Comunicato
Presentati i primi dati della ricerca condotta dall'ISS (Istituto Superiore di Sanità), in collaborazione con ANSPI, sull’analisi dei bisogni di salute e la rilevazione delle attività esistenti nelle isole minori italiane. Ribadita la necessità di garantire risposte secondo precisi standard assistenziali di riferimento, che consentano di erogare servizi adeguati per qualità e sicurezza ai cittadini isolani, identici a quelli dei cittadini della terraferma nel contesto della specificità territoriale delle piccole isole italiane
“L'isolamento professionale e la difficoltà a reperire personale sanitario che garantisca la continuità dell’erogazione delle attività ospedaliere e terrtoriali – ha detto Antonino Scirè, Presidente ANSPI – e la quasi impossibilità a garantire la dovuta formazione continua per chi opera nei particolari contesti insulari, fa sì che sia gli operatori sanitari che i cittadini si trovino di fatto discriminati. I primi, rispetto ai loro omologhi del continente, nell'equità delle condizioni lavorative come previste dalla normativa e dai contratti nazionali. I secondi nella fruizione dei servizi sanitari e quindi nella tutela del diritto alla salute.
I LEA erogati sul territorio nazionale a tutti i cittadini, spesso – ha ribadito Scirè - non vengono garantiti dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo nell'ambito del territorio isolano, costringendo così gli abitanti delle piccole isole a fruire dei servizi erogati in terraferma, affrontando onerosi viaggi, non raramente in condizioni anche avverse”.
“Il rischio incombente – ha aggiunto Fabrizio Oleari, Capo Dipartimento della Prevenzione e della Comunicazione del Ministero della Salute - è di non riuscire a intervenire sul paziente isolano in modo tempestivo e adeguato o di ricorrere in modo inappropriato al trasporto e al ricovero d’urgenza presso strutture presenti sulla terraferma, con l’inevitabile conseguenza di impoverire ulteriormente la qualità della risposta locale, che è e rimane indispensabile.
Negli ultimi anni, le isole minori sono state coinvolte in diverse sperimentazioni, dove sono stati sviluppati, tra l’altro, interessanti ed innovativi modelli sostenuti anche da piattaforme di telemedicina, che, se da un lato, hanno confermato l’effettiva validità di un approccio teso a creare una rete di collegamenti e condivisione dei percorsi assistenziali fra strutture e professionalità di differenti livelli di cura, dall’altro hanno evidenziato che la telemedicina da sola non è in grado di sostenere l’intero sistema locale di risposta.
Per questo, facendo tesoro delle varie esperienze pilota portate a compimento, è necessario costruire un modello che integri tutte le varie componenti dell’assistenza – anche quella ad alta tecnologia - e che venga messo “a sistema” all’interno dei piani regionali ed aziendali di strutturazione dell'erogazione dei servizi in questi territori e non solo.
Per fornire risposte soddisfacenti ed efficaci ai bisogni di salute delle popolazioni, che vivono nelle piccole isole – ha proseguito Oleari – si rende necessario razionalizzare, potenziare e personalizzare le modalità assistenziali, valorizzando le risorse umane e strumentali presenti nel territorio e superando eventuali criticità organizzative o di ruolo.
La domanda di salute, in questi contesti, ha caratteristiche del tutto peculiari, di tipo demografico, epidemiologico e temporale della richiesta di prestazioni, ed il processo allocativo non può essere riferito ad uno standard di “modello isola”che, per le suddette ragioni, è difficilissimo – se non impossibile - costruire.
Quello che, allora, va completato – ha aggiunto Oleari - è studiare, sempre nel contesto epidemiologico, sociale, anagrafico ed economico-finanziario specifico delle piccole isole, il modello assistenziale migliore, anche sotto il profilo del rapporto cost/effectiveness, per garantire la tutela della salute delle diverse popolazioni, proseguendo sui programmi di valutazione epidemiologica dello stato di salute della popolazione e di mappatura socio-sanitaria dei bisogni di salute identificati”.
Ed è proprio in questa direzione, che è andata l'indagine sul fabbisogno sanitario delle piccole isole italiane, voluta dal Ministero della Salute e avviata due anni fa, in collaborazione con l'ISS.
I primi dati sono stati presentati proprio nella cornice del X Congresso. “L'indagine, che ha interessato le isole Pelagie, Lipari e Salina e le piccole isole campane e laziali – ha spiegato Ranieri Guerra, Responsabile scientifico dell'indagine per l'ISS - ha avuto come obiettivi la ricostruzione del percorso individuale di salute e di malattia, attraverso un identificatore unico, con estrazione del dato sanitario e normalizzazione su anagrafica comunale, la geo-proiezione territoriale del cittadino nel suo contesto residenziale per la mappatura della distribuzione territoriale dei differenti bisogni di salute, l'analisi dell’utilizzazione delle risorse e dei servizi sanitari e la verifica dell’appropriatezza e dei costi dei percorsi individuali di salute, variamente aggregabili, per patologia, residenza, utilizzazione e variabili demografiche ed economiche”.
I primi risultati, presentati al Congresso, hanno riguardato le piccole isole siciliane (Pantelleria, Lampedusa, Linosa, Lipari e Salina), evidenziando una difforme e sovente inadeguata organizzazione delle modalità di rilevamento e di trattamento dei dati, nonché della circolazione dei flussi informativi da parte di molte delle strutture ragionali ed aziendali interpellate e coinvolte nel progetto.
Questo comporta di conseguenza che le difficoltà fisiologiche nella risposta ai bisogni di queste popolazione vengono ulteriormente appesantite dalla difficoltà ad effettuare una reale rilevazione delle attività in essere, delle “fughe” e della reale epidemiologia locale, che sta alla base di ogni realistica programmazione sanitaria, rendendo di fatto molto difficoltosa anche la quantificazione delle risorse da allocare.
“A fronte di una riduzione della spesa generale – ha sottolineato Ranieri Guerra – l'indagine segnala, seppur in diminuzione, una persistenza dell'inappropriatezza nei ricoveri e nell'utilizzo del DH e una disorganizzazione nel rendicontare i servizi di assistenza offerti alla numerosa popolazione turistica, i cui costi devono essere sostenuti dalle regioni di residenza”.
“Chiediamo, oggi, dunque, come negli anni passati, con forza – ha concluso Scirè – di affrontare tutte le problematiche di razionalizzazione e gestione del servizio, anche ricorrendo a strumenti legislativi ad hoc, vista l'inadeguatezza delle norme generali e degli standard previsti dal piano nazionale, che non possono essere applicati alle realtà insulari.
Le nostre richieste sono rimaste, tuttavia, ancora inevase, motivo per cui avvieremo forme di collaborazione ancora più stringente con l'ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ed in particolare con l'ANCIM (Associazione Nazionale Comuni delle Isole Minori), per contribuire al miglioramento delle condizioni della sanità nelle piccole isole, e più in generale delle condizioni di vita degli abitanti e di quanti, numerosissimi, frequentano le piccole isole per motivi di soggiorno turistico”.
Il X Congresso è stato anche la cornice del Primo Congresso Regionale delle Isole Minori della Sardegna, grazie alla collaborazione organizzativa dell'ASL di Olbia e dell'OMCeO di Cagliari e Sassari.