COMUNICATO STAMPA DE LA SINISTRA
Spiace ma non
sorprende leggere le ultime dichiarazioni del segretario del PD, a conferma di
come questo partito – dopo qualche malumore post-assessoriale – si sia
rapidamente allineato alle posizioni espresse dal capo dell’amministrazione
comunale di Lipari. Spiace perché – pur nel rispetto delle opinioni altrui – si
rende indispensabile confutarle quando alterano la realtà nel tentativo di
giustificare come ineluttabile l’istituzione della tassa di sbarco.
Si sostiene la
necessità di ammortizzare i costi legati al flusso turistico, in particolare
quello giornaliero dei barconi e delle navi crociera; tuttavia quest’ultimo,
stando alla proposta di regolamento presentata a fine dicembre dall’amministrazione,
sarebbe esonerato dal pagamento, e il motivo reale lo chiarisce finalmente
Merlino: sebbene anche questo usufruisca dei servizi di accoglienza al pari dei
giornalieri da barcone, contribuisce più di questi all’economia locale poiché
si tratta di “visitatori a più alto reddito che possono contribuire più
agevolmente alla qualificazione del turismo”. A parte la facile ironia sul
fatto che ad affermare un concetto del genere sia il segretario di un partito
cosiddetto democratico, è interessante notare come tale assioma (crocieristi =
gente facoltosa che contribuisce all’economia locale) venga sciorinato come un
dogma nonostante sia del tutto privo di fondamento. Esistono studi, indagini, sondaggi
che dimostrino a livello locale questo presunto “potere d’acquisto” e la
propensione dei crocieristi nell’esercitarlo, o ci raccontiamo favole, magari
funzionali a giustificare domani un bel megaporto per farli scendere più
comodamente? Merlino ha idea del fatto che oggi si può andare in crociera con
meno di 500 euro a settimana? Dunque, di quale qualificazione sta parlando? Da
qui a chiedere la dichiarazione dei redditi come requisito per lo sbarco, poi,
il passo sembra breve.
Ma il nodo principale,
a nostro avviso, rimane quello di una esigenza spacciata come “imprescindibile”
per i comuni delle isole. Il segretario del PD evoca i servizi di accoglienza,
“a cominciare da quelli igienici”, e cita lo spazzamento, la pulizia delle
spiagge, le aree attrezzate per i picnic, la manutenzione di beni culturali, punti
panoramici e sentieri. Un libro dei sogni verosimilmente destinato a rimanere
tale. I proventi della tassa di sbarco, oltre che per far quadrare il bilancio,
sono stati infatti citati in innumerevoli occasioni dal sindaco di Lipari come
strumento per ridurre la pressione tributaria sui cittadini e sugli operatori
economici: IRPEF, TARES, suolo pubblico, in tutto sarebbero magicamente
intervenuti i 5 euro estorti ai malcapitati viaggiatori (non quelli delle navi
crociera, però); questa grande opportunità pare sia stata vantata persino nei
saluti natalizi ai dipendenti comunali, i quali finalmente avrebbero avuto
risorse per i rispettivi servizi, dopo l’austerità imposta dalla spending
review. Con tale carico di aspettative, appare abbastanza ovvio che di soldini
per lo spazzamento e il picnic ne resteranno pochini, per non parlare di
sentieri, la cui manutenzione può essere effettuata soltanto successivamente al
loro recupero, e quello costa. Costa parecchio, tant’è che non si fa.
Certamente, la tassa
di sbarco è “imprescindibile” per i comuni che non hanno intenzione di avviare
una profonda e sostanziale revisione dell’impianto di gestione (e di spesa) dei
servizi essenziali, a cominciare dalla differenziata e dalla vendita dei rifiuti
di pregio; che non hanno avviato alcuna programmazione per attivare misure e
interventi finanziabili con fondi comunitari (forse l’ultima tornata, poi non
ne vedremo più) o con quelli previsti per i siti Unesco che abbiano un ente
gestore e le carte in regola per ottenerli; che non mostrano la minima
intenzione di sfruttare ogni possibile opportunità economica attraverso
gestioni in house e revisioni della spesa che riducano gli sprechi piuttosto
che i servizi per i cittadini. E, purtroppo sembra il nostro caso, anche per
quelli che intendono presentare al turista come biglietto da visita un dazio odioso
e medioevale, dispensato a seconda delle categorie “socio-antropologiche” – tu
barconista si, tu crocierista no – e soprattutto che in tempi come quelli
attuali, dove il turismo soffre una evidente crisi, può risultare in termini di
immagine un atteggiamento suicida.
Ma, per carità, almeno
risparmiamoci l’ipocrisia della “fragilità dell’ecosistema delle piccole isole”:
non è con 5 euro di tassa che si gestisce l’afflusso dei barconi o si
sviluppano “accoglienza e professionalità”, come dichiarato dal segretario del
PD. Piuttosto, il suo partito e questa amministrazione non avevano come
priorità l’istituzione dell’area marina protetta, che oltre a nuove prospettive
di sviluppo permetterebbe di gestire concretamente e in maniera razionale il
traffico dei barconi? Che fine ha fatto, questa pia intenzione? Sorge il dubbio
che possa essere stata barattata con un nuovo decreto, che alla luce dei
dietro-front di recente memoria potrebbe chiamarsi decreto “salva-faccia”.
La Sinistra Eoliana
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