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venerdì 4 ottobre 2024

Petizione popolare per la realizzazione di una "Casa di comunità" per i cittadini eoliani: dove firmare e le ragioni della petizione

Riceviamo da Rinascita eoliana "Riccardo Gullo sindaco" e pubblichiamo

A Stromboli chi desidera firmare la petizione può farlo presso la reception dell’ Hotel Villaggio Stromboli o contattando l'assessore Barnao  

Domande frequenti e risposte brevi sulle Case di Comunità

Le ragioni della petizione

Che cos’e’ una Casa di Comunità?

La Casa di Comunità è una delle strutture previste dal Decreto Ministeriale n. 77 del 2022, che riorganizza la sanità territoriale attraverso delle strutture di “prossimità”, ovvero che rendano l’accesso ai servizi socio-sanitari sempre piu’ facile per la popolazione. Nel Decreto le Case di Comunità sono definite come “luogo fisico di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria”. Il Decreto prevede che, all’interno di ogni Distretto sanitario, sia costituita una Casa di Comunità ogni 40 – 50 mila abitanti (con deroghe per le zone più disagiate).

Le altre strutture previste sono gli Ospedali di Comunità (strutture socio-assistenziali intermedie tra l’assistenza domiciliare e l’ospedale) e le Centrali Operative Territoriali (con funzioni di coordinamento e di raccordo nella presa in carico dei pazienti).

Che differenza c’è con le Case della Salute?

Le Case di Comunità sono un’evoluzione delle Case della Salute, istituite con Decreto del Ministero della Salute nel 2007 (attuativo della Legge 27 Dicembre 2006 n. 296), e realizzate solo in alcune regioni. Le Case della Salute non prevedevano l’integrazione di tutti i servizi sociosanitari territoriali, come nelle Case di Comunità

Quante Case di Comunità sono previste in Italia e in Sicilia?

Con fondi PNRR[1] entro il 2026 si prevede di realizzare almeno 1038 Case della Comunità a livello nazionale (per raggiungere, con quelle già operative, circa 1300 strutture).

In Sicilia si prevede la realizzazione di 156 Case di Comunità.

Cosa è previsto per il Distretto Sociosanitario delle Isole Eolie?

Delle 21 Case di Comunità previste nella Provincia di Messina, una è progettata per Lipari, a servizio di tutto il Distretto socio-sanitario delle Isole Eolie. Non sono previsti Ospedali di Comunità o Centrali Operative Territoriali.[2]


Quali servizi offre la Casa di Comunità?

Nella Casa della Comunità si prevede che lavorino in modalità integrata e multidisciplinare tutti i professionisti per la progettazione ed erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale, con la partecipazione della comunità locale nelle sue varie forme: associazioni di cittadini, pazienti, caregiver, volontariato.[3]

Operative fino a 24/7 con presenza medica e infermieristica, la Case di Comunità sono il primo elemento di contatto tra il cittadino e il sistema sanitario pubblico. Comprendono, quindi, un punto di accoglienza e di orientamento, ma soprattutto vogliono essere il luogo in cui il cittadino trova risposte adeguate alle sue esigenze sanitarie o sociosanitarie, con particolare attenzione per i soggetti fragili e i pazienti cronici.

Le principali finalità delle Case di Comunità sono dunque:

·        Agevolare la presa in carico delle persone mediante un approccio multidisciplinare

·        Valutare tempestivamente il bisogno della persona e accompagnarla alla risposta più appropriata

·        Attivare percorsi di cura basati sull’integrazione tra servizi sanitari, ospedalieri e territoriali

·        Ridurre il ricorso alle strutture ospedaliere, favorendo la cura delle persone a livello locale.

 

Le Case di Comunità gestiscono sia la componente ambulatoriale che quella domiciliare dell’assistenza, quest’ultima anche con strumenti di gestione a distanza (telemedicina). In termini organizzativi, le Case di Comunità si compongono di diverse aree, tra cui:

·        Punto unico di accesso, servizi amministrativi e sistema integrato di prenotazione collegato al CUP

·        Assistenza primaria e continuità assistenziale. L’assistenza primaria è prestata da MMG (medico di medicina generale) e pediatri; sono inoltre presenti i servizi infermieristici e un’area dedicata alla continuità assistenziale (Guardia Medica)

·        Specialistica ambulatoriale e diagnostica di base

·        Prevenzione

·        Integrazione con servizi sociali e con le comunità di riferimento.

 

La novità delle Case di Comunità è anche che intendono realizzare un sistema integrato di servizi sociali e sanitari, e quindi facilitare la risposta anche ai bisogni sociali dei cittadini.

Le Case di comunità sostituiscono gli Ospedali?

No. Mentre gli Ospedali sono strutture sanitarie per il trattamento degli episodi acuti della malattia, la diagnostica avanzata e la gestione dell’alta complessità clinica, le Case di Comunità raccolgono tutte le funzioni di diagnosi, prevenzione e cura di patologie che non necessitano di ricoveri ospedalieri e, anzi, contribuiscono a ridurli.

Le Case di comunità ospiteranno anche specialisti che effettuano visite ambulatoriali?

Certamente sì; le Case di Comunità sono la sede di tutti gli ambulatori specialistici, oltre che dei medici di base

Se le visite ambulatoriali oggi a Lipari si fanno in Ospedale, c’e’ bisogno di un’altra struttura per la Casa di Comunità?

Certamente sì. Come ampiamente sottolineato più e più volte dai referenti del Distretto sanitario e dell’Ospedale, a oggi Lipari non è in grado di aumentare la presenza sul territorio di alcuni servizi (SerD, Neuropsichiatria infantile, Psichiatria), né di aumentare giornate e ore di presenza, e quindi prestazioni, di tutti gli specialisti che fanno visite ambulatoriali, per mancanza fisica di spazio.

Inoltre, le Case di comunità avvieranno presto quella che nel Decreto Ministeriale si definisce Aggregazione Funzionale Territoriale (AFT), ovvero consentiranno ai medici di famiglia (Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta) di lavorare fisicamente a contatto con gli specialisti, e aumentare l’efficacia della risposta ai pazienti. Lo stesso vale per la collaborazione tra Servizi Sociali comunali e Servizi socio-sanitari della ASP.

Se a Lipari non si riesce ad avere tutti i medici previsti dalla pianta organica dell’Ospedale, che senso ha creare un altro servizio?

Oltre al fatto che, come già spiegato, la Casa di Comunità permette di integrate il lavoro di professionisti che già operano sul territorio – aumentandone se mai le giornate e ore di presenza – la mancanza di personale medico è un problema ormai riconosciuto in tutta Italia, e che andrà affrontato a livello nazionale e regionale con soluzioni strategiche specifiche (eliminazione del numero chiuso alle università, coinvolgimento di medici stranieri ecc.).

In ogni caso, questo non e’ un motivo valido per rifiutare l’opportunità di una nuova struttura e sostenere l’evoluzione dei servizi socio-sanitari nel nostro Comune: anche quando mancano gli insegnanti, a nessuno verrebbe in mente di non ampliare o costruire le scuole…

E cosa si prevede per l’Ospedale di Lipari?

Il funzionamento dell’Ospedale di Lipari, di cui sono state ripetutamente sottolineate le carenze in varie occasioni e sedi istituzionali, non ha niente a che vedere con la realizzazione di strutture di sanità territoriale, come le Case di Comunità.

La riorganizzazione della Rete Ospedaliera nazionale e’ stata ridefinita nel 2015 da uno specifico Decreto Ministeriale, il n. 70 (o “Legge Balduzzi”), le cui direttive sono state poi sviluppate in Decreti Regionali – per la Sicilia nel Decreto dell’11 gennaio 2019 firmato dall’Assessore Razza. In quel decreto si prevede la trasformazione dell’Ospedale di Lipari in un Pronto Soccorso. A oggi pero’ non sono state attuate concrete misure per trasformare l’Ospedale in questo senso: le evidenti inefficienze e carenze dell’Ospedale di Lipari sono da ricondurre alla mancanza di personale – soprattutto medico – nonostante la riconferma di una pianta organica che prevede il mantenimento dei reparti esistenti.

L’Amministrazione comunale è costantemente impegnata in numerose interlocuzioni con la ASP provinciale e con l’Assessorato regionale (Dipartimento di Pianificazione Strategica), manifestando con proposte e progetti concreti la necessità di rispondere ai bisogni di varie categorie della popolazione e, in generale, la necessita’ di tutelare il diritto alla salute di tutti, in particolare in zone disagiate come le isole minori.



