I CADUTI EOLIANI DELLA BRIGATA ETNA
NELLA BATTAGLIA DI GORIZIA
100°ANNIVERSARIO 06-17 AGOSTO 1916 –
06-17 AGOSTO 2016
Brigata
Etna – 223 ° / 224° Reggimento di Fanteria(Milizia Territoriale)
Costituita
nel dicembre 1915: il comando di brigata ed il 223 dal deposito del 6°
Fanteria; il 224° dal deposito del 75° Fanteria.
Periodi
di permanenza della Brigata Etna al fronte:
Anno
1916
-
Dal 25 maggio al 14 giugno: Cima Echar, Col da Rosso, Monte Sisemol, Turcio,
Castagnalunga, Q.1312, Melanghetto, Dorsale del Col del Rosso, Monte Stenfle,
Monte Zomo, Monte Valbella , Val Frenzela, Val dei Ronchi, Regione Portecche,
Speroni di “le Fol”;
-
Dal 06 al 25
agosto: Battaglia di Gorizia, Oslavia,
Q. 188, Cinque Finestre, Q-165, Q.138, Peuma, Passaggio dell’Isonzo, Gorizia (
Borgo Carinzia, Stazione, Ferrovia, Rettifilo che conduce al Cimitero),
Trincerone , Settore di Salcano, Rusic;
-
Dal 17 settembre al 14 novembre: Gorizia (Sinistra T. Corno, Q.165, Bivio Raful, Casa
Rossa, Q.174 ovest ed est), Trincea Blindata, C. Vulcano;
-
Dal 10 al 31 dicembre: Gorizia, Settore San Marco, Linea tra la ferrovia per
Opcina ed il Caposaldo di Casa Dirutal.
Dai
riassunti diari di guerra della Brigata Etna:
All’inizio della Battaglia di
Gorizia (6 -17 agosto) nella quale la Etna darà prova del suo valore , essa,
nella notte del 6 agosto, si schiera per ala: il 223° col comando di brigata a
Cà delle Valade, ed il 224° per la rotabile Cà delle Valade-Blesivo, si
trasloca con due battaglioni lungo il pendio occidentale del costone di Medana
ed uno lungo il costone di C. Iordano. Alla sera del 6, in seguito a notizia
che truppe della 45^ divisione hanno raggiunto il costone San Mauro, si ordina
a queste ultime di dilagare verso sud, in direzione di q.138, per facilitare
l’avanzata della 24^ divisione. In relazione a tali ordini sono assegnati alla
24^ divisione due battaglioni del 224°
(II e III), i quali si portano da Medana nella Valletta immediatamente a Ovest
di Snezatno ( sud Quisca) donde proseguono, nella notte del 7 agosto , per Pri
–Fabrisu (Q.215). Il I/224° , messo a disposizione della brigata Lambro, che
opera nel settore del “Lenzuolo Bianco”, raggiunge S. Floriano.
Il comando di brigata ed il 223°
, da Cà delle Valade si portano dapprima a Medana e poi raggiungono anch’essi
Snetzatno, ove sostano quale riserva di corpo d’armata. Al mattino del 7 Agosto il II e il III del 224°,
posti alla dipendenza della brigata Abruzzi, raggiungono la località “5
finestre” col compito di procedere all’attacco delle posizioni nemiche antistanti
ad Oslavia; occupare cioè Q.165 e Q.130 e procedere quindi oltre l’Isonzo.
Essi, sfilando per l’unico camminamento che unisce la posizione delle “5
finestre” a quelle di Oslavia, vanno a rinforzo della “Abruzzi”.
Iniziato
l’attacco di Q.165 i due battaglioni , con magnifico slancio , attraversano il
vallone dell’acqua e, per quanto contrastati dalla reazione avversaria che
produce loro perdite ingenti, muovono all’attacco di Q.165, che dopo viva lotta
corpo a corpo , cade in possesso italiano. E’ gravemente ferito il comandante
del reggimento.
