Quando la Regione s'improvvisa armatore, il flop è assicurato. Nel mare magnum dei buchi neri delle partecipate che si occupano di trasporto pubblico un capitolo a parte riguarda le traversie imprenditoriali di Sicilia e Sardegna in campo marittimo.Storie diverse, ma parallele, quelle delle due isole, se si guardano i segni meno di bilancio e gli esborsi in termini di soldi del contribuente che l'avventura marinara, per le due regioni, ha comportato. Come diverse sono le vie d'uscita che Sicilia (azionista di maggioranza di Mediterranea holding con il 43%, che è socia a propria volta della Compagnia delle Isole, proprietaria del marchio Siremar) e Sardegna (azionista unico di Saremar spa col 100%) hanno escogitato per salire sulla scialuppa e salvare, se si può, il salvabile.
La Sicilia azionista di maggioranza ha scelto l'abbandono della nave. Il governatore Rosario Crocetta ha infatti annunciato la decisione di uscire definitivamente di scena dalla Mediterranea Holding spa, la società creata con un vero armatore, il napoletano Salvatore Lauro, per rilevare la Siremar, compagnia di collegamento con le isole minori. «Torneranno subito 7 milioni di euro», ha promesso a giugno il governatore-comandante. E mai promessa fu, appunto, più da marinaio, visto che la Sicilia sinora soldi non ne ha visti. L'avventura marittima comincia non con Crocetta ma col suo predecessore, Raffaele Lombardo, nel 2011. «La Siremar non ci costa niente», assicurò allora il presidente della Regione, all'epoca saldamente in sella e lontano dai guai giudiziari che lo hanno silurato. E così la Sicilia si lanciò nell'avventura, fornendo una garanzia fideiussoria a Unicredit, a sua volta garante di Compagnia delle Isole, da 39 milioni. Nasce così la Mediterranea holding di navigazione spa, socia della Compagnia delle Isole, proprietaria del marchio Siremar: 14 navi e aliscafi per i collegamenti dai porti di Milazzo, Palermo, Trapani e Porto Empedocle con Eolie, Egadi, Ustica, Pantelleria e le Pelagie. Cda light , presidente Salvatore Lauro, più due consiglieri, 500mila euro cadauno. Ma il flirt con la Regione siciliana s'incrina subito. Nel 2013 Crocetta ventila la vendita delle quote. E all'inizio del 2014 arriva la batosta del Consiglio di Stato, che individua nella fideiussione della Regione un illegittimo aiuto di Stato. Crocetta decide di scendere a terra. A giugno annuncia l'uscita dalla società e l'immediato rientro di 7 milioni di capitale. Che non si vedono.
Dalla Sicilia alla Sardegna, musica diversa ma crisi che non cambia. La Regione è socia al 100%, la società gestisce i collegamenti di linea tra la Sardegna, le isole minori e la Corsica. Bilanci catastrofici, un passivo di 1,7 milioni nel 2012 nonostante un contributo della Regione Sardegna pari a 15 milioni. Passivi che si alimentano con le assunzioni di personale. La Corte dei conti bacchetta: «Nonostante il finanziamento regionale annotano i giudici contabili la società con contabilità separata, nella gestione delle rotte esaminate, ha disavanzi per oltre 3,6 milioni nei due esercizi». La Corte dei conti predice anche: il contributo regionale può configurarsi come aiuto di Stato. E la predizione si avvera, un anno fa, quando l'Ue boccia la flotta sarda. La Saremar spa avvia la procedura di concordato preventivo. La Regione vorrebbe disfarsi della società, ma nel contempo nulla può fare perché non si possono interrompere i servizi. Ergo, il contributo regionale continua: 16 milioni freschi freschi, convenzione prorogata per tutto il 2015. La delibera del consiglio regionale sardo risale a una settimana fa.