[1] Piano/Missione: PNRR/M6 – Piano nazionale di ripresa e resilienza / Missione 6 Salute; Componente:  M6C1 - Reti di prossimità, strutture  e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale; Investimento:  M6C1 I1.1 – Case della Comunità e presa in carico della persona


Lipari, l'edificio abbandonato diventerà un asilo nido. Dalla Gazzetta del sud del 4 ottobre 2024

Eoliani e amici delle Eolie...che non ci sono più (89° puntata)

 In questo filmato: Alessandro dello Skrilanka, Signora Alessandro Indricchio, Alessandro Merlino, Alessandro Profilio, Alezandru Covalciuc, Alfonsino Aiello, Mons. Alfredo Adornato

Dalla Gazzetta del 5 ottobre 2019 un articolo di Salvatore Sarpi

Scossa di terremoto al largo di Salina

Una scossa di terremoto di magnitudo 2.8 è stata registrata dalla sala operativa dell'INGV - Osservatorio Etneo, alle 13:03 di oggi, al largo di Salina, a 9,1 chilometri da Leni, ad una profondità di 12 chilometri. 

Lipari, il Chiostro normanno protagonista del convegno internazionale. L'Ansa di Salvatore Sarpi, il comunicato e un breve video

 Lipari, 4 ottobre 2024 (ANSA) 

È il Chiostro normanno di San Bartolomeo, straordinario monumento d’epoca medievale, scoperto per caso nel 1978 sull’acropoli di Lipari, dal grande archeologo Luigi Bernabò Brea, il protagonista del convegno “Difendere gli spazi sacri. Chiese e monasteri fortificati nel Mediterraneo medievale (IX e XIV secolo)”, secondo appuntamento sulle architetture medievali nel Mediterraneo che da ieri fino a domani vede in dialogo a Lipari architetti, archeologi e storici dell’arte giunti in Sicilia da Grecia, Croazia, Francia, Spagna, Marocco, Tunisia, Malta e Italia.

“Un progetto – ha spiegato Rosario Vilardo, architetto e direttore del Parco archeologico delle Eolie, che ospita la manifestazione – che punta a studiare i monasteri fortificati di tutto il Mediterraneo, a partire da quello di Lipari, con la sua cittadella arroccata sul promontorio, la sua cattedrale, il chiostro di San Bartolomeo e le mura erette a protezione sin dall’epoca greca”.

Oggi è stato anche il giorno della presentazione del libro “I chiostri nell’area mediterranea”, a cura di Arianna Carannante e Fabio Linguanti, con un focus proprio sul monumento medievale di Lipari, uno dei meno studiati del Mediterraneo medievale e che gli studiosi, ieri, hanno visitato alla luce degli studi più recenti: tra le novità, quella relativa alla data di costruzione, avviata alla fine dell’XI secolo e conclusa nel primo ventennio del XII.

Fabio Linguanti, architetto PhD della storia dell’architettura e curatore scientifico della rassegna, ha evidenziato come “partire da Lipari, significa partire dal monumento principale del suo medioevo: la cattedrale e il suo chiostro normanno. Con i contributi di studiosi da tutto il Mediterraneo ragioniamo sui rapporti fra le architetture religiose e quelle fortificate nel periodo medievale, fra il IX e il XIV secolo”.
 (Ansa)


IL COMUNICATO STAMPA E IL VIDEO


ARCHITETTURA: Lipari, il Chiostro normanno di San Bartolomeo protagonista del convegno internazionale su chiese e monasteri fortificati nel Mediterraneo medievale

Gli studiosi in visita al monumento scoperto per caso nel 1978 dal grande archeologo Luigi Bernabò Brea

Vilardo, direttore Parco Archeologico Eolie: “A Lipari un progetto di studi sulle architetture religiose medievali che riunisce la comunità scientifica di otto Paesi del Mediterraneo”

 

Lipari (ME), 4 ottobre 2024

È il Chiostro normanno di San Bartolomeo, straordinario monumento d’epoca medievale scoperto per caso nel 1978 sull’acropoli di Lipari dal grande archeologo Luigi Bernabò Brea, il protagonista del convegno “Difendere gli spazi sacri. Chiese e monasteri fortificati nel Mediterraneo medievale (IX e XIV secolo)”, secondo appuntamento sulle architetture medievali nel Mediterraneo che dal 3 al 5 ottobre vede in dialogo a Lipari architetti, archeologi e storici dell’arte giunti in Sicilia da Grecia, Croazia, Francia, Spagna, Marocco, Tunisia, Malta e Italia.

“Un progetto – ha spiegato Rosario Vilardo, architetto e direttore del Parco archeologico delle Eolie che ospita la manifestazione – che punta studiare i monasteri fortificati di tutto il Mediterraneo, a partire da quello di Lipari, con la sua cittadella arroccata sul promontorio, la sua cattedrale, il chiostro di San Bartolomeo e le mura erette a protezione sin dall’epoca greca”.

Oggi la presentazione del libro “I chiostri nell’area mediterranea”, a cura di Arianna Carannante e Fabio Linguanti (ed. All’insegna del Giglio) con un focus proprio sul monumento medievale di Lipari, uno dei meno studiati del Mediterraneo medievale e che gli studiosi hanno visitato nuovamente, ieri, alla luce degli studi più recenti. Tra le novità, quella relativa alla data di costruzione, avviata alla fine dell’XI secolo e conclusa nel primo ventennio del XII.

Il convegno, che segue la prima edizione del 2022 dedicata proprio ai chiostri, è un progetto del Parco archeologico delle Eolie – Museo archeologico Luigi Bernabò Brea della Regione Siciliana e del Laboratoire d'archéologie médiévale et moderne en Méditerranée (LA3M) dell’Università Aix Marseille. Realizzato con il sostegno dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e del Dipartimento BBCC, è ideato da Rosario Vilardo e da Fabio Linguanti, architetto PhD storia dell’architettura (Politecnico di Torino / LA3M - Aix Marseille Université), curatore scientifico della rassegna. Che aggiunge: “Partire da Lipari, significa partire dal monumento principale del suo medioevo: la cattedrale e il suo chiostro normanno. Con i contributi di studiosi da tutto il Mediterraneo – prosegue Linguanti - ragioniamo sui rapporti fra le architetture religiose e quelle fortificate nel periodo medievale, fra il IX e il XIV secolo”.

Fra i temi della seconda giornata Istria e Dalmazia, con Miljenco Jurkovic, archeologo (Uni Zagabria), che parlerà di alcuni monasteri fortificati del litorale adriatico orientale; tre i contributi sulla Grecia con Athanasios Semoglou (Aristotele Uni Thessalonike) e gli studi sulle pitture murali bizantine nei monasteri del Monte Athos, centro spirituale la cui scuola di pittura influenzò l’arte ortodossa; l’archeologo Alessandro Taddei (Uni Sapienza, Roma) sul complesso monastico di Hosios Loukas in Beozia, mentre Carlo Berardi (Uni Michigan, USA) illustrerà le ultime novità sulla Chiesa di Kosmosoteira a Feres. Quindi si torna in Italia con gli studi sui monasteri del Gargano a cura di Angelo Cardone (Uni Bari) e in Toscana, con gli archeologi Alberto Agresti e Lorenzo Crescioli, per importanti aggiornamenti sull’Abbazia di Settimo a Scandicci, condotti con la direzione scientifica di Ursula Wierer, Soprintendente BBCCAA di Firenze: evidenziato un complesso sistema di fossati, ponti e torri che consentiva ai monaci cistercensi di proteggere l’abbazia, centro economico del territorio. Ancora sul territorio italiano, a Roma, con il racconto delle strutture fortificate di Sant’Agnese fuori le mura, a cura di Daniela Esposito e Francesca Lembo Fazio (Uni Sapienza, Roma) e Federico Marazzi (Uni Suor Orsola Benincasa, Napoli). Sempre Marazzi approfondirà il tema della trasformazione dei monasteri da “civitas dei a castrum fidei” con focus sull’Italia centro-meridionale. Quindi la Calabria con le grange (aziende agricole e pastorali) fortificate, a cura di Francesco Cuteri ed Elena Di Fede (Accademia Belle Arti Catanzaro). Conclude la seconda giornata di studi lo sguardo sulle abbazie tra Alto Lazio e bassa Toscana con gli interventi di Renzo Chiovelli (Uni Sapienza, Roma) Giulia Maria Palma (Uni Lione) e Vania Rocchi.


