Lettera apertaSi è tanto scritto, parlato, dedotto sulla vicenda relativa alle manifestazioni di protesta inerenti il problema dei trasporti marittimi.Si sono lanciate accuse, si sono esternate invettive, si sono espresse richieste di dimissioni, si sono pronunciate ingiurie politiche e non.
Ho preferito aspettare qualche giorno al fine di far scendere leggermente la tensione per manifestare il mio pensiero e dare una spiegazione al mio comportamento.Devo innanzitutto sottolineare che la mia assenza alla grande iniziativa popolare dell'8/1/2009 estrinsecatasi nello sciopero generale e nel corteo per le vie della città non è frutto di indolenza, menefreghismo o, cosa più grave, dissenso, ma è stata la conseguenza di un impegno professionale inderogabile presso il Tribunale di Barcellona P.G..
Il mio ruolo di assessore non può esimermi di svolgere contestualmente un'attività professionale delicata e gravosa qual'è quella di avvocato laddove il dovere di lealtà, impegno, dedizione a favore dei miei assistiti, principi sui quali ho giurato formalmente all'inizio della mia carriera, mi impongono di difenderli e rappresentarli sempre e comunque.
Ho ritenuto che assentarmi dall'udienza di una fase fondamentale di un delicato e ormai annoso procedimento avrebbe causato notevoli danni ai miei assistiti, i cui diritti non potevano essere sacrificati sull'altare di una mia presenza fisica ad una legittima battaglia democratica.
Delle 2 l'una: abdicare al giuramento di fedeltà che costituisce il principio basilare della professione forense o assentarmi dalle manifestazioni.
Ho ritenuto di optare per la seconda soluzione sentendomi validamente rappresentato dai miei colleghi assessori nonché dai consiglieri comunali del mio schieramento politico. La mia presenza a Lipari avrebbe inciso poco o niente sull'esito della manifestazione se non per un puro aspetto formale, utile dal punto di vista dell'immagine ma del tutto relativo per la sostanza del problema.
Le mie considerazioni però non si fermano qui perchè intendo esprimere il mio pensiero sulle fasi successive al corteo.
Ho esternato con una lettera aperta del 27 dicembre scorso le motivazioni che mi vedevano assolutamente contrario all'occupazione della motonave "Laurana"; motivazioni che ribadisco e che anzi rafforzo anche alla luce dei fatti che si sono verificati a bordo della motonave nelle giornate del l'8 e 9 gennaio scorsi. Se fossi stato a Lipari non avrei occupato detta motonave perchè ciò avrebbe significato violare la legge e ciò, da assessore e da avvocato, sarebbe stato un pessimo esempio ed un forte segnale negativo a chi crede nelle istituzioni repubblicane, nello Stato democratico, nelle forza e nel significato delle regole.
Voglio risottolineare a chiarimento di chi avesse male intepretato la lettera richiamata che la LEGGE rappresenta il punto di riferimento, il caposaldo, la guida, di ogni sistema democratico, che senza la legge non solo non vi è democrazia ma si determina la sopraffazione del più debole da parte del più forte.
Ultimamente, nella querelle sulla riforma del sistema giudiziario, il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone ha espresso pienanente detto assunto: " da sempre la legge è la forza di chi è più debole, ovvero la forza del diritto che supera la barbarie del diritto della forza".
Questi principi devono valere per tutti i cittadini di uno Stato democratico ma, ancora di più, devono valere per chi questo Stato rappresenta, anche se a livello locale, sindaci, assessori consiglieri comunali. Quale legittimazione potrei avere nella qualità di assessore nel pretendere dai miei concittadini il rispetto delle leggi se fossi il primo a violarle? Sono rimasto esterefatto nel sentire molti consiglieri comunali essere fieri del proprio gesto e sentire addirittura qualcuno che manifestava con orgoglio il desiderio del sacrificio estremo, della perdità della libertà, l'orgoglio di farsi arrestare. Novello Silvio Pellico scriverebbe " Le mie prigioni" nell'austera fortezza dell'Asinara. Ma è possibile che chi rappresenta le Istituzioni debba esprimere certi concetti?Tutti, dico tutti, dovrebbero indignarsi per certi frasi ed esprimere a viva voce il loro sdegno, invece di criticare, anzi ingiuriare, chi le leggi vuole salvaguardare.
Ho sentito qualcuno affermare che se dovesse essere giudicato e condannato si sentirebbe un eroe e considererebbe tale condanna come fulgido esempio di eroismo.Ma è possibile accettare tali deliri?
