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lunedì 5 ottobre 2015

Salina. Revocati i domiciliari al sindaco Massimo Lo Schiavo che su fb scrive "".....Arieccomi!!!"

Ha ottenuto la revoca dei domiciliari, ai quali era ristretto dallo scorso 30 marzo, il sindaco di Santa Marina Salina, Massimo Lo Schiavo. 
La notizia è stata annunciata dallo stesso Lo Schiavo nella sua pagina fb con un ".....Arieccomi!!!"
Massimo Lo Schiavo era ai domiciliari per effetto dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita lo scorso 30 marzo per il reato di peculato. 
Il primo cittadino avrebbe infatti trattenuto per sé oltre 37 mila euro che appartenevano a due sorelle che erano state ricoverate in una casa di riposo, senza restituire la somma alla richiesta del curatore e dei carabinieri. Ricordiamo che Tribunale, presidente Maria Celi, ha fissato le due udienze per l’avvio del processo che entrerà nel vivo il 15 gennaio con l’escussione di tutti i testi della pubblica accusa. Successivamente, nell’udienza del 27 gennaio saranno invece interrogati i testimoni citati dalla difesa.  

Disinfestazione da zanzare domani a Vulcano

COMUNICATO
DISINFESTAZIONE DA ZANZARE A VULCANO
Si comunica che domani - martedì 6 Ottobre 2015- a partire dalle ore 21:30, sarà effettuato un intervento urgente di disinfestazione da zanzare nell’Isola di Vulcano.
Al fine di una buona riuscita dell’intervento, si invita la cittadinanza a:
- Chiudere le finestre a partire dall’orario programmato;
- Non intralciare le operazioni con soste su vie/piazze scarsamente accessibili;
- Custodire derrate e contenitori destinati all’alimentazione umana ed animale, evitando il contatto con i prodotti usati per la disinfestazione;
- Non stendere i panni durante il periodo di esecuzione dell’intervento;
- Svuotare i sottovasi delle piante ed evitare qualunque tipo di ristagno d’acqua in quanto risultano fonte e focolai di zanzare.
L’intervento verrà effettuato solo in condizioni atmosferiche favorevoli (in assenza di pioggia e vento).

Si coglie l’occasione per ringraziare pubblicamente la Federalberghi Isole Eolie nella persona del Presidente e degli associati che, comprendendo l’urgenza, hanno permesso la realizzazione della suddetta operazione finanziandola a proprie spese in quanto l’Ente, avendo già effettuato gli interventi di sanificazione ambientale programmati su tutto il territorio comunale – di cui n.3 disinfestazioni da zanzare nella sola Isola di Vulcano – ha esaurito i fondi destinati all’uopo nel relativo capitolo di spesa.
L’Assessore all’Ambiente
(Fabiola Centurrino)

"Ghost mission" a Lipari. Non sono del dottore Subba le firme sulle tabelle di missione "incriminate"

Per il processo "Ghost Mission", quest'oggi al tribunale di Barcellona, il PM Federica Paiola ha escusso il teste Giovanni Romano, maresciallo della guardia di finanza di Milazzo.
Subito dopo ha avuto inizio il contro esame dello stesso teste da parte dei difensori degli imputati.
Il contro esame non si è tenuto per l'ex sindaco Mariano Bruno per impedimento del suo difensore Fabrizio Formica.
Nel corso del contro esame si è registrata quella che potrebbe essere una svolta significativa e che, chiaramente, cambia parte delle "carte in tavola".
Il m.llo Romano, principale teste dell'accusa, incalzato dall'avvocato Francesco Chillemi. difensore del dottor Francesco Subba, ha ammesso, dopo comparazione, che la firma, apposta sulle tabelle di liquidazione delle missioni degli amministratori,attribuita, inizialmente, dalla guardia di finanza al dirigente Subba, è invece riconducibile al dirigente Giovanni Famularo. Si tratta di centinaia di tabelle di missione.
A questo punto dopo questo "colpo di scena" è presumibile che l'indagine, o una parte di essa, possa prendere una strada diversa.
Il processo è stato rinviato all'udienza del 2 novembre 2015 sia per il contro esame relativo alla posizione di Bruno sia per sentire altri tre testi del PM.

FIDAPA: NUNZIATINA D’ALIA E’ LA NEO PRESIDENTE DELLA SEZIONE ISOLE EOLIE

COMUNICATO STAMPA
NUOVO BIENNIO PER LA FIDAPA ISOLE EOLIE: NUNZIATINA D’ALIA E’ LA NEO PRESIDENTE DELLA SEZIONE ISOLE EOLIE
Il passaggio di consegne tra la Presidente uscente Marica Ficarra e la neo Presidente Nunziatina D’Alia sarà ufficializzato alla presenza delle autorità distrettuali nei prossimi giorni.
La Presidente D’Alia, a seguito della sua elezione in giugno, procede con entusiasmo alla programmazione delle attività e all’organizzazione degli eventi associativi che per i prossimi due anni la vedranno impegnata con un direttivo rinnovato. A seguito delle sostituzioni alle cariche associative è neo Vicepresidente della Sezione Fidapa delle Isole Eolie “Rosy Mollica”, la neo Segretaria è” Annalisa Cincotta” e la neo Tesoriera “ Eliana Mollica”.
“ Ho accettato con orgoglio e piacere la designazione a Presidente perché credo fortemente nell’associazionismo. Quando l’associazionismo è femminile l’impegno a favore delle donne diviene un dovere, in quanto c’è ancora tanto da fare perché l’emancipazione femminile sia ovunque priorità . Chiaramente il riferimento è ai paesi più arretrati del mondo dove il retaggio culturale e la mortale povertà non l’hanno resa possibile, a quei regimi ed alle culture che considerano la donna inferiore all’uomo con la sua sottomissione dalla prima infanzia. E sono ancora molte le società che pur ritenendosi progredite registrano tra le scioccanti percentuali di atti criminali il femminicidio tra i reati più orribili, o che discriminano, inoltre, la donna nella dimensione professionale e retributiva. Speriamo di riuscire a dare un positivo contributo con l’ impegno associativo e di arrivare nel tempo a coinvolgere nella nostra realtà un numero sempre maggiore di donne dell’arcipelago Eoliano. A Tutte Noi Buon Lavoro e Auguri.” .
E’ quanto dichiarato da Nunziatina D’Alia, neo Presidente della sezione eoliana “Le Sette Sorelle” della F.I.D.A.P.A. ( Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari ) con l’avvio del biennio 2015/2017.

Cala il sipario sulla 55 esima edizione del salone nautico di Genova. Ottimi riscontri (di Mariangela Pastore)

 Cala il sipario sulla 55 esima edizione del salone nautico di Genova, la fiera internazionale del mare. Un migliaio  le imbarcazioni esposte, il 20%  in più sistemate in acqua rispetto al 2014.
Gli espositori 760 dei quali 140 provenienti dall'estero e da 36 paesi
.Il trend è incoraggiante. La nautica è tornata a " tirare", è quella minuta a trascinare il  business:le barche sotto i 10 mi, le lancette, i gommoni, l'accessoristica  attira le famiglie e i giovani, solo 50 i super yacht degnamente rappresentati.
Si è puntato molto sulla vela agonistica: ospiti della Kermesse due barche che hanno partecipato alla Volvo Ocean Race, la regata attorno al mondo che si disputa  a cadenza biennale.
Numerosi i visitatori che, nonostante il tempo uggioso hanno percorso in lungo e in largo sia la fiera che la darsena,tanti anche gli eoliani.
Gli organizzatori  hanno annunciato che l'esposizione si replichera' a Venezia dal 21 al 25 aprile 2016 ma non sminuira' certo quella di Genova. 


Canone Rai. Renzi annuncia: 100 euro nella bolletta elettrica. Ma le aziende si ribellano