Sabato 5 ottobre, terza e ultima giornata del convegno vede protagonista l'area tirrenica settentrionale del Mediterraneo, con interventi su Francia, Italia del nord e Sardegna. Si inizia con Nicolas Faucherre (LA3M Aix-Marseille Université) e le “cattedrali del mare” di Maguelone e Agde, chiese fortificate connesse all’istituzione di una guardia marittima sostenuta degli istituti religiosi.

A seguire Marie Pier Bonetti (LA3M Aix-Marseille Université) sulla chiesa abbaziale di Saint Victor a Marsiglia completata da torri, campanili, sale d'armi, recinti e camminamenti merlati dall’abate poi divenuto papa Urbano V. Quindi Pierre Laffont (Uni Rennes) con un eccezionale documento custodito nella Biblioteca Nazionale di Francia: un manoscritto (metà XV sec.) conosciuto come Armoriale di Guillaume Revel ricco di illustrazioni e disegni di castelli, città e villaggi del tempo. Un documento di eccezionale valore perché si tratta della più antica rappresentazione figurativa di questi monumenti.

Tre i contributi dedicati alla Liguria: si inizia con Genova e Yoshie Kojima (Uni Tokyo) sulla Chiesa di Santa Maria del Castello e il ruolo dei “magistri antèlami”, corporazione medievale di costruttori itineranti, generalmente di origine lombarda e legati ai Cistercensi. Una iscrizione li indica infatti come autori della chiesa nel quartiere storico del Molo. Ancora in Liguria con il monastero di Sant’Eugenio a Bergeggi, oggetto di studio di Alessandra Panicco (Politecnico di Torino); infine chiese e fortificazioni a Porto Venere, a cura di Simone Caldano (Associazione Piemonte Medievale). In chiusura la Sardegna e Cagliari con il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, nella relazione di Valeria Carta (Uni Cagliari).

Tutto il convegno è fruibile in live streaming sulla pagina Facebook del Parco delle Eolie a questo indirizzo https://www.facebook.com/museoLipari



Il video con il "J'accuse" del sindaco Gullo ai consiglieri d'opposizione e la replica di questi

La registrazione della riunione con il sindaco Riccardo Gullo  
 IL COMUNICATO DEI CONSIGLIERI D'OPPOSIZIONE


OGGETTO: La deriva autoritaria del Sindaco Gullo: tra promesse non mantenute, fallimenti amministrativi e inquietanti silenzi.

Chi ha assistito all’incontro di ieri, o meglio alla messinscena del Sindaco Gullo, ha potuto constatare che è ormai in preda a un vero e proprio delirio di onnipotenza. Siamo di fronte all'alba di un nuovo totalitarismo del XXI secolo.
Ieri sera, il Sindaco non solo ha rivendicato meriti per opere di cui, fino a poco tempo fa, ignorava l’esistenza, ma ha anche osato vantarsi di successi che, a sentir lui, Lipari non avrebbe mai conosciuto prima del suo arrivo. Ha dimenticato di rivendicare, però, i finanziamenti ottenuti da altri e oggi ridimensionati, se non persi (ci manca poco) per il prolungamento del porto aliscafi di Sottomonastero e la paralisi dei progetti “Isola Verde” del PNRR.
Per quindici anni, subito dopo aver perso le elezioni come candidato Sindaco nelle amministrative del 2007, ha osservato Lipari da lontano, dalla sua posizione di "Sindaco" del primo comune a disposizione, disinteressandosi anche delle problematiche comuni per mere beghe politiche. Ora si presenta come il salvatore della nostra comunità.
Affermare che negli ultimi 40, addirittura 50 anni, nessuno ha fatto nulla per il nostro territorio e che solo lui sta cambiando le sorti del paese è semplicemente ridicolo. In questi 40 anni ha incluso anche il suo Vice Sindaco, alcuni assessori e persino lo stesso Giacomantonio. Il massimo dell'arroganza.

Siamo di fronte a una distorsione della realtà che rasenta la follia. È il chiaro segno del fallimento di tutte le promesse fatte in campagna elettorale, soprattutto su temi cruciali come l’Ospedale, il Tribunale, l’Istruzione, i Trasporti marittimi e la Promozione turistica. Tutte questioni abbandonate vigliaccamente, preferendo nascondersi dietro la scusa della "non competenza comunale" piuttosto che lottare per risolverle. Questa è la dimostrazione di un Sindaco incapace, che non sa più come mascherare i suoi fallimenti.

L'unico modo che gli rimane è insultare chi dissente dal suo regime, in particolare alcuni Consiglieri Comunali e giornalisti locali. Alcuni consiglieri, eletti dal popolo e non certo per sua nomina, vengono accusati di essere "lontani dai valori di civiltà". Altri vengono definiti traditori e falsi. Si arriva persino a resuscitare vecchie questioni private, chiuse e sepolte da oltre vent'anni con sentenze definitive, per insinuare presunti conflitti di interesse legati alla bocciatura della Casa della Salute. 
Un modo che, secondo la sua perversa logica, serve a colpire chi ha osato opporsi.
Noi comprendiamo che per alcuni amministratori la vendetta sia una strategia di lotta, ma qui siamo di fronte a un’altra storia. Non ci sogneremmo mai di insinuare, ad esempio, che il Sindaco raccolga legna dagli alberi comunali potati o abbattuti, la faccia tagliare agli operari comunali a misura di stufa o forno, e la faccia trasportare dagli stessi vicino a casa sua per uso personale.

Peccato che il Sindaco Gullo non abbia parlato dei temi che realmente interessano il paese, come l’istituzione dell’Area Marina Protetta delle Eolie, per la quale ancora attendiamo una risposta alla nostra interrogazione.
Peccato che il Sindaco Gullo non abbia affrontato la questione dei progetti “Isola Verde” legati al PNRR o del caos amministrativo che regna negli uffici comunali, dove si susseguono dimissioni, rinunce agli incarichi e richieste di trasferimento.

Peccato che il Sindaco Gullo non abbia parlato dello smembramento di alcuni uffici, con il rischio di danni incalcolabili per la collettività e per la stessa struttura comunale, che potrebbero presto suscitare l’interesse della Procura della Repubblica.
Peccato che il Sindaco Gullo non abbia menzionato la sua incoerenza politica, dimostrata dal teatrino delle dimissioni, quando dichiarava di non voler restare a "cuocere a fuoco lento" qualora fosse rimasto in minoranza. Eppure, nonostante l’evidenza e le contraddizioni, ha instaurato negli ultimi mesi un legame ancora più intenso con la sua poltrona. Evidentemente, il Sindaco Gullo, contrariamente a quanto millantato, ha pensato bene, vista la grande popolarità di cui gode, che era meglio accontentarsi dell’uovo oggi piuttosto che della la gallina domani. 

Peccato che il Sindaco Gullo non abbia spiegato a tutti come intenda contingentare il turismo, visto quanto annunciato qualche mese fa ad un noto quotidiano regionale.
Peccato che il Sindaco Gullo non abbia parlato delle sue azioni per difendere la nostra sanità. Anziché, infatti, lottare per ottenere più medici, il vero problema del nostro ospedale, promuove una petizione per una struttura decentrata che, paradossalmente, rischia di svuotare e far chiudere l’ospedale di Lipari.

Infine, peccato che il Sindaco Gullo non abbia parlato dei suoi assessori "fantasma" e delle loro attività, o meglio della loro totale inattività.
Tutti temi e questioni avvolti da inquietanti silenzi che hanno trovato nell’incontro di ieri ulteriori conferme.
I Consiglieri Comunali
F.to Gaetano Orto
F.to Adolfo Sabatini
F.to Cristina Dante
F.to Raffaele Rifici
F.to Giorgia Santamaria

Il #pensiero di Don Bernardino Giordano: San Francesco e Papa Francesco

Buon compleanno a...

... Francesco Megna, Salvatore Cincotta, Concetta Cincotta, Angela Tesoriero, Vincenzo Mirabito, Roberto Gurgone, Oscar Caimano, Salvo Giannetto, Giuseppe Merlino, Francesco Lo Nardo, Francesco Corrieri, Francesca Marino  

Prestigiosa affermazione a Roma per il giovane chef liparese Alessio Currò. Primo classificato a EmergenteChef selezione centro - sud


Prestigiosa affermazione a Roma per il giovane chef liparese Alessio Currò del Therasia - Il Cappero. Alessio si è classificato al 1° posto della selezione centro sud di EmergenteChef, la prestigiosa vetrina, tenutasi a Roma, presso il Centro di formazione Elis, il 1° e il 2 ottobre, nell'ambito del format Emergente che prevede una serie di gare dedicate ai vari settori della ristorazione ed ospitalità e comprende, oltre ad EmergenteChef, EmergentePizza, EmergenteSala EmergentePastry.