Nel
contempo anche il I/224°, nel settore di Q.188, ha efficacemente concorso con
la brigata Lambro all’occupazione di detta posizione.
Il
comando di brigata ed il 223° raccoltisi nello stesso giorno7, a S. Floriano
devono scavalcare la brigata Lambro sulle posizioni da essa conquistate (Q.188
e Dosso Bosniaco) per vincere le eventuali resistenze nemiche ed affacciarsi all’Isonzo, su Q.138,
proteggendo a sud la 24^ Divisione, sul Q.165, ed a nord quella della colonna
della 45^ divisione che, per Val Peuma, punta essa pure a Q.138. Viene
destinata, quale avanguardia del 223° il I/224°che, passando per Q.188 e Q.138,
ha il compito di raggiungere di slancio l’Isonzo.
All’ora
fissata le truppe , appoggiate dall’artiglieria , avanzano arditamente verso
obiettivo e, dopo aver annientata la resistenza avversaria, conquistano Q.138
catturandovi 580 soldati e 18 ufficiali.
Al
mattino dell’8, la brigata riprende l’avanzata, verso Peuma, e mentre dirige il
III/223° verso l’Isonzo, su Q.83 per impedire la ritirata al nemico , con
azione decisa e travolgente attacca, col II/223° il paese che occupa con
furiosa lotta corpo a corpo, catturandone il presidio di un intero battaglione
, che è costretto ad arrendersi.
Il
giorno successivo , poiché occorre incalzare il nemico in ritirata, la Etna ha
ordine di passare l’Isonzo e dirigersi verso Borgo Carinzia, a Nord di Gorizia.
Il passaggio del fiume avviene
sotto tiro d’artiglieria che le produce gravi perdite, pur tuttavia essa riesce
a guadagnarla riva sinistra e per la via che dal ponte, per Borgo Carinzia,
conduce alla stazione di Gorizia , disperde l’ultima ostinata resistenza nemica
e schiera i suoi reparti nel tratto: ferrovia- stazione- rettifilo che conduce
al cimitero- imbocco della galleria della ferrovia. Nella stessa giornata
reparti del I/223° occupano il convento di Castagnevizza.
Il Mattino del 10, poiché il
nemico, sotto la pressione delle nostre
truppe cede ancora terreno, la brigata
muove da Borgo Carinzia per vincere la tenace resistenza opposta sulle
posizioni di Castagnevizza (QQ.165-174).
L’avanzata è seriamente ostacolata ; il 223° che opera
nel bosco del convento di Castagnevizza, lungo la dorsale del Panovitz, fra la
destra del Rosenthal e la strada di Prestau, urta contro aspre difficoltà
dovute alla fitta vegetazione e al fuoco preciso dei tiratori appostati sugli
alberi. Purtuttavia esso, dopo la viva lotta, conquista la Q.165 e la sorpassa
avanzando sul ripiano antistante fino a dominare la strada che dal bivio Rafut,
conduce alla strada di Prestau. Ivi giunto è arrestato dalla violenza del tiro
di fucileria e di mitragliatrici appostate nel trincerone che sbarra l selletta
interposta fra la Q.165 e quella 174. A tal punto l’azione del 223° viene sospesa
poiché sulla sua destra il nemico mantiene saldo il possesso di Q.174, contro
la quale operano reparti del 97° fanteria. Il 224°, che in quel giorno ha
coadiuvato efficacemente il reggimento fratello , lascia sul campo il proprio
comandante. Il giorno 11 agosto, vengono riprese le operazioni e la brigata
attacca nuovamente la linea nemica di Raful, ma viene arrestata dalla robusta
organizzazione difensiva , mentre i reparti del 97° fanteria riescono ad
occupare la Q.147 ovest. Il giorno seguente, dopo aver posto in opera tutti i
mezzi di offesa, la Etna rinnova l’attacco sagacemente preparato. La prima
ondata supera infatti la linea nemica e si lancia nei camminamenti , mentre una
seconda corre ai fianchi ed a tergo per catturare i difensori che tentano di
fuggire. Le insidie del bosco e la implacabilità del terreno , dovuta al fitto
reticolato, favoriscono un furioso contrattacco, un pronto accorrere del
rincalzi vale a sventarlo, a ricacciare
il nemico ed a catturare altri prigionieri.
