiedati, che ogni mattina consumano le suole per
raggiungere il luogo in cui lavorano.
Come se il disagio dovesse essere sempre un dovere
altrui e mai una scocciatura di tutti.
L’abolizione del parcheggio in Piazza del Parlamento a
Palermo, infatti, non è il capriccio di un assessore al traffico strampalato né
il frutto della pulsione insana di qualche ambientalista pignolo.
No. È una delle condizioni fondamentali dettate
dall’Unesco per la candidatura a patrimonio dell’umanità del percorso
arabo-normanno di Palermo, Monreale e Cefalù.
Quindi, siccome l’onorevole Tal dei Tali deve
parcheggiare il Suv proprio col muso appoggiato a Palazzo dei Normanni,
l’Umanità e le sue bellezze possono andare a farsi friggere, il prestigio di un
riconoscimento culturale di respiro mondiale può essere derubricato con un
irragionevole colpo di spugna.
Il patrimonio dell’umanità può attendere: alle nostre
latitudini è il patrimonio personale quello che conta!
Prendo lo spunto da questa notizia perché mi rendo
conto che anche da noi, in queste isole, non si sta meglio in tal senso.
È dura cercare di promuovere il "bene comune" in una realtà come la
nostra, in cui i peggiori istinti individualisti rappresentano il tratto
antropologico diffuso fra troppe persone.
Continua a non comprendersi o si fa finta di non
capire che l'Area Marina Protetta pone
a tutela del "bene comune"
dei vincoli e delle limitazioni, cioè delle regole, che nulla hanno a che
vedere con la balneazione o con la fruizione del mare.
Rovesciamo invece la prospettiva: al fine di
preservare al meglio e nel tempo, per sé e per coloro che si recano in un luogo
per la bellezza del mare, se ci rendiamo conto che è necessario apporre dei
limiti, soprattutto quando la pressione antropica rischia di svalutare e di far
deperire il bene che abbiamo, diventa allora doveroso intervenire con la
creazione di un’Area Marina Protetta.
Una piazza pedonalizzata non limita la libertà di
circolazione, il divieto di fumo in alcune aree non limita la libertà delle
persone, come il divieto di non farla al di fuori del vaso non impedisce di
espletare i bisogni fisiologici.
Le Area Marine
Protette o Parchi Marini sono una risorsa, in cui l'uso corretto e
sostenibile dell’ambiente non limita la possibilità di farsi un bagno o di
andare in barca, e nello stesso tempo valorizza quel luogo (incluse tutte le
attività economiche connesse), lo tutela dalla predazione di chi vuole arrivare con l'auto anche dentro una piazza
pedonalizzata, parcheggiando sotto una statua e fumando in faccia alle persone.
Lipari, 16 agosto 2014
Saverio Merlino