Emergente in quasi 20 anni di competizioni ha lanciato tantissimi talenti che ora sono diventati i protagonisti indiscussi della ristorazione e dell’ospitalità italiana.


I concorrenti sono stati scelti unicamente per questioni di merito e a stilare la graduatoria finale, dopo aver valutato i piatti proposti dagli chef, è stata una giuria composta da giornalisti ed esperti del settore

Alessio, grazie a questa performance, parteciperà alla finale nazionale in programma nel 2025.

Per il giovane Currò una prestigiosa affermazione in uno degli eventi più importanti del settore se si considera che Emergente, in quasi 20 anni di competizioni, ha lanciato tantissimi talenti che ora sono diventati i protagonisti indiscussi della ristorazione e dell’ospitalità italiana.



Oggi, 4 ottobre: San Francesco D'Assisi

San Francesco d'Assisi

S. Francesco nacque ad Assisi l'anno 1182 da Pietro Bernardone e da madonna Pica, ricchi commercianti. La sua nascita fu circondata da avvenimenti misteriosi: un mendicante, presentatosi a madonna Giovanna Pica, pochi giorni prima della nascita di Francesco, le disse: « Fra queste mura spunterà presto un sole... »; il giorno stesso della nascita, essendo la madre oltremodo accasciata per i dolori del parto, un altro pellegrino le disse: « Tutto andrà bene, purchè la madre sia condotta nella stalla », e così avvenne. Un altro giorno fu udito pér le vie di Assisi un romito che gridava: « Pace e bene, pace e bene! » il futuro motto di Francesco. La dolce madonna Pica taceva e pregava, pensando: cosa mai sarà di questo fanciullo così prediletto da Dio?

  Intanto Francesco cresceva vivace, allegro, amante delle spensierate brigate, delle laute cene, dei suoni e dei canti. Siccome gli affari andavano bene, il padre lo avviò alla mercatura. Di ingegno vivace, riusciva a meraviglia; combattè anche contro Perugia e sostenne lunga prigionia.

  La grazia di Dio intanto lavorava. Un giorno gli amici, vedendolo assorto, gli domandarono: « Pensi a prendere moglie? ». « Sì, rispose Francesco, e sposerò la donna più bella e più amabile del mondo ». Si riferiva a « madonna povertà »! Una mattina, è colpito, in una chiesetta di campagna, da un brano del Vangelo, che dice: "Non tenere né oro né argento né altra moneta; non borse, non sacchi, non due vesti, non scarpe, non bastone". Si spogliò di tutto, diede quanto aveva in elemosina, e a suo padre che l'aveva citato davanti al Vescovo, diceva rendendogli anche i vestiti: « Finora ho chiamato Pietro di Bernardone mio padre, d'ora in poi a maggior ragione dirò: Padre mio che sei nei cieli ». Esce all'aperto e, immediatamente. mette in pratica il consiglio evangelico. Si scalza, s'infila una tunica contadinesca, getta la cintura di cuoio e al suo posto s'annoda sui fianchi una corda. (La cintura di cuoio era nel medioevo la parte più importante dell'abito, tanto importante che Dante. quando vorrà lodare la rude semplicità dei vecchi fiorentini, li dirà "cinti di cuoio e d'osso")

  Da quel giorno l'eroismo di Francesco non ebbe più limiti: i poveri, i lebbrosi, gli ammalati di ogni specie furono la sua parte életta. Fu trattato da pazzo, percosso, vilipeso, maledetto, ed egli ricambiava tutto con preghiere, carità, amore. Ai suoi seguaci che volle chiamare « Frati Minori » insegnava il lavoro, l'elemosina, la preghiera e la povertà più assoluta.

  Dove passò portò la benedizione di Dio: la pace fra le fazioni e l'amore fra i nemici: convertì peccatori, salvò miserabili, protesse oppressi.

San Francesco


I tre voti francescani, obbedienza, povertà e castità, non erano pesi che il figlio di Pietro Bernardone prendeva sulle sue grame spalle e che imponeva ai compagni d'avventura. Al contrario, quei voti rendevano lui e i suoi seguaci più presti e leggeri. L'obbedienza scioglieva da ogni dubbio; la povertà liberava da ogni cupidigia; la castità sollevava da ogni impegno carnale. I vizi contrari a quei voti, cioè la superbia, l'avarizia e la lussuria, erano tre mostruose fibbie, che imbrigliavano l'uomo mondano.

  Benedetto dal papa, estese ovunque ed a tutti la sua opera; istituì le Clarisse; fondò e diffuse il Terz'Ordine. Andò fra i Turchi: mandò apostoli dappertutto a portare «pace e bene ». Alla Verna, Dio impresse sul suo servo fedele il segno del suo amore: le sacre stimmate.

  Compose laudi in onore del suo Dio perchè esclamava: « L'amore non è amato, l'amore non è amato! ». Morì, benedicendo i suoi figliuoli e la sua cara città di Assisi, il 4 ottobre 1226.

  Fu chiamato il più santo degli Italiani, e il più Italiano dei santi; assieme a S. Caterina da Siena è il grande protettore della nostra amata patria.

PRATICA. Ad onore di S. Francesco facciamo oggi una mortificazione ed una elemosina.

PREGHIERA. O Dio, che per i meriti di S. Francesco accrescesti la tua Chiesa di una nuova famiglia, concedici di disprezzare a suo esempio le cose terrene, e di poter partecipare alla gioia dei doni celesti.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Assisi, in Umbria, il natale di San Francésco, Levita e Confessore. Fondatore di tre Ordini, cioè dei Frati Minori, delle Povere Donne, e dei Fratelli e delle Sorelle della Penitenza. La sua vita, piena di santità e di miracoli, fu scritta da san Bonaventura.

San Francesco e il Natale

  La natura fantastica del "giullare di Dio" e insieme la sua intuizione didattica si manifestarono specialmente nella più poetica rappresentazione ideata in un bosco, cioè nel Presepio di Greccio.

  Per Francesco il Natale era la festa delle feste, appunto perché Dio stesso, con la sua adorabile incarnazione, scendeva in terra, e si faceva fratello degli uomini. Frate, non monaco. L'eterno entrava nel tempo; l'immobile diventava viandante. Dal Natale in poi, tutte le strade sarebbero state come quella d'Emmaus.

  Il santo dell'umiltà si commuoveva all'idea dell'infinita umiliazione di Dio che si fa uomo. Il santo della povertà piangeva al pensiero dell'estrema indigenza di Gesù, nato in una stalla. E finalmente, il santo della perfetta letizia si rallegrava al ricordo dell'Alleluia celeste.

  Il Natale era dunque la festa più francescana dell'anno liturgico. Vi si celebrava l'umiltà, la povertà e l'innocenza. I tre voti francescani brillavano, con meraviglioso fulgore, nel cielo natalizio.

  "Se io potessi parlare all'imperatore," diceva Francesco "vorrei pregarlo di emanare un comando generale, perché tutti coloro che lo possono, spargano per le vie frumento e granaglie nel giorno di Natale, sicché in quel giorno di tanta solennità gli uccelli abbiano cibo in abbondanza". Anche questo sarebbe stato un modo di rendere evidente la gioia natalizia, comunicandola, attraverso il cibo, anche agli abitanti dell'aria.

  Un anno, il Natale cadeva di venerdì e fra' Monco, il cuciniere, fu in dubbio se fare, in quel giorno, di grasso o di magro. "Faresti peccato, o fratello" gli gridò Francesco "chiamando venerdì il giorno in cui è nato Gesù. Vorrei che in un giorno come questo mangiassero carne anche le pareti e, non potendo, ne fossero almeno unte di fuori!"

  Soltanto la fantasia d'un uomo sobrio e continente come lui poteva immaginare qualcosa di simile.

  Nell'inverno del 1223 ebbe finalmente l'idea della prima sacra rappresentazione. Mandò a chiamare il signore di Greccio, Giovanni Velita, e gli disse: "È mio pensiero rievocare al vivo la memoria di quel Bambino celeste che è nato laggiù in Betlem, e suscitare davanti al suo sguardo e al mio cuore gl'incomodi delle sue infantili necessità: vederlo proprio giacere su poca paglia, reclinato in un presepio, riscaldato dal fiato di un bue e di un asinello".

  Così, la notte di Natale del 1223, nel bosco di Greccio, avvenne la prima rappresentazione natalizia inventata da San Francesco: il Presepio.

