29 aprile
1911
La
controversia con il vescovo Pajno
Poco
più di un anno dopo l’approvazione della Legge 10 del 1908, precisamente, il 20
aprile 1909, fu nominato vescovo di Lipari Mons. Angelo Pajno. Il Vescovo avvio
con il Comune una lite di ampia risonanza, sia per il suo oggetto, sia perché
si fronteggiarono numerosi giuristi e storici. Indirettamente, apportò un
contributo importante alla storia medievale delle Isole Eolie. La controversia
prese l'avvio con l'atto del 29 aprile
1911, dando inizio ad una guerra fredda, trasformatasi progressiva in calda
e a viso aperto tra il Comune ed il Vescovo Pajno. Nel 1913 si era giunti al punto che a Lipari si gridava: "Abbasso il Vescovo" o "Abbasso il Sindaco", a secondo dei
simpatizzanti delle due correnti in lotta. Nel Paese si pubblicavano fogli e volantini,
che accusavano ora l’uno ora l’altro dei contendenti. Padre Agostino Lo Cascio,
narra di un tentativo di omicidio nei confronti del vescovo, “La sera del 2 novembre 1913, fu visto
aggirare nei pressi dell'Episcopio di Lipari un losco individuo, armato di
pugnale, che intendeva penetrare nel palazzo vescovile per uccidere il vescovo.
I parenti e gli amici di Mons. Pajno adottarono tutte le misure difensive e le
precauzioni per difenderlo. Essi, per tutta la notte, vegliarono nel palazzo
vescovile e l'indomani, di buon mattino, condussero il Presule sul vaporetto
"Unione", appartenente ai fratelli Francesco, Giovanni e Gaetano La
Cava per portarlo a Messina, onde conferire con l'arcivescovo Mons. Letterio
D'Arrigo”.
La controversia, dicevamo,
prese l'avvio con l'atto del 29 aprile 1911, con il quale il Vescovo
citò il Sindaco di fronte al Tribunale civile di Messina. Nel suddetto atto di
citazione si legge che il diritto di proprietà vescovile discendeva da "concessione del Conte Ruggiero e del Papa
Urbano II, confermata dal Re Ruggiero". Ed ancora: "l'Abate Ambrogio di Lipari ebbe, fra
l'altro, l'assoluto ed esclusivo dominio di tutte le isole Eolie, e fin
d'allora egli e i vescovi che si susseguirono furono sempre padroni di tutte le
terre, comprese quelle pomicifere. In ogni tempo i vescovi medesimi disposero
del dominio delle terre predette, sia concedendole in enfiteusi, sia
esercitandovi in altro modo questo loro assoluto dominio".
All'azione promossa dal
Vescovo Paino si opposero le diverse amministrazioni del tempo, Giuseppe Franza,
Gaetano Pajno, ed, infine, Felice Ferlazzo, la lite giudiziaria si protrasse,
percorrendo i vari stadi (Tribunale, Corte d'Appello, Cassazione), dal 1911 al
1921. La controversia si conclude con la sentenza 10 gennaio 1921, emessa dalla
Corte di Cassazione di Roma. Alla chiusura della lunga controversia Mons. Paino
rinunciò alla diocesi eoliana. Il consiglio comunale si riunì per discutere
della conclusione della controversia il 22 gennaio 1921, con all’ordine del
giorno “Comunicazioni della Presidenza” Il
sindaco è lieto di poter comunicare al Consiglio che dopo grandi ansie e
preoccupazioni il Paese ha conseguito la sua grande vittoria avendo le Corti di
Cassazione di Roma con le sentenze 10 gennaio 1921 fatto giustizia ai sacri
diritti delle Isole Eolie per la loro esistenza materiale, morale e civile
contro le pretese del Vescovo. Nei momenti di ansia e di lavoro a Roma ebbe la
speciale ed amorevole assistenza di S.E. Antonino Salandra difensore del Comune
e sente perciò il dovere di segnalare al Paese l’opera di cui attiva e feconda.
Al prof. Carnevale che non poté recarsi a Roma per la discussione della causa
perché infermo va anche oggi il pensiero riconoscente del Paese. A tutti è nota
l’opera sua quotidiana, attiva, intelligente ed amorevole in tutte le fasi
della causa. Egli che con vero amore filiale ha sostenuto la parte maggiore sia
nelle ricerche storiche, sia nella preparazione ed elaborazione delle memorie
difensive e che ha come chi parla palpitato nei momenti gravi della causa ha il
diritto alla perenne gratitudine del Suo paese. Soggiunge che non ha delle
proposte specifiche sulla entità di un attestato di gratitudine pel professore
commendatore Carnevale Emanuele perché desidera la solennità della iniziativa
del Consiglio.
Il
grande antagonista del Vescovo fu il Prof.
Emanuele Carnevale; era nato a Lipari il 4 marzo 1861 dall’avvocato
Emanuele Carnevale Salpietro e da Giovanna Rossi. Si laurea a Messina nel 1884
e proprio negli anni universitari inizia la sua attività politica divenendo
presidente di una federazione democratica del secondo collegio elettorale di
Messina. Aderisce in quegli anni alla
Massoneria di Palazzo Giustiniani e sostiene nelle elezioni del 1882 la
lista radicale di Bovio, Pantano e Ludovico Fulci. Tra il 1884 e il 1891, dopo
aver ricoperto la carica di presidente fondatore di una Società di Mutuo
Soccorso nell’isola di Salina, diventa presidente della Società operaia di
Mutuo soccorso di Lipari e nel novembre 1889 diviene primo sindaco elettivo di
Lipari. In tale carica resta fino all’ottobre 1891. Nel 1893 è nominato per
titoli libero docente di diritto e procedura penale all’Università di Catania.