Dopo il dietrofront dello scorso anno, il governo torna alla carica col progetto di inserimento del canone Rai nella bolletta elettrica. Davanti alle telecamere di ‘In mezzora’, il premier Matteo Renzi ha annunciato che si pagheranno 100 euro l’anno in bolletta (forse quella elettrica) che saranno destinati al servizio pubblico tv, 13 euro in meno dell’attuale tassa. Insomma, il canone Rai non sarà più tale. Dice Renzi: “Dal prossimo anno ci sarà una riduzione del canone e diciamo che lo devono pagare tutti: credo che lo strumento che verrà scelto sarà la bolletta. Le tasse le abbassiamo e le pagano tutti e chi è onesto paga meno”, ha chiosato.
IL NO DELLE AZIENDE – Tuttavia, le dichiarazioni di Renzi non sciolgono tutti i dubbi che avevano fatto fare dietro front al Governo proprio l’anno scorso. La possibilità di inserire la tassa nella bolletta elettrica aveva, infatti, fatto storcere il naso a molti. Spiega Chicco Testa, presidente di Assoelettrica: «Mettere il canone Rai in bolletta resta un gran pasticcio, restiamo contrari. In questo modo il consumatore non saprebbe infatti più cosa sta pagando e noi non riusciremo più a fare il nostro mestiere». A suo parere, infatti, «è un errore considerare che chi è titolare di un contratto elettrico possieda anche una tv e viceversa. Non accettiamo che la bolletta, che già ha un 50% di voci non connessi alla fornitura di energia, possa contenere altre cose. Così la bolletta diventa un vagone pieno di cianfrusaglie, che trasporta di tutto e il consumatore non sa più cosa paga”. Ci sono poi i problemi legati alla privacy e di quelli, forse ancora più grandi, legati ai possibili futuri contribuenti morosi. Se un utente non paga il canone cosa succede? E’ immaginabile arrivare al distacco delle forniture per il mancato pagamento di importi che nulla hanno a che vedere con la fornitura elettrica, col rischio di incorrere nel reato di interruzione di pubblico servizio? Per Assoelettrica “come misura anti-evasione anche questa denota molte criticità legali ed applicative e nulla cambierebbe rispetto al passato, se non l’introduzione di ulteriori costi e rischi aggiuntivi per i venditori di elettricità, che inevitabilmente non potranno non riflettersi nelle bollette”. Più duro l’Istituto “Bruno Leoni” (think tank di idee per il libero mercato): questa ipotesi “è un mostro giuridico”. Ostacoli e mostri a parte, una riforma arriverà perché il governo ha promesso di stanare i furbetti del canone.
MEF – Al Mef giudicano l’operazione con un certo ottimismo. Se è vero, infatti che a 15,6 milioni di paganti verrebbero fatti risparmiare 13 euro, per un costo di 200 milioni circa, l’evasione totale – stima l’ultimo bilancio Rai – ne vale 500, dunque il saldo sarebbe positivo. Giuridicamente, tuttavia, la norma è ancora tutta da scrivere, ma quel che è certo è che laRai, con il nuovo sistema, diventerà sempre piùcollegata al governo, alla legge di Stabilità, dunque agli ‘umori’ dell’Esecutivo di turno. Non certo un buon viatico per l’autonomia e l’indipendenza di viale Mazzini come sottolinea anche il presidente della Vigilanza, lo stellato Roberto Fico: “Che sia di 100 euro o di 113 non cambia nulla, il vero punto è e resta l’indipendenza della Rai. Renzi chiede 100 euro ai cittadini, ma è quasi un finanziamento occulto ai partiti politici tramite canone”.
Missione compiuta. Abbiamo avuto in dono lo zaino che avevamo richiesto per uno studente e lo abbiamo già consegnato. 
Ne abbiamo avuto due in dono. 
Uno resta a disposizione di chi ne avesse bisogno. 
Un grazie alle due signore che li hanno donati.
Per la richiesta dello zaino rimanente contattate il 339.5798235

Siamo ancora alla ricerca di libri per la prima media di Canneto. Si accettano anche piccole donazioni per l'acquisto. Il numero di contatto è sempre 339.5798235

Giulio China a Giorgianni: "Che fine ha fatto la Lipari porto?"

Considerato che su deliberazione del consiglio comunale l'amministrazione dell'epoca ha costituito la società "Lipari Porto", che aveva lo scopo principale della realizzazione del porto commerciale e quindi del porto turistico di Lipari. Per raggiungere tale obiettivo il Comune non avendo a disposizione denaro fresco ha conferito nella società lo stabile di Marina Corta, ex biglietteria ed una parte degli immobili ex zone servizi pubblici e parte superiore. La vecchia amministrazione aveva ottenuto dalla società "Condotte D'Acqua" un finanziamento di euro 120 mila circa. La sopravvenuta contrarietà Sua e dei Suoi amici, alla realizzazione di tale struttura, ha portato nel tempo ad una serie di modifiche del progetto iniziale, con la contestuale richiesta di finanziamenti regionali, sempre da Lei promessi, mai assegnati, diversamente da altre località siciliane.
Le ricordo che il governatore Lombardo aveva dichiarato pubblicamente il Suo parere favorevole per la realizzazione di tale importante struttura portuale. Le ricordo ancora che Lei in giunta comunale aveva espresso parere favorevole alla realizzazione della portualità, salvo poi nascondersi dietro i suoi amici consiglieri che soccombenti nella deliberazione del consiglio, hanno usato tutte le armi per contrastare tale realizzazione. Cosi' come allo stesso modo avete osteggiato il progetto del Genio civile opere marittime di Palermo, di posizionamento dei cinque cassoni che grazie a Voi risultano non collocati da nessuna parte .
Diversamente da lei io affermo "ben vengano nuove proposte dal Genio civile per posizionare in altro sito i 5 cassoni. Rispetto a Voi io sono favorevole a non lasciare i cassoni a mare". Le voglio solo ricordare che le uniche opere marittime realizzate a Lipari e nelle altre isole, sono frutto di progettazione dell'amministrazione di cui ho fatto parte. Lei ha messo a capo della "Lipari Porto" un suo parente. Ci vuole far conoscere direttamente o attraverso il suo parente, cosa ne è stato della "Lipari Porto", dei suoi progetti e soprattutto degli immobili di proprietà comunale?
Giulio China (Responsabile del Comotato Spontaneo dei diritti del cittadino)

Buon Compleanno Antonietta Cannistrà!

Nell'augurarti Buon Compleanno vogliamo dirti che sei l'importante punto di riferimento nella nostra vita.
Davide, i figli e i nipoti

Foto dal nostro archivio: Don Gaetano Sardella,Michele Segreto, Bartolo Munafò

Santo del giorno: San Placido

San Placido
Monaco
Protettore di: Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, monaci novizi

Placido, figlio del nobile patrizio romano Tertullo, venne affidato per essere educato a S. Benedetto fin dall'età di sette anni. 
Il fanciullo dimostrò intelligenza aperta e cuore docile agli insegnamenti del maestro. Della sua infanzia si racconta il seguente episodio. Un giorno, dice S. Gregorio, il fanciullo andò al lago per attingere acqua, ma sdrucciolò e cadde dentro. 
S. Benedetto che stava nella sua cella, vide per rivelazione l'accaduto. Chiamò Mauro, altro suo discepolo e gli disse: « Corri velocemente, o fratello, perchè Placido è caduto nel lago ». Mauro gli domandò la benedizione e si affrettò ad ubbidirlo. Si portò al lago e senza affondare camminò sull'acqua e così potè riportare sulla riva Placido sano e salvo. S. Benedetto attribuì il miracolo all'ubbidienza del discepolo il quale a sua volta l'attribuiva alla fede ed alla benedizione del santo; ma Placido disse di aver visto lo stesso abate che lo soccorreva e lo copriva con la sua melota (una pelle di pecora che i monaci allora portavano sulle spalle). 
Tertullo, venuto a trovare il figlio, fu sommamente commosso della sua virtù, e per mostrare la sua riconoscenza a S. Benedetto, gli donò parte dei beni che possedeva. Questi servirono ad erigere il grande monastero di Montecassino ed alcuni altri romitaggi in Sicilia presso la città di Messina ove Placido a soli ventisei anni fu mandato come abate. 
La badia di Messina giunse ben presto a gran fama. Cresceva di giorno in giorno il numero dei postulanti attratti dalla santità di Placido. Quel cenobio divenne focolare di pietà e centro di santità e di bene. Un giorno vennero a visitare il novello monastero due fratelli di Placido: Eutichio e Vittorino con la sorella Flavia. Mentre essi stavano in santi colloqui. avvenne che il pirata Manuca saccheggiasse Messina. Quel barbaro fece pure circondare la badia, sfondò le porte ed intimò a quanti vi si trovavano di rinnegare Gesù Cristo, pena la morte. 
—Noi siamo pronti a morire per Gesù Cristo  rispose Placido. 
—Morremo — soggiunsero tutti in coro; e cadendo ginocchioni levarono le mani e gli occhi al cielo invocando il santo nome di Gesù. Mentre Placido li benediceva, i barbari s'avventarono loro addosso e con aste, picche e spade li trucidarono. Tutti vennero fatti degni di ricevere la corona del martirio, e divenire frumento eletto di Cristo. 

PRATICA. Il precetto benedettino è: «Ora et labora » cioè: prega e lavora. Aiutiamo quanto possiamo e preghiamo per i Religiosi.

PREGHIERA. O Dio, che per mezzo del martirio hai fatto passare il beato Placido ed i suoi compagni dall'esilio alla gloria eterna, custodiscici per le loro preghiere da tutte le avversità e donaci di poter partecipare alla loro gloriosa compagnia 

domenica 4 ottobre 2015

Cercasi proprietario di questa vespetta.

Questa vespetta è posteggiata da circa una decina di giorni in un'area privata. Non sappiamo se a posteggiarla è stata il proprietario oppure se si tratta di un mezzo sottratto al proprietario. 
Ci è stato chiesto di fare un appello. 
Qualcuno la la riconosce? Eventualmente il proprietario se gli è stata sottratta ci chiami al 339.5798235 e dopo il necessario riscontro gli comunicheremo dove ritirarla.

