Vi ricordate un giorno in pretura? È meglio un giorno a Palazzo dei Normanni. Più colorito. Mercoledì 6 febbraio, per esempio. In Sala gialla, l’assessore alle risorse agricole, Dario Cartabellotta, ha radunato gli stati generali della caccia. Ci si confronta sui cinghiali ed altri animali non domestici. I cacciatori vogliono continuare a sparare, ambientalisti ed animalisti vorrebbero che lo facessero alle fiere, tiro al bersaglio: tre centri, un cane di peluche.
Sala stampa, pochi metri più avanti, in contemporanea, la presentazione di un nuovo gruppo parlamentare, Democratici siciliani: riunisce i deputati regionali appena eletti in varie formazioni politiche. Per svariati motivi dissentono sulle scelte fatte dai partiti di appartenenza nella campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento. Provengono dai gruppi parlamentari del Territorio, Grande Sud e Partito dei siciliani. Il nuovo gruppo, promosso dall’ex ministro Cardinale, il regista dell’operazione, si richiama al presidente della Regione, Rosario Crocetta:sarà gemellato con il Megafono, il movimento del governatore, ed avrà un coordinatore unico, il deputato ex questore antimafia, Malafarina.
Crocetta, illustrando il significato politico della nascita del nuovo gruppo, riconosce che con l’arrivo di nuovi deputati nell’area del centrosinistra-centro il governo dispone della maggioranza in Aula, ma non concede altro. Non è affatto interessato ai numeri del Parlamento regionale ed alla sua toponomastica. Perché? Il Parlamento deve assumersi le sue responsabilità, non farà mai pressioni di alcun tipo su chicchessia perché le proposte dell’esecutivo ottengano il consenso a Sala d’Ercole. Niente tavoli di conciliazione, niente mediazioni, niente inciuci, niente pressing. Quel che sarà, sarà, come dice la canzonetta.
Avviso ai naviganti: non c’è trippa per gatti.
I nuovi arrivi non sono, sponsorizzati? Ognuno pensi quel che gli piace. Frutto di decisione mature, secondo Crocetta. Per esempio, il dissenso profondo di alcuni deputati in fuga nei confronti di partiti che si sono alleati con i leghisti e le forze politiche del governo più antimeridionalista della storia nazionale.
Mentre si annuncia il cambio degli equilibri parlamentari, in Sala Rossa si svolge la riunione congiunta fra la Commissione lavoro e la Commissione bilancio, oggetto: le criticità della formazione professionale in Sicilia. Primo approccio molto soft. Bocche cucite o quasi. Segno che si è badato a no affrontare in profondità le questioni sul tappeto, che fanno tremare le vene dei polsi.
Una pausa, poi un altro appuntamento: Torre Pisana, ufficio del Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, convocazione dei giornalisti per una conferenza stampa. Il Consiglio di presidenza al completo accoglie i cronisti parlamentari, Ardizzone illustra le decisioni assunte dal Consiglio di presidenza in materia di costi. Accanto a lui il segretario generale, Giovanni Tomasello, e il Capo di gabinetto, Sebastiano Di Bella. Ardizzone annuncia le novità, visibilmente soddisfatto: il Palazzo costerà un milione di euro in meno grazie alla stretta sugli stipendi del personale, dodici milioni in totale in risparmi nell’anno in corso.
Il segretario generale rinuncia a 30 mila euro di stipendio annui, tagli anche per il resto del personale, il 20 o il 25 per cento in meno su indennità varie (funzioni, notturno ecc). Sparisce dalla pianta organica il segretario generale aggiunto, si istituiscono tre vice segreterie, una in più rispetto al passato, ma la terza non godrà di alcun appannaggio: il funzionario nominato dovrà accontentarsi dell’indennità di direzione, che non è da buttar via.
Piccoli passi, il Palazzo resta molto avanti rispetto al mondo esterno, ma c’è una inversione di tendenza. I lavori del consiglio di presidenza saranno raccontati con un bollettino che verrà pubblicato on line. Pubblicità, dunque. Un passo verso la trasparenza. Non poteva più andare così, non era aria. Ne hanno preso coscienza. Fino a che punto lo sapremo presto.