  Un sacerdote celebrò la Messa di mezzanotte sopra una mangiatoia. San Francesco, non essendo sacerdote, ma soltanto diacono, cantò il Vangelo della Nascita, e lo spiegò al popolo, accorso nel bosco di Greccio con fiaccole accese.

  Chiamava Gesù " il bambino di Betlem ", e nel pronunziare queste parole — narra il suo primo biografo — sembrava una pecora che belasse "talmente la sua bocca era ripiena, non tanto di voce, quanto di dolce affetto". "E nominando il Bambino di Betlem, oppure dicendo Gesù, lambivasi con la lingua le labbra, quasi a gustare e deglutire la dolcezza di quel nome."

San Francesco Presepe


San Francesco e gli animali

San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati.

Un giorno S.Francesco andò alla elemosina assieme a frate Massèo e i due si imbatterono in un uomo che portava al mercato due agnelli da vendere, legati, belanti e penzolanti dalla spalle.

All'udire quei belati, il servo di Dio, vivamente commosso, si accostò, accarezzandoli, come suol fare una madre con i figlioletti che piangono, con tanta compassione e disse al padrone: "Perché tormenti i miei fratelli agnelli, tenendoli così legati e penzolanti?". Rispose: "Li porto al mercato e li vendo: ho bisogno di denaro".

E Francesco: "Che ne avverrà?". E quello: "I compratori li uccideranno e li mangeranno».

Nell'udire questo il santo esclamò: «Non sia mai! Prendi come compenso il mio mantello e dammi gli agnelli». Quell'uomo fu ben felice di un simile baratto, perché il mantello, che Francesco aveva ricevuto a prestito da un uomo proprio quel giorno per ripararsi dal freddo, valeva molto di più delle bestiole.

Infatti ogni creatura dice: Dio mi ha creato per te, o uomo! Noi che siamo vissuti con lui, lo vedevamo rallegrarsi interiormente ed esteriormente di quasi tutte le creature, così che, toccandole o mirandole, il suo spirito sembrava essere in cielo, non in terra. E per le grandi gioie che aveva ricevuto e riceveva dalle creature, egli compose, poco prima della sua morte, alcune Lodi del Signore per le sue creature, per incitare alla lode di Dio i cuori di coloro che le udissero, e così il Signore fosse lodato dagli uomini nelle sue creature»

San Francesco e gli animali


Dai "Fioretti" di San Francesco 
  Come Santo Francesco convertì tre ladroni micidiali, e fecionsi frati; e della nobilissima visione che vide l'uno di loro,il quale fu santissimo frate.

  Santo Francesco andò una volta per lo distretto del Borgo a Santo Sipolcro, e passando per uno castello che si chiama Monte Casale, venne a lui uno giovane nobile e molto dilicato, e dissegli: "Padre, io vorrei molto volentieri essere de' vostri frati". Rispuose Santo Francesco: "Figliuolo, tu se' giovane, dilicato e nobile: forse che tu non potresti sostenere la povertà e l'asprezza nostra". Ed egli: "Padre, non sete voi uomini come io? dunque, come la sostenete voi, così potrò io colla grazia di Cristo". Piacque molto a Santo Francesco quella risposta; di che benedicendolo, immantanente Io ricevette all'ordine e puosegli nome frate Agnolo. E portassi questo giovane sì graziosamente che ivi a poco tempo santo Francesco il fece guardiano nel luogo detto di Monte Casale. continua >>



Cantico delle creature



San Francesco Giotto



Altissimu; onnipotente bon Signore,
  tue so' le laude, la gloria e l'onore et orme benediczione.
  Ad te solo, Altissimo, se confano et nullu omu ène dignu te mentovare.

Laudato si, mi Signore, curo tucte le tue creature,
  spezialmente messor lo frate sole,
  lo quale jorna, et allumini per lui;
  et ellu è bellu e radiante rum grande splendore;
  de te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si, mi Signore, per sora luna e le stelle;
  in celo l'hai formate clarite et preziose et belle.

Laudato si, mi Signore, per frate vento
  et per aere et nubilo et sereno et orme tempo,
  per le quale a le tue creature dai sustentamento.

Laudato si, mi Signore, per sor'acqua,
  la quale è multo utile, et umele, et preziosa et casta.

Laudato si, mi Signore, per frate focu,
  per lo quale ennallumini la nocte,
  et elio è bellu, et jucundo. et robustoso et forte.

Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre terra,
  la quale ne sustenta e governa,
  e produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba.

Laudato si, mi Signore, per quilli che perdonano per lo tuo amore
  e sostengo infirmitate et tribulazione.
  Beati quilli che sosterranno in pace,
  ca de te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si, mi Signore, per sona nostra morte corporale,
  da la quale nullu orno vivente pò scappare.
  Guai a quilli che morrano ne le peccata mortali.
  Beati quilli che se trovarà ne le tue sanctissime voluntati;
  ca la morte secunda no '1 farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore, e rengraziate.
  e serviteli cum grande umilitate.




TESTAMENTO DI SAN FRANCESCO (1226)




Tomba di San Francesco


Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza cosi: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo. continua >>





Preghiera semplice




San Francesco di Cimabue


Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:

dove è odio, fa ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dove è discordia, ch'io porti la fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la speranza.

Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.

Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poichè:

Sì è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Amen.




Benedizione a Frate Leone




Benedizione a Frate Leone


Il Signore ti benedica e ti custodisca.
Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.
Volga a te il suo sguardo e ti dia pace.
Il Signore ti dia la sua grande benedizione.

Benedicat tibi Dominus et custodiat te,
ostendat faciem suam tibi et misereatur
tui convertat vultum suum ad te
et det tibi pacem
Dominus benedicat frater Leo, te
Benedicat, benedicat,
benedicat tibi Dominus
et custodiat te Frater Leo, te



Benedizione di San Francesco



Fratello Sole e Sorella Luna



Dolce è sentire
Come nel mio cuore
Ora umilmente
Sta nascendo amore
Dolce è capire
Che non son più solo
Ma che son parte di una immensa vita
Che generosa
Risplende intorno a me
Dono di Lui
Del Suo immenso amore
Ci ha dato il Cielo
E le chiare Stelle
Fratello Sole
E Sorella Luna
La Madre Terra
Con Frutti, Prati e Fiori
Il Fuoco, il Vento
L'Aria e l'Acqua pura
Fonte di Vita
Per le Sue Creature
Dono di Lui
Del suo immenso amore
Dono di Lui
Del suo immenso amore

Buongiorno...così!


 

giovedì 3 ottobre 2024

Lipari, convegno internazionale sugli spazi sacri del Medioevo. Dalla Gazzetta del sud del 3 ottobre 2024

L'incontro pubblico del sindaco Gullo (La diretta)


 Per visualizzare la diretta cliccare sulla foto. 
NB: non gestiamo noi la diretta motivo per cui ci scusiamo per eventuali inconvenienti.

Due anni di mandato, ora l'assemblea di Gullo. Dalla Gazzetta del sud del 3 ottobre 2024

Eoliani che non ci sono più (riproposizione IV video) durata 7 minuti circa

Al RomaCinemaFest il film di Barbareschi ambientato a Filicudi

Sarà presentato al RomaCinemaFest , dal 16 al 27 ottobre, “Paradiso in vendita”, di Luca Barbareschi, il film ambientato a Filicudi e interpretato da Donatella Finocchiaro con Bruno Todeschini, Domenico Centamore. Nel cast anche l'attore francese Vincent Nemeth.

LA TRAMA
Nel 2015, al governo greco, in profonda crisi economica, venne in mente di vendere alcune isole dell’Egeo. Non ne fece niente, ma è da questa vecchia notizia di cronaca che prende spunto il nuovo film diretto da Luca Barbareschi, che riambienta la storia in un’immaginaria isoletta siciliana, Fenicusa, che il governo italiano in bancarotta decide di vendere ai francesi. Che naturalmente accettano, inviando un loro “ambasciatore” per lottizzare, comprare, “francesizzare” il territorio e la popolazione molto recalcitrante.

E' deceduta Carmela Lunghi ved. Cosentino

Le onoranze funebri sono a cura della ditta
ALFA & OMEGA di Lipari
                                              Alla famiglia le nostre condoglianze

Da domani i festeggiamenti in onore della Beata Vergine del Rosario e di San Francesco D'Assisi nella chiesa dei Cappuccini


 

A Lipari il Congresso regionale di Pediatria e Neonatologia SIP-SIN 2024

Scrivono in una nota pubblicata su Servitalia i presidenti del congresso Caterina Cacace, Domenico Cipolla e Raffaele Falsaperla

Cari amici e colleghi,

quest’anno l’appuntamento annuale delle sezioni siciliane della SIP e della SIN, si svolgerà a Lipari dal 4 al 5 ottobre 2024.