RITROVATA PROPIETARIA

Concorsi, opportunità lavoro. Lo SportelloGiovani del comune di Lipari informa

SportelloGiovani informa:

1) Concorso Marina Militare: Bando per 80 Ufficiali
2) Concorso Carabinieri: bando 490 Allievi Marescialli
3) Ferrovie dello Stato: 500 assunzioni entro 2016
4) 55 Stage per Neodiplomati in Spagna, Malta, Bulgaria, Slovenia
5) Concorso di fotografia su Giovani e Lavoro
6) ENAC, Fondazione Crui: 37 Tirocini, concorso 2015

1) http://it.blastingnews.com/lavoro/2015/09/marina-militare-bando-di-concorso-pubblico-per-80-ufficiali-in-ferma-prefissata-00580543.html
2) http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/09/25/15E04284/s4
3) http://www.laleggepertutti.it/97780_ferrovie-dello-stato-assunzione-di-500-dipendenti-entro-il-2016
4) http://www.corriereuniv.it/cms/2015/09/spagna-malta-slovenia-e-bulgaria-55-borse-di-formazione-per-neodiplomati/
5) http://www.cliclavoro.gov.it/Clicomunica/News/2015/Pagine/Concorso-Fotografico-Giovani-e-Lavoro-in-Italia.aspx
6) http://www.corriereuniv.it/cms/2015/09/bando-crui-ente-nazionale-aviazione-civile-enac-37-tirocini-retribuiti-per-giovani-laureati/

Per altre info e per rimanere aggiornati sulle attività della Consulta giovanile comunale:
- https://www.facebook.com/Consulta-Giovanile-del-Comune-di-Lipari-171701729689005/timeline/
- http://www.consultagiovanilelipari.it
- info@consultagiovanilelipari.it
- cel. 3398654129

Fabrizio Giuffrè (Presidente Consulta Giovanile del Comune di Lipari)
Ricordiamo che siamo ancora alla ricerca di libri per la prima media di Canneto. Vedi elenco. Per i libri si accettano, ove possibile, piccole donazioni. Il contatto telefonico è sempre il 339.5798235

L’Enterprise Nationale de Transport Maritime de Voyagers dell’Algeria potenzia la sua flotta con due imbarcazioni realizzate dall’Ustica Lines. Martedì 6 Ottobre la consegna presso HSC Shipyard, il cantiere navale di Trapani

Si terrà Martedì 6 Ottobre alle 11.30 presso la sede di HSC Shipyard, il cantiere navale dell’Ustica Lines, in via Isola Zavorra a Trapani la cerimonia di consegna di due imbarcazioni realizzate dalla Società all’Enterprise Nationale de Trasnsport Maritime de Voyager, la Società statale di navigazione dell’Algeria.
Alla cerimonia sarà presente il Presidente della Società algerina e sono state invitate le Autorità regionali e locali.
HSC Shipyard è un cantiere navale unico al mondo, specializzato nella costruzione e manutenzione di mezzi navali veloci, in particolare aliscafi, che si avvale della professionalità e competenza di un team di ingegneri, tecnici ed operai altamente qualificati.
La cerimonia di consegna delle due nuove imbarcazioni rappresenta dunque anche un’occasione per conoscere più da vicino una realtà imprenditoriale che ha già attirato l’interesse di coloro che intendono investire sul settore del trasporto marittimo veloce per passeggeri.

Piazza Mazzini e lo stop ai lavori. Giulio China a Giorgianni: "Non ci sono sue responsabilità?"

Lettera dell’ex vicesindaco Giulio China, attuale responsabile del ” comitato spontaneo dei diritti del cittadino ” al Sindaco di Lipari, Marco Giorgianni

Oggetto: Lavori piazza Mazzini – Lipari
Mi stupisce constatare, che nonostante le sue assicurazioni, piazza Mazzini di Lipari è ancora un cantiere aperto con gravissimi pericoli per grandi e piccoli.
A lei che è un amministratore, voglio solo ricordare che il direttore dei lavori, l’ingegnere Rugolo, che avendo constatato che aveva a disposizione le somme e che i progetti erano stati approvati, insieme al responsabile del procedimento, ha provveduto a consegnare i lavori.
Conosco bene la professionalità dell’ing. Rugolo, il quale ha dato inizio ai lavori, certamente aveva a disposizione le somme.
Faccia sapere a me e alla cittadinanza perchè i lavori sono fermi ?
Forse Lei non è stato in grado di presentare per tempo gli incartamenti ?
Forse Lei non ha portato a compimento tutte le opere assistite dal finanziamento avuto in eredità dalla vecchia amministrazione .
Le ricordo l’elenco che le ho inviato ai tempi del suo insediamento.
Mi faccia conoscere quali opere ha portato a compimento e di quale opere ha perduto definitivamente i finanziamenti.
Ho l’impressione che Lei presso la Regione Sicilia non abbia alcun peso, veda anche la questione sanità.
Distintamente
Giulio China

Perché l'Australia è l'ottava isola delle Eolie (di Elisa De Salvatore) (pubblicato su huffingtonpost.it )

Nelle Eolie riferirsi all'Australia come ottava isola dell'Arcipelago è cultura comune fra gli isolani. Ad ignorarlo e rimanerne sorpresi sono i visitatori, me compresa, che non sanno che il flusso di migranti Eoliani verso l'Australia è stato così massiccio da farne, secondo la ricerca "L'Arcipelago Migrante: Eoliani D'Australia di Martina Giuffrè, (CISU Edizioni 2010) fra il 1880 e il 1945 la comunità più numerosa di Italiani naturalizzati in Australia e il secondo gruppo fra gli emigrati italiani per poi arrivare, negli anni '50 con la grande ondata del dopoguerra, a 30 mila fra prima e seconda generazione. Un fenomeno che non ha risparmiato nessuna famiglia o gruppo parentale delle sette isole e che dai racconti di quanti ho incrociato per indagarne le ragioni e le origini fa emergere una immagine molto lontana da quella patinata e coolche oggi alimenta il nostro immaginario delle Eolie.
Questo arcipelago straordinario, regno di Eolo e Vulcano per gli antichi Greci, in cui terra acqua fuoco e aria si sono composti in scenari paradisiaci di acqua cristallina, natura forte e aspra, luce accecante, in passato ha reso molto dura la vita dei suoi abitanti perché più di altri hanno patito lo strappo dell'emigrazione di massa. Il benessere assicurato da una marineria mercantile con fin 64 velieri che commerciava su larga scala vino, capperi e malvasia venne a cessare bruscamente alla fine dell'800 ad opera della filossera che distrusse i vigneti e per l'avvento del vapore che spiaggiò le barche a vela. Fu un declino repentino che, aggravato dalla rovinosa eruzione dello Stromboli nel 1919, avviò il primo flusso migratorio verso gli Usa, il Sud America, la Francia e l'Australia svuotando via via le isole, con ultima Stromboli dopo la devastante eruzione del 1930. La popolazione passò in brevissimo tempo da 20 mila a 10 mila lasciando priva di braccia i terreni prima coltivati a viti, ulivi e fichi fin su al cratere. Poi la guerra fece il resto.
Spesso è accaduto che gli avvenimenti di questo Arcipelago sperduto nel Basso Tirreno si siano ammantati dell'aura del mito e della leggenda. Così nel 1949 quando Stromboli divenne "location" per il film di Rossellini "Stromboli -Terra di Dio" che ebbe protagonista la diva allora più famosa di Hollywood, Ingrid Bergman. La "scandalosa" relazione fra i due (entrambi sposati) fece scalpore nell'Italia e negli USA puritane di allora alimentando per mesi un gossip internazionale che accese i riflettori su Stromboli ma anche sull'isola di Vulcano dove in contemporanea Anna Magnani, la "abbandonata" altra donna di Rossellini girava il film "Vulcano". Il duello a distanza fra le due dive del cinema si meritò l'appellativo de "La Guerra dei Vulcani".
Fu una opportunità che diede da lavorare a gran parte degli isolani fra questi Giovanni Pavone, il fascinoso marinaio-assistente della Magnani che andava a piedi scalzi e che mal tollerò la costrizione delle scarpe cui fu costretto a Roma al seguito della Diva italiana e che lo riportò a Lipari per poi prendere la nave per l'Australia come molti altri eoliani dando l'avvio alla emigrazione di massa degli anni '50 e '60 verso l'agognato Nuovo Continente
Spente le luci dei riflettori, nelle orecchie di chi è rimasto risuona solo il fischio doloroso del vaporetto che lasciava l'isola - ricorda Mario Cincotta del Ritrovo Ingrid a Stromboli - "e portava lontano per non più rivederli i miei compagni di classe che dei 23 iniziali ne lasciarono solo tre agli esami di quinta elementare". A Stromboli da 3500 arrivarono ad essere poco meno di 180 persone. Cominciò la "emigrazione a catena" degli Eoliani chiamati in Australia da chi si era già insediato e costruendo una rete solidale per supportare l'inserimento dei nuovi migranti in una terra sconosciuta, dura, difficile, con lingua e abitudini diverse, non molto benevola e spesso razzista specialmente verso coloro che giungevano dal Sud Italia.
Una solidarietà che si manifestava già prima dell'arrivo quando i soldi del biglietto del viaggio venivano anticipati da chi aveva fatto fortuna, come Salvatore Tesoriero, proprietario di una prospera frutteria, sicuramente uno dei "patriarchi" di Melbourne che con generosità permise a molti - ricorda fiera la moglie, oggi 90enne, Caterina Di Mattina del Villaggio Stromboli - di approdare in Australia per costruirsi una vita migliore.
Altri per emigrare furono costretti a vendere la casa al prezzo del costo del biglietto per l'intera famiglia, ad altri invece i soldi vennero anticipati da mio padre Girolamo -rammenta Mario Cincotta - che a garanzia del prestito riceveva le chiavi che attaccava al una lunga stecca. Ne ricorda una ventina, case che il padre già avanti negli anni controllava e ne curava la manutenzione e che restituiva ai proprietari che tornavano o agli eredi.
Non furono tutti così fortunati - ricorda Tano del Bar di Canneto a Lipari- "in quel periodo ci fu un gran caos: alcuni confidarono nel rimborso del viaggio dal Governo Australiano che spesso non arrivava, altri furono raggirati da"scafisti dell'epoca" che li facevano approdare in spiagge del Tirreno anziché dell'Australia, altri non ritrovarono più le loro case perché occupate o usucapite da chi era rimasto".
In Australia, secondo la ricerca di Martina Giuffrè, gli Eoliani hanno costituito, prevalentemente a Melbourne e Sydney, un gruppo ampio e solidale con una intensa vita associativa di supporto alle mille beghe che il nuovo insediamento comportava.
Una emigrazione in gran parte riuscita che ha reso gli Eoliani portatori di identità plurime e a cui ispirarsi oggi per costruire quelle società plurali che la globalizzazione sta imponendo.