Ieri leggevo una lettera di Piero Roux il quale affermava che l'Avvocato Maggiore, Assessore ai Trasporti, di cui condivido la sua personale posizione incompatibile al ruolo di assessore, dovrebbe per coerenza dimettersi. Con tutti gli sforzi intellettuali che ho fatto non ho saputo dare un'intepretazione autentica a tale frase: la funzione di avvocato incompatibile con quella di assessore perchè l'avvocato non può violare la legge e l'assessore deve? O, piuttosto, non volendo violare legge non posso rappresentare validamente i miei concittadini? E rientrando tra i doveri di un buon amministratore anche quello di violare la legge per coerenza mi dovrei dimettere? In effetti qualcuno me lo ha espressamente detto: visto che non vuoi violare la legge non puoi fare l'assessore. Mah! Tutto è avvolto nel più fulgido mistero o nella vanagloria di chi viene per un momento fuori dalla frustrazioni quotidiane. Ma ci sentiamo cittadini italiani? Riconosciamo il valore e il significato di questa nostra appartenenza? Ci sentiamo fieri di essere cittadini di uno Stato che è sorto dal sacrificio di molti e si è consolidato e ha resistito alle traversie della storia per l'impegno di tanti, che hanno dato anche la propria vita? Non siamo e dobbiamo sentirci italiani solo quando cantiamo l'inno e scendiamo in piazza con le bandiere tricolori per i successi della nazionale di calcio. Si è italiani anche e sopratutto rispettando le leggi dello Stato e il vincolo di solidarietà che ci unisce agli altri concittadini.Lotte sì, manifestazioni popolari pure, iniziative forti quali scioperi generali anche, ma sempre nel rispetto delle regole di convivenza e delle leggi.
I nostri avi ci insegnano che è possibile ottenere il rispetto dei propri diritti protestando nel rispetto della legge.Vorrei ricordare che il Padre dell'India, Ghandi, ha ottenuto l'indipendenza del suo popolo lottando contro un Impero nel rispetto di quelle leggi imposte dai dominatori, forse ingiuste, ma senza le quali egli riconosceva che il suo Stato non sarebbe mai potuto sorgere. E veniamo alla vicenda dell'occupazione della nave.
Mi si racconta che sino alle 19,30 tutto si è svolto nei crismi della legalità in quanto non si è interrotto alcun pubblico servizio stante che la nave era costretta in porto per ragioni tecniche. Alle 19,30 il Comandante ha chiesto ai visitatori di lasciare la nave perchè doveva mollare gli ormeggi e partire. Legittimo il comportamento di tutti coloro che hanno lasciato la nave, assessori, consiglieri comunali, cittadini e, mi si dice, anche di qualche leader delle forze politiche di minoranza.
Del resto allorquando i Sindaci di Lipari, S. Marina Salina, Malfa e Leni hanno comunicato ai presenti le risultanze dell'incontro con il Ministro le ragioni della protesta, alta e forte, vengono meno tant'è, fra l'altro, che i Consigli Comunali dell'isola di Salina vengono sciolti e quei consiglieri unitamente ai propri concittadini lasciano la nave.
Allora perchè si occupa la nave dopo le 19,30? Perchè non si è soddisfatti dall'esito dell'incontro? Perchè nessuno dei punti chiesti dal Comitato di protesta è stato accolto? Se così fosse e se le ragioni della protesta fossero rimaste inalterate per quale motivo a distanza di 24 ore dall'inizio dell'occupazione, cioè il giorno 9 gennaio alle 19,30 la nave è stata lasciata partire senza che nessun altro elemento di novità fosse emerso?
In sostanza da giorno 8 gennaio alle 19,30 al giorno 9 gennaio alla stessa ora nulla è cambiato.Se coloro che sono rimasti sulla nave fossero stati coerenti con le loro idee, vere o presunte, e con i loro comportamenti non avrebbero dovuto lasciare la nave e avrebbero dovuto proseguire l'occupazione sino all'ottenimento di un qualche, dal loro punto di vista, risultato conforme al documento del Comitato. Ma siccome il concetto di coerenza varia a secondo di chi lo manifesta si accusa di incoerenza chi coerente con le proprie idee e i propri comportamenti è stato.Il grido di "conigli, conigli" che ha accompagnato, mi è stato riferito, la fuoriuscita dalla nave di alcuni assessori e alcuni consiglieri di maggioranza nella giornata dell'8 gennaio che, per rispetto della legalità, quel comportamento avevano adottato, dovrebbe essere rivolto a tutti coloro che il giorno 9 gennaio la nave hanno lasciato senza alcuna plausibile ragione politica e sostanziale e senza avere ottenuto, ripeto dal loro punto di vista, alcun anche minimo risultato.
A meno che le ragioni fossero altre e cioè, da parte delle forze politiche di minoranza, sfruttare la grande partecipazione popolare a piccoli e strumentali fini di sterile politica quotidiana. Pensar male non costa nulla e spesso ci si azzecca. Se così fosse l'indignazione popolare dovrebbe salire forte e vigorosa contro tali soggetti.Mi auguro che tale mia serva a far riflettere e a riportare il dibattito e il confronto politico nell'ambito della serena e civile dialettica democratica.
Giovanni Maggiore