La neonatologia e la pediatria in Italia sono in una fase di intense trasformazioni e cambiamenti. Innovazione tecnologica e ricerca da una parte, denatalità e aumento dei pazienti con malattie croniche, rare e complesse dall’altro rendono necessari nuovi approcci diagnostici, terapeutici e di prevenzione.

Anche in Sicilia si sente l’esigenza di adeguare i percorsi formativi alle nuove sfide assistenziali per rendere migliore e più omogeneo il contesto complessivo dell’area pediatrica, nel

territorio e in ospedale.

In questa logica di formazione integrata con ricerca e assistenza, si muoverà nel 2024 in Sicilia il congresso regionale di Pediatria e Neonatologia, che torna dopo oltre 40 anni nelle isole Eolie per marcare l’importanza di una pediatria che si impegni in percorsi di protezione della salute del neonato e del bambino in tutte le realtà, compresa quella delle isole minori.

Ci auguriamo di incontrarvi numerosi a Lipari.


I Presidenti del Congresso,

Caterina Cacace

Domenico Cipolla

Raffaele Falsaperla

Buon compleanno a...

...Marco Allegrino, Alessandro Puglisi, Mariangela Rando, Michele Maggio, Rosalba Zavone, Davide Osvaldo,Valentino Merlino, Gabriele Costanzo  


Il #pensiero di Don Bernardino Giordano: Luce e fotografia

Rifiuti, Regione presenta ad Anci un piano operativo decennale per le discariche pubbliche dismesse. Occasione per Lami?

COMUNICATO - Un piano operativo decennale per mettere in sicurezza e bonificare le discariche pubbliche dismesse dell’Isola e procedere al risanamento ambientale delle aree che risultano inquinate. Lo ha annunciato, d’intesa con il presidente della Regione Renato Schifani, l’assessore regionale all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità Roberto Di Mauro nel corso di un incontro che si è svolto questa mattina con l’Anci Sicilia.

In particolare, l’assessore ha preannunciato che nei prossimi giorni sarà pubblicato un avviso pubblico con cui i Comuni potranno accedere alle risorse per eseguire le indagini necessarie per accertare l’attuale grado di contaminazione dei siti.

«L’iniziativa - ha detto Di Mauro - rientra nella più ampia azione che il governo Schifani sta ponendo in campo col primario interesse di tutelare l’ambiente e la salubrità dei luoghi. Il primo passo di un più articolato percorso volto a permettere ai Comuni che riscontreranno la persistente presenza di elementi inquinanti di procedere alla bonifica dei siti».

All’incontro, oltre all’assessore, erano presenti il dirigente generale del dipartimento Acqua e rifiuti Arturo Vallone e il capo di gabinetto dell’assessorato Filiberto Fiorito, oltre al presidente regionale dell’Anci Sicilia Paolo Amenta, il vice presidente Leonardo Spera e il segretario generale Mario Alvano. Prossimamente, sarà organizzato un nuovo confronto tra le parti al fine di effettuare una periodica verifica del corso e dello stato degli interventi. - 

NDD di Eolienews - Potrebbe essere l'occasione per mettere in sicurezza e bonificare la discarica di Lami?

Oggi, 3 ottobre: San Gerardo di Brogne


San Gerardo di Brogne
























Gerardo nacque intorno all'898 a Stapsoul, vicino a Lomme, nella regione di Namur. Era figlio di Sancio, proprietario di territori tra la Sambre e la Mosa, e da parte di madre era forse nipote del vescovo Stefano di Liegi. Il suo biografo dice che, a partire dalla sua giovinezza, fece mostra di rare qualità morali e fisiche e che si dedicò a una brillante carriera come cavaliere al servizio del conte Berengario di Namur. Un giorno che stava rientrando da una battuta di caccia, Gerardo, passando da una delle sue proprietà, entrò nella chiesa di Brogne. Volendo assistere alla messa chiese un sacerdote e, mentre lo aspettava, si raccolse e si addormentò. In sogno vide san Pietro passeggiare attorno a una piccola chiesa e invitarlo a costruire un oratorio e a farvi arrivare le reliquie di Eugenio, martire di Toledo. Gerardo domandò come fare, e san Pietro gli rispose che non esiste niente di impossibile per Dio" e che bisognava distruggere la chiesa esistente per rimpiazzarla con un edificio più grande di cui dava le dimensioni. Al suo risveglio, Gerardo decise di obbedire all'apostolo.

Senza dubbio Gerardo non sapeva niente sull'esistenza di S. Eugenio. La storia della 'traslazione di S. Eugenio a Brogne" ci dice che questo vescovo era stato compagno di S. Dionigi e che, mentre il secondo stava evangelizzando la regione parigina, egli giunse a Toledo dove operò numerose conversioni e fondò la cattedrale. Tuttavia, desideroso di rivedere l'amico Dionigi, Eugenio partì alla volta della Gallia; arrivato a Deuil (oggi DeuillaBarre, nella Val d'Oise), venne a conoscenza del martirio di Dionigi e dei suoi amici e compose un inno in loro onore. Fatto presto prigioniero dai pagani, venne a sua volta martirizzato. I suoi assassini ne gettarono il corpo nello stagno del Marchais, vicino a Deuil. In seguito, un proprietario del luogo sognò un vecchio che gli disse che avrebbe trovato il corpo di Eugenio e che avrebbe dovuto seppellirlo onorevolmente.

In compagnia di un rappresentante del vescovo Stefano di Liegi, Gerardo si recò inizialmente presso il priorato di Deuil, ove ricevette le reliquie di S. Eugenio, poi a SaintDenis, ove poté soggiornare per qualche tempo. La traslazione di S. Dionigi a Brogne venne compiuta nel mese di agosto del 919. Gerardo ricevette anche diversi oggetti, qualche manoscritto, un altare portatile, e pare che sia tornato con alcuni monaci di SaintDenis, che decisero di popolare il nuovo monastero. Con un atto che reca la data 2 giugno 919, Gerardo aveva stabilito d'impiegare parte delle rendite delle sue proprietà per questa fondazione. Il 27 agosto 921 ottenne un attestato d'immunità da Carlo il Calvo. E difficile sapere se Gerardo in quel momento fosse abate, oppure se abbia ottenuto la direzione dell'abbazia solo in un secondo tempo. Alcuni storici hanno supposto che egli avesse ricevuto l'ordinazione a sacerdote soltanto nel 927, e che prima di insediarsi definitivamente a Brogne avesse compiuto alcuni soggiorni d'istruzione a SaintDenis.

È noto che egli si recò a Tours per ottenere alcune reliquie di S. Martino e che là incontrò l'abate laico di S. Martino di Tours, Ugo il Grande, che era anche abate di SaintDenis. In una data che è difficile precisare, sotto l'episcopato del vescovo di Liegi Ricario, successore di Stefano (921945), l'oratorio fu benedetto, le reliquie messe in una cassa e il monastero posto sotto la protezione di S. Eugenio. Tali reliquie erano destinate a rimanere in quello stesso luogo eccetto che nel 954 quando, minacciate da un'invasione degli Ungheresi, i monaci si ritirarono momentaneamente a Namur. C. era stato tentato dalla vita eremitica. Le grandi foreste delle Ardenne che circondavano il monastero gli apparivano come un rifugio per prega solitudine: questo almeno è quanto riferis seconda Vita di Gerardo I monaci desideravano averlo come abate. Tuttavia, a causa della sua tà già conosciuta, Gerardo non era destinato a rimi a lungo a Brogne.