Intervista con Caterina Conti. Oggi alle 12 su Rai3

Oggi alle ore 12:00 su Rai 3 andrà in onda un'intervista con la signora Caterina Conti.

Santo del giorno: S. Francesco d'Assisi (Patrono d'Italia)

Nome: San Francesco d'Assisi
Patrono d'Italia
Protettore di:animali, coccinelle, commercianti, ecologisti, italia, lupetti


S. Francesco nacque ad Assisi l'anno 1182 da Pietro Bernardone e da madonna Pica, ricchi commercianti. La sua nascita fu circondata da avvenimenti misteriosi: un mendicante, presentatosi a madonna Giovanna Pica, pochi giorni prima della nascita di Francesco, le disse: « Fra queste mura spunterà presto un sole... »; il giorno stesso della nascita, essendo la madre oltremodo accasciata per i dolori del parto, un altro pellegrino le disse: « Tutto andrà bene, purchè la madre sia condotta nella stalla », e così avvenne. Un altro giorno fu udito pér le vie di Assisi un romito che gridava: « Pace e bene, pace e bene! » il futuro motto di Francesco. La dolce madonna Pica taceva e pregava, pensando: cosa mai sarà di questo fanciullo così prediletto da Dio? 
  Intanto Francesco cresceva vivace, allegro, amante delle spensierate brigate, delle laute cene, dei suoni e dei canti. Siccome gli affari andavano bene, il padre lo avviò alla mercatura. Di ingegno vivace, riusciva a meraviglia; combattè anche contro Perugia e sostenne lunga prigionia. 
  La grazia di Dio intanto lavorava. Un giorno gli amici, vedendolo assorto, gli domandarono: « Pensi a prendere moglie? ». « Sì, rispose Francesco, e sposerò la donna più bella e più amabile del mondo ». Si riferiva a « madonna povertà »! Una mattina, è colpito, in una chiesetta di campagna, da un brano del Vangelo, che dice: "Non tenere né oro né argento né altra moneta; non borse, non sacchi, non due vesti, non scarpe, non bastone". Si spogliò di tutto, diede quanto aveva in elemosina, e a suo padre che l'aveva citato davanti al Vescovo, diceva rendendogli anche i vestiti: « Finora ho chiamato Pietro di Bernardone mio padre, d'ora in poi a maggior ragione dirò: Padre mio che sei nei cieli ». Esce all'aperto e, immediatamente. mette in pratica il consiglio evangelico. Si scalza, s'infila una tunica contadinesca, getta la cintura di cuoio e al suo posto s'annoda sui fianchi una corda. (La cintura di cuoio era nel medioevo la parte più importante dell'abito, tanto importante che Dante. quando vorrà lodare la rude semplicità dei vecchi fiorentini, li dirà "cinti di cuoio e d'osso")
  Da quel giorno l'eroismo di Francesco non ebbe più limiti: i poveri, i lebbrosi, gli ammalati di ogni specie furono la sua parte életta. Fu trattato da pazzo, percosso, vilipeso, maledetto, ed egli ricambiava tutto con preghiere, carità, amore. Ai suoi seguaci che volle chiamare « Frati Minori » insegnava il lavoro, l'elemosina, la preghiera e la povertà più assoluta. 
  Dove passò portò la benedizione di Dio: la pace fra le fazioni e l'amore fra i nemici: convertì peccatori, salvò miserabili, protesse oppressi. 
 tre voti francescani, obbedienza, povertà e castità, non erano pesi che il figlio di Pietro Bernardone prendeva sulle sue grame spalle e che imponeva ai compagni d'avventura. Al contrario, quei voti rendevano lui e i suoi seguaci più presti e leggeri. L'obbedienza scioglieva da ogni dubbio; la povertà liberava da ogni cupidigia; la castità sollevava da ogni impegno carnale. I vizi contrari a quei voti, cioè la superbia, l'avarizia e la lussuria, erano tre mostruose fibbie, che imbrigliavano l'uomo mondano. 
  Benedetto dal papa, estese ovunque ed a tutti la sua opera; istituì le Clarisse; fondò e diffuse il Terz'Ordine. Andò fra i Turchi: mandò apostoli dappertutto a portare «pace e bene ». Alla Verna, Dio impresse sul suo servo fedele il segno del suo amore: le sacre stimmate. 
  Compose laudi in onore del suo Dio perchè esclamava: « L'amore non è amato, l'amore non è amato! ». Morì, benedicendo i suoi figliuoli e la sua cara città di Assisi, il 4 ottobre 1226. 
  Fu chiamato il più santo degli Italiani, e il più Italiano dei santi; assieme a S. Caterina da Siena è il grande protettore della nostra amata patria. 

PRATICA. Ad onore di S. Francesco facciamo oggi una mortificazione ed una elemosina. 

PREGHIERA. O Dio, che per i meriti di S. Francesco accrescesti la tua Chiesa di una nuova famiglia, concedici di disprezzare a suo esempio le cose terrene, e di poter partecipare alla gioia dei doni celesti.

San Francesco e il Natale
  La natura fantastica del "giullare di Dio" e insieme la sua intuizione didattica si manifestarono specialmente nella più poetica rappresentazione ideata in un bosco, cioè nel Presepio di Greccio. 
  Per Francesco il Natale era la festa delle feste, appunto perché Dio stesso, con la sua adorabile incarnazione, scendeva in terra, e si faceva fratello degli uomini. Frate, non monaco. L'eterno entrava nel tempo; l'immobile diventava viandante. Dal Natale in poi, tutte le strade sarebbero state come quella d'Emmaus. 
  Il santo dell'umiltà si commuoveva all'idea dell'infinita umiliazione di Dio che si fa uomo. Il santo della povertà piangeva al pensiero dell'estrema indigenza di Gesù, nato in una stalla. E finalmente, il santo della perfetta letizia si rallegrava al ricordo dell'Alleluia celeste. 
  Il Natale era dunque la festa più francescana dell'anno liturgico. Vi si celebrava l'umiltà, la povertà e l'innocenza. I tre voti francescani brillavano, con meraviglioso fulgore, nel cielo natalizio. 
  "Se io potessi parlare all'imperatore," diceva Francesco "vorrei pregarlo di emanare un comando generale, perché tutti coloro che lo possono, spargano per le vie frumento e granaglie nel giorno di Natale, sicché in quel giorno di tanta solennità gli uccelli abbiano cibo in abbondanza". Anche questo sarebbe stato un modo di rendere evidente la gioia natalizia, comunicandola, attraverso il cibo, anche agli abitanti dell'aria. 
  Un anno, il Natale cadeva di venerdì e fra' Monco, il cuciniere, fu in dubbio se fare, in quel giorno, di grasso o di magro. "Faresti peccato, o fratello" gli gridò Francesco "chiamando venerdì il giorno in cui è nato Gesù. Vorrei che in un giorno come questo mangiassero carne anche le pareti e, non potendo, ne fossero almeno unte di fuori!" 
  Soltanto la fantasia d'un uomo sobrio e continente come lui poteva immaginare qualcosa di simile. 
  Nell'inverno del 1223 ebbe finalmente l'idea della prima sacra rappresentazione. Mandò a chiamare il signore di Greccio, Giovanni Velita, e gli disse: "È mio pensiero rievocare al vivo la memoria di quel Bambino celeste che è nato laggiù in Betlem, e suscitare davanti al suo sguardo e al mio cuore gl'incomodi delle sue infantili necessità: vederlo proprio giacere su poca paglia, reclinato in un presepio, riscaldato dal fiato di un bue e di un asinello". 
  Così, la notte di Natale del 1223, nel bosco di Greccio, avvenne la prima rappresentazione natalizia inventata da San Francesco: il Presepio. 
  Un sacerdote celebrò la Messa di mezzanotte sopra una mangiatoia. San Francesco, non essendo sacerdote, ma soltanto diacono, cantò il Vangelo della Nascita, e lo spiegò al popolo, accorso nel bosco di Greccio con fiaccole accese. 
  Chiamava Gesù " il bambino di Betlem ", e nel pronunziare queste parole — narra il suo primo biografo — sembrava una pecora che belasse "talmente la sua bocca era ripiena, non tanto di voce, quanto di dolce affetto". "E nominando il Bambino di Betlem, oppure dicendo Gesù, lambivasi con la lingua le labbra, quasi a gustare e deglutire la dolcezza di quel nome." 
San Francesco e gli animaliSan Francesco e gli animali
San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati.
Un giorno S.Francesco andò alla elemosina assieme a frate Massèo e i due si imbatterono in un uomo che portava al mercato due agnelli da vendere, legati, belanti e penzolanti dalla spalle.
Udendo quei belati, il servo di Dio, vivamente commosso, si accostò, accarezzandoli, come suol fare una madre con i figlioletti che piangono, con tanta compassione e disse al padrone: “Perché tormenti i miei fratelli agnelli, tenendoli così legati e penzolanti?”. Rispose: “Li porto al mercato e li vendo: ho bisogno di denaro”.
E Francesco: “Che ne avverrà?”. E quello: “I compratori li uccideranno e li mangeranno».
Udendo questo il santo esclamò: «Non sia mai! Prendi come compenso il mio mantello e dammi gli agnelli». Quell'’uomo fu ben felice di un simile baratto, perché il mantello, che Francesco aveva ricevuto a prestito da un uomo proprio quel giorno per ripararsi dal freddo, valeva molto di più delle bestiole.
Infatti ogni creatura dice: Dio mi ha creato per te, o uomo! Noi che siamo vissuti con lui, lo vedevamo rallegrarsi interiormente ed esteriormente di quasi tutte le creature, così che, toccandole o mirandole, il suo spirito sembrava essere in cielo, non in terra. E per le grandi gioie che aveva ricevuto e riceveva dalle creature, egli compose, poco prima della sua morte, alcune Lodi del Signore per le sue creature, per incitare alla lode di Dio i cuori di coloro che le udissero, e così il Signore fosse lodato dagli uomini nelle sue creature»

   Dai "Fioretti" di San Francesco 
  Come Santo Francesco convertì tre ladroni micidiali, e fecionsi frati; e della nobilissima visione che vide l'uno di loro,il quale fu santissimo frate.