Così tutta la linea di Q.174 – Trincerone – Q.165
rimane decisamente in saldo possesso della Etna che per il valore dimostrato in
queste giornate di aspra lotta, ottiene la concessione della medaglia d’argento
alle Bandiere dei suoi reggimenti. Essa ha perduto 85 ufficiali e 2433
uomini di truppa.
Falanga Bartolomeo di Angelo nato il 16 febbraio
1895 a Lipari (Quattropani) Soldato del
224° Reggimento di Fanteria, distretto militare di Messina, disperso il 7
agosto del 1916 sul medio Isonzo in
combattimento all’età di 21 anni.-
Approfondimenti:
Il Soldato Bartolomeo Falanga,
all’inizio della Battaglia di Gorizia, è schierato con il 223° Reggimento di
Fanteria, posto come riserva delle fanterie di linea o esercito permanente.
Nella giornata del 7 di Agosto la Etna entra in azione nell’attuale località di
Oslavia (ove oggi sorge il sacrario miliatre), con lo scopo di conquistare la
linea di trinceramenti posti a quota 165 e quota 130, tra Oslavia e la zona
chiamata delle 5 finestre (probabilmente per via di feritoie ove erano alloggiate batterie di artiglieria
e nidi di mitragliatrici).
I Diari di guerra collocano la
posizione del fante Falanga, nella zona tra il Vallone dell’acqua e quota 165,
dove il 224° reggimento subisce pesanti perdite dovute al fuco d’artiglieria, dove
il reggimento tentò con successo lo sfondamento in uno stretto corridoio,
circoscritto da reticolati di filo spinato cavalli di frisa e trincee.-
Oggi sul luogo di quella
terribile battaglia, si erge il Sacrario Militare di Oslavia che raccoglie le spoglie
di 57.741 caduti noti ed ignoti – italiani ed austroungarici, morti per
Gorizia.
Natoli Giuseppe
di Giuseppe nato a Lipari
(Quattropani) il 07 novembre 1895 – distretto militare di Messina Soldato del
224° Reggimento di Fanteria Morto il 07 agosto 1916 sul medio Isonzo in
combattimento all’età di 21 anni Sepoltura: Tra gli ignoti di Oslavia.-
“Il
sottoscritto Cammarata Biagio, Tenente incaricato della tenuta dei registri di
stato civile presso il 224° Reggimento di Fanteria dichiara che nei registri
degli atti di morte a pagina 107 al n°105 trovasi scritto quanto segue: L’anno
millenovecentosedici addì sette del mese di Agosto ad Oslavia mancava ai vivi
alle ore diciassette in età di anni ventuno, il soldato Natoli Giuseppe del
224° Reggimento di Fanteria, nona compagnia
classe 1895 nativo di Lipari, Provincia di Messina, figlio di Giuseppe e di Manfrè Anna, celibe,
morto in seguito a ferita di pallottola di fucile ricevuta alle spalle –
sepolto ad Oslavia, come risulta dall’attestazione delle persone a piè del
presente sottoscritto – il Caporale Greco Gaetano e Leto Giuseppe. Il
sottotenente Antonio Marini. Per copia Autentica Tenente G. Cammarata il
Colonnello Da Rios Pietro.”