Le prime riforme di san Ghislano
Il duca Gisleberto di Lorena (m. 939) in essendo venuto a conoscenza della fama di Gerardo lo chiamò per riformare l'abbazia di S. Ghislano. Questa, fondata nel VII secolo, a partir dalla cella di un santo era stata distrutta durante le invasioni normanne, quindi era caduta in mano ai laici. Nel 930 furono ritrovate le reliquie di S. Ghislano. Si verificarono alcuni miracoli e il vescovo di Cambrai dette il via alla traslazione di queste reliquie nella chiesa di santi Pietro e Paolo, le pose in alto perché tutti potessero vederle e, forse, per metterle in salvo dai furti. Le reliquie, infatti, divennero oggetto di disputa tra il popolo di Mons e quello di Maubeuge. Fu istituito un collegio di canonici, che però non dette esempio di vita regolata. I canonici, in realtà, portavano in processione le reliquie per il vicinato solo al fine di incrementare le proprie rendite. Ora Gisleberto, che era già abate laico di Stavelot, di S. Massimino a '14reviri e di Echternach, voleva entrare in possesso di S. Ghislano, che si trovava nell'Hainaut. Come egli aveva introdotto la riforma per Stavelot, volle fado anche per S. Ghislano. Dopo aver avuto urta visione del santo fondatore che gli chiedeva di restaurare la regola benedettina, si rivolse a Gerardo intorno al 93 i, e lo nominò abate. Quest'ultimo riuscì a recuperare le terre che erano state date ai laici, a ricostruire l'abbazia e a restaurare le funzioni liturgiche. Permise dunque che a S. Ghislano si conducesse quella vita regolare che aveva conosciuto poco tempo prima delle invasioni normanne. Il suo successo arrivò sino in Fiandra, e fu allora che intervenne il conte Arnolfo.

Le riforme in Fiandra
In Fiandra, come dappertutto, le invasioni dei popoli scandinavi avevano fatto scomparire la vita regolare nelle abbazie, e i laici ne avevano approfittato. Molti monasteri erano stati trasformati in collegiate, vale a dire che i canonici vi conducevano una vita più o meno religiosa. Dopo il 918 la contea di Fiandra era amministrata da Arnolfo, detto Arnolfo il Grande (918965). Suo padre, Baldovino II, era riuscito a conquistarsi una contea che si estendeva al di là dei golfi dell'Yscr e dell'Aa, arrivava sino a Tournesais e oltrepassava, a sud, le colline dell'Artois. Arnolfo continuò la politica paterna e seppe approfittare in maniera stupefacente dei conflitti che vedevano opposti re carolingi contro principi robertingi e normanni. Era un valente cavaliere, spesso violento ma molto pio, e come molti dei suoi contemporanei amava collezionare reliquie. Desiderava che entro i confini della sua contea fosse restaurata la consuetudine religiosa nei numerosi monasteri. La Vita di Gerardo ci dice che Arnolfo, sofferente di calcoli renali, avendo sentito parlare dell'abate di Brogne chiese a quest'ultimo di venire. C. andò, persuase il conte che i suoi peccati erano all'origine della sua malattia e gli disse di riparare ai propri errori distribuendo i suoi beni; lo fece digiunare per tre giorni, celebrò la messa e infine operò la guarigione. Il conte offrì allora a Gerardo tutto ciò che volle. Questi rifiutò l'oro e l'argento, accettando infine solo qualche dono che distribuì ai poveri, ai monaci e al suo giovane monastero di Brogne. D'altra parte, Arnolfo fece stilare un atto in cui decise di donare un possedimento terriero al monastero di S. Pietro di Gand, in cui si trovavano sepolti i suoi genitori, c affidò la riforma di tale monastero all'abate Gerardo

S. Pietro di Gand (detta anche SaintPierreauMontBlandin) era stata fondata da S. Amando, con l'aiuto di Dagoberto, nel VII secolo. Un compagno di S. Amando, S. Bavone, aveva fondato un altro monastero che aveva ricevuto il suo nome e che era divenuto la cattedrale di Gand. Tra questi due monasteri esisteva, di conseguenza, una forte rivalità. Il conte Arnolfo decise di riformare anche il monastero di S. Bavone, di cui era abate laico. Gerardo fu nominato abate di S. Pietro, ma rifiutò questo titolo per S. Bavone. Fece porre, nel 946, le reliquie del santo all'interno del monastero restaurato e riuscì a raccogliere tutti i beni usurpati dai laici intorno al complesso. Nel 953 Gerardo ottenne la nomina ad abate di suo nipote Guido.

Le riforme degli abati di Gand ebbero conseguenze sulla vita monastica in Inghilterra, dove tutto era ancora da rivedere. Là moltissimi monasteri erano ancora affidati ai laici o popolati da canonici. A Glastonbury, S. Dunstano osservava la regola benedettina dal 940. Essendo stato esiliato nel 955 dal re Edwy, Dunstano si recò presso il conte di Fiandra Arnolfo il Grande e conobbe la riforma che Gerardo aveva messo in ano nei monasteri di Gand. Allorché fece ritorno in Inghilterra nel 957, Dunstano, dopo essere stato nominato vescovo quindi arcivescovo di Canterbury, applicò questa riforma nei monasteri dell'Inghilterra. Al sinodo di Winchester, nel 972, re Edgardo invitò a partecipare i monaci di Gand, nonché i monaci di FleurysurLoire, il re d'Inghilterra non poteva che accogliere bene lo spirito riformista di Gerardo che dava grande spazio al potere laico nella restaurazione delle abbazie.

Riforma di SaintBertin, SaintRiquier e SaintAMand

Il provvisorio insediamento di Dunstano a Gand non era fortuito, in quanto allora esistevano stretti vincoli tra la Fiandra e l'Inghilterra. All'epoca di Alfredo il Grande, alcuni monaci di SaintBerti n avevano già svolto un ruolo importante nella restaurazione dei monasteri inglesi. Nel 944, il conte Arnolfo recuperò l'abbazia di SaintBertin ed espresse la volontà di far riformare i monaci. Essi però si rifiutarono e la popolazione prese le loro parti. Alla fine qualche monaco rimase nell'abbazia mentre gli altri partirono alla volta dell'Inghilterra. Con l'aiuto di un monaco di SaintEvre di Toul e di Womar del Mon tBlandi n, Gerardo riformò SaintI3ertin di cui, nel 950, fu nominato abate un nipote di Arnolfo il Grande. Due anni prima Arnolfo aveva già approfittato della conquista di MontreuilsurMer per annettere SaintRiquier. Questa illustre abbazia, che aveva avuto i suoi momenti di gloria in epoca carolingia, aveva anch'essa sofferto le incursioni dei popoli scandinavi. Gerardo e Arnolfo vi posero un abate di nome Fulcherico. Nel 951, poiché Ugo il Grande aveva minacciato l'abbazia, le reliquie di SaintRiquier furono trasferite a SaintBertin.

Per inciso, l'abbazia di SaintRiquier doveva in seguito essere annessa definitivamente da Ugo Capeto. TI monastero di San Vedasto, al contrario, rimase in mano al conte di Fiandra e venne pure restaurato. Infine, Gerardo di Brogne influenzò in maniera considerevole la riforma della chiesa di SaintAmand. Il monastero, fondato a Elnone dal santo vescovo Amando, dall'inizio del X secolo era nelle mani della famiglia aristocratica degli Edward. 11 conte di Fiandra volle recuperare questo monastero, e nel 952 nominò il monaco Iieodrico abate di Elnone, in presenza dei vescovi di Cambrai, di Noyon, di lburnai e dell'abate Gerardo ra certo che Gerardo di Brogne svolse un ruolo determinante nel restauro del monastero di SaintAmand e che fu in grado, anche là, di recuperare i beni confiscati dagli aristocratici laici.

Riforma a Reims e tentativo di rifirma in Normandia
La contea di Fiandra e l'arcivescovato di Reims erano in relazione perché Arnolfo era il genero di Lrberto di Vermandois, che aveva posto il proprio figlio Ugo sul trono episcopale di Reims. Ugo, che era al tempo stesso abate di San Remigio a Reims, chiese a Gerardo di recarsi a restaurare quell'abbazia e lo nominò preposto. Ciò accadeva intorno al 940. Questa riforma venne in seguito completata da un monaco di
duca Riccardo era, come il suo collega Arnolfo, desideroso di trasformare i monasteri e di farne delle case di preghiera. Le abbazie di Jumièges e di Fontenelle erano state abbandonate al momento delle invasioni normanne e i monaci si erano ritirati all'interno dei territori. Quelli di Fontenelle (attualmente Saio tWandrille) avevano riparato nel nord e avevano portato le reliquie del loro kmdatore a Roulogne.

Il conte Arnolfo, appassionato di reliquie, era riuscito in compagnia di Gerardo a raccogliere questi tesori portandoli da Boulogne a Gand. Gerardo entrò così in relazione con la comunità di SaintWandrille. Nella stessa epoca, si dice, un certo Torf il Ricco era solito cacciare in una foresta in cui si trovava anche l'abbazia di SaintWandrille. Un cervo che egli stava inseguendo si rifugiò presso un altare della basilica in rovina. 'l'od, commosso da questo prodigio, decise di restaurare l'abbazia e di richiamare i monaci.