  Santo Francesco andò una volta per lo distretto del Borgo a Santo Sipolcro, e passando per uno castello che si chiama Monte Casale, venne a lui uno giovane nobile e molto dilicato, e dissegli: "Padre, io vorrei molto volentieri essere de' vostri frati". Rispuose Santo Francesco: "Figliuolo, tu se' giovane, dilicato e nobile: forse che tu non potresti sostenere la povertà e l'asprezza nostra". Ed egli: "Padre, non sete voi uomini come io? dunque, come la sostenete voi, così potrò io colla grazia di Cristo". Piacque molto a Santo Francesco quella risposta; di che benedicendolo, immantanente Io ricevette all'ordine e puosegli nome frate Agnolo. E portassi questo giovane sì graziosamente che ivi a poco tempo santo Francesco il fece guardiano nel luogo detto di Monte Casale.
In quello tempo usavano nella contrada tre nominati ladroni, i quali faceano molti mali nella contrada; i quali vennono un dì al detto luogo de' frati e pregavano il detto frate Agnolo guardiano che desse loro mangiare. Il guardiano ríspuose loro in questo modo, riprendendogli aspramente: "Voi, ladroni e crudeli omicidi, non vi vergognate di rubare le fatiche altrui, ma eziandio, come presuntuosi e sfacciati, volete divorare le limosíne che sono mandate alli servi di Dio; che non siete pur degni che la terra vi sostenga; però che voi non avete nessuna reverenzia né a uomini né a Dio che vi creò: andate dunque per li fatti vostri e qui non apparite più". Di che coloro turbati si partirono con grande sdegno. Ed ecco Santo Francesco tornare di fuori colla tasca del pane e con uno vasello di vino ch'egli e 'l compagno avea accattato: e recitandogli il guardiano come egli avea cacciato coloro, Santo Francesco forte lo riprese dicendogli: "Tu ti se' portato crudelmente; imperò che li peccatori meglio si riducono a Dio con dolcezza che con crudeli riprensioni: onde il nostro maestro Gesù Cristo, il cui evangelio noi abbiamo promesso d'osservare, dice che non è bisogno a' sani il medico, ma agli infermi; e che non era venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a penitenzia; e però egli ispesse volte mangiava con loro. Con ciò sia cosa adunque che tu abbi fatto contra alla carità e contra al santo evangelio di Cristo, io ti comando per santa obbedienza che immantanente tu prenda questa tasca del pane ch'io ho accattato e questo vasello del vino, e va loro dietro sollecitamente per monti e per valli tanto che tu li truovi e presenta loro tutto questo pane e questo vino da mia parte; e poi t'inginocchia loro dinanzi e di' loro umilmente tua colpa della tua crudeltà; e poi li priega da mia parte che non facciano più male. ma temano Iddio, e non offendano il prossimo: e s'egli faranno questo, io prometto loro di provvederli nelli loro bisogni e di dar loro continuamente da mangiare e da bere. E quando tu arai detto loro questo umilmente, ritórnati qua".
  Mentre che il detto guardiano andò a fare il comandamento di Santo Francesco. egli si puose in orazione e pregava Iddio che ammorbidasse i cuori di quei ladroni e convertisseli a penitenzia. Giunse a loro l'ubbidiente guardiano e presentò loro il pane e 'l vino; e fa e dice ciò che Santo Francesco gli ha imposto. E come piacque a Dio. mangiando questi ladroni la limosina di Santo Francesco, cominciarono a dire insieme: "Guai a noi, miseri isventurati! come dure pene dello inferno ci aspettano, i quali andiamo non solamente rubando i prossimi e battendo e ferendo, ma eziandio uccidendo! e niente di meno di tanti mali e di così scellerate cose, come noi facciamo, noi non abbiamo niuno rimordimento di coscienza né timore di Dio. Ed ecco questo frate santo che è venuto a noi, e per parecchie parole ch'egli ci disse giustamente per la nostra malizia, ci ha detto umilmente sua colpa; e oltre a ciò ci ha recato il pane e lo vino e così liberale promessa del Santo Padre. Veramente questi frati sono santi di Dio, i quali meritano paradiso, e noi siamo figliuoli della eternale dannazione, li quali meritiamo le pene dello inferno e ogni dì accresciamo la nostra perdizione, e non sappiamo se de' peccati che noi abbiamo fatti insino a qui noi potremo trovare misericordia da Dio". Queste e simiglianti parole dicendo l'uno di loro. dissono gli altri due: "Per certo tu di' il vero: ma, ecco, che dobbiamo noi fare?" "Andiamo" disse costui "a Santo Francesco; e s'egli ci dà speranza che noi possiamo trovare misericordia da Dio de' nostri peccati, facciamo ciò che egli ci comanda, e possiamo liberare le nostre anime dalle pene dello inferno." Piacque questo consiglio agli altri: e così tutti e tre accordati se ne vennono in fretta a Santo Francesco e dissongli così: «Padre, noi per molti scellerati peccati che noi abbiamo fatti non crediamo potere trovare misericordia da Dio: ma se tu hai niuna isperanza che Iddio ci riceva a misericordia, ecco, noi siamo apparecchiati a fare ciò che tu ci dirai e fare penitenzia con teco". Allora Santo Francesco, ricevendogli caritativamente e con benignità, sì gli confortò con molti esempli; e rendendoli certi della misericordia di Dio. promise loro di certo d'accattarla loro da Dio, mostrando loro come la misericordia di Dio è infinita: "e se noi avessimo infiniti peccati, ancora la divina misericordia è maggiore, ché, secondo il vangelio e lo apostolo Santo Paulo, Cristo benedetto venne in questo mondo per ricomperare i peccatori". Per le quali parole e simiglianti ammaestramenti li detti tre ladroni renunziarono al demonio e alle sue operazioni, e Santo Francesco li ricevette all'ordine, e cominciarono a fare grande penitenzia; e due di loro poco vissono dopo la loro conversione e andaronsi a paradiso.
Ma il terzo, sopravvivendo e ripensando i suoi peccati, si diede a fare tale penitenzia che per quindici anni continui, eccetto le quaresime comuni le quali egli facea con gli altri frati, d'altro tempo sempre tre dì della settimana digiunava in pane e in acqua. e andando sempre iscalzo e con una sola tonica indosso, mai non dormia dopo mattutino. Infra questo tempo Santo Francesco passò di questa misera vita. Avendo dunque costui per molti anni continuata questa penitenzia, eccoti che una notte, dopo mattutino, gli venne tanta tentazione di sonno che per niuno modo poteva resistere al sonno e vegghiare come solea. Finalmente, non potendo egli resistere al sonno né orare, andossene in sul letto per dormire: e subito come egli ebbe posto giù il capo, e' fu ratto e menato in ispirito in su uno monte altissimo al quale era una ripa profondissima, e di qua e di là sassi spezzati e ischeggiosi e iscogli disuguali che uscivano fuori de' sassi: dì che infra questa ripa era pauroso aspetto a riguardare. E l'agnolo che menava questo frate sì lo sospinse e gittollo giù per quella ripa: il quale trabalzando e percotendosi di scoglio in iscoglio e di sasso in sasso, alla perfine giunse al fondo di questa ripa tutto smembrato e minuzzato, secondo che a lui pareva: e giacendosi così male acconcio in terra, disse colui che 'l menava: "Leva su, ché ti conviene fare ancora maggiore viaggio". Risponde il frate: "Tu mi pari molto indiscreto e crudele uomo, che mi vedi per morire della caduta che m'ha così spezzato, e dimmi 'leva su'". E l'agnolo s'accosta a lui, e toccandolo gli salda perfettamente tutti li membri, e sanalo. E poi gli mostra una grande pianura piena di pietre aguzzate e taglienti e di spine e di triboli, e dicegli che per tutto questo piano gli conviene passare a piedi ignudi insino che giunga al fine; nel quale e' vedea una fornace ardente nella quale gli convenia entrare. Ed aviendo il frate passata tutta quella pianura con grande angoscia e pena, l'agnolo gli dice: "Entra in questa fornace, però che così ti conviene fare". Risponde costui: "Oimè, quanto mi se' crudele guidatore, che mi vedi esser presso che morto per questa angosciosa pianura, e ora per riposo mi di' che io entri in questa fornace ardente!" E ragguardando costui, e' vide intorno alla fornace molti demoni colle forche di ferro in mano, colle quali costui, perché indugiava d'entrare, sì lo sospinsono dentro subitamente. Entrato che egli fu nella fornace, ragguarda e videvi uno ch'era istato suo compagno, il quale ardeva tutto quanto. E costui il domanda: "O compare isventurato, come venisti tu qua?" Ed egli risponde: "Va un poco più innanzi e troverai la moglie mia, tua comare, la quale ti dirà la cagione della nostra dannazione". Andando il frate più oltre, eccoti apparire la detta comare tutta affocata, rinchiusa in una misura dì grano tutta di fuoco; ed egli la domanda: "O comare isventurata e misera, perché venisti tu in così crudele tormento?" Ed ella rispuose: "Imperò che al tempo della grande fame. la quale Santo Francesco predisse dinanzi, il marito mio ed io falsavamo il grano e la biada che noi vendevamo nella misura. e però io ardo istretta in questa misura. E dette queste parole, l'agnolo che menava questo frate silo sospinse fuori della fornace e poi gli disse: Apparecchiati a fare uno orribile viaggio. il quale tu hai a passare. E costui rammaricandosi diceva: "O durissimo conducitore, il quale non m'hai nessuna compassione; tu vedi ch'io sono quasi tutto arso in questa fornace e anche mi vuoi menare in viaggio pericoloso e orribile". Allora l'agnolo il toccò e fecelo sano e forte: e poi il menò a uno ponte il quale non si potea passare senza grande pericolo; imperò ch'egli era molto sottile e stretto e molto isdrucciolente e senza sponde d'allato, e di sotto passava un fiume terribile, pieno di serpenti e di dragoni e scarpioni, e Ottava uno grandissimo puzzo. E l'agnolo gli disse: "Passa questo ponte, ché al tutto te lo conviene passare". Risponde costui: "E come lo potrò io passare, ch'io non caggia in quello pericoloso fiume?" Dice l'agnolo: "Vieni dopo me e poni il tuo pie' dove tu vedrai ch'io porrò il mio, e così passerai bene". Passa questo frate dietro all'agnolo, come gli aveva insegnato, tanto che giunse a mezzo il ponte; e essendo così sul mezzo, l'agnolo si volò via e, partendosi da lui, se ne andò in su uno monte altissimo di là assai dal ponte. E costui considera bene il luogo dove era volato l'agnolo; ma rimanendo egli sanza guidatore e riguardando giù, vedea quegli animali tanto terribili stare con li capi fuori dall'acqua e colle bocche aperte. apparecchiati a divorarlo s'egli cadesse: ed era in tanto tremore che per niuno modo non sapea che si fare né che si dire; però che non potea tornare addietro né andare innanzi. Onde veggendosi in tanta tribolazione e che non avea altro rifugio che solo Iddio, sì s'inchinò e abbracciò il ponte con tutto il cuore e con lagrime si raccomandava a Dio che per la sua santissima misericordia il dovesse soccorrere. E fatta l'orazione, gli parve cominciare a mettere ale: di che egli con grande allegrezza aspettava ch'elle crescessono per potere volare di là dal ponte, dov'era volato l'agnolo. Ma dopo alcuno tempo, per la grande voglia ch'egli avea di passare questo ponte, si mise a volare; e perché l'ale non gli erano tanto cresciute, egli cadde in sul ponte e le penne gli caddono : di che costui da capo abbraccia il ponte. come in prima, e raccomandasi a Dio. E fatta l'orazione, anche gli parve mettere aie; ma come prima non aspettò ch'elle crescessono perfettamente: onde, mettendosi a volare anzi tempo, ricadde da capo in sul ponte e le penne gli caddono. Per la qual cosa veggendo che per la fretta ch'egli avea di volare anzi tempo cadea, così incominciò a dire fra se medesimo: "Per certo, se io metto aie la terza volta, io aspetterò tanto ch'elle saranno sì grandi che io potrò volare senza ricadere".
E stando in questo pensiere. egli si vide la terza volta mettere le ale: aspetta grande tempo, tanto che li erano bene grandi, e parevagli. per lo primo e secondo e terzo mettere d'ale, avere aspettato bene cento cinquanta anni o più. Alla perfine si lieva questa terza volta con tutto il suo sforzo a vòlito, e volò in alto insino al luogo ov'era volato l'agnolo; e. bussando alla porta del palagio nel quale egli era, il portinaio il domandò: "Chi se' tu che se' venuto qua?" Risponde quello: "Io sono frate minore. Dice il portinaio: "Aspettami, ch'io ci voglio menare Santo Francesco a vedere se ti cognosce". Andando colui per Santo Francesco, questi comincia a sguardare le mura maravigliose di questo palagio; ed eccoti queste mura pareano tralucenti di tanta chiarità • vedea chiaramente i cori de' santi e ciò che dentro vi si faceva. E stando costui stupefatto in questo ragguardare, ecco venire Santo Francesco e frate Bernardo e frate Egidio, e dopo Santo Francesco tanta moltitudine di santi e di sante, che aveano seguita la vita sua, che quasi pareano innumerabili.Giugnendo Santo Francesco, disse al portinaia: " Lascialo entrare, imperò ch'egli è de' miei frati". Sì tosto com'e' fu entrato, e' sentì tanta consolazione e tanta dolcezza, che egli dimenticò tutte le tribolazioni che egli avea avute, come se mai non fussono state. E allora Santo Francesco menandolo per dentro sì gli mostrò molte cose maravigliose e poi gli disse: "Figliuolo, e' ti conviene ritornare al mondo staravi sette dì ne' quali tu t'apparecchia diligentemente con ogni divozione; imperò che dopo i sette dì io verrò per te e allora tu ne verrai meco a questo luogo de' beati".
  Ed era ammantato Santo Francesco d'uno mantello maraviglioso adornato di stelle bellissime, e le sue cinque stimmate erano come cinque stelle bellissime e di tanto splendore che tutto il palagio alluminavano con li loro raggi. E frate Bernardo avea in capo una corona di stelle bellissime, e frate Egidio era adornato di maraviglioso lume; e molti altri santi frati tra loro cognobbe, li quali nel mondo non avea mai veduti. Licenziato dunque da Santo Francesco si ritornò, benché mal volentieri, al mondo. Destandosi e ritornando in sé e risentendosi, i frati suonavano a prima: sicché non era stato in quella visione se non da mattutino a prima, benché a lui fosse paruto istare molti anni. E recitando al suo guardiano tutta questa visione per ordine, infra i sette dì si incominciò a febbricare, e l'ottavo dì venne per lui Santo Francesco, secondo la 'mpromessa, con grandissima moltitudine di gloriosi santi, e menonne l'anima sua al regno de' beati di vita eterna. A laude di Cristo. Amen.


