E'
stato condannato a trent' anni di carcere Roberto Cannistrà, il
38enne manovale di Lipari accusato di aver ucciso, con un arma da
taglio, la vigilia del Natale 2011 la sessantaduenne Eufemia Biviano
di Quattropani. L'uomo dovrà
inoltre corripondere alle parti civili una provvisionale di 15 mila
euro.
La
sentenza è stata emessa oggi dalla Corte d'Assise di Messina. Il Pm
Mirko Piloni aveva chiesto per l'uomo, detenuto in carcere dal 3
gennaio 2012, l'ergastolo in quanto ritenuto responsabile di
omicidio volontario aggravato dal furto di preziosi e dall'uso di
un'arma da taglio.
La Corte d'Assise (presidente Trovato) lo ha, invece, condannato per omicidio in concorso con persone non identificate.
In
conseguenza di ciò gli sono state concesse anche le attenuanti
generiche.
Cannistrà è stato difeso dagli avvocati Gaetano Orto e
Luca Frontino che si sono avvalsi della consulenza dell'ex generale
dei Ris di Parma, Luciano Garofalo.
Questi, dopo aver
effettuato sopralluoghi e rilievi sulla scena del crimine e acquisito
tutta la documentazione a disposizione, è giunto alla determinazione
che il manovale non poteva essere l'esecutore materiale dell'omicidio
della signora.
Secondo Garofano le macchie di sangue della Biviano,
ritrovate sulle scarpe dell'uomo, sarebbero state depositate in
seguito a "gocciolamento". In poche parole l'uomo non
avrebbe colpito la donna ma avrebbe, presumibilmente, preso parte ad
un possibile "spostamento" del corpo.
Orto e
Frontino, forti delle determinazioni alle quali era giunto l'ex
generale dei Ris, avevano chiesto il proscioglimento di Cannistrà
dall'accusa di omicidio.
Come si ricorderà la
povera donna venne ritrovata cadavere nel suo garage, intorno alle 22
e 30 del 24 Dicembre 2011, da un amico che, unitamente alla sua famiglia,
l'aspettava a cena, per poi prendere parte alla Santa Messa di
mezzanotte.
Il delitto, però, non sarebbe maturato nel garage ma
all'interno dell'abitazione della povera Eufemia Biviano.
Secondo il
medico legale Giulio Cardia, che ha effettuato l'autopsia sul corpo
della pensionata, questa sarebbe deceduta per choc emorragico
sopravvenuto a causa della ferita da arma da taglio. Arma-sottolineiamo-
che non è stata ritrovata.
L'individuazione
di Cannistrà, quale responsabile dell'omicidio che sconvolse la
collettività isolana, certamente non avvezza a tali episodi
criminosi, venne resa possibile grazie all'instancabile lavoro svolto
dai carabinieri di Lipari in collaborazione con il Ris di Messina.
Questi ultimi, nel lavabo della cucina della donna, individuarono,
con l'ausilio del luminol, delle minuscole tracce ematiche, non
visibili all’occhio umano.
Le successive analisi di laboratorio
consentirono sia di stabilire che appartenevano ad uomo sia ad
estrapolare il DNA. I carabinieri, quindi, procedettero ad acquisire
campioni salivari di una sessantina di soggetti, tra i quali il
Cannistrà. La comparazione del DNA, ricavato dalla saliva con quello
ricavato dalle tracce ematiche, portò gli inquirenti a ritenere il
manovale responsabile dell'efferato omicidio. Tra l'altro in un paio
di scarpe dell'uomo vennero ritrovate delle tracce di sangue
appartenenti alla donna uccisa.
Cannistrà- a seguito del
provvedimento emesso dai sostituti procuratori di Barcellona,
Francesco Massara e Mirko Piloni – venne prelevato alle 4 e 30 del
3 gennaio nella sua casa di Quattropani e , dopo una permanenza di
circa sei ore nella caserma dei carabinieri di Lipari, venne
trasferito con una motovedetta dell'Arma a Milazzo e da qui al
carcere di Messina Gazzi.
Successivamente venne appurato che
Cannistrà, un paio di giorni dopo l'omicidio, raggiunse Messina dove
cedette dei preziosi ad un compra-oro. Che i preziosi, costituiti da
un bracciale, due collane e due anelli con pietre,
appartenessero alla vittima è stato accertato dai familiari della
stessa.
E'
più che probabile che i legali di Cannistrà non appena in possesso
delle motivazioni che hanno portato a tale sentenza (saranno prodotte
entro 90 giorni) presenteranno appello.