Cincotta Santoro di
Giuseppe nato a Lipari (Pianoconte)il 05
dicembre 1885 – distretto militare di Messina Soldato del 223° Reggimento di
Fanteria Disperso il l’08 agosto 1916 sul medio Isonzo in combattimento all’età
di 31 anni
Approfondimenti:
Alla fine di marzo del 1911 , Santoro Cincotta, si
imbarcò dal porto di Napoli sulla nave Principe di Piemonte ed emigrò verso gli
Stati Uniti d’America. Arrivò il 05 aprile del 1911 a Eliss Island – New York. Rientrò
in Italia all’inizio del primo conflitto mondiale.
Allo stesso reggimento del
soldato Cincotta, apparteneva il reduce Famularo Giovanni classe 1896, il quale
tornato a Lipari alla fine del conflitto, diede alla famiglia del caduto
informazioni più esaustive circa la dichiarazione di morte presunta o di
irreperibilità fornita dal Comando di Brigata. Il Famularo nel suo racconto,
parlò di un’offensiva nell’Agosto del 1916 (Battaglia di Gorizia) alla quale la
Etna prese parte. Nella sua narrazione parla dell’entrata in un villaggio nelle
vicinanze dell’Isonzo nel quale l’unità venne accolta da un potente cannoneggiamento
austriaco, dopo la dura battaglia corpo a corpo. Durante l’avanzata, i soldati
Cincotta e Famularo procedevano ad una distanza ravvicinata cercando di trovare
riparo dalla pioggia di fuoco delle artiglierie nemiche, quando a seguito dello
scoppio di un grosso calibro il Famularo perse di vista il soldato Santoro
Cincotta. Probabilmente il fante di Pianoconte fu centrato in pieno dallo
scoppio che ne rese irriconoscibile il corpo.
Nella sera di quello stesso giorno non riscontrandone la presenza tra i
vivi ne riconoscendolo tra i morti ed i feriti, venne dichiarato disperso in
combattimento.
Il racconto orale di Giovanni
Famularo, colloca senza dubbio la posizione di Santoro Cincotta nel momento
della sua morte, nei pressi del piccolo centro abitato di Peuma oggi Piuma,
posto sulla riva sinistra dell’Isonzo,
ovvero la dove la Brigata Etna il giorno 7 riuscendo a sfondare la prima
linea nemica, e il giorno 8 nel tentativo di bloccare il passaggio dei superstiti
reparti austroungarici venne investita in pieno dal fuoco delle artiglierie,
riuscendo comunque tra la stessa giornata dell’8 e del 9 a completare il
passaggio dell’Isonzo verso Gorizia.
Giovanni Famularo
(reduce decorato della Grande Guerra)
Si
ringrazia il sig. Roberto Fraumeni (nipote di Cincotta Santoro) e la famiglie
famiglie Beninati e Famularo (discendenti del reduce Giovanni Famularo) per le
importanti informazioni e documentazione fotografica fornita.
Lo Ricco Giovanni
di Giovanni nato a Lipari il 22 luglio
1896 – distretto militare di Messina Soldato del 223° Reggimento di Fanteria Morto il 14 agosto 1916 sul medio Isonzo per
ferite riportate in combattimento all’età di 20 anni Sepoltura: originaria
quota 169 (Gorizia) – oggi Oslavia
Nel registro dello stato civile del 223° reggimento pag 171 numero d’ordine 171 il Tenente
Santonocito Giuseppe annotava quanto segue:
“L’anno millenocecentosedici il giorno quattordici del
mese di agosto, nella quota 169 presso Gorizia, mancava ai vivi all’età di anni
venti il soldato Lo Ricco Giovanni del 223° reggimento di fanteria della 1^
Compagnia nativo di Lipari, provincia di Messina figlio di Giovanni e di Neosi
Maria, morto in seguito a ferita di pallottola di fucile, sepolto nella quota
169 presso Gorizia, come risulta dall’attestazione delle persone a piè della
presente sottoscritti e firmate – Sergente Moscarella Giovanni, soldato Calabrò Vincenzo e sottotenente
medico Dott. Angelo Natoli.”