Cantico delle creature

San Francesco Giotto

Altissimu; onnipotente bon Signore,
  tue so' le laude, la gloria e l'onore et orme benediczione.
  Ad te solo, Altissimo, se confano et nullu omu ène dignu te mentovare.

Laudato si, mi Signore, curo tucte le tue creature,
  spezialmente messor lo frate sole,
  lo quale jorna, et allumini per lui;
  et ellu è bellu e radiante rum grande splendore;
  de te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si, mi Signore, per sora luna e le stelle;
  in celo l'hai formate clarite et preziose et belle.

Laudato si, mi Signore, per frate vento
  et per aere et nubilo et sereno et orme tempo,
  per le quale a le tue creature dai sustentamento.

Laudato si, mi Signore, per sor'acqua,
  la quale è multo utile, et umele, et preziosa et casta.

Laudato si, mi Signore, per frate focu,
  per lo quale ennallumini la nocte,
  et elio è bellu, et jucundo. et robustoso et forte.

Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre terra,
  la quale ne sustenta e governa,
  e produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba.

Laudato si, mi Signore, per quilli che perdonano per lo tuo amore
  e sostengo infirmitate et tribulazione.
  Beati quilli che sosterranno in pace,
  ca de te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si, mi Signore, per sona nostra morte corporale,
  da la quale nullu orno vivente pò scappare.
  Guai a quilli che morrano ne le peccata mortali.
  Beati quilli che se trovarà ne le tue sanctissime voluntati;
  ca la morte secunda no '1 farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore, e rengraziate.
  e serviteli cum grande umilitate.


TESTAMENTO DI SAN FRANCESCO (1226)


Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza cosi: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo. E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Poi il Signore mi dette e mi da una cosi grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà.
E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come i miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue che essi ricevono ad essi soli amministrano agli altri.
E voglio che questi santissimi misteri sopra tutte le altre cose siano onorati, venerati e collocati in luoghi preziosi.
E dovunque troverò manoscritti con i nomi santissimi e le parole di lui in luoghi indecenti, voglio raccoglierli, e prego che siano raccolti e collocati in luogo decoroso.
E dobbiamo onorare e venerare tutti i teologi e coloro che amministrano le santissime parole divine, cosi come coloro che ci amministrano lo spirito e la vita.
E dopo che il Signore mi diede dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelo che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò.
E quelli che venivano per abbracciare questa vita, distribuivano ai poveri tutto quello che potevano avere, ed erano contenti di una sola tonaca, rappezzata dentro e fuori, del cingolo e delle brache. E non volevano avere di più.
Noi chierici dicevano l'ufficio, conforme agli altri chierici; i laici dicevano i Pater noster; e assai volentieri ci fermavamo nelle chiese. Ed eravamo illetterati e sottomessi a tutti.
Ed io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all'onesta. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l'esempio e tener lontano l'ozio.
Quando poi non ci fosse data la ricompensa del lavoro, ricorriamo alla mensa del Signore, chiedendo l'elemosina di porta in porta.
Il Signore mi rivelo che dicessimo questo saluto:"Il Signore ti dia la pace! ".
Si guardino bene i frati di non accettare assolutamente chiese, povere abitazioni e quanto altro viene costruito per loro, se non fossero come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola, sempre ospitandovi come forestieri e pellegrini.
Comando fermamente per obbedienza a tutti i frati che, dovunque si trovino, non osino chiedere lettera alcuna (di privilegio) nella curia romana, ne personalmente ne per interposta persona, ne per una chiesa ne per altro luogo, ne per motivo della predicazione, ne per la persecuzione dei loro corpi; ma, dovunque non saranno accolti, fuggano in altra terra a fare penitenza con la benedizione di Dio.
E fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e a quel guardiano che gli piacerà di assegnarmi. E cosi voglio essere prigioniero nelle sue mani, che io non possa andare o fare oltre l'obbedienza e la sua volontà, perché egli e mio signore.
E sebbene sia semplice e infermo, tuttavia voglio sempre avere un chierico, che mi reciti l'ufficio, così come e prescritto nella Regola.
E non dicano i frati: Questa e un'altra Regola, perché questa e un ricordo, un'ammonizione, un'esortazione e il mio testamento, che io, frate Francesco piccolino, faccio a voi, miei fratelli benedetti, perché osserviamo più cattolicamente la Regola che abbiamo promesso al Signore.
E il ministro generale e tutti gli altri ministri custodi siano tenuti, per obbedienza, a non aggiungere e a non togliere niente da queste parole.
E sempre tengano con se questo scritto assieme alla Regola. E in tutti i capitoli che fanno, quando leggono la Regola, leggano anche queste parole.
E a tutti i miei frati, chierici e laici, comando fermamente, per obbedienza, che non inseriscano spiegazioni nella Regola e in queste parole dicendo: "Cosi si devono intendere" ma, come il Signore mi ha dato di dire e di scrivere con semplicità e purezza la Regola e queste parole, così cercate di comprenderle con semplicità e senza commento e di osservarle con sante opere sino alla fine.
E chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell'altissimo Padre, e in terra sia ricolmato della benedizione del suo Figlio diletto col santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i Santi. Ed io frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che io posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione. (Amen).