Secondo alcuni testi, Gerardo si sarebbe recato a Rouen presso Riccardo di Normandia intorno al 955, all'epoca in cui Arnolfo di Fiandra guidava una spedizione verso il sud. Ma non riuscì a convincere il duca di Normandia, e fu il suo discepolo Menardo, proveniente da un'importante famiglia della Lorena, a restaurare SaintWandrille nel 960. Vi riuscì così bene che il duca Riccardo Ti gli chiese di restaurare anche MontSaintMichel. Quanto a Gerardo, egli ritornò a Brogne portando un'insigne reliquia, poiché si trattava del cranio di S. Vandregisilo, attualmente conservato nell'abbazia di Marcdsous, presso Dinant.

La riforma di Gerardo
Non è possibile confrontare la riforma di Gerardo con quella di Cluny, sua contemporanea. Certamente, Gerardo é desideroso di osservare la regola benedettina e sacrifica le proprie ricchezze alla povertà monastica. Quando rifiuta l'oro e l'argento che gli promette il conte Arnolfo, egli risponde: "Abbiamo lasciato i beni che ci appartenevano, come potremmo accettare i beni degli altri? I monaci che su questa terra cercano a proprietà provano, con ciò, di non essere veri monaci. Se essi si attaccano al denaro sono solo lei lebbrosi. Accatastare ricchezze, cos'altro mesto per dei monaci se non una lebbra dell'Anima?". Ma Gerardo non sa immaginare un monastero senza beni fondiari, e tutti i suoi sforzi di restaurazione hanno per obiettivo il recupero delle terre abbandonate ai laici. Più restauratore che riformatore, vuole tornare alla situazione antecedente e ottenere delle restituzioni. Fa innalzare alcune costruzioni, vi pone reliquie, chiede ai monaci di aprire officine per gli amanuensi e di edificare delle biblioteche. Gerardo è un monaco di stampo carolingio: non riesce a immaginare un'abbazia indipendente dal potere temporale.

L'esenzione, che Cluny cercherà di ottenere, gli è totalmente estranea. Quando i principi, in particolare il conte di Fiandra, sono ben disposti alla riforma, occorre evidentemente collaborare con loro. Gerardo, per la sua origine sociale, si sente molto vicino al potere laicoaristocratico. D'altra parte, come restauratore vuole il ritorno alla regola di S. Benedetto; non ama i monasteri che alcuni canonici occupano non obbedendo a nient'altro che alla propria fantasia. La regola, nella sua perfezione e nella sua precisione, dev'essere seguita da tutti, dall'abate e dai monaci. Chiamato a dirigere numerose abbazie, Gerardo avrebbe potuto avere l'idea di costituire una sorta di famiglia di cui Brogne fosse il capo, ma anche qui si distingue dai Cluniacensi. A suo avviso ogni abbazia, sotto la protezione di un conte o di un duca, deve avere una certa autonomia.

Quanto alla spiritualità di Gerardo, è difficile farsene un'idea. I suoi biografi lo presentano come un devoto dell'eucaristia: nel corso della messa, che officia ogni giorno — fatto che all'epoca doveva essere eccezionale — si verificano alcuni miracoli, come la guarigione del conte Arnolfo o quella d'un vecchio cieco che si è lavato il volto con l'acqua che Gerardo si era fatto versare sulle mani durante le abluzioni liturgiche. Infine, come non ricordare la sua devozione per le reliquie? Al pari dei suoi contemporanei, Gerardo è alla ricerca di reliquie, siano esse quelle di S. Eugenio, di S. Vandregisilo o dei santi Innocenti che trasportò dalla chiesa di SalleslèsChimay. Egli ha bisogno di proteggersi, ma anche di avere un contatto diretto con i fondatori delle chiese. Se Eugenio è il santo patrono di Brogne, è per il fatto che è stato amico di Dionigi, secondo la tradizione discepolo di S. Paolo e inoltre martire.

La morte di Gerardo e il suo culto
Al termine della sua vita, Gerardo si sarebbe recato a Roma. Beneficiato da san Pietro di una visione in giovane età, avrebbe voluto così ringraziare il successore di Pietro e avrebbe inoltre ottenuto un privilegio da papa Stefano VIII. Alcune recenti ricerche hanno comprovato che tale atto è un falso fabbricato a Brogne a metà dell'XI secolo; d'altra parte Gerardo avrebbe potuto fare comunque un pellegrinaggio a Roma. Durante il viaggio si verificò un miracolo, poiché egli protesse il carro che stava per rotolare in un precipizio fra le Alpi con le pietre in porfido destinate ad abbellire la chiesa di Brogne. Gerardo mori il 3 ottobre 959. Filiberto, cappellano di Ottone I, gli successe in qualità di abate. Più d'un secolo dopo, un monaco di S. Ghislano scrisse una prima Vita su richiesta dell'abate di Brogne. Occorre attendere il marzo del 1131 perché papa Innocenzo II, che si trovava a Liegi, canonizzi Gerardo; cosa che venne ratificata dal concilio di Reims nell'ottobre del 1131. Le reliquie dell'abate furono trasportate in una cassa e vi rimasero sino al XVII secolo.

Nel 1617 fu adibita una nuova cassa e creata una confraternita in ordine di San Pietro e San Gerardo. L'abate di Brogne è venerato nelle abbazie da lui riformate, in particolare a S. Bavone di Gand, ma anche a Waulsort, che è stata riformata da vescovi lotaringi.

PRATICA. Per Dio nulla è impossibile, impariamo ad ammirare il Signore e a credere in lui in ogni momento della nostra vita

PREGHIERA. Oh Signore aiutaci nella preghiera e fa che il nostro Santo Gerardo interceda per noi.

Buongiorno...così!


 

mercoledì 2 ottobre 2024

Riaperto l'approdo per aliscafi. Dalla Gazzetta del sud del 2 ottobre 2024

Un articolo di Salvatore Sarpi dalla Gazzetta del sud del 2 ottobre 2021

E' uscito il romanzo: "L'isola dove volano le femmine", ambientato ad Alicudi (da liguriaDay.it)

Da poco è uscito il romanzo: L‘ isola dove volano le femmine, scritto da Marta Lamalfa e pubblicato da Neri Pozza. 
È una storia ambientata nei primi del novecento ad Alicudi, una delle isole Eolie, forse una delle meno ospitali, fatta da strade in salita ripide, da sciare, abitata da poche centinaia di persone. L’ autrice per caso legge degli articoli in cui si racconta che a un certo punto gli abitanti dell’ isola iniziano ad avere delle allucinazioni, si scoprirà poi essere dovute al pane di segale a cui erano spuntati dei piccoli corni neri, il pane infatti era stato contaminato da un fungo. 
Partendo da questo aneddoto, Marta Lamalfa costruisce un romanzo avvincente, raccontando di una famiglia, ma soprattutto di una bambina, Caterina e della difficoltà di crescere e diventare grande. Palmira, Caloria, Ferdinando e Nardino saranno alcuni dei personaggi a cui non si potrà fare a meno di affezionarsi e rimarranno sicuramente dentro la testa e il cuore del lettore anche dopo aver chiuso l’ ultima pagina.

Questo libro è frutto di una lunga ricerca e di tante ore di studio, dopo aver frequentato il laboratorio della Bottega di Narrazione, come racconta l’ autrice. Chissà che questo libro, la prossima estate non faccia venire voglia di visitare a molti le Isole Eolie e in particolare Alicudi, che solitamente rimane in fondo alla selezione delle sette sorelle. Intanto se volete saperne di più ne abbiamo parlato nell’ intervista intervista qui seguito.

Stromboli, trabocco lavico e spettacolo per i turisti. L'articolo dalla Gazzetta del sud del 2 ottobre 2024

 

Ivana Bonfante, il cordoglio del Centro Studi

CENTRO STUDI E RICERCHE DI STORIA E PROBLEMI EOLIANI

COMUNICATO STAMPA

Con grande tristezza il Centro Studi e Ricerche di Storia e Problemi Eoliani piange la scomparsa di Ivana Bonfante.

Socia del Centro Studi per tanti lunghissimi anni è stata importante e prezioso supporto di tante iniziative culturali sia a Lipari che a Roma, in particolare durante la presidenza di Anna Leone.

Alla famiglia va il nostro affetto, la nostra vicinanza e il più profondo cordoglio.

Lipari, 2 ottobre 2024

Centro Studi Eoliano

Eoliani che non ci sono più (Riproposizione III video - durata 5:19)