L'EDITORIALE DI SALVATORE SARPI E' stata una lunga notte a Lipari all'interno delle case così come, e principalmente, all'interno del cimitero di Lipari.
Credo che, seppure per un attimo, tutti hanno parlato, affrontato, il tristissimo episodio della morte di Pietro Caprara.
Una morte che lascia increduli e sgomenti.
Incredulità e sgomento, mista a rabbia e dolore, che si leggeva chiaramente tra le decine e decine di giovani che, per tutta la notte, alla fioca luce delle lampadine accese per la ricorrenza dei defunti, hanno vegliato su Pietro, davanti alla porta dell'obitorio del cimitero.
Uno scenario irreale, dove alla luce delle lampadine, poste per la ricorrenza dei defunti, si accompagnava quella di decine e decine di lumini posti proprio all'ingresso del cimitero. Con il silenzio della notte rotto dai singhiozzi e da un perchè, urlato ad alta voce. Mentre fuori campeggiava, e campeggia tutt'ora, un lenzuolo bianco con una scritta più che eloquente:
Pietro x sempre nei nostri cuori I visi di quei ragazzi, della mia e dei vostri figli, gonfi di lacrime e di stupore, quel perchè ricorrente... non debbono passare inosservati.... debbono aitarci a riflettere, a comprendere.
A comprendere quale grande "mistero" si può celare dietro la decisione di un ragazzo di vent'anni di farla finita con la vita....di non sorridere più....
Nessuno, più che mai in questo momento, e più che mai chi scrive, vuole fare il moralista. Non è ne il caso...ne il momento. Ma non si può non chiedersi: Conosciamo davvero i nostri figli? Diamo davvero loro, al di la del benessere apparente, di decine e decine di regali, di giochi e telefonini sempre più sofisticati, quello di cui realmente hanno bisogno?
Un quesito che non è rivolto solo ai genitori ma anche alle amministrazioni, alla nostra società, di cui questi ragazzi sono anche figli e componenti.
Quesiti, domande, che superato il momento di questo grande dolore non debbono cadere nel vuoto, devono essere oggetto di riflessione, di confronto, di discussione, nel paese, così come dentro le case.
Non amo riportare testi tratti da altri siti ma, quest'oggi, non potevo fare a meno di riportare le considerazioni, rilasciate ad un altro sito d'informazione, dall'amico Francesco Coscione.
Francesco, tra l'altro, scrive: "
Li abbiamo riempiti di regali e di benessere ma forse non siamo stati capaci di passargli la forza di vivere. Gli abbiamo insegnato come ci si fa strada e come si deve lavorare tanto per farsi un futuro ma quel futuro loro non lo vogliono. Ce lo hanno sbattuto in faccia il "nostro" futuro, i nostri regali, il nostro inutile benessere.
Tutti quei ragazzi oggi sono forse diventati troppo presto uomini e non con un bel lavoro o una posizione sociale ma con il dolore. In giorni in cui il dolore, a volte solo rituale, della visita ai defunti, sarebbe importante che noi adulti che tanto a volte sbandieriamo il nostro saper fare, la nostra saggezza e il nostro apparire, avessimo il coraggio di "essere" davanti ai nostri figli. Questa morte non è come le altre, questa è diversa, deve essere un'altra cosa. Voglio sperare che qualcuno delle autorità di questo paese siano presenti a questo dolore, quello che è successo è una sconfitta per ogni società, per ogni famiglia e per ogni persona. Non capirlo sarebbe da folli".
Pietro è morto. Ha deciso di non sorridere più e di non "combattere". Ma solo se, noi adulti, sapremo capire il messaggio, dare delle risposte, lui non sarà morto invano.
Intanto, attesa delle determinazioni della magistratura....il corpo senza vita di Pietro resta lì...all'interno dell'obitorio del cimitero di Lipari....mentre fuori...in una giornata buia come può essere il più profondo dei dolori.....decine di ragazzi continuano a chiedersi: ...Pietro perchè ?
Un quesito che non avrà una risposta ma che dovremmo (dobbiamo) porci anche noi "adulti" (istituzioni in testa)...cercando...trovando...una risposta...e un aiuto!!!