Preghiera semplice

Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:
dove è odio, fa ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dove è discordia, ch'io porti la fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la speranza.
Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.
Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poichè:
Sì è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.
Amen.

sabato 3 ottobre 2015

Calcio a 5 - Serie C2: Battuta d'arresto casalinga per il Salina

Battuta d'arresto casalinga per il Salina del presidente Santino Ruggera superato per 5 a 3 dal "Citta di Oliveri". 
Le reti della formazione di casa sono state messe a segno da Gianluca Re (2) e Mariolino Puglisi.
Una sconfitta che infrange un lunghissimo periodo di imbattibilità casalinga ma che deve essere considerato solo un incidente di percorso.
Capitan Osvaldo e i suoi hanno tutto il tempo e la qualità per cancellare questa battuta d'arresto

Art.1. "Amministrazione Giorgianni piuttosto che "tagliare" sul controllo del territorio avrebbe dovuto ridursi i compensi"

Noi siamo assolutamente convinti che per ridurre i costi di gestione della casa comunale vadano tagliati gli sprechi, razionalizzata la spesa e ottimizzati i servizi. 
Questa amministrazione,come primo intervento,purtroppo ha ridotto un servizio peraltro quasi essenziale se si considera che il territorio è decisamente privo di controllo e la presenza di vigili urbani per strada certamente rappresenta un deterrente nei confronti di chi crede che le isole siano prive di regole e ritiene di poter agire nella totale libertà. 
Sinceramente ci saremmo aspettati che questo sindaco avesse adottato,come primo provvedimento,la riduzione dei compensi del 20% agli amministratori. Tale provvedimento,anche se previsto per legge dal prossimo mandato,avrebbe rappresentato un segnale chiaro di affezione nei confronti del popolo che lo ha eletto. Evidentemente l'attaccamento non è nei confronti della gente chiamata a fare sacrifici ma ad altro. 
Art.1

Banchi tradizionali addio, la classe diventa “liquida”. L'articolo de "La Stampa" con riportate dichiarazioni di Samuele Amendola sull'argomento

FLAVIA AMABILE
ROMA
In Finlandia i banchi sono componibili in modo da creare le disposizioni più varie in base al tipo di lezione. Negli Stati Uniti c’è chi fa sedere i ragazzi sul pavimento e pare che le lezioni funzionino meravigliosamente. In Italia si passa dalle classi dove i genitori si considerano già miracolati se i banchi corrispondono al numero degli studenti ad altre dove sono già arrivati i banchi componibili e la lezione è capovolta, sono gli alunni a spiegare e far apprendere agli altri quello che hanno capito come accade in Toscana. Non esistono regole né prescrizioni di alcun tipo. Sono i dirigenti, o anche soltanto i professori nella loro autonomia a decidere quale sia la disposizione più efficace per insegnare. Soprattutto nella scuola primaria dove i colleghi da mettere d’accordo non sono molti.
«Si cerca di andare incontro a nuove modalità per far fronte ai nuovi bisogni dei ragazzi». spiega Samuele Amendola, educatore, consulente educativo e socio dell’Associazione Pedagogisti e Educatori Italiani.
La disposizione dei banchi, nelle aule insomma, non è casuale ma legata al tipo di insegnamento scelto dai professori. Le più numerose sono ancora le classi con i banchi disposti in modo tradizionale, due o tre file orientate verso la cattedra e la lavagna. D’altra parte se la metà degli edifici è stata costruita prima del 1971 e in questi casi è piuttosto difficile adottare soluzioni innovative.
Ma il 32% delle scuole è nato dopo il 1976, sono più flessibili. «Una sistemazione frequente dei banchi è a ferro di cavallo», sostiene Giorgio Bollani, optometrista e responsabile del Progetto Peav nelle scuole. «Se con le file tradizionali gli alunni fanno molta fatica a vedere quello che viene scritto alla lavagna, anche con la disposizione a ferro di cavallo si ha il vantaggio di creare lezioni ideali per materie orali ma si creano numerosi problemi di vista per chi è vicino alla porta o alla finestra». Dal suo punto di vista la formula migliore è quella ad anfiteatro. «Molti insegnanti si convincono a ascoltare il mio consiglio quando vado nelle scuole a parlarne», spiega.
Ma la situazione delle scuole italiane è più varia di quello che si possa immaginare. Ci sono le scuole primarie che aderiscono al progetto «Senza zaino». Sono 97 in tutt’Italia, le aule hanno lo spazio è diviso in aree di lavoro e i bambini secondo la filosofia montessoriana si organizzano da soli, spesso studiando materie diverse su tavoli diversi e alla fine hanno un’area dedicata alla correzione dove verificano da soli se il compito svolto è giusto oppure no. Ci sono le scuole montessoriane vere e proprie dove tutti gli spazi non hanno nulla di tradizionale e sono studiati a misura di bambino, non c’è cattedra e i banchi sono disposti ad isola per dare ai bambini la possibilità di i lavorare per gruppi.
Aule rivoluzionate anche alle superiori dove ci sono progetti come quello della «Scuola 3.0» dell’Its «Luca Pacioli» di Crema dove in classe gli studenti non hanno né cattedra né banchi e nemmeno la lavagna nera con i gessetti. Ci sono tavoli colorati di forma circolare, scomponibili, adatti a essere utilizzati per il lavoro di gruppo. Sulle pareti, al posto delle cartine geografiche, sono appesi grandi pannelli orizzontali opachi, su cui si può scrivere o attaccare dei magneti. Le lavagne sono enormi, interattive e presenti in ogni unità di lavoro.
«Sono molto favorevole all’uso dei tavoli di lavoro invece delle classiche file di banchi - spiega Amendola - i bambini si abituano a fare attività in gruppo e gli insegnanti possono passare più facilmente da un gruppo all’altro e capire meglio le personalità di ciascuno e le dinamiche nei rapporti». E le verifiche? I voti? «Durante le attività di laboratorio gli insegnanti faranno emergere le conoscenze acquisite senza interrogazioni o verifiche ufficiali. E, da quello che vedo girando per le classi, sono sempre più numerosi gli insegnanti aperti alle nuove forme di didattica e quindi anche a rivoluzionare le loro aule».

Spento da giorni il faro di Strombolicchio

Il faro di Strombolicchio è spento da alcuni giorni. Il presidente della Circoscrizione Carlo Lanza ha informato il sindaco e il Circomare Lipari affinchè si predisponga un intervento urgente.

Ospedale. Giorgianni soddisfatto per modifica atto aziendale Asp ma...

COMUNICATO STAMPA
L’Amministrazione esprime la propria soddisfazione per le modifiche apportate nell’ultima bozza dell’atto aziendale pubblicato nella giornata di ieri nell’albo pretorio dell’Azienda Sanitaria Provinciale Messina 5.
Pur continuando a non condividere il nuovo atto aziendale, per il quale ha già espresso un voto sfavorevole durante la conferenza dei sindaci del 28 settembre 2015, che ha visto partecipe anche il consigliere comunale Dott. Giacomo Biviano, prende atto che sono state recepite buona parte delle richieste formulate durante la stessa conferenza e che consentono di mantenere le attuali professionalità all’interno del presidio ospedaliero di Lipari.
Il nuovo documento, infatti, rispetto alla precedente bozza, prevede due nuovi medici: un ginecologo ed un ortopedico.
Nella nuova e ultima bozza, pertanto, i ginecologi ritornano ad essere 3 e viene ripristinata la figura dell’ortopedico precedentemente soppressa.
Un primo ma significativo passo rispetto ad un atto aziendale che continua, comunque, a non identificare il presidio ospedaliero di Lipari quale presidio di località insulare ad eccezionale difficoltà di accesso e, quindi, scorporato dagli Ospedali Riuniti e a non tenere conto dell’accordo Stato Regioni del 30/07/2015, relativamente ai punti nascita nelle zone marginali e di difficile accesso.
Lipari, 03/10/2015
Il Sindaco
Marco Giorgianni