Nel 1898 professore straordinario di diritto criminale all’università di
Innsbruck ed in novembre dello stesso anno, in seguito a concorso, professore
di diritto e procedura penale all’università di Siena. Il 22 giugno 1900, per
vittoria di concorso, professore ordinario della stessa disciplina destinato
alla università di Sassari e trasferito poi a quella di Parma, continuando ad
insegnare in quella di Siena. Dopo il 1905 diventa professore emerito di
diritto e procedura penale nell’Università di Palermo, dove tenne per molti
anni anche la cattedra di diritto internazionale. Impossibile elencare le sue
pubblicazioni, oltre ottanta, consultabili nelle università italiane e
straniere oltre che nelle biblioteche. Per la riconosciuta competenza fece
parte della commissione reale per la riforma del vecchio codice. Quale
Presidente dell’unione radicale di Palermo dopo il disastro di Caporetto per
sua iniziativa fu creata una lega fra tutte le forze nazionali interventiste
per mantenere vivo e salvo lo spirito della resistenza, tanto che la lega, alla
quale si dedicò con grande profusione, fu lodata pubblicamente in campo
nazionale. Fu vice sindaco di Palermo e sostenne con fedeltà l’amministrazione
Scalea. In occasione del congresso internazionale di diritto penale che si
tenne a Palermo nel 1932, al Palazzo dei Normanni, dei numerosissimi e più
illustri giuristi italiani e stranieri convenuti gli fu conferita una medaglia
d’oro per la sua lunga produzione scientifica.
Il
4 gennaio 1944 in Cefalù egli chiuse la sua esistenza terrena. Il 6 agosto 1946
le sue spoglie vennero trasportate a Lipari.
L’ultima presenza del
Prof. Emanuele Carnevale in consiglio comunale inizia l’11 ottobre 1920, con la
verifica dei poteri dei nuovi consiglieri eletti, sia il Sindaco, Felice
Ferlazzo, sia i consiglieri comunali, Onofrio Paino e Francesco De Mauro, gli
tributano saluti di stima ed ammirazione.
Il presidente nel dare il più affettuoso
saluto al nuovo consiglio ne rivolge uno speciale ad prof. Cav. Carnevale che,
dopo una lunga assenza, torna al civico consesso, autorevole milite della
concordia cittadina. Egli che onora Lipari come giurista ed insegnante
apprezzato nella R. Università di Palermo, porterà i lumi della scienza e della
esperienza sulle questioni comunali, contribuendo alla felice risoluzione dei
problemi cittadini, che è compito arduo del consiglio e della nuova
Amministrazione.
Nel
corso del dibattito consiliare il consigliere Carnevale, prende la parola, e “ringrazia vivamente il Sindaco del suo
gentile saluto e delle parole benevoli e cortesissime, come ne ringrazia il
consigliere Paino”. Si definì “figlio
devoto di quest’isola sempre fedelmente amata e servita, per ogni più varia
vicenda, spera nel riprendere degli anni giovanili in seno al consiglio
comunale, di poter recare anche in questo consesso qualche contributo di fede e
di azione. Propone che prima di iniziare i suoi lavori il nuovo consiglio voti
pochi istanti in un raccoglimento spirituale come chi, nell’accingersi a non
facile impresa, cerchi gli auspici e si conforti nella speranza di un genio
tutelare. Cominciamo, dice, dal pensiero della Patria, dal pensiero della
Italia nostra divisa, bella nei giorni del dolore, come in quelli del trionfo,
grande ed eterna, anche oggi in cui perfidia, invidia, ci circondano e la
discordia cittadina addensa nubi minacciose allo orizzonte. Questo pensiero
tanto sia il nostro viatico nel cammino che ci sta dinanzi. E giacché
sull’altra sponda dell’adriatico, a Fiume, la città martire, in cui quasi si
raccoglie l’anima d’Italia. Propone che il primo atto del nuovo consiglio sia
un saluto ad essa e al suo eroico comandante a Gabriele D’Annunzio, un saluto
che porti tutto il nostro cuore, la speranza nostra fraterna, vibrante di alti
voti e di sicure speranze. Si allarghino questi voti alle città dalmate che, doloranti,
ma improvvide in quest’ora angosciosa tendono le braccia alla invocata madre.
Il
consiglio comunale, infine, nella seduta del 18 aprile 1921 discute delle “Onoranze
al Professore Carnevale”.
Il consigliere assessore
Scolarici Leopoldo propone offrire al professore Com. Emanuele Carnevale, una
medaglia d’oro per sottoscrizione popolare integrata dal Comune assieme ad una
pergamena per il suo vivo, speciale interessamento e studio indefesso nella
causa contro la Mensa Vescovile di Lipari. Il consiglio, ad unanimità di voti,
approva la superiore proposta per come presentata, mandando alla Giunta per la
nomina del comitato per la sottoscrizione. La proposta del detto signor
Scolarici e del consigliere Paino Onofrio il consiglio delibera anche una
lapide ricordante la grande vittoria delle terre Eolie avverso le pretese del
Vescovo da mettersi nella sala del Consiglio a spese del Comune.
Il
Comune di Lipari, nell’aprile del 1960, in segno di gratitudine e perché i
posteri ne ricordino l’illustre nome ha intitolato al Prof. Emanuele Carnevale
la già via S. Lucia.