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martedì 1 ottobre 2024

Spaccio e narcotraffico: 9 arresti nel messinese. Droga nascosta nei pasti nel carcere di Barcellona

Nove persone arrestate con l'accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e di far parte di due distinte organizzazioni criminali. Questo il bilancio ci un'operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, che ha coinvolto la Polizia di Stato del Commissariato di Milazzo, con il supporto della Squadra Mobile, delle Volanti, della Polizia Scientifica della Questura di Messina, del Commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto, del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale e delle unità cinofile antidroga di Reggio Calabria.

Le indagini, avviate dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto e successivamente condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, hanno fatto emergere l'esistenza di un'associazione dedita al traffico di droga, che gestiva lo spaccio al dettaglio, anche all'interno della Casa Circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto.

La droga veniva introdotta nel carcere nascosta in pietanze consegnate a un detenuto, ritenuto il capo dell’organizzazione.

Le indagini avrebbero inoltre accertato che il detenuto, pur in carcere, impartiva ordini tramite un cellulare occultato, poi sequestrato, con l’aiuto della moglie, la quale eseguiva le sue direttive e gestiva i profitti.

L’organizzazione, operativa anche nel comune di Barcellona P.G., si occupava inoltre della vendita all'ingrosso di droga a un altro gruppo criminale, attivo principalmente a Milazzo e in altre aree limitrofe. Gli investigatori sono riusciti a documentare, in pochi mesi, numerosi episodi di acquisto e distribuzione della droga, destinata ai pusher locali per lo spaccio al dettaglio.

Le indagini si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali, che hanno permesso di effettuare arresti e sequestri significativi prima che la droga raggiungesse il mercato. I profitti dell’organizzazione sarebbero stati utilizzati per acquistare beni di lusso, come gioielli e abiti firmati, consentendo ai membri di mantenere uno stile di vita superiore alle loro possibilità economiche lecite. Le transazioni avvenivano sia in contanti che attraverso versamenti su conti bancari riconducibili al gruppo criminale.

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