Cerca nel blog

mercoledì 6 febbraio 2013

LA SICILIA SUBISCE LA TRUFFA SULLE QUOTE LATTE. FONDI FAS PER PAGARE MULTE ED ORA 75 EURO A TESTA

I soldi destinati ai siciliani sono finiti ai truffatori delle quote latte. Il governo padano a trazione leghista dirottò i fondi Fas con la scusa che la Regione non sa spendere i quattrini. Gli amministratori isolani vennero insultati e privati di ogni credibilità pubblica. Un alibi perfetto per favorire lo zoccolo duro padano protetto da Umberto Bossi. Ora, grazie alle indagini dei PM milanesi, viene alla luce che fu perpetrata una truffa.
Il Ministro competente, Luca Zaia, oggi Presidente della Regione Veneto, un cane da guardia di risorse pubbliche destinate alla Sicilia da un anno a questa parte, salvò con un provvedimento d’urgenza gli imprenditori del settore che non avevano rispettato le norme comunitarie, impedendo all’Agenzia delle entrate, Equitalia, di esercitare il potere di riscossione. Le multe comminate dall’Unione Europea furono pagate dallo Stato italiano in passato. Gli “splafonatori” erano stati tutelati e rimborsati.
I truffatori delle quote latte sono costati allo Stato italiano quattro miliardi e mezzo, 75 euro per ogni abitante. La magistratura si sta occupando dei maneggi sulle quote latte ed è in corso un’inchiesta che potrebbe riservare molte sorprese.
La Guardia di Finanza ha fatto una visita anche negli uffici di Via Bellerio, sede della Lega Nord, dove  lavorava una segretaria sospettata di avere avuto a che fare con la truffa. Il segretario della Lega, Maroni, avvertì che avrebbe spedito in tribunale chiunque avesse accostato la Lega alla truffa delle quote latte. Il partito non c’entrava niente.
Ed in effetti la questione è essenzialmente politica: il governo Bossi-Berlusconi ha protetto gli “splafonatori” usando ogni strumento possibile per evitare che pagassero le multe. In questo modo venivano danneggiati non solo i siciliani, privati dei fondi destinati allo sviluppo, ma anche quegli imprenditori che in Lombardia avevano rispettato le regole. Concorrenza sleale, punite le imprese corrette ed oneste.
Il Nord prima di tutto, come ricorda lo slogan di Roberto Maroni. E’ questo imperativo categorico che ha convinto Berlusconi  e i suoi alleati siciliani, Grande Sud e gli altri, a tornare al patto di ferro?
Maroni, Bossi e soci proteggono il giardino di casa, Berlusconi protegge Arcore e il suo imperio. E i partiti siciliani alleati che cosa tutelano? La loro sopravvivenza, sicuro. E che altro? La politica non c’entra niente, è una questione di elementare buonsenso. Come si fa a stare a braccetto con chi sostiene che prima viene lui e poi tutto il resto?

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.