Lettera aperta della signora Conti e famiglia Zitelli alla famiglia Virgona

Carissimo Marcello,
Carissimo Maurizio,
Carissimi nipoti con la famiglia tutta
A volte la vita è così tragica ed imprevedibile che non vi sono parole per dimostrarvi la nostra partecipazione in questo tragico ed imprevedibile avvenimento. Io sono certa che la nostra comunità Vi abbia fatto e vi faccia sentire la sua presenza e il suo affetto. Vostro padre e vostra madre erano due splendide persone ed è evidente che il loro era un legame indissolubile per cui non è stato accettato la vita dell’una senza l’altro. Sono cose che nella mentalità corrente sfuggono e sono addirittura incomprensibili. Vostra madre nell’espletamento del suo lavoro presso il nostro ospedale è sempre stata professionale, utilissima ed affettuosa con i suoi pazienti. L’età, il tempo, le malattie fanno ovattare e dimenticare tutto. Vi vogliamo bene e Vi abbracciamo forte forte.
Caterina Conti e fam. Zitelli

Stasera il Piccolo Borgo Antico porta ‘L’Onda di Maometto’ a Favignana

Dopo il successo riscontrato a Salina e Lipari, il Piccolo Borgo Antico alle prese con ‘L’Onda di Maometto’ , testo di scottante attualità nato dall’intuizione di tre giganti dell’informazione, Alberto La Volpe (ex direttore del Tg2), Stefania Porrino e Livio Zanotti (corrispondente de La Stampa), il 03 ottobre va in scena a Favignana. Stabilimento Florio della Tonnara, ore 21:00.
Il testo racconta il difficile dialogo tra occidente e la realtà islamica. Grazie alla collaborazione di tre Comuni e sindaci Riccardo Gullo (Salina - Leni), Marco Giorgianni (Lipari) e Giuseppe Pagotto (Favignana), L’Onda sarà messa in scena per la quarta volta dalla sua creazione. Ricordiamo, infatti, che è stata la compagnia eoliana a farla rivivere dopo l’anteprima al teatro Argentina di Roma.
La messa in scena dello spettacolo da parte del Piccolo Borgo Antico è stata fortemente sostenuta e voluta dai tre autori, che hanno presenziato a Salina. Grande plauso per la velocità dei ritmi, soluzioni di regia, interpretazione dei personaggi, scenografia.

Milazzo, violenta lite tra due nuclei familiari: intervengono i Carabinieri ed arrestano tre persone e ne deferiscono in stato di libertà altre sei per lesioni aggravate in concorso.

Prosegue la campagna di prevenzione e contrasto dei reati ad opera dei Carabinieri della Compagnia di Milazzo ed in particolare dei militari del Nucleo Radiomobile agli ordini del nuovo Comandante Maresciallo Aiutante Rocco Fleres i quali, nella serata di giovedì, con l’ausilio di una pattuglia della Stazione di Fondachello Valdina agli ordini del Maresciallo Aiutante Carmelo Carbone, hanno tratto in arresto tre persone, a Olivarella di Milazzo, a seguito di una violenta colluttazione scoppiata per futili motivi.
A fare scattare l’intervento dei Carabinieri, intorno alle 19.45 di giovedì sera, è stata una telefonata pervenuta all’utenza di Pronto Intervento 112 con cui veniva segnalato che nella via Palmiro Togliatti di questo centro si era scatenata una violenta lite in cui erano coinvolte diverse persone.
Giunti nella località segnalata, i Carabinieri sorprendevano i tre individui che, con fare minaccioso ed in evidente stato di alterazione, si scagliavano contro la vittima della loro furia poi identificato in un 37enne di Messina.
A quel punto, i Carabinieri riuscivano a bloccare, prima uno degli aggressori armato di bastone e successivamente altri due che a loro volta, a mani nude,  si erano scagliati sulla vittima, procurandogli lesioni giudicate guaribili in 7 gg. I tre soggetti bloccati venivano successivamente identificati in un 56enne macellaio, un 20enne ed un 42enne  tutti di Milazzo, quest’ultimo a sua volta riportava delle lesioni guaribili in 25gg.
La vicenda, sviluppatasi nel corso di un intero pomeriggio e tassellata da diversi episodi di aggressioni verbali e fisiche ha raggiunto l’apice proprio poco prima che i Carabinieri intervenissero. Dalle indagini dei Carabinieri, si è riuscito a ricostruire che, alla base della diatriba c’erano antichi dissapori tra due distinti nuclei familiari allargati che abitano a distanza di pochi metri. Alcuni dei protagonisti della vicenda sono già noti infatti ai Carabinieri per passate richieste di intervento sempre a seguito di screzi e litigi.
A far scattare la scintilla ieri un apprezzamento di “poco gusto” all’indirizzo di una minorenne appartenente a una delle due famiglie. Quella “battuta” mal digerita sarebbe stata alla base di un’escalation di insulti, minacce e alla fine di aggressioni fisiche durate più di qualche ora e terminata solo grazie al pronto intervento dei Carabinieri.
Nel corso della contestuale perquisizione i militari sequestravano inoltre un bastone di legno, originariamente un piede di sedia, utilizzato nel corso dell’aggressione. 
Sul posto intervenivano anche diverse ambulanze del 118 che provvedevano a trasportare i feriti presso il locale nosocomio milazzese ove il personale sanitario riscontrava agli interessati delle lesioni giudicate guaribili in un periodo di tempo compreso tra 2gg e 25 gg.

Al termine della ricostruzione dei fatti, i tre un 56enne macellaio, un 20enne ed un 42enne disoccupati tutti di Milazzo venivano tratti in arresto in  flagranza del reato di lesioni aggravate in concorso, e su disposizione della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto che ha coordinato l’attività, venivano sottoposti al regime degli arresti domiciliari. Ricostruito il quadro complessivo venivano inoltre deferite in stato di libertà altre sei persone, un 37enne ed una 36enne di Messina, un 23enne una 16enne ed un 54enne di Milazzo, ed un 33enne di Barcellona Pozzo di Gotto, legate da rapporti di parentela ed amicizia con i protagonisti della colluttazione sedata dai militari, che a vario titolo avevano partecipato alle colluttazioni.

Il commiato di monsignor La Piana in Cattedrale «Mi devo fermare. Vi chiedo perdono»

Uno, due, ripetuti applausi. E lacrime di commozione. Ancora smarrita, per essersi ritrovata così all’improvviso “orfana” del suo pastore, la comunità dei fedeli si è stretta giovedì attorno a Mons. Calogero La Piana.
In tanti hanno preso parte alla messa di commiato, in Cattedrale. Una liturgia sobria ma che ha emozionato tutti i presenti. «Mi trovo ancora una volta – ha detto l’arcivescovo emerito – a disobbedire ai miei propositi, ovvero lasciare la città nel silenzio, e obbedire invece all’affetto che mi ha obbligato a essere qui stasera. Come diceva Don Bosco, mi era rimasto solo questo povero cuore e voi me lo avete rubato». Nel corso dell’omelia, mons. La Piana ha ripercorso i quasi nove anni trascorsi alla guida della Chiesa messinese: «Con voi ho condiviso gioie e dolori, eventi felici e drammatici». L’arcivescovo ha ricordato quindi la drammatica alluvione (proprio ieri l’anniversario) del 2009: «Quanta sofferenza, dolore, fatica e coraggio nell’accompagnare questi fratelli. Desidero affidare con voi al Signore le vittime di questo tragico evento. Quando si cammina, si cresce – ha aggiunto, riprendendo il tema, quello del cammino appunto, al centro della lettera per l’anno pastorale 2015-2016 – e io sono cresciuto insieme a voi, tra dolore e gioie, fatiche e speranze, desideri, progetti, a volte delusioni e sconfitte. Dopo questa esperienza di 9 anni, mi sento molto più maturo, come cristiano, sacerdote, vescovo. Quando si cammina, tuttavia, ci si stanca e a volte bisogna fermarsi». Un lungo applauso, l’ennesimo, ha interrotto a questo punto le parole di La Piana, che ha proseguito con la voce rotta dall’emozione: «Le forze fisiche non mi permettono di proseguire. Mi sono dovuto fermare. Vi chiedo perdono. Ma sono sereno e chi ha condiviso con me questi giorni lo sa. Esprimo tutta la mia fierezza di essere stato chiamato dal Signore a guidare questa Chiesa». L’arcivescovo ha quindi concluso il suo intervento con un messaggio rivolto a tutta la comunità dei fedeli: «Considerate questa esortazione come la mia eredità: fidatevi sempre di Dio e dei pastori che sceglie per guidarvi nella sua via». Oltre a tanti cittadini, alla liturgia hanno preso parte anche rappresentanti istituzionali e tutta l’Arcidiocesi di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela (il clero, religiosi, parrocchie, movimenti e associazioni) che ha espresso il proprio affetto e la propria gratitudine all’arcivescovo emerito attraverso le parole del vicario generale, mons. Gaetano Tripodo: «Grazie – ha detto rivolgendosi a La Piana – per averci spronato a incentrare la nostra vita sulla parola di Dio. Anche se sentiamo la sofferenza per il distacco rimaniamo sereni. Preghi sempre per questa Chiesa di Messina».

Incidente con maxi-tamponamento a Mendolita. Coinvolte tre auto e un motociclo

Un rocambolesco incidente ha causato un maxi-tamponamento ieri sera , intorno alle 23, sulla strada di Mendolita a Lipari. 
I danni per i mezzi coinvolti, tre auto e un motociclo Honda, sono nel complesso abbastanza consistenti. 
A generare la "carambola"(gli altri mezzi erano posteggiati) è stata una  Opel Corsa alla cui guida vi era  un giovane liparese. 
Sul posto sono intervenuti la squadra dei vigili del fuoco (caposquadra Salvatore Pannuccio), i carabinieri che hanno avviato i necessari accertamenti per individuare le cause che hanno generato il sinistro. 
Presente anche l'assessore Giovanni Sardella